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Autore: Emily Kingston    25/11/2014    1 recensioni
L’ultima cosa che sentì, prima di sprofondare nell’oblio, fu il rumore dei suoi polsi che si laceravano.
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Questa storia partecipa al quarto turno del contest 'Tutti i generi più uno!' indetto da aturiel sul forum di EFP.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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 La symphonie de la douleur
 
 
  I lunghi capelli di Noëlle, rallegrati dalle tinte pastello con cui aveva tanto insistito per farseli tingere, vorticavano nell’aria: ora morbidi e profumati, ora macchiati del rosso del suo sangue.
Nathan si vide aprire la porta del loro piccolo appartamento a Parigi, la pioggia che batteva forte sui vetri e Noëlle seduta in una pozza di sangue, un sorriso vacuo sulle labbra.
La prima cosa a cui Nathan riuscì a pensare, prima ancora di gettarsi sul suo corpo quasi esangue, fu la lama tagliente che le lacerava la carne. Poteva quasi udire il rumore dell’epidermide che si squarciava, aprendo la strada verso i vasi sanguigni che scoppiavano come palloncini bucati da uno spillo. Immaginò il sangue che iniziava a colarle sulle mani e poi a terra, formando la pozza in cui era immerso il suo corpo.
Noëlle aveva sempre portato abiti con le maniche lunghe. Non andava al mare e faceva l’amore con la luce spenta, perciò Nathan non aveva mai imparato a conoscere le cicatrici traslucide sulla sua pelle pallida. Non aveva mai decifrato la mappa tracciata sulle sue braccia, né Noëlle gli aveva mai permesso di provare a farlo.
“Elle!”
Riacquistata la lucidità, si gettò su di lei, stringendole le mani contro i polsi, cercando i bloccare lo sgorgare incessante del sangue.
“Lasciami andare,” sussurrò, abbozzando un sorriso.
Aveva le labbra quasi trasparenti, la pelle pallidissima e riusciva a malapena a tenere aperti gli occhi. A Nathan veniva da piangere, ma s’impose di non farlo. Doveva essere forte per lei.
Il rumore della lama che le tagliava i polsi lo assordava e la vista del sangue che non si arrestava gli stava facendo venire la nausea.
“Tu… Noi possiamo stare bene,” le disse, prendendo entrambi i polsi con una sola mano, mentre con l’altra le sfiorava il viso, macchiandolo di rosso. “Staremo bene, Elle. Staremo bene.”
I vicini, sentendo le urla di Nathan, avevano chiamato la polizia, che lo trovò così, piegato sul corpo di Noëlle, mentre le sussurrava parole di conforto.
 
  Nathan, madido di sudore, spalancò gli occhi e la bocca, riprendendo a respirare dopo una lunga apnea. D’istinto, si voltò alla sua sinistra: Noëlle, i polsi fasciati, riposava placidamente al suo fianco.
Tirando un sospiro di sollievo, Nathan si rigirò sulla schiena.
Faceva ormai lo stesso sogno da settimane e, ne era certo, quell’immagine non l’avrebbe mai abbandonato.
Noëlle non gli aveva mai voluto parlare del motivo per cui aveva cercato di togliersi la vita e Nathan aveva rispettato il suo silenzio, rassicurato dal fatto che, al contrario, le riuscisse più semplice aprirsi durante le sedute con lo psicologo dell’ospedale.
Il ragazzo si girò a guardarla. I lunghi capelli castani erano ancora rallegrati da qualche ciocca color pastello e il suo viso era tranquillo, disteso.
Delicatamente, le passò un braccio attorno ai fianchi e la strinse forte a sé, chiudendo gli occhi e abbandonandosi nuovamente al sonno.
L’ultima cosa che sentì, prima di sprofondare nell’oblio, fu il rumore dei suoi polsi che si laceravano.

 
 


 
   
 
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