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Autore: Adeia Di Elferas    26/11/2014    3 recensioni
Benedetta dice di aver regalato a Bernardo il disco di Ranieri "Vent'anni" perché questa canzone le ricorda lui. Ecco come i due hanno vissuto - forse - questo regalo natalizio ricolmo di significati.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 La mia vita cominciò come l'erba come il fiore e mia madre mi baciò come fossi il primo amore...

 Già dalle prime parole, Benedetta non potè fare altro che pensare a Bernardo. Quella canzone... Sembrava parlare di lui...
 Rimase un momento immobile davanti al mangiadischi, con le mani sulle labbra, mentre la voce di Ranieri andava avanti per la sua strada.

 Nasce così, la vita mia, come comincia una poesia...

 “Secondo me è una bella canzone. No?” chiese Gisella, sistemandosi i capelli allo specchio. Benedetta si risvegliò dai suoi pensieri e sorrise: “Sì, bella...” Gisella la guardò nello specchio e colse nel suo sguardo qualcosa di malinconico che la mise in allarme.
 “Tutto bene?” chiese, voltandosi verso l'amica. Benedetta si strinse nelle spalle: “Sì, tutto bene. Adesso è meglio che vado... Marco Vittorio è da solo con la nonna e lo sai che dopo un po' lei...” “Va bene...” fece Gisella, sospirando.
 Benedetta era già vicina alla porta, quando Gisella la raggiunse, porgendole il mangiadischi con dentro ancora 'Vent'anni' di Massimo Ranieri: “Senti... Tienilo, per un po'. Ascoltatela e quando ti uscirà dalle orecchie allora me lo riporti. Va bene?”
 Benedetta prese il mangiadischi, tentata di rifiutare. Cedette, perchè quella canzone voleva riascoltarla in pace e sola, e impararsela a memoria, se era il caso.
 “Grazie Gisella. Sei un'amica.” sorrise Benedetta, sistemandosi i capelli dietro l'orecchio. “Sono qui apposta.” rispose l'altra.
 “Ah, e poi mi devi raccontare dell'assistente di volo del mistero...!” buttò lì Benedetta, cominciando a scendere le scale.
 Gisella arrossì appena, felice che l'altra non la vedesse, e promise: “Sì. Prima o poi ne parliamo.”

*

 Benedetta era stesa sul divano e stava fissando il soffitto. Perchè ogni parola pareva disegnata per Bernardo? Ogni frase, ogni nota di quella canzone, era per lui.
 “Mamma...?” Marco Vittorio la stava fissando corrucciato. Benedetta lo tirò a sé e si mise a sedere: “Cosa c'è, piccolo?” Il bambino fece un respiro profondo e guardò in basso, imbarazzato. “Cosa c'è?” riprovò Benedetta, sorridendo.

 Io credo che lassù c'era un sorriso anche per me, la stessa luce che si accende quando nasce un re...

 Marco Vittorio alzò gli occhioni e sorrise a sua volta: “Bella, la canzone.” Benedetta deglutì, avvertendo il suo sorriso farsi meno allegro. “La è, sì.”
 Marco Vittorio non aveva ancora detto tutto. Si tormentava le manine e tergiversava, incerto se andare avanti a parlare o meno. Alla fine trovò il coraggio e chiese: “Allora perchè sei triste?”
 Benedetta aprì la bocca per rispondere, ma Massimo Ranieri sembrava in combutta con l'universo contro di lei.
 
Una stella, una chitarra, primo amore biondo è mio...
 
 Chiuse un momento gli occhi, poi strinse forte a sé il figlio e gli sussurrò nell'orecchio: “Non sono triste. È che quando una canzone è così bella... Ti fa sentire un po' strano.” si rendeva conto che Marco Vittorio era troppo piccolo per capire.
 Tuttavia, il bambino parve soddisfatto della strana spiegazione della madre e, sciolto dall'abbraccio, tornò a giocare sul tappeto.
 Benedetta lo guardò a lungo, cercando di non rivedere in lui solo Luca, ma anche se stessa, quello che era stata e quello che aveva passato per essere ciò che era.
 Mentre la canzone continuava a girare nel mangiadischi, Benedetta si ritrovò a chiedersi come sarebbe stato il figlio di Bernardo. Il figlio di cui aveva avuto tanta paura...
 Si sentì subito in colpa. Suo figlio era Marco Vittorio. Era lì, davanti a lei. Ed era il figlio di Luca, non di Bernardo. Di Luca. Non di Bernardo...
 

*

 Era passata qualche settimana da quando aveva resituito disco e mangiadischi a Gisella, eppure ogni tanto quella canzone tornava a tormentarla.
 Forse l'aveva ascoltata troppe volte. Era la giusta punizione. Non riusciva a togliersela dalla testa, le stava bene.
 Senza rendersene conto, era arrivata nel sottotetto. Si guardò alle spalle, per vedere se stava arrivando qualcuno. Non c'era nessuno. Allora entrò.
 C'erano dei panni stesi e un forte odore di polvere e sapone mescolati insieme. Le venne da ridere quando si immaginò suo padre e Salvatore vicini di letto, ma la risata non arrivò alle sue labbra.
 Quanta tristezza c'era in quella piccola stanza...
 Eppure un tempo per lei quel sottotetto era stato tutto. Si chiuse lentamente la porta alle spalle ed annusò l'aria. Quanti ricordi c'erano, in quell'odore particolare.
 Andò vicino alla finestra e si sedette per terra. Guardò fuori e per un momento ogni cosa le tornò davanti agli occhi, come in un film.
 Nella sua mente, Ranieri andava avanti a cantare, più forte del solito, più insistente, come se fosse rivolto direttamente a lei.
 
Con l'orgoglio dei vent'anni piansi, ma vi dissi addio e me ne andai, verso il destino, con l'entusiasmo di un bambino...

 Benedetta si premette la mano sulle labbra e serrò gli occhi così forte che per un momento vide bianco.
 Era cominciata così, con Bernardo che l'aveva vista tornare a casa dopo la festa, e poi lei aveva legato per sbaglio le loro bici assieme e poi... E poi, alla fine, lui era andato via.
 Era partito proprio come il protagonista della canzone, con l'orgoglio dei vent'anni. Aveva pianto, ma non si era tirato indietro. Lui non si tirava mai indietro.
 Benedetta riaprì gli occhi e si rese conto di avere il volto rigato di lacrime. La gola le bruciava e la vista le si era appannata.
 Perchè era dovuto tornare dalla Germania? Se non fosse mai tornato...
 Se non fosse mai tornato, non sarebbe cambiato nulla. Le loro vite erano come le biciclette che per errore lei aveva legato alla stessa catena. Non c'era modo per separarle, se non con la forza, o con una chiave.
 La chiave l'avevano persa ormai da troppo tempo e la forza sembrava non bastare...

Io credo che lassù c'era un sorriso anche per me, la stessa luce che si accende quando nasce un re...

 Benedetta sorrise tra le lacrime e si rimise in piedi. Non poteva farsi vedere da nessuno in quello stato.
 Adesso doveva solo pensare a Luca e alla sua famiglia. I suoi genitori, loro sì che aveva dei problemi importanti e loro potevano ancora tornare indietro. Non come lei...

*

 “L'ascolto dopo...” disse piano Benedetta tra sé. È così che le aveva detto Bernardo. Sorrideva, quando lei era uscita di casa.
 'Capirà quello che intendevo?' si chiese Benedetta, mordendosi le labbra. Aveva paura che lui non capisse il motivo per cui quella canzone per lei era così simile a lui.
 “Mamma!” esclamò Marco Vittorio, quando la vide entrare in casa. “Ciao, amore...” lo salutò lei, abbassandosi per abbracciarlo.
 “Sei triste... C'era una bella canzone?” chiese il bambino, osservando la madre con attenzione. Benedetta sorrise, a fatica e si trovò ad ammettere: “Sì. E adesso l'ho prestata ad un amico...”
 “Diventa anche lui triste?” chiese il piccolo, mettendosi a trafficare con le calamite che gli aveva regalato Bernardo.
 Benedetta si strinse nelle spalle: “Non lo so...” disse, mentre Marco Vittorio andava avanti a giocherellare.

*

 Bernardo era ancora sul divano con il mangiadischi a tutto volume sulle gambe. Quella canzone le faceva pensare a lui, eh? Era una cosa bella o brutta, quella? Era un addio? Era una speranza? O era solo un modo per dirgli che a lui ci pensava ancora, anche se non avrebbe dovuto?
 Bernardo aveva ascoltato il disco così tante volte, che ormai sapeva a memoria il testo. Cercava di non piangere, ma aveva paura di non resistere ancora a lungo.
 
Ma sono qui se tu mi vuoi, amore dei vent'anni miei...

 Era quello che anche lui avrebbe voluto dirle, ma non poteva. Lei aveva un figlio, mentre il loro non lo voleva. Era stata terrorizzata all'idea di avere un figlio con lui. E poi? Poi dopo poco ne aveva avuto uno da un altro...
 Se ci pensava e pensava che lei aveva tenuto il padre del bambino all'oscuro di tutto... Lo faceva impazzire, perchè sapeva che lei quelle cose le poteva fare e avrebbe continuato a farle. Però era così, e malgrado questo, lui non riusciva a pensare ad un'altra.
 E allora? Era destinato ad essere per sempre infelice?

Io credo che lassù qualcuno aveva scritto già l'amore mio per te e tutto quello che sarà...

 Bernardo respirò a fondo, ricacciando il pianto là dove stava nascendo e chiuse gli occhi, appoggiandosi allo schienale del divano.
 Ad Adele si era aggrappato come un naufrago ad una scialuppa, ma sapeva che anche la scialuppa stava imbarcando acqua.
 Non ci sarebbe mai stata un'altra per lui. Le uniche donne che avrebbe mai amato sinceramente sarebbero state sua madre e Benedetta. Solo loro. Per sempre.
 Non importavano i litigi, non importavano le incomprensioni. Per lui, nel suo cuore, ci sarebbe stata sempre e solo Benedetta... C'era poco spazio, nella sua anima, ed era tutto per lei.
 Fece ripartire da capo il disco, con un peso all'altezza del petto, come se avesse cercato di mangiarsi una palla di piombo.
 Doveva dirle tutto. Se non glielo avesse detto, sarebbe tornato in Sicilia, avrebbe realizzato il suo sogno, sarebbe stato libero dalla fabbrica ed avrebbe coltivato le sue vigne, ma dentro sarebbe morto.
 Lasciando che il disco andasse avanti a girare, si disse che era il momento di avere coraggio. Le avrebbe detto tutto. Non poteva più aspettare. Lei stava per andare a vivere con Luca. Avrebbe avuto una famiglia. Doveva farle capire che lui non rinunciava a meno di un rifiuto chiaro.
 'Se stata tu a legare assieme le nostre biciclette, mica io...' pensò Bernardo: 'Ormai c'è solo un modo per sistemare tutte cose...'
 
 Io credo che lassù...

   
 
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