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Autore: Adeia Di Elferas    24/11/2014    5 recensioni
In questa breve ff ho voluto immaginare l'attacco al 12 visto con gli occhi di Madge e della sua famiglia. Mentre il Distretto è immerso nella confusione più nera, ecco, secondo me, come potrebbe essere andata per la famiglia del sindaco.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Madge Undersee, Mrs. Undersee, Sindaco Undersee
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '...finché rimarrà un solo e unico vincitore.'
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~~ “Ma che diamine significa?!” esplode mio padre, mentre l'ultimo Pacificatore scuote la testa e chiude la porta davanti al suo naso.
 Mia madre, stesa nel letto, tira a sé le coperte, visibilmente terrorizzata. Siamo illuminati solo dalla luce di un paio di candele.
 “Sono il sindaco!” urla mio padre, alla porta chiusa, ma non c'è più nessuno là fuori a sentirlo. Prova a muovere la maniglia, ma la serratura non si apre. Ci hanno chiusi dentro.
 Mia madre comincia a piangere, piano, come un uccellino. È da tutto il giorno che sta a letto con uno dei suoi terribili mal di testa, e non stava guardando i Giochi, quando tutto è cominciato.
 Io e mio padre eravamo seduti sul palco d'onore, quando Katniss ha lanciato la freccia. C'è stato un momento di confusione, in cui non capivamo cosa stava accadendo. La sua freccia ha colpito il campo di forza, e poi le immagini sul grande schermo si sono fatte confuse.
 Mio padre era pietrificato e non riusciva a togliere gli occhi dallo schermo nemmeno quando tutto è diventato nero e l'elettricità se n'è andata.
 I Pacificatori hanno cominciato a far disperdere la gente, gridavano di andare a casa e di non muoversi. Nemmeno allora mio padre si è risvegliato dalla sua trance.
 Mentre le urla di paura ed il caos più completo riempivano l'aria, lui se ne stava lì immobile a fissare uno schermo buio.
 Alla fine il capo dei Pacificatori ci ha fatti alzare e ci ha condotti di nuovo a casa, mentre io cercavo con lo sguardo Gale.
 Lo avevo visto tra la folla, mentre tutti guardavamo i Giochi, ma appena è mancata la luce, l'ho perso. E credo che non lo rivedrò mai più.
 “Madge...” sussurra mia madre, tra una lacrima e l'altra. Mi avvicino a lei e le prendo la mano. Si mette a sedere, gli occhi arrossati e le spalle tremanti: “Madge...” ripete.
 Deglutisco e vorrei trovare un modo per portarci tutti e tre fuori di qui. Mia madre, che piange in silenzio e pensa che sia tutto finito. Mio padre, che batte i pugni contro una porta blindata, forse rimproverandosi di non essere riuscito a reagire prima. Me stessa, che sono qui indecisa e fragile come mai mi sono sentita in vita mia.
 Vorrei che con noi ci fosse Katniss, lei saprebbe come aiutarci. Vorrei che ci fosse Gale... Lui di certo starà architettando un modo per sbloccare la situazione. Non si lascia paralizzare dal panico, lui no.
 Si sentono in lontananza altre grida, qualche sparo e passi di corsa. Le nostre finistre sono state tutte sbarrate un paio di giorni fa. Per precauzione, dicevano. Per la nostra sicurezza, dicevano.
 Tutto attorno a noi è buio e anche una delle candele sembra prossima a spegnersi. Se solo riuscissimo ad uscire da qui, sono certa che Gale riuscirebbe a portarci lontano dal pericolo...
 Altri spari, il grido di una donna, altra gente che corre, rumori metallici, pianti inconsolabili...
 Le mie illusioni se ne vanno. Mi siedo accanto a mia madre e lascio che le sue deboli braccia si stringano attorno a me. Mio padre continua a battere i pugni contro la porta. Si è anche ferito, dalla forza che ci ha messo, ma ora i suoi colpi sono più deboli, e anche lui sta piangendo.
 Lui conosce meglio di tutti i metodi di Panem. So che lui sa cosa sta per accadere. Vorrei che lo dicesse, ma vorrei anche che non lo facesse. Non voglio che mia madre lo senta ammettere che per noi è la fine.
 Però so che è così.
 Non rivedrò mai più Gale. E nemmeno Katniss, l'unica amica che io abbia mai avuto. Se non avesse scoccato quella freccia... No, ha fatto la cosa giusta.
 Gale sarà ancora vivo? Una delle pallottole che abbiamo sentito esplodere sarà stata per lui? E Katniss? Avranno già trovato il modo di fargliela pagare oppure sarà riuscita a scappare?
 Non lo saprò mai. Me ne rendo conto, adesso. Non lo saprò mai.
 Sentiamo partire i camion dei Pacificatori. Se ne stanno andando. Se ne stanno andando tutti. Ci lasciano senza cani da guardia, e questo mi fa capire tutto.
 Non vorrei piangere, ma non ci riesco. Appoggio la fronte sulla spalla sottile di mia madre e le guance mi si bagnano subito di lacrime roventi.
 Mio padre ha smesso di battere i pugni contro la porta e si è accasciato in terra. “Amore...” dice piano mia madre, rivolta a lui.
 Come un fantasma, lo vedo nella luce tremolante della candela che si alza e ci raggiunge. Si siede accanto a me e stringe me e mia madre in un abbraccio ancora pieno di forza e di vita.
 Piangiamo tutti e tre senza emettere un suono. Sappiamo tutti quello che sta per accadere, ma nessuno di noi lo dice. Tutti noi stiamo pensando la stessa cosa: stanno arrivando. Nessuno di noi riesce ad ammetterlo ad alta voce.
 Passa almeno un'ora e l'ultima candela si spegne per sempre. Si sentono delle urla per strada e un rumore sordo e oppirmente. Gli hovercraft sono qui. Sono arrivati.
 “Vi voglio bene.” dico, con la voce rotta. “Vi amo entrambi.” sussurra mia madre. “Siete state la mia unica ragione di vita.” bisbiglia mio padre.
 E poi sentiamo le prime bombe cadere, le grida e il fracasso delle fiamme che divampano. Un fischio mi fa capire che è il nostro turno.
 Ci stringiamo l'uno agli altri un po' di più e chiudiamo gli occhi.
 Gale, Katniss, famiglia mia... Ci rivedremo presto.
   
 
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