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Autore: teensyears    29/11/2014    3 recensioni
«Siamo colleghi da anni e non so neanche il tuo gruppo sanguigno».
«A positivo».
«Ma guarda un po', anch'io».
«Conta sul mio rene» rispose.
«No, conta prima tu sul mio» ribattè lei con velato sarcasmo.
I pensieri di Olivia Benson dopo la dipartita del suo collega per ben oltre 12 anni, Elliot Stabler.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Olivia Benson
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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This gif is not by my own.
 











 
 


Characters: Olivia Benson.
Flashback episodes: 7x19 Senso Di Colpa, 10x07 Natura Selvaggia, 8x09 Il Coreografo, 13x01 Terra Bruciata, 12x19 La Bomba, 9x14 Gli Embrioni, 8x07 Il Tatuaggio, 11x21 L'incendio, 9x09 Paternità, 11x06 Spiati, 1x01 Il Conto Da Pagare.
Fandom: Law&Order SVU (Special Victims Unit/Unità Vittime Speciali).
A song for reading: https://www.youtube.com/watch?v=6s0s_ZlwaOs
Disclaimer: I own nothing.
 
***
Era una giornata piovosa ed uggiosa, una di quelle giornate tristi dove non si vorrebbe far altro che dormire.
Olivia era seduta sul suo divano, con una gamba che penzolava verso il pavimento e con l’altra, ritta, che le faceva da poggia gomito.
Stava pensando a tante, troppe cose.  Era completamente immersa nei suoi pensieri da non poter concentrarsi su altro.
Quel giorno, infatti, si era fatta dare la giornata libera, aveva bisogno di pensare un po’ a se stessa, di mettere ordine nella sua vita.
Da troppo tempo ormai, non faceva altro che pensare agli altri, ma mai a se stessa.
Una lacrima irrefrenabile scese lenta e solitaria dal suo occhio lucido.
Chiuse gli occhi per quello che le sembrò un lunghissimo istante.
Qual era la causa di tanto dolore? Qual era? No, non era la domanda giusta.
“Chi è la causa di tanto dolore? Sì, questa è la domanda giusta” pensò Liv.
Erano tre anni che Olivia non aveva più Elliot al suo fianco.
Tre anni che non ci lavorava gomito a gomito, tre anni che non ci litigava, tre anni da quando non udiva più la sua voce, tre anni da quando aveva cambiato collega.
Un’altra lacrima scese dai suoi occhi, questa volta era veloce e bruciava; le lacerava il cuore.
Olivia si mise le mani tra i capelli, stava iniziando a singhiozzare violentemente.
Aveva finto di essere andata avanti, di esserci riuscita, di poter continuare la propria vita senza la persona che amava, ma si era illusa.
«Spara, Olivia, spara».
Quelle parole risuonarono nella sua mente con tanta violenza che dovette mettersi a sedere dritta.
Si ricordava benissimo di quel momento.
«Perdonami, Elliot» era tutto quello che era riuscita a dire quando un folle killer teneva la pistola puntata contro le tempie di Elliot.
Continuava ad impugnare la pistola, puntandola dritta verso il serial killer.
La visione era allucinante.
Gitano teneva la pistola puntata contro Elliot, gli occhi di Elliot ed Olivia si continuavano a guardare incapaci di comunicare.
Elliot la supplicava di sparare, di non commettere il suo stesso errore.
Olivia aveva gli occhi che le bruciavano terribilmente.
Teneva sempre davanti a sé la pistola, ma era inutile perché lei stessa sapeva che non avrebbe mai sparato, avrebbe rischiato di colpire il suo collega.
Questo pensiero le urtò l'anima: non avrebbe mai potuto uccidere il suo migliore amico. Davanti a tanta indecisione ed insicurezza, la visione cominciava a diventare offuscata.
Ma cecchino la precedette, colpendo a morte l’assassino.
Olivia abbassò la pistola e continuò a guardare Elliot; i suoi occhi imploravano perdono e scuse per essere stata ancora una volta, incapace di esprimere i suoi sentimenti.
«Se non ti avesse preceduto quel tiratore avresti sparato, ne sono certo» disse Elliot piano.
Olivia si voltò verso di lui, aveva ancora gli occhi lucidi.
«No, ti sbagli di grosso» mormorò «tu pensi che avrei potuto sul serio? E sul serio volevi che provocassi la tua morte? Non pensi ai tuoi figli?».
«Sì, lo so…»
cercò di spiegare lui tenendo lo sguardo basso.
«E a me non ci pensi?» chiese lei scuotendo la testa.
Olivia si alzò dal divano e camminò su e giù per la stanza cercando di non pensare più a quel lungo dialogo che i due avevano avuto: ma era impossibile, continuava a battere insistentemente nella sua mente.
«Abbiamo messo noi stessi al di sopra del lavoro e questo non deve più accadere, oppure dovrò… cambiare compagno» disse tutto d’un fiato.
«Non posso credere a quello che sento».
«Tu ed il mio lavoro siete le cose alle quali tengo di più a questo mondo e non posso perdervi Olivia, non avrei altro» rispose lui, lasciandola da sola.
Olivia si affacciò alla finestra e osservò la pioggia scendere.
«Capitano… Voglio cambiare compagno».
Queste parole risuonarono nella sua mente.
Ancora oggi non sapeva se aveva fatto la scelta giusta o sbagliata.
Un altro ricordo affiorò nella mente di Olivia.
Elliot era sotto copertura e lei si diresse nella sua abitazione per mantenere un contatto, erano giorni che non si era più fatto sentire.
«Olivia, dannazione, che ci fai qui? Mi tengono sotto controllo!».
«Ho parlato con Kathy ed è più che arrabbiata… E di certo non posso biasimarla!» lo sgridò lei.
«Senti io che potevo fare? Dire ai cattivi che dovevo andare a casa a cambiare i pannolini?» rispose lui scontroso.
Si ricordò di quando quei due banditi entrarono nell’appartamento e lei finse di essere una prostituta.
«Oh non sapevo che ci fosse una festa… Sono 100 per guardare e 250 per partecipare» disse lei beffarda.
L’unico momento in cui era riuscita a sfiorare il petto nudo di Elliot.
Lo strinse forte, anche se era una finzione e lui fece altrettanto.
Si sentiva così al sicuro tra le braccia di quell’uomo che le aveva regalato tanto, ma che l’aveva fatta soffrire tanto.
Come quando nacque Elliot jr, Olivia aveva assistito ed aiutato Kathy quando le due avevano avuto un incidente in auto.
Si ricordò il viso terrificato e spaventato di Elliot e la sua ansia nell’entrare in sala.
«Come sta il bambino?» domandò quando lo vide uscire.
«Bene» rispose Elliot sorridendo.
Olivia annuì sorridente ed Elliot fece per andarsene, ma quando Olivia si voltò fu colta alla sprovvista.
Lui l’avvolse in un caldo e stretto abbraccio.
Era tremante ed Olivia lo strinse forte a sé.
Chiusero entrambi gli occhi, in uno di quei pochi momenti di intimità che avevano.
Si sforzò di ricacciare dentro le lacrime che le stavano per uscire.
«Scelto il nome?» chiese quando i due si distaccarono.
«Katy lo vuole chiamare come me» rispose lui.
«Oh» si finse sorpresa lei «il mondo ha bisogno di un altro Elliot Stabler!» rispose incrociando i suoi occhi azzurri.
Olivia ora piangeva fortemente, Elliot le mancava terribilmente.
Si accontentava anche di averlo per un solo minuto al suo fianco, per dirgli addio.
Invece no, si ritrovava sola, come al solito.
“Sono destinata a rimanere sola” pensò.
La sua forza, la sua grinta e la sua forte determinazione erano sparite.
In quel momento era così fragile che le bastava un solo tocco per cadere.
«Ciao Susette, io sono Elliot e questa è mia moglie Olivia».
Olivia si rimise a sedere.
Queste parole allentarono l’uscita delle sue indomabili lacrime e le fecero spuntare un mezzo sorriso.
“Mia moglie Olivia” ripetè.
Si ricordò la stretta delle mani di Elliot, le loro mani intrecciate. Quante emozioni le pervadevano il corpo quando era a stretto contatto con lui.
Ora che ci ripensava non sapeva proprio come aveva fatto a resistere alla tentazione di vuotare il sacco e di dirgli finalmente quanto lo amava.
Quell’uomo le provocava anche un’immensa gelosia.
Quando lo vide in atteggiamenti più che amichevoli con Dani Beck, le si strinse il cuore.
Non ce la faceva, non reggeva tutto questo.
“Perché ho dovuto nascondere tutto ciò?” si chiese cercando di calmarsi.
In qualche momento si era illusa che Elliot provasse quasi le stesse cose per lei.
Quando corse verso di lei perché Gitano l’aveva accoltellata oppure quando uno psicopatico le teneva la pistola puntata addosso fino a quando Porter non sparò.
«Olivia, Olivia!» gridò lui spaventato, avvicinandosi a lei.
«No, sto bene, il sangue è il suo».
Elliot le prese dolcemente la testa, accarezzandole i capelli e tenendola stretta contro il suo petto.
Olivia non avrebbe mai voluto staccarsi, si sentiva al sicuro le poche volte che era stata a contatto tra le braccia di Elliot.
Erano le braccia tra le quali avrebbe voluto passare il resto della vita.
«Menomale che sei arrivato!».
«Sarei dovuto arrivare prima».

Boom.
Un altro abbraccio, quello più caldo e più intenso che abbiano mai avuto. Un abbraccio che parlava e valeva molto più di delle semplici parole.
Olivia morirebbe tra le braccia del suo compagno.
Ricominciò a singhiozzare.
Provò a sforzarsi di ricordare solo i momenti belli.
«Perché se n’è andata?» chiese riferendosi alla detective Beck.
«Era troppo sensibile» rispose lui guardando il suo caffè.
«Ti trovavi bene con lei?».
«Beh tu mi avevi abbandonato».
«Ah…» si limitò a dire lei, sorseggiando il caffè.
“Tu mi avevi abbandonato” pensò Olivia.
“Era forse una ripicca?”.
«Siamo colleghi da anni e non so neanche il tuo gruppo sanguigno».
«A positivo».
«Ma guarda un po’, anch’io».

«Conta sul mio rene» rispose.
«No, conta prima tu sul mio» ribattè lei con velato sarcasmo.
Questa frase fece scappare un sorriso ad Olivia, intenta ad asciugarsi le lacrime.
Per correre dietro al suo lavoro si era dimenticata di pensare a lei, di crearsi una famiglia.
«No capisco, l’orologio biologico fa tic tac… Vabbè sto zitto».
«Qualche mese fa mi sono informata per un’adozione».

«Fantastico» le sorrise lui, uno di quei sorrisi che Olivia amava profondamente.
«Me l’hanno rifiutata» rispose secca lei.
«Come sarebbe a dire?».
«Beh, sono single non ho neanche una famiglia allargata che mi può dare una mano… Lavoro senza orario… Non mi ritengono un granchè come genitore» disse amareggiata.
«Si sbagliano».
Olivia desiderava ancora adesso un bambino, qualcuno di cui potersi prendere cura, eppure non era riuscita ad avere neanche quello.
«Parlando di Elliot… Tu e lui…»
«No, è sposato».
«Certo».

“Ma perché lo pensavano tutti? Davvero credevano che io fossi una sfascia famiglie? Era tutto ciò che desideravo, Elliot era il mio mondo, ma l’ho sempre rispettato, come ho sempre rispettato la sua famiglia”.
La domanda che le chiese l’ex collega di Elliot le martellava la testa.
«Io sono un buon poliziotto» risposte lei seccata.
«Certo, lo so» disse lui salendo in macchina.
I primi anni di lavoro con il suo collega non erano stati rose e fiori, c’erano state alcune divergenze, ma nonostante questo negli anni erano riusciti a creare una buona alchimia.
Ad Olivia mancava proprio questo.
Le mancava il suo confidente, il suo amico, il suo collega, la persona che sapeva interpretare i suoi silenzi ed i suoi sguardi.
Abbozzò un altro sorriso quando le venne in mente che forse era riuscita a suscitare anche un po’ di gelosia nei suoi confronti.
«Hai il mio numero» disse Porter.
«Sì, ce l’ho anch’io» disse Elliot seccato sbucando dal retro.
Olivia scosse la testa.
«Lascialo perdere…».
«Speriamo che lasci perdere noi».
Olivia si distese sul divano, ancora immersa nei suoi ricordi.
«Vuoi un passaggio a casa?» domandò Porter gentilmente.
«No, non mi serve grazie» rispose Elliot al posto suo.
Olivia chiuse gli occhi.
«Elliot ha appena dato le dimissioni, non ho potuto fare nulla».
«Se l’è voluta» era tutto ciò che era riuscita a dire, quando avrebbe voluto solo che urlare.
«Lo penso anch’io» rispose Cragen.
Gli occhi di Olivia si arrossarono.
«Ti va di parlare?».
«No» disse secca.
«Vuoi prenderti una giornata?».
«Sto bene» mentì.
«Olivia… Mi dispiace».
Da qual momento realizzò di aver perso per sempre Elliot.
Aveva perso tutto ciò che mandava avanti il suo mondo.
Aveva perso il suo migliore amico, ma anche qualcosa di più.
Le lacrime le cominciarono ad uscire fuori, come quel giorno in cui Cragen glielo annunciò.
“Ho bisogno di andare avanti” ripetè tra sé e sé.
Era vero, doveva continuare a vivere, non poteva rimanere ancorata al passato.
“Sono sempre stata forte e lo sarò anche ora”.
Si alzò dal divano e andò in bagno a risciacquarsi il viso.
“Lascialo andare, Liv”.
“Lascialo andare”.
 
***
Notes: Hiiiiii everybody! E' la prima volta che scrivo in questo fandom e diciamo anche la prima volta che scrivo qualcosa su EFP pubblicamente. Avevo scritto due racconti, però non avevo più nè il tempo nè la voglia di mandarli avanti, quindi ho optato per la loro cancellazione.
Allora premetto che guardo Law&Order Unità Vittime Speciali da quando sono nata praticamente, perchè lo guardava e lo guarda tutt'ora la mia famiglia.
So che è un spin off della serie ufficiale, ma non sono molto documentata sulle altre serie ahahah.
Io ho sempre seguito solo e soltanto questa perchè mi piace veramente molto.
Adoro in particolare il personaggio di Olivia Benson e dato che è la prima volta che scrivevo qui, ho pensato di fantasticare un po' sulla tristezza repressa di questo personaggio.
Ho sempre visto Elliot ed Olivia come qualcosa di più che migliori amici, per lo meno dalla parte di Olivia.
E' palese che, almeno lei, sia stracotta di lui.
Comunque, mi piace moltissimo questa "coppia" e sono molto dispiaciuta che Chris Meloni abbia lasciato la serie :(
E soprattutto che non ci sia mai stato neanche un piccolo e furtivo bacio! Ma dannazione!
Vabbè comunque, apparte gli OT ed i miei scleri, volevo riportare alcuni pezzi che mi hanno particolarmente colpita di alcune puntate che secondo me hanno fatto un po' la storia di Benson e Stabler (quelle citate qui ve le ho elencate tutte sopra).
Ho dato una caratterizzazione ad Olivia abbastanza triste, molto malinconica e soprattutto con un grande rimpianto per non esser riuscita a conquistare colui che amava.
Più che altro mi sono contentrata sulle frasi focus e le scene importanti di questa coppia.
Ho trascritto ciò che mi è rimasto più in mente su di loro e quindi boh spero vi piaccia :)
E' una specie di remembering più che una one shot ahahah
   
 
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