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Autore: L_Honey    29/11/2014    1 recensioni
Mi chiamo Elise Lanvier e sono la vera protagonista del romanzo disastroso che è la mia vita. Forse la sto mettendo troppo sul drammatico. Non è che mi piaccia farlo, magari forse solo un po’, ma la maggior parte delle volte penso: “Cavolo! Ma queste cose succedono veramente a me?”.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Lysandro, Nathaniel, Professor Faraize, Rosalya
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Elise Lanvier e sono la vera protagonista del romanzo disastroso che è la mia vita. Forse la sto mettendo troppo sul drammatico. Non è che mi piaccia farlo, magari forse solo un po’, ma la maggior parte delle volte penso: “Cavolo! Ma queste cose succedono veramente a me?”.  Era il settembre del mio penultimo anno, e il resoconto della situazione era: nuova città, nuova casa, nuova scuola e un mondo di possibilità ai miei piedi. Non chiedetemi come mi sentissi il mio primo giorno di liceo, perché davvero la corda di un violino sarebbe stata meno tesa. So solo che dall’esterno dovevo avere proprio un’aria da rimbecillita. Ero lì con mia zia Remie al fianco che stamattina aveva insistito tanto per accompagnarmi nonostante le avessi ampliamente spiegato di non avere bisogno di un supporto morale e che avevo due gambe sufficienti per farmi arrivare a destinazione. Ma figurarsi, era una guerra persa in partenza.
Beh, come ti sembra? Non è affatto male! Un gran bel cortile, la palestra ed è stata rinnovata da poco la struttura!
Penso che rispetto al mio vecchio liceo qualsiasi altro posto sarebbe considerato una suite presidenziale! Però va bene, mi piace!
Perfetto, io devo scappare altrimenti faccio tardi a lavoro. Ci vediamo stasera a casa e mi racconti tutto! Elise, ti prego cerca di essere simpatica almeno oggi! mi diceva nel mentre aveva già preso la giusta distanza di sicurezza da quell’affermazione.
“Io sono sempre simpatica! Che significa poi cerca di essere simpatica!? Io spero che loro siano simpatici!” mi ripetevo farneticando mentre mi avvicinavo alla porta.
Quello che vidi dopo era un corridoio enorme e orde di persone che correvano come matti da un posto all’altro. L’ambiente profumava di detersivo al limone. Lì per lì mi sembrava uno strano accostamento quando il suono della campanella mi distolse completamente da quel pensiero. In uno sbattere di ciglia il corridoio era deserto, in lontananza palle di fieno che rotolavano, e io non avevo la più pallida idea di cosa fare o di dove andare. Fortunatamente il mio senso di smarrimento durò poco perché una signora distinta ed impettita venne subito in mio soccorso. La preside del liceo Amoris era lì davanti a me e l’unica cosa a cui io riuscissi a pensare in quel momento era “Dio, sembra un confetto gigante” .
E lei la nuova alunna? La stavamo di certo aspettando!
Ehm, si!?
Prego, si rechi in sala delegati per completare la sua iscrizione al liceo e tutte le informazioni che le servono le verranno date!
ok…”
Si sbrighi! Non ha mica tutto il giorno!

Prima impressione di quella donna: totalmente da EVITARE.
Continuai a camminare per il corridoio e dopo poco mi ritrovai davanti la sala delegati, girai con circospezione il pomello della porta ed entrai. Pile su pile di scartoffie e nessuna ombra di genere umano in vista. Mi guardai intorno con nonchalance per un po’ e affondai su un comodo divanetto in pelle messo lì per le attese. Trovai sul tavolino davanti a me dei dépliant illustrativi sulla scuola e ci infilai il naso. Mi ero immersa nella  lettura quando dietro di me sento squittire:
Oh, buongiorno!
Mi voltai di scatto ed ebbi un infarto fulminante.
C-ciao! furono le uniche sillabe che mi uscirono dalla bocca perché ormai la mia mente era partita per viaggi infiniti. Mi ritrovai davanti un ragazzo in cravatta che aveva il sorriso più rassicurante del mondo ed era carino, oh se lo era. Sapete io ho una passione per i biondi, no  non  posso farci niente, sono in assoluto il mio prototipo e quello si che era un biondo con i fiocchi. Due occhi miele completavano il quadro, e lasciamo perdere quello che vidi al di sotto della faccia perché per me l’equazione uomo + biondo + camicia bianca (fisico discretamente allenato) sta a matrimonio + due figli + casa in città (monovolume in garage).
Il mio flash della nostra splendida vita insieme e delle nostre vacanze in montagna vennero interrotte dall’unica frase che mi interessava davvero ascoltare di tutto il monologo che lui aveva cominciato ma che io avevo deliberatamente ignorato per far spazio alle mie fantasie.
“…ad ogni modo, io mi chiamo Nathaniel.
Ritornata per un attimo cosciente decisi di darmi un tono e cominciai
Piacere io sono Elise, sono nuova e ho bisogno di completare la mia iscrizione!
Che è quello che ti ho appena detto!? La tua iscrizione è pronta da stamane me ne sono occupato personalmente qui cè un fascicolo con tutte le informazioni che ti servono: la tua classe, la combinazione del tuo armadietto e il programma per le attività extrascolastiche!
Wow, ehm scusa! Grazie!... Aspetta, di cosa parliamo esattamente con queste  attività extrascolastiche- ?!
Dopo le lezioni puoi scegliere di frequentare uno dei club che abbiamo a scuola, e sarebbe bene che decidessi in fretta perché restano dei posti solo in quello di basket e di giardinaggio!
Quindi il  puoi scegliere- non è che un eufemismo.
Allultima vocale che pronuncio Nathaniel scoppia a ridere e io mi innamoravo sempre più profondamente. 
In pratica!... Allora hai preferenze?
Bah. Uhm è una scelta abbastanza ardua devo ammetterlo! Con tutta questa ampia scelta!
Io suggerirei di rifletterci con cura
No, il pollice verde decisamente non ce lho. Quindi vada per il club di Basket e che Dio mi salvi da un possibile trauma cranico provocato da una pallonata!
Non dirlo neanche per scherzo! Non facciamo assicurazioni sugli studenti!
Con me dovreste iniziare a pensarci!
Spero sia una battuta anche questa! Allora dopo le lezioni vai in palestra è li che si ritrova il club, sapranno darti loro di più!
Andata.
Puoi andare in classe.
Nathaniel io non so nemmeno da che parte si vada per le classi!
Oh giusto! Ti faccio fare un piccolo tour! Vieni!
E tutto quello a cui riuscivo a pensare in quel momento era “Che schifo il club di basket!” e “Ma quanto saranno morbidi i suoi capelli!?”
Ero combattuta tra la noia e l’eccitazione dovuta dalla presenza di Nathaniel che mi mostrò la biblioteca, la sala professori e le varie classi.
Questa per esempio è la mia!
Scusa!? Sei uno studente!?
Ehm si, aiuto solo in segreteria come attività extra.
Ti facevo più vecchio…”
Facciamo finta che non lho sentita…”
Non era del tutto un offesa eh!
Questa è la tua classe, entra e presentati ai tuoi compagni! Le lezioni finiscono all1 in punto!
Grazie Nath! Gentile da parte tua!
Nath!? mi ribatté lui divertito.
Ci vediamo!
Busso con fermezza alla porta ed entro lasciando il mio delegato del cuore in corridoio, avevo il battito accellerato e iniziavo a sudare. Succede sempre così sudo e mi si gonfiano i capelli. Devo avere proprio un aspetto terribile. Un professore piuttosto giovane mi accoglie e si presenta con pazienza come Mr Faraize mettendomi davanti alla classe. Non più di una quindicina di facce di perfetti sconosciuti ed i loro occhi puntati su di me. Io che non avevo niente da dire, ero nel panico più totale. Ottima prima impressione Elise complimenti. Ci furono attimi di puro silenzio imbarazzante quando una ragazza in seconda fila si alzò e disse: “Qui c’è un posto libero, puoi venire a sederti!”
Tirando un sospiro di sollievo per la fine del mio patibolo esposto in pubblica piazza cercai di avvicinarmi con cautela al mio posto per evitare in inciampare in cartelle altrui, e rendere peggiore la mia prima impressione, figuriamoci mica potevano distanziali un po’ questi banchi… ci dobbiamo sentire tutti come una grande famiglia unita. E fu lì, in quell’esatto e preciso momento in cui il mio cervello finì di elaborare questo pensiero che mi ritrovai con il muso a terra. Il tutto coronato da un ilarità generale seguita da vari ed inutili tentativi del il mio nuovo professore di riportare tutti alla calma. Odiavo già tutti. Solo la ragazza di prima si fece avanti per aiutare a rialzarmi. Dopo aver poggiato il sedere presi un sospiro di sollievo misto a rassegnazione e mi guardai in torno con fare circospetto. La mia nuova compagna di banco era davvero un bel tipo capelli lunghissimi e luminosissimi un viso dolce e delicato e dei vestiti che regina Maria Antonietta gli avrebbe volentieri strappato di dosso. Veramente un tipo particolare. Di scatto si girò notando il mio fissarla in maniera inebetita, se la rise sotto i baffi bisbigliandomi:
Piacere di conoscerti io sono Rosa! mi sganciò un sorriso da complice.
Elise Contraccambiai il sorriso.
Le ore successive trascorsero lentissime, le lezioni sembravano non finire mai, il professor Faraize non rendeva di certo le cose interessanti cercai di fare appello a tutto il mio senso di responsabilità per prendere appunti sulle sue approfonditissime spiegazioni. Fortunatamente le chiacchiere buttate lì con Rosa alleggerirono la situazione e riuscì ad arrivare al pomeriggio senza tentare il suicidio. Quando la campanella suonò io e lei eravamo diventate già migliori amiche, avevamo tanto in comune ci piaceva la stessa musica e odiavamo entrambe la matematica. Per me tanto bastava. Ci lasciammo sulla porta con un occhiolino e un appuntamento il giorno dopo per andare a mangiare insieme un muffin in centro. Quella giornata davvero sembrava non finire mai. Attraversai il cortile guardandomi attorno, in cerca della palestra. Devo ammettere però che più la esploravo più quella scuola mi piaceva. E se cominciavo a pensare che il peggio fosse passato, mi sbagliavo di grosso. Al club di basket mi fu detto che siccome ero quella nuova avrei dovuto prima di tutto “riscaldarmi” mettendo a posto tutta l’attrezzatura e lucidando i palloni. Boris il mio coach non mi presentò nemmeno la squadra trascinandomi dritta al deposito attrezzi, sembrava quasi non spettasse altro. Decisamente non può andare peggio la giornata pensai. Iniziai a raccogliere ogni genere di cianfrusaglia sportiva dal deposito. Mi chiesi per tutto il tempo quanto potevano essere disordinati un gruppo di uomini che non aveva in testa altro che palle. Risi compiaciuta del mio stesso sense of humor mentre continuavano i miei affondi da giovane raccoglitrice di ciarpame. Devo dire poi che lucidare i palloni fu la parte più interessante. Iniziai tutta una ricerca filosofica sulla terra e il senso della vita. Ci misi un eternità. I ragazzi della squadra se ne andavano uno dopo l’altro mentre io ancora andavo per olio di gomito. Il coach facendo per andarsene mi indicò gli spogliatoi e mi disse di andare a ritirare la divisa della quadra che aveva preparato per me quando avessi finito. Certo non potevo di certo mancare un pallone, sarebbe una catastrofe. Mentre lo guardavo andare via mollai secchi e stracci e decisi che per oggi la giornata mi era davvero bastata e che potevo tornare a casa a pensare seriamente di lasciare il paese per sempre. Entrai nello spogliatoio e vidi la mia divisa poggiata su una panchina. Devo ammettere che era figa sul serio. Sfilai con cura la mia camicetta blu scelta appositamente per fare bella impressione il primo giorno, la ripiegai con attenzione e mi infilai la canottiera della squadra quando alle mie spalle sentì battere le mani.
“Grazie infinite per lo spettacolo.”
Il mio flusso sanguigno defluì tutto nelle guance mentre mi voltavo lentamente per guardare negli occhi la mia ennesima figuraccia.  
“Esattamente, come hai fatto a non notare la scritta sulla porta che dice a caratteri cubitali SPOGLIATOIO MASCHILE?”
Io ero impietrita. Davanti a me un uomo bello, bagnato e mezzo nudo, i raggi x partirono in automatico. Una cascata di capelli rosso fuoco gocciolava su un viso beffardo e assolutamente perfetto, le sopracciglia inarcate facevano da cornice ad un paio di occhi verde intenso fissi nei miei, le spalle larghe e il suo petto. Cristo, il suo petto scolpito nei minimi dettagli. Seguì con lo sguardo una goccia che gli scese fino all’asciugamano che gli copriva il bassoventre e mi sentivo avvampare.
“Hey, ragazzina si paga un biglietto di solito per godersi lo show, hai intenzione di stare lì a fissarmi ancora per molto?”
La sua gentilezza mi stizzì tanto da riportarmi subito alla realtà riprendendo a pieno le mie facoltà mentali.
“Calmati dolcezza me ne sto andando dovevo solo prendere la mia divisa!”
“Ah, sei la ragazza nuova! Oggi non si è parlato d’altro che del tuo salto acrobatico triplo in classe!”
“Non avete niente di meglio da fare da queste parti?”
“Ci annoiamo facilmente.”
“Lieta di intrattenervi”
“Pensavo di stare intrattenendo io te adesso...”
“Ceeerto. Si, ciao dolcezza, ci si vede in giro.” 

Girai i tacchi il può velocemente possibile cercando di scappare kilometri lontano da quel tipo che trasudava nient’altro che PROBLEMI.
“Hey ti stai dimenticando qualcosa o sbaglio!?”
“Ma non penso prop…”
 Mi voltai di scatto indietro e vidi la mia adorata camicetta blu che penzolava dal suo dito. Mi soffermai in attimo a fissare la sua espressione divertita e quel sorrisetto maligno che non accennava a smuoversi, ritornai poi sulla mia camicia. Mi avvicinai con cautela come si avvicina un coniglio alla tana del lupo, e me lo sentivo, oh se me lo sentivo che un lupo in confronto sarebbe stato come un compagno di merende. Allungai la mano per afferrare la camicia e sentì la sua tirarmi. Mi ritrovai senza neanche rendermene conto, in un attimo, contro il muro dello spogliatoio, le mani sopra la testa strette in una morsa e il peso del suo corpo caldo e umido contro il mio. Non riuscivo a muovermi e non riuscivo a realizzare, non mi rendevo conto neanche di respirare in quell’istante in cui vedevo rosso. Lui si avvicinava sempre di più alla mia faccia e l’ultima cosa che riuscì a distinguere fu solo quel sorrisetto beffardo trasformarsi in un vero e proprio ghigno. Nella mia mente bianco.
   
 
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