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Autore: xSparklingRavenx    25/11/2014    0 recensioni
[Resonance of Fate]
“Aspetta e vedrai” risponde lui, e Leanne si acciglia, perché sa che sta facendo il criptico di proposito. Riesce quasi a vedere Zephyr, accanto a lei, che rotea gli occhi verso il cielo. “Ho tenuto gli occhi aperti per un po', aspettando la notte giusta. Vi piacerà da morire, ne sono sicuro”.

Il trio si avventura fuori dalla torre, parlando di tutto e niente. Post-game.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Starlight
Storia originale
Traduzione di alister_






E' il cielo a sorprendere maggiormente Leanne.

 

Cammina lentamente, a tempo con i suoi compagni, e si chiede svogliata dove li stia portando Vashyron. Non sembrava stare più nella pelle, quella sera, quando li aveva trascinati fuori di casa prima che fossero pronti, senza dar loro il tempo di prendere nulla eccetto ciò che avevano addosso. Leanne era riuscita soltanto a far scivolare una pistola nella fondina, prima che Vashyron li spingesse fuori dalla porta e si ritrovassero nel mezzo dell'Undicesima Strada, con il loro leader che camminava spedito davanti a loro. “Muovetevi” aveva detto con disinvoltura, senza lasciar loro il tempo di raggiungerlo.

 

Li aveva condotti attraverso tutti e tre gli Ascensori principali senza dir loro dove fossero diretti, e soltanto una volta arrivati al Livello 12 Leanne aveva realizzato che stavano andando fuori. Fuori, quell'idea bizzarra e sconosciuta che la maggior parte degli abitanti di Basel ignorava del tutto. Era stata fuori solo una volta, forse due, e mai di notte.

 

“Forza”, aveva detto allegro Vashyron, mentre varcavano la soglia delle fondamenta metalliche di Basel per mettere piede sull'erba. Leanne, allora, aveva alzato la testa e aveva smesso di pensare, perché non c'erano parole che potessero descrivere ciò che stava guardando.

 

Stelle, milioni e milioni di luci brillanti che si congiungevano l'un l'altra come punti su una tela di inchiostro nero, per creare qualcosa di meraviglioso, qualcosa che sembrava appartenere a un altro mondo. Aveva preso fiato colma di meraviglia davanti a quella vista, qualcosa di totalmente inaspettato.

 

L'aria, lì fuori, è ben diversa da quella di Basel; una brezza fredda e rinfrescante, che la fa rabbrividire. E' un cambiamento entusiasmante rispetto alle folate innaturali che soffiano attraverso gli ingranaggi di Ebel City, producendo fischi terribili durante le sere tempestose. Sente gli occhi di Zephyr su di sé mentre si sfrega le braccia in cerca di un po' di calore, ma lui non dice niente. Ha l'impressione di sapere comunque a cosa stia pensando, considerato il modo in cui continua a tirare il bordo della giacca come se volesse togliersela da un momento all'altro.

 

Vashyron si è spostato davanti, distanziandoli facilmente con le sue ampie falcate.

“Dove stiamo andando?” chiede Leanne, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e affrettando il passo per raggiungerlo. L'erba sotto i suoi stivali non fa alcun rumore quando la calpesta, così diversa dai marciapiedi di Basel, duri e rumorosi. Non è sicura che le piaccia quel contrasto netto.

 

“Aspetta e vedrai” risponde lui, e Leanne si acciglia, perché sa che sta facendo il criptico di proposito. Riesce quasi a vedere Zephyr, accanto a lei, che rotea gli occhi verso il cielo. “Ho tenuto gli occhi aperti per un po', aspettando la notte giusta. Vi piacerà da morire, ne sono sicuro”.

 

“La notte giusta?” ripete Leanne tra sé e sé, cercando di interpretare la frase. Alza gli occhi al cielo. Intende forse...?

 

Vashyron si ferma quando sono parecchio distanti da Basel, nel bel mezzo di un campo che pare estendersi all'infinito in ogni direzione. “Vashyron...” comincia lei, prima di interrompersi quando lui all'improvviso si lascia cadere all'indietro sull'erba, con le braccia aperte e gli occhi puntati dritti in alto. “...Eh?”

 

“Che stai facendo?” chiede Zephyr, e la sua voce quasi raggiunge l'esasperazione.

 

“Guarda”. Vashyron indica il cielo, posizionando l'altro braccio sotto la testa a mo' di cuscino. “Beh? Non avete intenzione di raggiungermi, ragazzi miei?”

 

Leanne inclina la testa, sorpresa, ma si siede comunque al suo fianco. Zephyr alza brevemente gli occhi, prima di decidere di sedersi dall'altro lato, stendendo le braccia come Vashyron.

“Volevi farci vedere questo?” mormora lei, intrecciando attorno all'indice una ciocca di capelli.

 

“Non ne sei colpita?” ribatte Vashyron, spensierato. “Mi ferisci. Io faccio tanta fatica e tu ancora non sei soddisfatta. Non ricordavo d'aver tirato su una bimba tanto capricciosa”.

 

Leanne si sente subito in colpa. “No, non intendevo dire questo...!”

 

Lui ridacchia davanti alla sua reazione. “Sto scherzando, Leanne”.

 

Sente un sorriso farsi strada sulle sue labbra, e allora si distende anche lei, posando delicatamente la testa sull'erba, che le solletica la pelle sotto la spinta della brezza: non è una sensazione fastidiosa. Sospira, soddisfatta. “E' bellissimo, non trovate?”

 

Zephyr si tira a sedere con le ginocchia alzate, appoggiandovi i gomiti. “Non è male” ammette. “Non si potevano vedere immagini e roba del genere nelle stelle?”

 

“Costellazioni?” domanda Vashryon, poi annuisce con una risata. “Sì, ma non ne conosco nessuna. Che importa! Inventiamoci le nostre”.

 

Leanne guarda intensamente i piccoli punti luminosi, sforzandosi di individuare qualcosa, qualsiasi cosa da condividere con i suoi compagni di squadra. “E' difficile” brontola. “Scommetto che Jean Paulet lo adorerebbe. Chissà cosa direbbe, se vedesse tutto questo”.

 

Mon Dieu!” dicono all'unisono Vashyron e Zephyr, il primo in un grido entusiastico, il secondo in una cantilena piena di sarcasmo. Leanne non riesce a trattenersi e scoppia, e nel giro di un istante stanno morendo dal ridere tutti e tre, sdraiati sull'erba.

 

La testa di Zephyr colpisce il manto erboso con un lieve tonfo, e poi lui dice: “Credo che quella sembri un po' la Sweet Home, se guardi bene”.

 

“Certo, se sei sbronzo e hai una commozione cerebrale” ribatte Vashryon, guardando il punto che sta indicando. “Se quella ti sembra una casa, avrò bisogno di mandarti dall'oculista!”

 

Zephyr schiocca la lingua, infastidito, ma non insiste sull'argomento. “Mi sembra che quella laggiù assomigli alla Villa di Barbarella” dice Vashyron, e Leanne riconosce quella luce nei suoi occhi. “Pensate soltanto a... Ahi!”

 

Si massaggia le costole, proprio dove Leanne gli ha tirato una gomitata, e rotea gli occhi. “Depravata!” grida. “Sei una depravata! Non sapevi neanche cosa stavo per dire”.

 

“Oh, credo proprio di sì, invece” lo rimbecca Leanne. “Comunque, per me quello là sembra uno di quei piccoli troll carini”.

 

“E' lei quella sbronza, se pensa che quei cosi siano carini” sospira Zephyr. “Ma penso che tu abbia ragione. Un po' ci assomiglia”.

 

“Il fatto è che” si intromette Vashyron “può essere qualsiasi cosa voi vogliate che sia. E' tutta questione di prospettiva, di come si guardano le cose”.

 

“Mi sembrava che avessi appena detto a Zephyr che la sua specie di costellazione era sbagliata”.

 

“Ah”, Vashyron sorride e scuote le spalle. “Quello che sto cercando di dire è che, nella mia prospettiva, non sembrava affatto la Sweet Home. Dipende da come lo guardi, vedi?”

 

“In altre parole, non ha la minima idea di cosa sta dicendo” borbotta Zephyr.

 

“Sei tu che non capisci cosa sto dicendo”.

 

“Ma” dice Leanne, pensosa, “ho sempre pensato che tu dicessi che era tutta questione di possibilità, non di prospettiva”.

 

“Credo in entrambe le cose” risponde Vashyron, posandosi una mano sul petto. “Come guardi le cose e come possono essere. Le due idee vanno d'accordo, no?”

 

“Penso di aver capito” annuisce Leanne. “Così Zephyr vede la Sweet Home, ma tu vedi qualcos'altro perché ha il potenziale per essere qualsiasi cosa?”

 

“Esatto”.

 

“A me sembrano un sacco di idiozie” dice Zephyr, ma il suo tono non è duro. “Però... mi piace così”.

 

“Anche a me” concorda Leanne, intrecciando le dita sul petto. “Solo noi tre, qui. E' bello”.

 

“Oh no” rantola Vashyron, fingendo orrore “Siete cacciatori incalliti, niente momenti sdolcinati”.

 

Tutti e tre ridono di nuovo insieme, e Leanne guarda in alto, e cerca la Sweet Home di Zephyr, la Villa di Barbarella di Vashyron, il piccolo troll carino, e qualsiasi altra cosa riesca a trovare. Se inclina la testa, le sembra di riuscire a vedere una rosa, come quella che Theresa diede a Vashyron, la rosa che Vashyron lasciò al Seminario. Pensa che, forse, con un po' di immaginazione è in grado di scorgere un quarzo in un'altra sezione di stelle, fulgido e brillante. “Secondo voi anche tutte queste stelle sono quarzi?”

 

“Non lo so” confessa Vashyron. “Forse. Se lo sono, vuol dire che ognuno di noi ha il proprio. Sarebbe un incubo provare a cercare quell'ago nel pagliaio”.

 

“Non abbiamo bisogno di un quarzo per essere felici” dice Zephyr. “Stiamo bene così come siamo”.

 

Leanne resta un po' sorpresa da queste parole, probabilmente perché è la cosa più vicina a un'ammissione di felicità che mai gli sentirà dire. Sorride, chiude gli occhi e ascolta la brezza correre verso di lei e superarla.

 

Non tornano a casa per molto tempo.







NdT: ringrazio Kuruccha per il beta-reading. Ben accetti suggerimenti di traduzione, ci sono un paio di espressioni che non sono sicura di aver reso al meglio. Presto tradurrò le successive drabble di questa raccolta; vi consiglio di leggere quelle già online, se vi è piaciuta questa storia ;) Al solito, ogni commento verrà tradotto e inoltrato all'autrice, quindi non abbiate timore di far sapere che ne pensate!

   
 
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