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Autore: Ledy Leggy    25/11/2014    1 recensioni
"Uno, due tre, quattro, cinque, sei... Non potevi scegliere un nome più corto?" Chiese Rebecca distribuendo le carte sul tavolo.
"Sei tu che hai voluto fare i tarocchi, non è colpa mia se il nome del ragazzo che mi piace è lungo." Rispose Ashley guardandola leggermente infastidita.
Due settimane. Due intere, lunghissime e noiosissime settimane in cui Rebecca non aveva fatto altro che predire il futuro a chiunque gli capitasse davanti.
Una storia in sette capitoli dedicata a Ginge per il suo compleanno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Renner, Nuovo personaggio, Scarlett Johansson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CHRISTMAS STREETS

 

Capitolo 1

 

"Uno, due tre, quattro, cinque, sei... Non potevi scegliere un nome più corto?" Chiese Rebecca distribuendo le carte sul tavolo.

"Sei tu che hai voluto fare i tarocchi, non è colpa mia se il nome del ragazzo che mi piace è lungo." Rispose Ashley guardandola leggermente infastidita.

Due settimane. Due intere, lunghissime e noiosissime settimane in cui Rebecca non aveva fatto altro che predire il futuro a chiunque gli capitasse davanti.

"Wow! Hai una compatibilità dell'ottanta per cento!" Esclamò quest'ultima contando le carte in tavola, mentre la sua faccia assumeva un'espressione da bambina felice.

"Incredibile, considerando che non vedo il ragazzo in questione da circa quattro mesi." Affermò Ashley. "E ricordati che non credo in queste cose."

"Hai solo paura che siano vere." Commentò Rebecca stizzita senza lasciarsi abbattere.

Ashley sembrò sul punto di ribattere quando una voce interruppe la loro seduta privata.

"Ehi! Ragazze, non è il momento di perdere tempo! Tornate di qua, ci sono un sacco di clienti oggi." Il capo non tardò a piombare nel magazzino in cui si erano rintanate le due ragazze durante la pausa pomeridiana.

"Poco male, non mi ricordavo più che cosa significa il cinque." Sospirò Rebecca sconsolata.

Le due ragazze, entrambe ventenni, lavoravano da poco come commesse in un negozio d'abbigliamento. Avevano iniziato con piccoli lavoretti estivi ed erano arrivate in cima alla piramide, ai vestiti firmati. Lavoravano in un negozio particolare, dove non si vendeva una marca sola, ma si potevano trovare tutte le marche, note e non, affiancate. Spesso arrivavano tutti i ricconi dalle parti più disparate del mondo per comprare un vestito di una marca semi-sconosciuta, ma che lì avevano.

Le due ragazze si buttavano anima e corpo nel lavoro, che tra l'altro non era nemmeno particolarmente faticoso, bastava vestirsi per bene la mattina e non imprecare contro i clienti.

Ashley uscì dal magazzino imprimendosi al viso la faccia da scoppio di gioia e adoro lavorare qui.

“Odio dover ripetere sempre lo stesso teatrino: ha bisogno di aiuto? No, grazie ce la faccio da solo... Mi scusi adesso però avrei bisogno del suo aiuto...” Scimmiottò mentre tornavano verso il negozio, facendo attenzione a non farsi sentire da nessuno se tra di loro.

“A chi lo dici, oggi sono alla cassa, lì mi rivolgono la parola solo per chiedermi il prezzo.” Ribatté quest'ultima. Le due ragazze si approvarono l'aspetto a vicenda e si separarono, andando una verso la cassa e l'altra tra gli scaffali per vedere se c'era qualcosa fuori posto o se c'era qualcuno da aiutare.

In un negozio importante come quello in cui lavoravano ogni cosa doveva essere impeccabilmente riposta nel suo scaffale e ogni cliente doveva avere una commessa sorridente e competente dietro. Perciò quando Ashley notò una felpa adagiata sopra ad uno scaffale in alto invece che ripiegata al suo posto inorridì. Purtroppo gli scaffali erano decisamente troppo alti perché il capo aveva deciso che erano più eleganti e chic, senza contare che per una volta Ashley aveva seguito l'istinto di non mettere i tacchi alti.

Si allungò poco elegantemente verso la felpa sperando che il capo non la stesse osservando e la tirò giù dalla sfortunata posizione.

"Ha bisogno d'aiuto?" Chiese una voce sconcertata alle sue spalle, facendola sobbalzare.

"No, grazie." Si girò reggendo la felpa con fare trionfante e sorrise. "Ci sono riuscita da sola."

Il tipo che le aveva rivolto la parola era un uomo sui trent'anni, con una faccia vagamente familiare, che però Ashley non avrebbe saputo dire dove aveva già visto, considerato che era un cliente. Si affrettò a riporre la felpa al suo posto e tornò a rivolgersi all'uomo, assumendo però il tono a commessa perfetta.

"Sta cercando qualcosa di particolare?" Chiese riprendendo il solito teatrino che iniziava con ogni cliente. Di norma tutti rifiutavano, ma dopo nemmeno dieci minuti tornavano a chiedere dove stava una cravatta Ferragamo o una giacca Vuitton.

L'uomo si guardò intorno un po' spaesato, poi tornò a guardare Ashley, che non si era mossa.

"Forse... non saprei, devo comprare un completo elegante, il mio manager mi ha mandato qui." La frase colpì Ashley più perché era une dei tre clienti mensili che accettava al volo l'aiuto che per il fatto di aver parlato di un manager.

"Mi faccia indovinare, non ha idea di cosa comprare." Sorrise Ashley uscendo lievemente dallo schema della commessa perfetta.

"Già. Per me i completi sono tutti uguali." Affermò l'uomo con una scrollata di spalle.

"Io sono Ashley." Si presentò la ragazza sorridendo. "È da secoli che lavoro nel campo dell'abbigliamento, ho imparato pian piano ad apprezzare le differenze."

"Jeremy" si presentò l'uomo. Ashley si accigliò. Era sempre stata una regola non scritta che la commessa si presenta, ma il cliente no. In compenso quel nome fece scattare qualcosa nella sua testa. Si diede momentaneamente della scema per non aver riconosciuto alla prima Jeremy Renner.

Fece finta di niente, abituata com'era alle persone famose che passavano dal negozio, e si avviò verso il settore con i vestiti che le piacevano di più.

"Preferisce un completo sul blu o sul nero?" Chiese indicandone due diversi posti accanto. Jeremy tentennò.

"Nero?" Affermò infine, un po' incerto.

Ashley si mosse sicura tra gli scaffali e tirò fuori i modelli che le piacevano di più e che potevano stare meglio addosso all'uomo.

“Secondo me questi le possono stare bene, perché non se li prova mentre le cerco delle camicie e qualche cravatta abbinata?” Disse porgendogli tre giacche con pantaloni abbinati.

“Grazie mille.” L'uomo sembrava veramente sollevato e accennò un sorriso. “Dove sono i camerini?”

Ashley glieli indicò e poi si impegnò nella ricerca della camicia e della cravatta più adatte. Dopo aver trovato un paio di cravatte e di camicie che le sembravano più che passabili si diresse verso i camerini, dove le consegnò a Jeremy. Poi restò subito fuori, in caso ci fosse bisogno di altro aiuto.

Il suo telefono squillò in quell'esatto momento.

“Pronto.”

“Ciao Ashley! Sono Jane.”

“Sorellona! Come stai? Non mi dire che ti sei decisa a divorziare da tuo marito.” Scherzò Ashley.

“Non ci penso nemmeno! Ti ho chiamata solo perché sto girando a caso per la città. Devo andare a casa di un'amica, ma credo di essermi persa.”

“E quindi hai chiamato me? Jane, lo sai che io mi perdo anche per andare a casa mia.”

“No, ti ho chiamata perché se giro a caso, parlando al telefono mi sento meno scema.”

“Ah, capisco.”

“Allora, come butta?” Chiese Jane con fare allegro.

“Sono in negozio, ho un cliente, poi ti racconto, ma non ora.”

“Ehi! Voglio sentire tutto. Non è il tuo amato Dennis vero?”

“No che non è lui! Perché dovrebbe venire?” Ashley scosse la testa, esasperata.

“Non lo so, magari vi siete fidanzati. Sarebbe l'ora.”

“Meglio sola che mal accompagnata!” Ribatté Ashley.

“Sarebbe un riferimento a me?” Chiese Jane fingendosi offesa. “Dovrai abituarti a mio marito.”

“Vacci piano, ancora non mi rassegno al fatto che vi siate sposati. Il tuo matrimonio è stato il giorno peggiore di tutta la mia vita.” Commentò Ashley fingendosi più schifata di quanto non lo fosse in realtà.

“Esagerata. Oh guarda ho trovato la casa che cercavo. Ci risentiamo uno di questi giorni.”

“Ciao Jane!”

“Ciao!” Ashley riattaccò e mise il telefono in tasca.

Poco dopo, mentre sistemava una pila di camicie già perfettamente impilate Jeremy uscì dal camerino, vestito con un perfetto completo elegante.

“Come sto?” Chiese sorridendo.

Ashley si fermò ad osservare la propria opera. Aveva scelto proprio un bell'abbinamento. Restò un po' a fissarlo.

Non sbavare, Ashley, controllati.

“Abbastanza bene, forse con un paio di scarpe eleganti starebbe meglio.” commentò osservando con fare critico le scarpe da ginnastica gialle fosforescenti che spuntavano sotto ai pantaloni perfettamente stirati.

L'uomo si guardò le scarpe come se si ricordasse solo in quel momento della loro esistenza.

“Ce ne sono qui?” Chiese guardandosi intorno.

Ashley gli fece cenno di seguirla e lo condusse in un'altra parte del negozio, dove erano accostate centinaia di scarpe diverse.

“Che numero porti?” chiese mentre si dirigeva verso le scarpe da uomo.

“Ehm... Non lo so, non ci ho mai fatto caso.” Rispose con un po' d'imbarazzo.

Ashley sgranò gli occhi e lo guardò come se gli fossero spuntate le ali.

“Mi prendi in giro?” Chiese stringendo gli occhi.

“Credo intorno al quaranta.” Si affrettò ad aggiungere Jeremy. “Ho detto qualcosa che non va?” Chiese poi, notando che la ragazza si era immobilizzata all'improvviso.

Poi notò che non stava guardando lui, ma qualcosa alle sue spalle, perciò si girò a sua volta e notò un vecchietto dalla faccia burbera che si dirigeva verso di loro.

In quel momento Ashley riprese vita e afferrò il primo paio di scarpe che le capitarono davanti, poi si voltò trascinandosi dietro Jeremy tirandolo per un braccio.

Lo mollò solo quando arrivarono davanti al camerino, parecchio più lontani dal tizio che avevano visto prima.

Solo in quel momento Ashley si accorse della faccia sconcertata di Jeremy e si ricompose.

“Mi scusi, ma quel tipo lo evito per principio. E' il cliente più rompiscatole che abbia mai visto in tutta la mia vita. Mi ha fatto passare delle giornate intere solo a cercare una cravatta come la voleva lui, per poi andarsene senza comprare niente.” Ashley si rese conto un po' in ritardo che stava parlando male di un cliente davanti ad un altro cliente, cosa per cui il capo l'avrebbe licenziata di punto in bianco.

“Ehm... Mi scusi, non dovrei parlare così. Perché non si prova le scarpe?” chiese schiaffandogli in mano il paio che aveva afferrato subito prima di defilarsi tra gli scaffali.

L'uomo entrò nel camerino, mentre Ashley approfittava dell'assenza di gente alla cassa per andare a parlare con Rebecca. Raccontò brevemente l'incontro, che Rebecca ascoltò con attenzione. Arrivata alla fine della descrizione ridacchiò contenta e sospirò.

“Spero che venga a questa cassa. E dopo ricordami di continuare a leggerti il futuro. Devo scoprire che altro c'è.”

“Ma se non sai che cos'è il cinque non puoi leggermelo!”

“Faremo finta che sia un futuro nebbioso e sconosciuto...” Decise Rebecca con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

“Sembri lo Stregatto di Alice nel paese delle Meraviglie.” Commentò Ashley.

“Tu invece sei sempre meravigliosa.” Rispose la ragazza continuando a sorridere. “Però io sono fidanzata e tu no!” Esclamò poi facendole la linguaccia.

“Questa me la paghi.” Minacciò Ashley serrando le labbra e fingendosi offesa, mentre Rebecca sghignazzava soddisfatta.

“Scusate... Dovrei pagare queste cose.” Le interruppe una voce.

Le due ragazze si ricomposero e si voltarono verso Jeremy, che stava tendendo verso Rebecca il completo che aveva deciso di comprare.

Rebecca riprese il suo sorriso da Stregatto e iniziò a staccare gli anti taccheggio dai vestiti.

“Oddio, ditemi che avete bisogno che vada in magazzino a prendere qualcosa. Vado anche sulla Luna o su Marte se me lo chiedete.” Ashley assunse un tono implorante mentre Rebecca iniziava a ridacchiare alle sue spalle.

“Signorina Alley, ho bisogno di un nuovo paio di scarpe.” Il nonnino rompiscatole si avvicinò alla cassa con fare prepotente e aspettò che Ashley rispondesse.

La ragazza restò qualche secondo in silenzio, attendendo che uno dei due spettatori la salvasse. Quando nessuno intervenne tirò fuori un sorrisetto falso e offrì il suo aiuto.

“Si dice Ashley, non Alley.” Borbottò poi.

“Sono sicura che la mia amica sarà felicissima di aiutarla.” Intervenne Rebecca sempre sorridendo.

Ashley si avviò verso il settore calzature con l'aria incazzata nera, una volta a metà strada si voltò verso Jeremy e Rebecca e sibilò un “Traditori.” Che i due ignorarono, mentre le sorridevano e Rebecca le faceva segno di sorridere ai clienti (imitando il capo quando rompeva le scatole) e Jeremy girava i pollici all'insù.

 

Appunto mentale per Ashley: uccidere lentamente e molto dolorosamente Rebecca e Jeremy.

 

 

 

Salve a tutti!!

Mi dispiace per essere arrivata ad infestare questa sezione con le mie storie. Non so come giustificarmi, se non dicendo che questa è solo la mia seconda storia in totale e la prima long che scrivo.

Inoltre scarico tutte le responsabilità di questo obbrobrio su Ginge, dato che ho deciso di scrivere questa storia in onore del suo compleanno (lo faccio solo perché si è lamentata che non ci sono abbastanza storie con Jeremy perciò abbiate pazienza).

Spero davvero che non venga un vero schifo e che qualcuno abbia la buona volontà di scrivermi almeno due parole per farmi sapere se gli è piaciuta o no e se ci sono errori demenziali.

Annuncio subito, al primo capitolo, che non è una storia particolarmente studiata e complessa, ma nata la sera in seguito ad un attacco isterico dovuto a degli esercizi di matematica.

Nonostante questo spero che sia quantomeno leggibile e mi auguro di sentire i vostri pareri al più presto.

Un applauso per chiunque sia riuscito ad arrivare quaggiù senza spaccare il computer a martellate e grazie per l'attenzione.

Ledy Leggy

  
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