Inukai tornava a casa sconfitta e
malconcia con un braccio temporaneamente fuori uso, non era riuscita a
sconfiggere l’erede della famiglia Azuma e non era riuscita a guadagnare i
soldi che avrebbero assicurato ai suoi genitori un meraviglioso luogo dove
passare la vecchiaia.
Ormai era tardi, la strada era
deserta e in teoria doveva essere anche silenziosa ma ad un tratto la ragazza
sentì un rumore assordante e metallico così si girò e vide Shinya con il martello
con cui aveva appena piegato un lampione che le sorrideva in modo molto poco
rassicurante. Inukai cominciò a correre e Shinya la inseguì, nonostante il peso
del martello la ragazza era incredibilmente veloce e Inukai faceva fatica a non
farsi raggiungere, non si era ancora ripresa dallo scontro con Azuma,
normalmente non sarebbe scappata ma avrebbe cercato di contrattaccare ma in
quel momento avrebbe potuto usare solamente un braccio. -Dove pensi di
scappare? Ho ancora un vuoto da colmare, Mahiru vuole la sua reliquia, avrebbe
preferito quella di Ichinose ma tu le hai tolto la possibilità di averla di
conseguenza sai cosa succederà adesso.- disse Shinya con tono minaccioso. La
situazione era divertente, Inukai che prima l’aveva terrorizzata e fatta sbattere
contro un mucchio di sedili ora scappava tentando disperatamente di non farsi
raggiungere, così imparava, puntarle contro quella luce era stato molto
meschino. La ragazza tentò di svoltare fra i palazzi per seminarla ma Shinya
era sempre dietro di lei. L’unico motivo per cui non l’aveva ancora presa era che spesso rallentava e si metteva a
camminare per riposarsi un po’, tanto non l’avrebbe persa di vista ad inseguire
la preda era veramente brava. Alla fine le due si trovarono in un vicolo cieco,
Inukai esausta e con letteralmente le spalle al muro prese due coltelli e provò
a colpire Shinya ma questa le colpì la mano che si ritrovò rotta tra il muro e
il martello, nonostante il dolore Inukai riprovò a colpire Shinya con il
braccio che non era stato colpito dal martello ma trattandosi di quello che le
faceva male già dall’inizio Shinya riuscì senza difficoltà a bloccarglielo con
una sola mano così posò a terra il martello e le tolse il coltello.
A quel punto Shinya fece sedere a
terra Inukai che ormai non poteva fare più niente e la guardava terrorizzata
mentre riprendeva il martello e si preparava per darle il colpo di grazia. In
quel momento Shinya sapeva cosa poteva pensare Inukai, probabilmente lei
avrebbe voluto la forza necessaria per fermarla, avrebbe voluto potersi alzare
e toglierle il martello ma non poteva, oppure sperava che qualcuno dal nulla spuntasse
e le impedisse di fare quella fine ma non sarebbe venuto nessuno. Invece Mahiru
non si doveva preoccupare perché comunque Shinya la forza per salvarla
l’avrebbe avuta sempre, lei non doveva aspettare che arrivasse qualcuno a
salvarla perché Shinya era sempre con lei e proprio in quel momento le stava
per procurare la reliquia che avrebbe colmato il suo vuoto, per un giorno o
due, poi avrebbe dovuto trovarne un'altra, un'altra ancora e un'altra ancora,
il solo pensiero già l’angosciava, per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a
vivere così? Era stanca di uccidere per
ricavarne così poco e in caso di sconfitta soffrire come in situazione di
astinenza, forse avrebbe dovuto chiedere a Shinya di fermarsi. Shinya stava per
colpire Inukai ma si fermò poco prima dell’impatto, Inukai svenne e si accasciò
comunque, forse per lo spavento. Shinya notò una cosa strana, non sentiva il
bisogno di continuare, era riuscita a trattenersi –Non sento il bisogno di
ucciderla. Non l’ho uccisa e non ne sento il bisogno. Grazie.- disse sorridendo
Mahiru, Inukai non aveva più bisogno che qualcuno venisse a salvarla perché ci
aveva pensato lei decidendo di fermarsi ma non era pentita del gesto ansi non
si era mai sentita più serena.
Inukai si risvegliò, entrambi gli arti
le facevano male ma era viva e non se lo sarebbe mai aspettato. Pochi secondi
dopo aver aperto gli occhi si sentì abbracciare da un uomo, si trattava della
sua mamma che fortunatamente era stata avvertita della sua sconfitta da
Hanabusa, non trovandola a scuola aveva fatto il percorso dall’accademia alla
stazione e trovandola a terra priva di sensi e con una mano insanguinata che
stava diventando violacea l’aveva portata all’ospedale, lui al contrario della
sua vera madre non l’avrebbe mai lasciata morire o perdere un arto, era la sua
bambina e non importava se aveva perso.