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Autore: scImMIA    31/10/2008    5 recensioni
Dall'alto della navicella non potevo nemmeno lontanamente immaginare che le cose sarebbero andate diversamente ...
Dopo i tre anni di attesa ero tornato per aiutarti a combattere i cyborg, per conoscerti, per scoprire chi eri per la mamma e cosa saresti diventato per me ... per me, che non ti avevo mai avuto al mio fianco ...
Ma le cose sono cambiate così tanto e così all'improvviso ... Papà, nel mondo in cui vivi, io non sono mai nato.
Adesso basta ciondolare e seguitemi! Mi raccomando, leggete e recensite! Vi sfido ad arrivare alla fine! XD Un bacione a tutti da scImMIA.
E' STATO INSERITO UN NUOVO CAPITOLO, IL N°88!
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao e bentornati ^^
Purtroppo oggi sono davvero di fretta ("E quando mai non lo sei?!" -.- nd:voi) e non riesco a rispondere e ringraziare al meglio coloro che hanno recensito la mia storia, che sono:

Pepesale
Angelo Azzurro
ka93
Vegeta4ever

Scusatemi ma devo scappare ç.ç
Spero che il capitolo vi piaccia ugualmente ... Lasciate tanti piccoli ricordini ok? ^^
Baci a tutti quanti! Vi aspetto venerdì prossimo.
scImMIA

 

 

CAPITOLO 80
- PANICO AL TORNEO -

Tanti, tantissimi soldati erano stati richiamati all’ordine e i tutti, ordinati in quattro rigorose righe disposte parallelamente una all’altra, rimanevano sull’attenti con il petto in fuori e la pancia in dentro in attesa di ordini. Con le loro divise scure, molto simili a quella del combattente Puipui che era stato eliminato al primo piano dal principe guerriero Vegeta, erano piuttosto mimetizzati in quella stanza fatta d’ombra in cui però il piccolo ma perfido mago Babidi sembrava starvi con grande agio riuscendo per giunta a intravedere chiaramente i suoi sudditi, anch’essi provvisti della inconsueta “M” che indicava la loro piena devozione al piano ultimo del mago.
Babidi passeggiava da una parte all’altra della stanza con lo sguardo fisso a terra mentre con i piccoli pieduncoli emetteva regolari scalpiccii che risuonavano nella larga stanza sotto forma di piccoli echi nonostante questa fosse tutt’altro che sgombra. Di tanto in tanto voltava lo sguardo in direzione della sfera di MajinBu come per darsi forza, come per aumentare la grinta poiché sentiva, ormai in parte, che il suo sogno si sarebbe avverato: la creatura di suo padre, il mostro invincibile, si sarebbe risvegliato. Quando l’essere con i suoi occhiacci deformi scrutò l’intero plotone che aveva dinanzi a sé, i soldati si irrigidirono ulteriormente per la paura che Babidi riservasse loro un trattamento anche sono simile a quello di Yamu e pertanto, visto che non avevano voglia di rimettere la pelle, cercarono di apparire più servizievoli del solito e quindi più accondiscendenti alle possibili richieste.
Babidi si spostò nel bel mezzo della stanza e cercò di mettersi dritto con la schiena, osservò il soffitto immaginando Darbula che si allenava in una qualche stanza parecchio distante da quel luogo. Voltò un poco gli occhi e con la coda di essi scrutò la grande sfera di cristallo: i guerrieri stavano ancora aspettando con pazienza sempre minore l’arrivo di qualcuno. Il mago tornò in sé facendo spuntare sul muso da gatto un sorriso tutt’altro che piacente o quantomeno gradevole, guardò gli ultimi soldati che erano nella sezione destra del piccolo battaglione ed iniziò a sbraitare in loro direzione: << Andate nella stanza superiore, prendete tutti i contenitori che trovate e portateli qui! >>. Ben sei soldati, che erano stati fissati con quel suo sguardo truce, fecero un segno di saluto con una mano e si dileguarono veloci come il vento facendo poi ritorno con altrettante scatole di dimensioni considerevoli. Queste vennero aperte rapidamente dinanzi al “grande” mago e quest’ultimo, dopo aver conteggiato i vari elementi che erano all’interno dei contenitori, diede ordine che ogni gruppo, composto di due o tre soggetti, prendesse uno di quei oggetti e svolgesse al meglio il proprio compito. L’intero plotone varcò la piccola soglia uscendo dall’astronave.
I guerrieri, sentendo l’allontanarsi si tanti spiriti, affinarono i loro sensi ed iniziarono a chiedersi il perché di quei movimenti. Goku socchiuse gli occhi iniziando ad osservare il soffitto della stanza circolare << Ma cosa succede? … >> domandò più a sé che agli altri << … Perché si stanno allontanando così tante auree? >>. Vegeta ringhiò un poco voltando il viso dall’altra parte << Che ti importa Kaharoth? Sono insignificanti, non ce ne dobbiamo preoccupare >>. Il Son affiancato da un silenzioso Piccolo assentì anche se perplesso.
Una risata gracchiate riecheggiò nell’intera stanza attirando l’attenzione di tutti, specialmente quella di un Kaioshin nuovamente agitato perché aveva riconosciuto fin da subito il soggetto che si faceva udire con quel tono << Ha ha ha ha!! E invece dovreste Vegeta … >> incominciò Babidi lasciando che la sua brutta voce rimbombasse vibrando poi anche negli animi di quei poveretti.
Gohan si osservò attorno arretrando anche di un qualche passo mentre con il mento voltato verso l’alto cercava se da qualche parte ci fosse un altoparlante, un qualcosa da cui provenisse quella voce fastidiosa << … Vi comunico che ho mandato molti dei miei uomini all’esterno con degli altri contenitori per l’energia e quindi, se non posso assorbire il potere necessario per risvegliare MajinBu da voi, lo farò da quelli che stanno fuori >>.
Kaioshin il superiore si mise le mani nei capelli lasciando che un piccolo urletto fuoriuscisse dalle labbra creando maggiore tensione nell’aria: << Ho no! E’ una cosa terribile, una catastrofe! E adesso come faremo?! >> gridò iniziando poi a gironzolare in tondo lasciando dietro di sé svariate nuvolette di polvere che dopo essersi alzate si disperdevano nell’aria. Una leggero nervosismo iniziò a serpeggiare tra i presenti per poi annullarsi completamente quando Goku parlò nuovamente con un sorriso sul volto: << Calma ragazzi, Vegeta ha ragione, non c’è di che preoccuparsi >>.
Piccolo assottigliò gli occhi sentendosi preso in giro e si avvicinò al sayan surclassandolo con la sua statura ben maggiore << Ma cosa stai dicendo? Questa volta Kaioshin ha ragione, potrebbe venir fuori un bel guazzabuglio >>.
Il Son chiuse completamente gli occhi aumentando però l’ampiezza del suo sorriso mentre con il dito indice della mano destra indicava il soffitto della stanza alludendo all’esterno mentre il principe dei sayan, avendo udito che il citrullo gli aveva dato ragione, osservò silenzioso il guerriero dalla tuta arancione che si apprestava a dare una risposta: << Sono distanti e le loro auree si sentono appena, ma sono sicuro che non li lasceranno andare troppo lontano >>.
Appena udirono quelle parole Gohan e Crillin alzarono il viso verso il soffitto e si concentrarono maggiormente, il ragazzo esultò stringendo i pugni quando riconobbe i due spiriti << Hah, ma questi sono Goten e Trunks!! >>.
<< Sì, sono proprio loro … >> proferì il tappetto con un’espressione languida sul volto << … Che bravi ragazzi, penseranno tutto loro >>, strinse i pugni maggiormente facendo divenire pallide le nocche come ad evidenziare il suo grande stato di entusiasmo, per non parlare della contentezza del fatto che la situazione fosse già bella che risolta nonostante lui e gli altri non avessero mosso nemmeno un muscolo. Piccolo arricciò un poco le labbra rendendo ancora più grave la sua espressione già segnata dalla sua serietà << Però sono distanti, alcuni degli scagnozzi di Babidi potrebbero poi approfittare del paesaggio circostante per sfuggire ai due anche perché, nonostante abbiano una potenza irrisoria, se Trunks vedesse nuovamente quello strano raccoglitore d’energia non ci penserebbe due volte a fermarli >>.
<< Goten poi è il solito … >> bofonchiò il fratello del bambino preso in causa << … Non riesce mica a starsene fermo un istante! >> concluse poi sbuffando sonoramente come a mettere in evidenza la sua preoccupazione, anche se lieve, nei confronti del proprio fratellino. D’altro canto sia Goku che Vegeta sogghignarono in contemporanea anche se per motivi differenti: il primo perché consapevole della vivacità del suo campione e della sua impossibilità a starsene fermo un secondo, il secondo perché ancora una volta scovava in modo evidente una delle caratteristiche che distinguevano il sayan a dispetto ai comuni esseri umani … il loro coraggio. Oltretutto il principe dei sayan si era ritrovato pienamente soddisfatto del fatto che il suo unico figlio, indirettamente sangue del suo sangue, si fosse ripreso e che fosse corso alla battaglia con una smania forse ereditata dallo stesso soggetto che voltava le spalle ai propri compagni troppo indaffarati a ciarlare e perdere tempo mentre lui, con un’espressione indecifrabile sul volto, sembrava vedere scorrere dinanzi agli occhi i primi istanti con quel giovane, con quel ragazzo che in principio odiava a morte e che in quell’attimo invece non sapeva come considerare. I pensieri iniziarono a girare vorticosamente nei meandri del suo intelletto nel tentativo di scovare quand’era iniziato quel cambiamento che lo stava rendendo un essere più tranquillo, un poco più paziente e premuroso nonostante quegli attimi in cui si apprestava ad essere tale, anche se inconsciamente, fossero talmente esigui e rari da sembrare pressoché inesistenti … Kaioshin, con la sua voce fastidiosa (meno logorroica rispetto a quella del mago ma ugualmente poco sopportabile), ruppe il fiume di pensieri di Vegeta e il primo, con fare disperato all’inverosimile, obbligò con i suoi lamenti a voltare verso la sua figura ogni soggetto presente, anche l’osservatore Babidi che non perse nemmeno una parola del piccolo dialogo che seguì: << Che disastro, se alcuni di loro dovessero assorbire una somma ingente di energia e fare ritorno senza che Trunks se ne accorga saremmo nei guai … >> il superiore sembrò aggrapparsi spiritualmente a Kibith, personaggio che sembrava indifferente alla situazione visto che la sua espressione facciale continuava a rimanere di granito << … Dobbiamo impedire che vadano troppo lontano, li dobbiamo inseguire e fermare >> mormorò poi incerto lo stesso Kaioshin.
Crillin, che oramai ci aveva preso gusto a correggere il superiore (visto che con quel mezzo riusciva e recuperare parecchi punti a suo favore), si osservò velocemente le mani prima di infilarle nelle profonde tasche di quei pantaloni beige da ginnastica: << Ma non possiamo, non se lo ricorda? Siamo bloccati qui e non possiamo uscire e se lo vorremmo fare dovremmo danneggiare la nave spaziale, ma se danneggiamo la nave spaziale allora creeremo delle grandi scosse che potrebbero risvegliare MajinBu e se MajinBu si sveglia ed è più forte di come era un tempo non riusciremo a sconfiggerlo >>. Kaioshin sprofondò nella sua stessa desolazione.
<< In ogni caso … >> iniziò severo il namecciano lasciando che il largo mantello svolazzasse libero nella stanza, come se in quel luogo ci fosse una leggera brezza << … Non credo che raccoglierebbero un grande quantitativo di energia se si dividessero >>.
Kaioshin tornò attento non capendo il ragionamento dell’ex Dio della Terra << Come, perché non dovrebbero rappresentare un problema? >> mormorò la persona dalla pelle violacea con una leggera tensione ai nervi.
Piccolo si fermò mostrando le larghe spalle ricoperte dagli spallari e da quel telo bianco lucente << Ovviamente Babidi vorrà dell’energia in tempo breve e se così è, i suoi scagnozzi saranno costretti a rubare l’energia da dei comuni esseri umani che, a differenza di noi, hanno una portata limitata. In sostanza gli omuncoli sprecheranno più tempo ad assorbire energia da persone insignificanti piuttosto che allontanarsi un poco di più e cercare persone con una forza un poco più ragguardevole >>. Gohan incrociò le braccia al petto e iniziò a riflettere un poco perplesso lasciando che i suoi amici facessero lo stesso << Allora, escludendo Trunks e Goten che sono in arrivo, gli unici che sono più forti delle persone comuni sono Yamcha, Tienshinhan, Jaozi e Muten: il primo è quello che è, Ten e Jaozi non so nemmeno dove si trovino ma penso che non si faranno di certo fregare, sul Genio ho i miei dubbi riguardo alla sua forza visto che ormai è un vecchietto … >> il ragazzo voltò lo sguardo verso il padre sorridente che molto probabilmente ripensava ai tempi in cui il vecchio Genio, quel maniaco, era il più forte del mondo << … Se vogliamo poi essere puntigliosi Mr. Satan viene ritenuto il più forte del mondo mentre 17 e 18, nonostante siano a mio avviso ben più forti di Yamcha, non si possono considerare come esseri normali >>.
L’essere che continuava a rimanere silenzioso al di là della sfera di cristallo proseguì l’ascolto attendendo che il suo fidato Darbula uscisse dalla stanza degli allenamenti.
Crillin alzò le sopracciglia sentendosi coinvolto nella conversazione poiché la sua bella mogliettina era stata inclusa in quella discussione << In effetti non saprei se in questo caso sarebbe utile a Babidi o meno, anche se la sua base è pur sempre di origine organica >>. Goku aggrottò le sopracciglia scoprendo di iniziare a perdere colpi nella comprensione di quell’ingarbuglio di discussione. Il namecciano però proseguì << In effetti non lo possiamo stabilire, ma dubito che quei due si lascino mettere le mani addosso con tanta facilità. In più … >> proseguì lo stesso osservando, non per casualità, in direzione di Vegeta << … Dopo che Yamu e Spopovich avevano colpito Trunks ho notato uno stano oggetto che mi è parso come un rilevatore di energia, un oggetto che misura il quantitativo presente in ogni persona, e questo mi dà l’idea che i sudditi di Babidi non siano in grado di percepire le auree, così come anni fa Vegeta non era in grado e doveva utilizzare quell’attrezzo sull’occhio >>.
Il principe dei sayan ringhiò sentendosi improvvisamente ferito nell’orgoglio poiché il muso verde aveva rievocato un periodo in cui era estremamente debole << Era uno shooter e si dà il caso che fosse i grado di captare le forze notevoli a distanze considerevoli mentre, da come ho capito, l’aggeggio utilizzato da quei due non funzionava se non a breve distanza >>. Piccolo annuì facendo sbollire l’uomo dai capelli a fiamma << Tanto meglio per noi >>.
Il Son più adulto, avendo compreso la faccenda (anche se con un lieve aiuto da parte del figlio), batté sul palmo di una mano un pugno chiuso pienamente convinto delle proprie idee << Ma certo! Quindi vuol dire che non arriveranno fino al Tenkaichi! >>.
Tutti si voltarono verso di lui con uno sguardo truce ma questi non comprese subito il suo errore … ci volle la voce del mago a farlo capire: << Ma bene, allora è a questo Tenkaichi che Yamu e Spopovich hanno preso tutta quella strepitosa energia … E magari, da quello che ho compreso, ce né moltissima altra! Benissimo, vi ringrazio molto e vi comunico che metterò al corrente di ciò anche i miei uomini >> un breve attimo di silenzio calò nella stanza prima che nella mente di tutti i guerrieri presenti e dei diretti interessati che erano all’esterno della struttura iniziasse a farsi nitida una leggera immagine che aveva come soggetto il mago stesso …
<< Uomini, ho una notizia splendida per voi … >> iniziò Babidi con aria raggiante e orgogliosa << … Un piccolo uccellino mi ha comunicato che ad un torneo chiamato Tenkaichi ci siano dei validissimi guerrieri da cui potrete trarre grande energia. Mi aspetto grandiosi risultati quindi non deludetemi! In più fate attenzione che sono arrivo altri due impiastri, non fatevi colpire, mi raccomando >>.
Il saluto in direzione del mago da parte dei suoi sudditi ancora nelle vicinanze fu caloroso. Nella stanza molti avevano prurito alle mani, un prurito che si placò quando una serie di boati iniziarono a farsi sentire lontani per poi divenire sempre più vicini e ravvicinati l’uno all’altro come tempismo.
<< Ma che sta succedendo!? >> esclamò Kaioshin sentendo vibrare il suolo sotto i suoi piedi dotati di quelle calzature rosse.
Il principe dei sayan sorrise sentendo che il figlio non si stava risparmiando.

*****

Nell’aria c’era qualcosa di strano, qualcosa che preannunciava un susseguirsi di emozioni forti, un qualcosa che avrebbe smosso quel volo fiacco in direzione di quella meta sconosciuta ai due giovani sayan. Erano infatti diversi minuti che Goten era tornato a tormentarsi (silenziosamente) e piroettava da una parte all’altra in uno status che chiunque lo avrebbe definito come “Abbiocco profondo”, stadio in cui spesso rischiava di colpire il povero Trunks che doveva rimanere perennemente all’erta per schivare le sue cadute di quota dovute alla sua noia pesante.
<< Scusa Trunks, mi annoio … >> mormorò il piccolino dispiaciuto dal fatto che di stesse lagnando con l’amico, cosa che il secondo gli aveva chiesto di non fare più. Trunks sorrise scrollando un poco la testa da una parte all’altra, si abbassò lievemente di altitudine affiancandosi al piccolo Son vestito di arancio poggiando sulla sua spalla destra la sua mano sinistra << Tranquillo Goten, mica mi arrabbio … >> disse con voce gentile, per infondergli calma << … Sento però che sta accadendo qualcosa nei paraggi quindi tieniti pronto, d’accordo? >>. Il bimbo annuì prima di virare improvvisamente verso sinistra allontanandosi dall’adulto vestito di quella tenuta verde che, appena si scosse grazie a quella folata di vento amica realizzata dall’altro sayan, si appiccicò alla pelle del proprietario di quel corpo poiché anch’egli aveva mutato direzione aumentando poi la velocità.
Il lilla toccò terra con entrambi i piedi ed iniziò ad osservarsi attorno in maniera circospetta. Avanzò lentamente proseguendo con le stesse movenze mentre iniziava a chiedersi come mai non sentisse più l’aura del suo piccolo amico. Posò il palmo di una mano su di una grande roccia rossastra prima di poter udire una serie di vivaci risate che provenivano da poco più lontano. Trunks aggirò l’ostacolo di sostanza minerale e si avvicinò sempre più alle piccole voci, scostando sulla propria via alcuni cespugli che occludevano la vista. Giunto nel luogo giusto il sayan adulto si fermò antistante a un grande cespuglio, si mise in punta di piedi e da quella posizione riuscì a scorgere Goten che, vicino alla riva si un piccolo torrente, giocherellava con un cuccioletto di dinosauro dalla pelle grigiastra e dotato di un musetto rigonfio.
<< Goten, come mai sei qui? >> domandò Trunks facendo per un attimo trasalire il piccolo che, evidentemente troppo preso dal suo passatempo, strinse convulsamente la coda dell’animale a causa della sorpresa e iniziò a ridacchiare imbarazzatissimo mentre con una mano libera sfregava la grande zazzera nera.
Il glicine alzò un sopracciglio attendendo una risposta che arrivò: il bimbo sollevò la bestiola e la mostrò al sayan << L’ho visto da lontano, non è bellissimo? >>. Trunks afferrò il cucciolo di tirannosauro e lo osservò poco convinto di ciò che stava facendo prima di scrutare poi il piccolo Son << E ti sei allontanato per questo? Ma non ne hai tanti vicino a casa? >>.
Goten si portò l’indice della mano destra alla bocca e con esso abbassò lievemente il labbro inferiore lasciando un poco scoperta la gengiva << Sì però nessuno è come questo. Dai, non è bellissimo? >>.
Il figlio di Vegeta fece cascare un poco le spalle dopo aver dato una rapida occhiata al cielo azzurro e aver smosso un poco il cuccioletto << Sì, è carino, ma non è il tempo dei giochi adesso. Dobbiamo andare da Gohan e gli altri, non possiamo metterci a commentare gli animali che vediamo nella foresta … >> disse il ragazzo con un tono di voce che non voleva essere per nulla cattivo o severo visto che egli stesso non voleva creare inimicizie tra i due << … Suvvia Goten, adesso rimettilo dove lo hai preso >> aggiunse poi allungandosi oltre il cespuglio e donando il rettile preistorico al bambino che prontamente alzò le braccia verso Trunks e afferrò l’animale.
Il Son strinse tra le braccia l’esserino e mugolò piano << Ciao amico mio, mi mancherai … >>. L’abbraccio era ancora in atto quando iniziarono a sentirsi dei rimbombi sordi nelle vicinanze accompagnati da delle piccole scosse che facevano tremare le rocce circostanti. Il glicine e il bambino alzarono gli occhi e si ritrovarono senza parole quando un tirannosauro dalle dimensioni indescrivibili e dall’aspetto brutale apparve da dietro una grande roccia. Il rettile osservò i due mammiferi furioso perché tra le grinfie di uno dei due vi era il proprio piccolo …
<< Goten, libera subito quel cucciolo! >> esclamò Trunks in direzione del bimbo che lasciò andare il piccolo soltanto quando il genitore di questo, arrabbiato e furente, non rumoreggiò talmente forte da fare sussultare l’animo di Goten.
Il tirannosauro, nonostante il cucciolo fosse stato liberato, iniziò a muoversi in direzione dei due a grandi balzi con l’intento di mangiarseli.
<< Via – via – via – via - via!!! >> urlò il Son a pieni polmoni mentre si voltava dando le spalle al mostro iniziando a correre affiancato da un Trunks silenzioso che non si lasciava prendere dal panico. Goten correva velocissimo, con le braccia aperte come se fosse stato un aereo compiva larghe falcate che però non riuscivano a seminare il mostro che era perennemente alle sue spalle poiché Trunks aveva ben pensato di distanziarsi per pensare a una qualche soluzione. Il bimbo zigzagava tra gli alberi piegando l’erba alta e il tirannosauro, più tonto di quanto sembrasse, lo seguiva eseguendo spesso le medesime movenze aggirando gli stessi ostacoli che, con la sua stazza mastodontica, avrebbe potuto tranquillamente scavalcare o abbattere.
Le auree dei genitori, per colpa di quella corsa, si stavano allontanando sempre più e per questo il lilla decise di darci un taglio: si alzò in volò mantenendosi a rasoterra e lasciando che l’erba lo solleticasse, volò rapidissimo raggiungendo Goten e agguantandolo per la tuta arancione prima di alzarsi nel cielo azzurro e profondo lasciando sbigottito un lucertolone che ovviamente non sapeva come raggiungerli.
Il Son avvicinò le ginocchia al petto e le racchiuse tra le braccia mentre sentiva ancora tirare la parte della tuta che Trunks utilizzava per reggerlo e non lasciarlo cadere. Un pollice si infilò nella piccola bocca mentre quello sguardo vispo e perennemente vivace sembrò incupirsi << Ti chiedo scusa … >>. Il lilla guardava di fronte a sé e volava veloce per recuperare il tempo perduto ma abbassò lo sguardo quando udì quelle poche parole dotate di quel tono un po’ triste << E per cosa? >> chiese soltanto mentre iniziava a percepire nuovamente in maniera distinta gli spiriti amici. Goten sembrò farsi ancora più piccino, come un gatto preso per la collottola << Sono un impiccio … Anche Gohan diceva che disturbavo quando faceva i suoi allenamenti … >>. Trunks piegò un poco la testa di lato << Secondo me non lo diceva seriamente, credimi, ma sai com’è: come in questo caso non si ci può mettere a fare i giochi se ci si deve impegnare per altro. Sennò non si conclude niente >>.
<< Lo so … >> proferì il piccolino sentendo l’aria sempre maggiore che picchiava sul suo volto a causa dell’estrema velocità di Trunks << … anche lui mi aveva detto che dovevo stare buono, ma non ci riesco se non ho nulla da fare! >> concluse poi Goten con aria convinta nel tentativo di convincere un sayan che la pensava già allo stesso modo.
<< Ti do ragione sai? Ma ti avevo anche chiesto di pazientare perché sentivo che sarebbe accaduto qualcosa che … >> il lilla bloccò improvvisamente il suo discorso iniziando a tendere l’udito, come per percepire qualcosa che sembrava in arrivo. Pure il bimbo, che appena aveva visto l’amico divenire serio, mutò espressione iniziando a concentrarsi per poi sentire una serie di piccole auree che volavano in direzione opposta alla loro.
<< Chi saranno? Non le conosco … >> sussurrò Goten quasi impercettibilmente mentre Trunks, serio e con lo sguardo severo, deglutì anch’egli confuso da tutto quel movimento improvviso poiché le auree che si avvicinavano, nonostante fossero di una potenza irrilevante, erano numerose e molto vicine l’una all’altra, come uno sciame di vespe che si dirigono verso il proprio nido. Il sayan però non si fece scoraggiare e proseguì pensando che se avesse continuato a muoversi il mistero si sarebbe risolto tempo prima.
<< Eccoli >> enunciò il glicine iniziando ad intravedere molteplici figure che apparivano scure poiché in controluce mentre Goten, nonostante fosse capacissimo di volare alla perfezione, rimase sospeso con i piedi a penzoloni lasciando che l’amico continuasse a tenerlo stretto come se fosse stato un prigioniero. Gli sconosciuti si avvicinarono ad una velocità elevata, alcuni di loro oltrepassarono i due giovani mentre altri li sfiorarono a tal punto che Trunks si dovette fermare e voltarsi verso la direzione nella quale quegli altri erano diretti. Gli ometti vestiti con quella divisa bianca e blu erano insignificanti ma il sayan più adulto sgranò gli occhi riconoscendo l’oggetto con il quale era stato colpito proprio in mano ad uno di quelli che avevano osato lambirlo. La rabbia crebbe all’istante e l’idea che quegli esseri volessero anche solo immaginare di ripetere ciò che era stato fatto a lui lo fece andare su tutte le furie. Trunks alzò il braccio destro ed aprì la mano in direzione del nemico più vicino, generò sul palmo di essa una sfera lucente e poi, dopo che l’ira fu passata in quella palla, la scagliò verso il suo obiettivo attendendo poi un verdetto: il soggetto preso di mira esplose in minuscoli pezzi e le sue ceneri proseguivano a cadere verso la terra mentre i compagni di costui, fermatisi per colpa di quel boato, osservarono la scena allibiti senza riuscire a proferire parola alcuna.
Il piccolo Goten, anch’egli un poco scosso per via dell’atteggiamento dell’amico, si staccò dal lilla e ricominciò a galleggiare fermandosi poi quando le parole di Trunks non gli si fissarono ben in testa: << Non dobbiamo farli allontanare Goten, hanno quei contenitori per rubare l’energia e se ce li facciamo sfuggire faranno del male a molta altra gente >>. Il sayan vestito di arancione si mise in posa di combattimento e attese la mossa avversaria che, soltanto dopo alcuni minuti di attesa, arrivò: i soldati di Babidi alzarono le mani libere verso i due nemici e iniziarono a far apparire su di esse una pioggia di onde d’energia che ogni qualvolta mancavano il bersaglio.
Trunks scagliava le sfere di energia lontano dal bambino e faceva in modo che colpissero il terreno, anche se a distanza sempre maggiore se era possibile ma poi però, mentre scagliava proprio una di quelle piccole sfere, si accorse di una piccolo struttura dai colori chiari che si trovava lì vicino. Evitò altri due attacchi prima di voltare la testa in direzione del fratello di Gohan che era pure lui intento a schivare i colpi << Hei Goten, io ho intravisto qualcosa. Scendo a controllare >> disse poi prima di scendere rapido verso il suolo atterrando proprio davanti all’ingresso della nave di Babidi.
Osservò la scura porta verticale e vi posò sopra una mano, fece fregare la pelle contro quella superficie fredda mentre con occhio attento cercava di scovare un qualche meccanismo che potesse aprire il portello.
<< Sento che papà è proprio qui sotto … >> sussurrò il ragazzo scrutando il terreno per poi voltare lo sguardo in alto in direzione di Goten e urlare: << HEI GOTEN! SONO QUI GLI ALRI! LI’ COME STA ANDANDO, TUTTO A POSTO? >>.
Il bimbo evitò senza problemi altri attacchi << MI SPARANO ADDOSSO E IO LI EVITO! >> gridò lo scricciolo con un largo sorriso sul volto. Trunks piegò un poco la testa verso il basso, per compiere un cenno di autoincitamento, poi scattò nuovamente verso il bambino per procedere oltre in direzione di quegli esseri che oramai stavano andando nel pallone: il sayan si avvicinò ad uno di quegli ometti, lo colpì in pieno stomaco facendolo rannicchiare su sé stesso per poi farlo esplodere dopo avergli iniettato un’onda all’interno del corpo. L’essere scomparve e pertanto lo strano contenitore che aveva tra le mani precipitò velocemente andandosi poi a frantumare contro il terreno sottostante. Il silenzio calò improvvisamente e mentre Goten, con aria stralunata, osservava l’amico su di giri, gli scagnozzi di Babidi tremavano come foglie. Uno di quest’ultimi, preso dal panico, emise un urlo straziato e cercò di fuggire lontano assieme agli altri che lo seguivano nella speranza che fuggendo avrebbero avuto salva la vita … errore madornale: il glicine alzò entrambe le mani in loro direzione, concentrò sulle punte delle dita tutta la forza possibile e generò un raggio dalla luce abbagliante, talmente luminoso che il sole a confronto sembrava una stella morta. I corpi dei nemici colpiti iniziarono a bruciare vistosamente prima di sbriciolarsi e volare lontano grazie al leggero venticello passeggero mentre i pochi rimasti integri, poiché avevano evitato fortuitamente l’attacco, erano sbiancati come cenci.
Il bambino alzò verso il cielo un pugno chiuso in direzione delle nuvole mentre il largo sorriso lasciava scoperti i bianchi denti << Bravo Trunks, hai sconfitto i cattivi!! >>. Il lilla ridacchiò e dopo aver strizzato un occhio verso Goten sfregò il dito indice contro le narici che in quel momento erano appena dilatate per colpa del nuovo senso di grandezza << Ma certo, che credevi? >>. I due si sorrisero vicendevolmente lasciando che gli tre estranei, unici sopravvissuti, scappassero con altrettanti serbatoi. Il fatto era che credevano di avere fatto abbastanza per quei poveracci che sicuramente non si sarebbero fatti rivedere nei paraggi, ignari che in realtà non facevano altro che eseguire gli ordini di Babidi affibbiati loro poco prima.
I due sayan annullarono la distanza che v’era tra loro e il terriccio attorno a quella strana e altrettanto piccola struttura e poi, appena le suole delle scarpette ebbero schiacciato quella sabbia marroncina, Goten iniziò a correre attorno allo strano oggetto come per capire di cosa si trattasse con la stessa foga che impiegherebbe un cagnolino a rincorrersi per acciuffare la propria coda. Trunks avanzò di pochi passi e poggiò nuovamente le mani su quella che aveva tutto l’aspetto di una porta, le fece muovere lì sopra e nei dintorni per riuscire a scovare quel meccanismo che poteva aprire il portello, lo stesso che non era riuscito a trovare prima.
Trascorsero alcuni minuti ma in quelli il lilla fallì nella sua missione: non un bottone, ne una levetta, ne un meccanismo strano e curioso era presente per aprire quella porta e quindi il ragazzo, dopo avere poggiato le mani ai fianchi e aver arretrato di alcuni passi, alzò un poco il viso per scrutare la medesima “M”, posta al di sopra dell’ingresso, che era già stata vista sull’individuo che l’aveva aggredito. Gli occhi azzurri poi si abbassarono quando Goten gli si fermò a fianco nuovamente tranquillo perché aveva concluso la sua corsa contro il tempo … cosa che poteva fare tranquillamente. Il piccolo agitò un poco le braccia imitando senza volere, una sottospecie di pollo con le ali tese e poi alzò il musetto verso Trunks << Hei, perché siamo qui? Io sento che papà e Gohan sono qua sotto … >> mormorò facendo picchiettare al contempo il piedino a ridosso del terriccio. Il figlio di Vegeta incrociò le braccia lasciando che le labbra si arricciassero in una leggera smorfia << Lo so Goten, il fatto è che non c’è modo per aprirla … >> enunciò poco convinto mentre il piccolo lo osservava in attesa di altro ma poi, constatato che questo non arrivava rapidamente, si lasciò andare ad un fiacco “Ah”. Trunks si portò una mano al viso e con essa si afferrò il mento mentre il cervello aveva oramai dato per unica possibile l’ultimo pensiero venutogli. Il glicine fece spallucce mentre alzava la stessa mano che teneva al mento in direzione della porta, scosse lievemente la testa affiancato da un pesante mutismo di Goten << Vabbé … >> mormorò sconfitto dalla stessa soluzione spartana che aveva trovato e stava adattando.
Un medio raggio di energia perforò il portello facendolo cadere dall’altra oltre, su di un’altra superficie che bloccava nuovamente il passaggio. Quando il terreno smise di tremare Goten saltellò oltre la soglia fermandosi su di un altro pannello, quella volta parallelo al suolo, che impediva l'accesso a quella che sembrava l’unica via.
<< A questo ci penso io! >> esclamò il piccolo all’amico che osservava silenzioso la scena nella quale Goten, messosi a svolazzare sopra a quel tappo dalla forma circolare e dal colore nero, teneva i palmi delle mani aperti in direzione del sottosuolo. Il figlio si Goku si trasformò in un battibaleno in super sayan e gridò forte prima di generare una grande onda che colpì e distrusse non solo quel blocco ma anche quelli che li separavano dagli amici.
Nei piani inferiori Kaioshin ne stava dicendo di tutti i colori e quando Crillin venne coinvolto nel colpo violento del piccolo monello espresse tutta la sua rabbia riguardo quella situazione e gli amici, poveretti, rimasero ad ascoltarlo finché non videro il faccino buffo del piccolo Goten che, a testa in giù, osservava incuriosito l’intera stanza per poi fiondarsi nelle braccia del padre quando i loro sguardi si incontrarono.
<< Goten! Piccolo birbante! >> esclamò il papà al suo campione stringendolo tra le braccia fregando poi con una delle larghe mani la moltitudine di capelli mori. Il bimbo ridacchiò tutto contento, salutando tutti , per poi soffermarsi su di un individuo che era sdraiato a terra e sembrava carbonizzato dal gran che era bruciacchiato << Hei, ma cosa gli è successo? >> chiese ingenuamente in direzione del fratellone che gli sorrideva tranquillo e alquanto divertito.
Crillin balzò in piedi e si mise le mani nei capelli strinati << HAI, CHE MALE! … >> esordì prima di voltarsi contro il Son colpevole con le lacrime agli occhi << … I miei capelli sono rovinati, sarò costretto a ritagliarmeli adesso! >>. Goku aumentò l’ampiezza del suo sorriso ed osservò per un nano secondo Goten che aveva poggiato entrambe le mani sulle sue spalle prima di scrutare con aria amichevole il suo più grande simpatizzante << Dai Crillin, Goten mica lo ha fatto apposta e poi secondo me stavi meglio calvo >>.
Il nano si passò una mano nei capelli come se fosse stata una spazzola e quando vide moltissimi filamenti cadere a terra sbuffò sconsolato facendo crollare le spalle << Che sfortuna, e dire che ci avevo messo tanto per farli crescere … E comunque Goku, nel mio caso si dice rasato, non calvo. Piccolo è calvo >> disse indicando con un pollice il namecciano che senza volere era stato preso in ballo. Goku osservò un poco accigliato Piccolo e dopo averlo scrutato attentamente disse nuovamente la sua << Starebbe malissimo con i capelli, non ce lo vedo proprio! >>. In quell’attimo, se non fosse apparso come un gesto stupido, il namecciano avrebbe volentieri dato qualche testata alla parete metallica dato che non riusciva a spiegarsi perché, ogni volta ci fosse un’argomentazione sciocca, lui fosse sempre in mezzo a certi commenti.
Mentre una sonora risata si alzava lievemente grazie a pochi dei presenti, Trunks discese il lungo corridoio verticale presentandosi con una posa elegante: le gambe tese e poste l’una a fianco dell’altra mentre le braccia, rigorosamente incrociate al petto, rendevano ancora più adulta quella figura che discendendo emanava una certa fierezza nei movimenti lenti. Il glicine posò i piedi a terra, sciolse il crocicchio delle braccia e si limitò a sorridere ai presenti invece di verbalizzare il suo saluto ai più mentre per Vegeta riserbò un trattamento differente: il ragazzo si avvicinò al padre ombroso che era poggiato alla parete della stanza e socchiuse un poco gli occhi poiché travolto da un’insensata (oppure no) tenerezza nei suoi confronti.
<< Ciao papà … >> mormorò piano il giovane, come se il silenzio attorno a loro fosse sacro, come se il peso di quelle parole meritasse di essere pronunciato soltanto sottovoce, in maniera intima e confidenziale, come se quell’ennesima dimostrazione di affetto avesse la stessa valenza della primissima fatta con il cuore in mano. Gli occhi scuri e tenebrosi del principe dei sayan si posarono su quelli azzurri del ragazzo venuto dal futuro soltanto per pochissimi attimi e successivamente ad essi Vegeta bofonchiò un “Ciao” secco e insipido prima di staccarsi dal sostegno e allontanarsi senza proferire altro. Trunks si ritrovò ad abbassare gli occhi al suo passaggio e a rodersi nuovamente il fegato: ogni volta il trattamento era simile e ogni volta il ragazzo si ripeteva che lui era fatto così, che non lo poteva cambiare, e che era già tanto che lui si dimostrasse disponibile e sopportante fino a quel livello, che era fortunato ma non poteva, non doveva pretendere di più. Il giovane sayan osservò lo spazio rimasto vuoto e lasciò che gli occhi vibrassero appena mentre il cervello, per dare una risposta al cuore bramante di affetto, elargiva soltanto quella triste verità il quale era al corrente da tempo: il rapporto tra lui è Vegeta era solido soltanto in apparenza, lui che doveva essere il portante per quel personaggio schivo e misterioso, era tutt’altro che resistente ma se fosse crollato, se avesse soltanto pensato che il loro legame non avesse avuto alcun valore, lo avrebbe perso per sempre pentendosene poi amaramente. Il tempo trascorso assieme non aveva rafforzato quel rapporto già incrinato ma nonostante ciò non crollava per colpa di qualcosa e Trunks, non sapendo cosa fosse questo qualcosa, si aggrappava ad esso e continuava ad incassare gli insuccessi nella speranza che quella sua tortura valesse almeno un briciolo di più di quanto si aspettasse. Il glicine tornò a sorridere e si voltò verso gli amici fingendo di non essere amareggiato.
Goten saltò giù dalle braccia del padre e chiese cosa stesse succedendo e Gohan, sentendosi all’altezza del compito di divulgatore di tali avvenimenti, iniziò a raccontare certosino soddisfando tutt’alpiù anche l’attenzione dell’altro ragazzo che aveva trovato nuovamente qualcosa quel fare viaggiare lontano i brutti pensieri.

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L’oggetto della narrazione del primogenito di Goku, ovvero il mago Babidi, osservava inquieto dalla sfera di cristallo le azioni che compivano i suoi unici tre adepti in libertà ma poi, vedendo che si fermavano a cogliere le energie da esseri inferiori e assolutamente inadatti per il risveglio del suo MajinBu, posò le ossute mani sulla testa e iniziò a scuoterla come per svegliarsi da quel brutto sogno. Il mago aveva mandato all’esterno i suoi uomini pur sapendo che erano in arrivo altri compagni di quegli impiastri ma non si aspettava di certo tutta quella potenza e quindi, quando aveva visto perire i suoi uomini, vi era rimasto parecchio corto, abbattuto come se lui fosse stato nel mezzo del potente raggio. La bocca semiaperta non emetteva un fiato, non erano necessarie parole per descrivere il suo stato d’animo.
Un moto di orgoglio risalì l’intera colonna vertebrale costringendo il mago a mettersi dritto con una posa fiera, il suo ego gli impedì infatti di compiangersi più del necessario anche perché non tutto era perduto, Darbula era inoltre ancora al suo fianco pronto per battersi per lui e la nobile causa. Babidi si incamminò verso la porta della stanza e la oltrepassò con decisione non stupendosi affatto di non vedere alcuno nei pressi di quella stanza pensando che probabilmente, il resto della marmaglia addetta alla sua protezione fosse nelle stanze poiché non richiamata all’ordine. Il mago oltrepassò codeste stanze mantenendo il suo passo svelto fermandosi poi dinanzi a una porta scura dalle cui fessure laterali fuoriuscivano delle piccole scariche elettriche, si alzò in volo con estrema facilità e si fermò a mezz’aria e fece brillare gli occhi di una luce chiara che, in un attimo, fece spalancare la pesante porta. Darbula, che si trovava in quella stanza a meditare, si mise immediatamente composto e si inchinò dinanzi al padrone che lentamente gli si avvicinava per raccogliere i nuovi omaggi che però vennero bloccati a sorpresa << Non è il momento Darbula, seguimi >>.
Il suddito si alzò in piedi e seguì il proprio padrone oltre l’uscio, oltre il primo corridoio per poi fermarsi dietro a lui quando egli si bloccò dinanzi alle stanze degli altri suoi seguaci. Babidi voltò un poco l’occhio verso il demone dalla faccia rossa << Mettili tutti in riga, li voglio pronti in meno di un minuto e mi raccomando … >> sibilò l’essere con una voce quasi cantilenante << … non farne fuori nemmeno uno, ci servono tutti >>. Darbula annuì e dopo aver fatto un grande inchino aprì con furia la porta effettuando gli ordini impartiti mentre il mago tornava al proprio posto.
Come ordinato Darbula fu di ritorno con il resto dei suoi uomini, un numero ben minore rispetto al battaglione precedente, e tutti i presenti si disposero in una fila ordinata in attesa dei nuovi comandi mentre il secondo al potere, il signore degli inferi, li sorvegliava con aria truce nella speranza di non scovare qualcosa fuori posto. Babidi si avvicinò alla grande sfera di cristallo ed indicò i personaggi che vi erano proiettati prima di incominciare a parlare con un tono acuto e fastidiosissimo << Stanno rovinando i miei piani! Per risolvere la situazione Darbula si occuperà di loro mentre voi altri … >> proferì in direzione dei sudditi dalle potenzialità ben minori << … Voi andrete a prendere i rimanenti immagazzinatori di energia e seguite gli altri verso questo torneo! >>.
Tutti si inchinarono in segno di saluto per poi mettersi a svolgere il proprio compito.
Darbula incontrò i suoi ospiti mentre i subordinati del mago se la filavano silenziosi come gatti …

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Al torneo Tenkaichi li tempo scorreva inesorabilmente, ovvero non passava mai. Da tempo Genio, la famiglia Brief, i Son e gli altri erano tornati sulle grandi gradinate affiancati da una gentilissima Videl che, vista la mancanza del padre nei dintorni, ne approfittò per instaurare un legame più solido con la madre di Gohan, Chichi, anche perché non è che andassero proprio d’accordo … La signora infatti era restia a lasciare a briglia sciolta il primogenito ma poi però, quando venne a sapere che la ragazza aveva molti fondi da parte, decise di essere un poco più permissiva e gentile nei suoi confronti. Inutile dire che Bulma, conoscendo il personaggio, comprese a pieno le intezioni della donna.
Nel frattanto un altro elemento del gentil sesso attendeva il proprio momento: 18, silenziosa creatura dallo sguardo glaciale, rimaneva immobile vicina all’ingresso del palazzo antistante al grande ring in attesa che il suo combattimento, e quindi di conseguenza la vittoria del torneo in generale nel giro di pochi minuti, giungesse anche se la mancanza di così tanti lottatori aveva scombussolato l’intera organizzazione che non sapeva come muoversi. La bionda sbuffò varie volte ma in ogni attimo in cui le sembrava di toccare il fondo poiché stava raschiando nel suo contenitore di pazienza, alzava gli occhi verso la tribuna e incontrava lo sguardo della sua bella bambina, simbolo del suo amore verso il marito e sfatamento del suo essere un mero freddo cyborg. Un sorriso dolce le solcava il viso quando Marron la salutava con le manine, quando si riempiva i polmoni fino a scoppiare egli urlava “Forza mammina, sei la più forte” e quando sorrideva e basta magari perché un vicino le aveva offerto una caramella. Alla stessa velocità con cui il segno di contentezza appariva poi svaniva per colpa del soggetto che teneva il suo tesoro tra le braccia: il fratello 17, nonostante fosse premuroso con la sua nipote, era sempre apparso agli occhi della sorella come uno sciocco e pertanto la infastidiva vederlo con sua figlia anche se però, vedendo il resto della gente del “gruppo di Crillin” e quindi, “gli amici di Goku”, non riusciva a localizzare qualcuno che fosse meglio. Sbuffò nuovamente, scocciata dell’attesa mentre il cronista, in quel frangente odiato da tutti gli spettatori perché non faceva continuare il torneo, salì sul ring e si incamminò nel mezzo dello spiazzo evitando poi le lattine che gli venivano lanciate contro accompagnate da urla emesse da parsone fortemente spazientite.
L’ometto con gli occhiali evitò tutti gli oggetti prima di inginocchiarsi a terra come per chiedere un momento di tregua nel quale potesse parlare. Il pubblico intero, vedendo quel gesto di sottomissione, tacque e rimase in silenzio. Chichi, che era una di quelle persone con i nervi in crisi poiché i propri bambini erano alla battaglia, attendeva il proseguimento del torneo soltanto per pensare ad altro e quindi, quando ella vide come gli altri quel gesto, incrociò le braccia al petto e asserì seria << Adesso sono curiosa di vedere cosa si inventano >>.
Il cronista si pulì dalla polvere che aveva addosso e portò il microfono alla bocca << Signori e signore, scusate l’attesa. Fino a un secondo fa non speravamo come proseguire con gli incontri ma adesso, grazie all’aiuto di una mente illuminante, abbiamo la soluzione! Un bell’applauso! >> gridò poi facendo segno alla “mente geniale” di fare il suo ingresso nell’area mostrandosi. Il pubblico, con pochi esclusi, esplose in un boato fragoroso con delle sequele di applausi che sembravano non avere fine mentre i fischi di poco prima si trasformarono in incitamenti grazie alla figura di Mr. Satan che, simpatico ma ingordo di attenzioni come suo solito, si apprestava ad effettuare uno dei suoi ingressi con piroetta per fare scaldare ulteriormente i suoi fan. Videl si coprì gli occhi di vergogna quando vide il genitore inciampare su di uno degli scalini che portavano al ring e poi cadere giù da esso. Il campione però non si fece fermare da ciò e quindi si rialzò in piedi mostrando bene la “V” di vittoria fatta con le dita mentre nella parte alta della nuca iniziava a comparire un bernoccolo << TRANQUILLI! ERA UNO SCHERZO! >>. I fan scoppiarono a ridere sentendo di amare sempre più il loro campione perché era davvero simpatico anche se credevano che la sua fosse soltanto scena …
L’omaccione con la capigliatura alla afro raggiunse il cronista ed afferrò il microfono del cronista portandoselo all’altezza delle labbra, o dei baffi, vedete voi << Mi è venuta un’idea geniale: i restanti combattenti, me compreso, faranno un tutti contro tutti! … >> il pubblico applaudì per poi smettere quando Satan fece un cenno di silenzio << … Sarà una bella impresa ma io ce la metterò tutta! CREDETE IN ME! >>. Mentre gli spettatori proseguivano i festeggiamenti momentanei il signorotto dai capelli biondi e occhiali (sempre il cronista) riprese il proprio attrezzo e si avvicinò al campione << Bel discorso anche se breve signor Satan >>.
<< Grazie >> proferì tenendo gli occhi chiusi.
<< Certo che è proprio grandioso il torneo di quest’anno, guardi: ci sono anche i caccia per fare le scie di colore! >> disse l’ometto indicando in lontananza tanti puntini scuri che si avvicinavano emettendo dei forti suoni.
Mr. Satan strabuzzò un poco gli occhi facendo arricciare i baffi << Quali caccia? Io non ne so niente >>.
Ci vollero pochi istanti prima che la verità giungesse: gli uomini di Babidi si avvicinarono ed attaccarono i presenti con onde di energia che uccisero un sacco di persone mettendo le altre in uno stato di forte panico.

 

 

 

... Continua ...

  
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