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Autore: DanzaNelFuoco    24/11/2014    1 recensioni
Questa storia ha partecipato al "Titoli su titoli" contest indetto da Eireen_23 sul forum di efp e si è classificata ottava (parimerito).
- Intro:
Quando dal De Danaan giunge l'ordine che impone a Sousuke di abbandonare il fianco di Chidori, il Sergente comincia a rendersi conto che ha qualcosa da perdere.
No, non era per Kaname, non era assolutamente per lei - e perché poi sarebbe dovuto essere per lei? - non si poteva dire che fosse preoccupato per Kaname o per il fatto di non poterla più vedere, era solo… beh sì, era per Kaname.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nulla da perdere
 
I passi risuonavano duri contro il metallo dei corridoi.
Sousuke Sagara, sergente. Pronto a ricevere ordini.
Il De Danaan gli sembrava sempre di più una prigione, mentre si avvicinava alla sala comandi.
Abbandonare la missione. Kaname Chidori non è più una priorità. Ripeto, abbandonare la missione.
Suosuke aveva obbedito, come ci si aspettava che un bravo soldato facesse. Aveva raccolto le sue cose, impacchettato tutta l’attrezzatura, caricato gli scatoloni su un camion e…
Abbandonare la missione. Non saranno necessari altri contatti con il soggetto.
Aveva camminato avanti e indietro davanti alla porta di Chidori per quindici minuti -cronometrati dall’orologio - prima di decidersi. Non era un comportamento decente quello che aveva assunto, ignorare un ordine pur senza trasgredirlo…
Passò quei quindici minuti a chiedersi perché abbandonare quella missione fosse così difficile, senza potersi dare una risposta. Aveva sempre obbedito a qualunque ordine gli fosse giunto dal De Danaan, senza porsi né dubbi né problemi, mentre ora…
Non riusciva a capire perché il fatto di non poter più vedere Kaname Chidori lo colpisse tanto. Allo scadere dei quindici minuti aveva percorso a ritroso il corridoio e se ne era andato.
E ora si trovava davanti ad un’altra porta. Alzò il pugno per bussare e in quel momento fu colpito da una folgorazione. Aveva sempre obbedito agli ordini senza discutere perché non aveva mai avuto nulla da perdere se non la propria vita. Ora aveva qualcosa da perdere e la sensazione gli era talmente nuova ed estranea da sorprenderlo.
Si rese conto in quel momento che le sue priorità erano lentamente cambiate da quando quella particolare missione gli era stata affidata. Forse salvare il mondo non era più al primo posto?
Il pugno si abbatté sul metallo della porta tre volte prima che dall’interno gli fosse accordato il permesso di entrare.
“Sergente Sagara,” lo accolse la voce del Colonnello Testarossa, “bentornato. Sarai fondamentale per la prossima missione. Ti si richiede l’uso dell’Arbalest, nonostante i problemi nel suo utilizzo. Confidiamo nel fatto che saprai risolverli questa volta.”
“Sissignora, conti pure su di me.”
“Tu, URUZ2 e URUZ6 vi recherete a Nuova Minsk.” Sul monitor comparvero una mappa del luogo e la foto di un uomo. Sembrava scattata da lontano, i duri tratti del viso erano in parte nascosti da un berretto. “Quest' uomo è a capo di un'organizzazione criminale. Normalmente non ci occupiamo di questi piccoli criminali locali, ma sembra che posseggano una tecnologia che assomiglia molto al Lambda Driver. Costruiscono armi su scala molto più piccola, pistole e fucili principalmente. Se hanno un Whispered dobbiamo trovarlo. URUZ2 e URUZ6 ti stanno aspettando. Conto su voi tre.” Il Colonnello spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Sousuke annuì, battendo i tacchi nel saluto militare. “Certamente.”
La porta che si chiuse alle sue spalle produsse un suono quasi doloroso.
 
 
Non c'era riuscito. Era strano come le poche volte che aveva usato il Lambda Driver Kaname l'avesse sempre aiutato e ora che lei non c'era Sousuke aveva fatto cilecca.
Quindi alla fine la situazione era quella. Niente più fabbrica di armi che sfruttavano la Black Technology, niente più organizzazione criminale, niente più Whispered.  Il ragazzo, di sedici anni appena, l’avevano trovato morto, crivellato da cremisi colpi di arma da fuoco, ucciso dalle stesse persone che stava aiutando o, più probabilmente, che era stato costretto ad aiutare. L’Arbalest non aveva funzionato né più né meno che come avrebbe funzionato un semplice AS, rispondendo ai colpi violenti di quelle armi, che utilizzavano davvero Black Technology, come avrebbe risposto una banale armatura. Era stato un incredibile colpo di fortuna che Sousuke fosse sopravvissuto.
Infine era saltato tutto per aria, c’era stata un’esplosione nella zona di produzione e della loro missione non era rimasta che cenere. Ma dalla cenere non si ricavavano informazioni, questo lo sapeva bene quel manipolo di piccoli criminali che, adesso ne erano certi, avevano nascosto qualcosa a costo della loro stessa vita con quell'esplosione.
“Si può sapere che ti succede?”
Sousuke sobbalzò, non si era nemmeno accorto dell’arrivo di Kurtz. Si alzò dalla panca di metallo nella stanzetta che faceva da anticamera al deposito degli AS, dove aveva appena abbandonato quell’inutile catorcio dell’Arbalest.
“Niente, non mi succede niente.” negò quello.
“Oh, andiamo, non essere stupido, si vede lontano un miglio che qualcosa ti preoccupa. È per Kaname?”
No, non era per Kaname, non era assolutamente per lei - e perché poi sarebbe dovuto essere per lei? - non si poteva dire che fosse preoccupato per Kaname o per il fatto di non poterla più vedere, era solo… beh sì, era per Kaname.
“Non mi vorrai dire che ti sei accorto solo adesso che le piaci?” interruppe il filo dei suoi pensieri Kurtz, non udendo alcuna risposta.
“Io… cosa?”
“Le piaci. Andiamo è così evidente! Ah Sousuke, tu di ragazze non capisci proprio niente! L’hai almeno salutata prima di andartene?”
“No. Gli ordini me lo impedivano.”
Kurtz alzò gli occhi al cielo, mentre Sousuke si limitò a fissare il pavimento.
“Hai due opzioni” intervenne Mao, appoggiata con nonchalance allo stipite della porta, come se fosse stata invitata ad unirsi alla conversazione. “O ci metti una pietra sopra, dimentichi Kaname e la sua protezione e ti getti anima e corpo nell’eseguire qualunque ordine ti dia la Mithril oppure vai da lei. Questa tua deconcentrazione sul campo di battaglia può costare la vita a te e a noi. Se sei psicologicamente debilitato, l’Arbalest non funziona, esattamente come oggi.” oltrepassò Kurtz e andò a sedersi sulla panca, incrociando le gambe. “Quindi?”
Sousuke rifletté qualche istante, non aveva pensato che avrebbe messo in pericolo la vita dei suoi compagni agendo in quel modo. Non aveva potuto fare a meno di rendere inutilizzabile l’Arbalest.
“Non si è ancora reso conto di essersi innamorato di lei, vero?” chiese a Kurtz la donna.
“No, ma mi stupirei se Sousuke conoscesse il significato della parola innamorato.”
“Io non sono…” innamorato di Chidori. Eppure non era riuscito a pensare che a lei da quando aveva ricevuto il contrordine sulla sua protezione. Era così normale non fare altro che pensare a come stesse e a cosa stesse facendo quando era il suo lavoro che ora non riusciva a smettere?
“Se n’è accorto.” sentenziò Mao, lasciando la stanza e trascinando con sé Kurtz.
Sousuke non poté fare a meno di continuare a fissare il vuoto, perso nei suoi pensieri. Innamorato era una parola talmente strana nella sua mente, il suo significato era così particolare e inconsueto, mai provato, che non era sicuro di nulla. Poteva essere che…?
Ma no, ovviamente no, quello che provava lui non poteva decisamente essere amore, eppure non era riuscito a smettere di pensare nemmeno per un momento a Kaname Chidori, a tutto quello che aveva passato con quella ragazza, a… a lei.
Forse avevano ragione Mao e Kurtz, forse era questo essere innamorato.
Abbandonò la stanza prima di poter pensare ad altro.
Di nuovo i suoi passi rimbombarono metallici per tutto il De Danaan, sempre più veloci verso l’uscita, dimenticando di essere in un sottomarino, a miglia di profondità nel Pacifico.
 
Teletha Testarossa sollevò lo sguardo da un documento che in anni di onorata carriera non aveva mai visto, non da quella persona.
“Sergente Sagara…” riportò lo sguardo sul foglio come a sincerarsi che nel frattempo la richiesta non fosse cambiata. “Sergente Sagara, mi stai chiedendo un congedo?”
Sousuke annuì, mantenendo la rigida posa del saluto militare. “Sissignora.”
“Per… motivi personali?”
“Sissignora.”
Tessa fissò il Sergente davanti a sé. Poteva immaginare quale fosse il motivo della richiesta di Sagara. “I motivi personali sono Kaname Chidori, per caso?” domandò inquieta. “Ti ricordo che hai ricevuto l’ordine di non metterti più in contatto con lei.” aggiunse subito dopo puerilmente.
“Sissignora, è per Kaname Chidori.” rispose senza un briciolo di riguardo per i sentimenti del Colonnello. Non che un tipo come lui si sarebbe mai potuto accorgere di quello che provava la ragazza.
Il cuore di Tessa mancò un battito. “E perché mai, viste le istruzioni che ti erano state date?”
“Mi è stato detto che sono stato distratto nell’ultima missione. Pensavo che vederla avrebbe giovato al mio stato mentale, non avevo intenzione di comunicare con lei.”
Vederla avrebbe giovato al suo stato mentale, eh?
Tessa si morse il labbro inferiore senza lasciar trapelare nulla. Le sembrò che il suo cuore crepasse e si frantumasse, provocandole una fitta nel petto. Era stata sconfitta, battuta da una ragazza che non voleva nemmeno giocare. Trattenne le lacrime, mordendosi l’interno delle guance, e fece l’unica cosa che avrebbe mai potuto fare per mantenere un briciolo di dignità. Firmò il foglio. “Puoi…” deglutì, fermando il tremolio nella voce. “Puoi incontrare la signorina Chidori. L’ordine è revocato.”
La scialuppa lo avrebbe fatto sbarcare sulle coste del Giappone la mattina seguente.
 
Si trovava nuovamente davanti ad una porta chiusa. Alla porta chiusa di Kaname Chidori. Aveva esitato a bussare. Non sarebbe dovuto essere lì, la stessa Tessa aveva tentennato prima di accordargli il permesso, Chidori sarebbe stata furiosa.
Se ne era andato ormai da due settimane, senza dare notizie e senza lasciare altro che un quaderno e una stanza spoglia. Nonostante non conoscesse bene la natura umana, gli era abbastanza chiaro che si sarebbe ritrovato dolorosamente colpito da quel dannato ventaglio che Chidori si portava sempre dietro.
Ugualmente bussò, o almeno ci provò, visto che la porta si aprì di fronte a lui prima ancora che le sue nocche potessero toccare il legno.
Kaname Chidori gli comparve davanti nella divisa scolastica, lo zaino sulla spalla, gli scuri capelli raccolti nella solita coda lenta. La ragazza non sembrava minimamente diversa - e perché mai avrebbe dovuto esserlo? erano passati solo quattordici miseri giorni anche se a lui sembrava trascorsa un’eternità - anche se lo stava fissando con un’espressione che raramente aveva visto sul suo viso. A proposito, da quando era attento alle espressioni sul volto di Kaname?
“Sagara? Cosa ci fai qui?” l’espressione della ragazza era troppo sorpresa per lasciare spazio all’ira.
Sousuke si meravigliò di non essere ancora stato colpito.
La ragazza controllò l’orologio. “Ah! Sono in ritardo! Rispondimi mentre andiamo a scuola!” lo afferrò per un polso e corse in strada, scendendo le scale due gradini alla volta.
Non era così in ritardo, dopotutto, e poterono rallentare l’andatura una volta incamminatisi.
“Comunque non mi hai ancora detto perché sei tornato. Pensavo che la tua missione fosse finita.” terminò la frase in un sussurro triste.
Era un comportamento che non si aspettava dalla ragazza, come poteva essere quella furia della natura così calma e taciturna?
“Mi sono reso conto che in realtà avevo qualcosa da perdere in missione.”
“Sagara! Sei sempre il solito!” esclamò irata, alzando le braccia al cielo. “Quando parli non si capisce mai niente!” continuò spazientita e fece per proseguire, ma venne inspiegabilmente trattenuta per il polso dal Sergente.
“Ecco, in realtà…” abbassò lo sguardo, mentre le guance si tingevano lievemente di rosso, la mano che ancora le tratteneva il polso “quello che intendevo dire è che…”
Kaname lo ascoltò improvvisamente seria, quasi dimentica del proprio polso imprigionato tra le dita del soldato.
Sousuke sollevò lo sguardo, decidendo che se aveva potuto affrontare pericolose missioni di guerra in cui aveva rischiato la vita, avrebbe potuto parlare a Chidori guardandola negli occhi. “Potrei salvare il mondo, ma perdere te*.” arrossì furiosamente e distolse lo sguardo, non potendo sostenere oltre quello della ragazza. Non so se voglio correre il rischio. Il pensiero aleggiò tra loro, inespresso.
Anche Kaname arrossì, cominciando a farfugliare insensatamente, agitando le braccia. “Cioè, tu… io… Sagara… ecco…” Non riuscì a completare nemmeno una frase e, se possibile, arrossì ancora di più.
Si limitò ad abbracciarlo, circondandogli semplicemente il torace con le proprie braccia, lì in mezzo alla strada, incurante di tutto. “Grazie per essere tornato.”
Si staccò lentamente dal ragazzo, irrigiditosi per l’inadeguatezza davanti a quel gesto tanto umano e spontaneo, e lo fissò negli occhi.
Quello fu il momento meno opportuno in assoluto, ma l’orologio le ricordò con il suo promemoria sonoro che erano le otto e a Chidori sovvenne improvvisamente che la scuola stava per iniziare e che lei aveva deliberatamente perso tempo in strada.
“Siamo in ritardo!” Afferrando Sousuke per la manica della giacca cominciò a trascinarselo dietro correndo.
Sousuke sorrise, andandole dietro anche se lui non doveva andare a scuola - la Mithril lo aveva ritirato due settimane prima - mantenendo il passo della ragazza. Una volta davanti all’edificio si sarebbe probabilmente accomiatato e l’avrebbe aspettata a casa sua, cercando di non distruggerla o farla saltare in aria, ma per il momento l’unica cosa che fece fu correre insieme a lei.
Perché non era giusto che un ragazzo a sedici anni non avesse nulla da perdere.
 
 
 
*la frase è una citazione dalla’episodio 5 della stagione 1 di “Doctor Who”. Ogni tanto mi segno delle frasi, poi le ritrovo e penso che in alcuni passaggi potrebbero starci benissimo, quindi nelle mie storie finiscono citazioni random da cose assurde che non c’entrano assolutamente niente.
 
 
 
N.d.A.
Dunque, non so esattamente cosa sia venuto fuori.
Riprende in parte quello che è successo nell’anime, in parte me lo sono inventato di sana pianta.
OOC? Probabilmente.
No, non si baciano, so sorry, sarà per la prossima storia, in questa sentivo che Sousuke era già stato troppo sentimentale. Essendo il mio primo tentativo in questo fandom, non volevo strafare. Speriamo bene.
DNF
 
  
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