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Autore: Marty_Winchester    25/11/2014    1 recensioni
Nei primi capitoli farete la conoscenza di personaggi all'apparenza senza legami l'uno con l'altro, sembreranno ognuno con la propria vita e il proprio dolore, ma nel corso della storia verrà mostrato che le loro vite sono tutte legate a doppio filo.
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[...] «Il suo curriculum è eccezionale! Ha servito il nostro paese, ha tre lauree e oltre ovviamente al francese parla perfettamente inglese, italiano, spagnolo, portoghese, tedesco, russo, giapponese e un’altra lingua che non ric…»
«Ludovic!» in una frazione di secondo mi sembra di scorgere un approccio di parentela tra i due agenti, ma velocemente il tono della voce dell’uomo torna professionale. «Agente Bonnet, non siamo qui per esprimere ammirazione per l'ex comandante del nostro esercito»
«Dunque, che cosa volete?»
Incalzo, mentre uso il telecomando del letto per mettermi in posizione semiseduta: sono stufa di stare sdraiata in questo letto.
«La DGSE, l’intelligence francese, non può lasciarsi sfuggire un talento come il suo»"
[…]"Con un movimento istintivo controllo di avere il coltello legato alla vita, nascosto sotto i vestiti, e poi che la pistola sia ben fissata alla coscia; a quindici anni non dovrei andare in giro con questi armamenti, ma è colpa del mio patrigno..."
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Parigi, Francia.
Anno: 2014     
                                           
 
                                                                                                        Protagonista: Vivienne LaMontagne.
 
«Aiut-ami»
Farfuglia Marcel, steso in terra, mentre un fiume di sangue fuoriesce dal suo arto amputato e dal colpo di pistola ricevuto al torace.
«Resta con me Marcel! Non osare morire, chiaro?! È un ordine soldato!»
La voce mi esce incrinata, dal dolore e dal senso di colpa; tutti i rumori che mi circondano sono ovattati, persino il frastuono prodotto dagli ordigni esplosivi. Con un coltello strappo un lembo dei miei pantaloni e glielo lego vicino all’amputazione, cercando di far fermare l’emorragia. 
«C-Comandant» Tossisce sangue, mi afferra le mani facendomi fermare e mi guarda dritto negli occhi. «S-cappi, cerchi di salvarsi. I-io sono spacciato»
«No, non ti lascio» gli stringo le mani, mentre copiose lacrime mi rigano le guance. I suoi occhi, di solito illuminati da una forte energia vitale, lentamente perdono lucentezza; non mi allontano, non lo farò morire da solo.
«Ti perdono»
 
Mi sveglio di colpo da quel ricordo, apro gli occhi e trovo il mio cuore a martellarmi forte nelle orecchie. Con molta lentezza mi passo una mano sulla fronte, madida di sudore freddo; mi sembra di avere dei chiodi nella testa: dovrei finirla di mischiare alcool e cocaina, ma non credo di voler smettere.

«Ci abbiamo dato dentro parecchio»
Una voce sgraziata, bassa e roca, prorompe nel silenzio facendomi trasalire; sposto lo sguardo fino a incrociare un uomo sulla sessantina, tarchiato, capelli brizzolati, occhi castani e barba incolta. Una sua mano tozza e grassottella scivola sulla mia coscia, per poi salire fino al seno; storco il naso, mi allungo verso il comodino e bevo direttamente dalla bottiglia di vodka. Un lungo sorso.

«Fai di me ciò che vuoi»
Mormoro, mettendomi sulla schiena, senza guardarlo più: i miei occhi sono puntati sul soffitto mentre sento le sue mani stuzzicarmi, poi si mette sopra di me e mi penetra con decisione. Si aspettava un mio urlo, ma ho subìto di molto peggio e non ho emesso un fiato; non si arrende e ogni spinta successiva è più violenta della precedente. Dopo attimi infinitamente lunghi raggiunge l’orgasmo e si lascia cadere sopra di me, il sudore sulla sua pelle mi si impregna addosso, ma va bene così.
Mi sono meritata di essere trattata come un pezzo di carne, dopotutto lo sono.

Una settimana dopo

«Si è arruolata a soli diciannove anni, è diventata comandante dopo quattro, ha tre lauree, parla perfettamente nove lingue e guardala ora…»
«E nonostante tutto quello che ha passato non dimostra trentatre anni»
«Ti sembrano commenti da fare?!»

Farfuglio qualcosa di confuso, mentre apro gli occhi; non apprezzo la luce del sole sul viso, la quale mi illumina il volto penetrando attraverso l’enorme finestrone della stanza. Sbatto un paio di volte le palpebre, per poi guardarmi intorno: sono in una camera di ospedale, anonima e sterile come di consueto. Faccio un lungo sospiro, per poi strofinarmi gli occhi e spostare lo sguardo sopra i due uomini che poco prima stavano parlando.

«Ti sei svegliata, finalmente»
Segue un lungo silenzio, in cui mi limito solo a guardarli senza proferire parole: uno è piuttosto maturo, avrà cinquantacinque anni, occhi nocciola e capelli mori tenuti corti; la postura mi fa capire che è un uomo di potere, mentre l’espressione mimica suggerisce che debba agire per sotterfugi. Sono solo supposizioni, però: la cinesica e la prossemica, cioè le discipline che studiano il linguaggio del corpo e la comunicazione verbale e non, sono scienze poco empiriche.
Sposto lo sguardo e incontro un paio di occhi verdi, un viso che pare scolpito da Michelangelo e una moltitudine di capelli biondi a incorniciare perfettamente quell’opera d’arte. Mi trovo a fissare il suo fisico scolpito, deglutisco e distolgo lo sguardo; punto i miei occhi in quelli del moro e ritrovo il mio naturale sarcasmo.

«Se avessi saputo che avevamo un appuntamento avrei tentato il suicidio un altro giorno» Ironizzo, ma la mia voce non è pungente come vorrei: sono ancora stordita e inoltre non so davvero se ho tentato di ammazzarmi o volevo solo vedere il mio punto di rottura. «Novellino, non mordo. Puoi anche avvicinarti»
Aggiungo poco dopo, voglio vederlo più da vicino e sentire il suo profumo; lui mi sorride, leggermente, mentre si avvicina al mio letto. Mi metto seduta, con molta fatica, ma due mani affusolate mi costringono a tornare sdraiata.

«Non si sforzi» mi parla con dolcezza il giovane. «Io sono l’agente Bonnet e non sono un novellino»
La sua voce esce quasi lagnosa, lui stesso se n’è reso conto; ridacchio mentre lo osservo grattarsi la leggera barbetta, forse lo fa per scaricare la sensazione di imbarazzo. L’uomo più maturo d’età prende la parola, dopo essersi schiarito la voce.

«Siamo due agenti della Direction générale de la sécurité extérieure, io sono Gèrard Lefevre e lui è Ludovic Bonnet»
Cerco di mascherare la mia sorpresa, ma è difficile quando due agenti della DGSE, l’intelligence francese, sono al proprio capezzale.

«Il suo curriculum è eccezionale! Ha servito il nostro paese, ha tre lauree e oltre ovviamente al francese parla perfettamente inglese, italiano, spagnolo, portoghese, tedesco, russo, giapponese e un’altra lingua che non ricor…»
Mi dice quelle cose come se non le sapessi già, dopo tutto sta parlando di me non della trama di un film che non ho mai visto.

«Ludovic!» in una frazione di secondo mi sembra di scorgere un approccio di parentela tra i due, ma velocemente il tono della voce dell’uomo torna professionale. «Agente Bonnet, non siamo qui per esprimere ammirazione per il comandante»

«Dunque, che cosa volete?»
Incalzo, mentre uso il telecomando del letto per mettermi in posizione semiseduta: sono stufa di stare sdraiata in questo letto.

«La DGSE, l’intelligence francese, non può lasciarsi sfuggire un talento come il suo»
Mi risponde Vic, usando finalmente un tono da vero agente dell’intelligence.

«Mi state quindi…?»

«Offrendo un lavoro, si è così»

La sorpresa è tale da farmi spalancare la bocca e per la prima volta in vita mia ammutolisco.
 

Grazie a te che sei arrivato fino alla fine del capitolo! :)
Lasciami un commentino per farmi sapere il tuo parere, avanti anche una recensione corta ;)
Nel prossimo capitolo, come già preannuciato, faremo la conoscenza di un personaggi solo per il momento non legato a Vivienne.
Alla prossima, ci conto!
Bacio e buona serata a tutti

 
   
 
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