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Autore: histattooedarms    29/11/2014    0 recensioni
"Non sapevo come sarebbe andata a finire, ma sapevo che quello che eravamo mi piaceva; mi piaceva tutto di questa vita da quando era arrivato lui, mi piaceva davvero"
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Uscii dall’ospedale in totale silenzio; dovevo riflettere, quella vacanza si era trasformata in un incubo.
Avevo staccato il telefono così da essere irraggiungibile, non volevo che nessuno mi cercasse o mi chiamasse, tanto meno Austin.
Mi incamminai verso un parco, faceva un gran freddo e ogni tanto cadeva qualche piccola goccia di pioggia; il cielo ero coperto da nubi grigiastre, “rispecchia il mio umore” pensai e intanto mi misi le cuffie alle orecchie e feci partire la musica, “mi devo distrarre” pensai in seguito.
Mentre camminavo a passo lento milioni di pensieri mi affollavano la mente: “perché lo ha fatto?” “cosa ne sarà di noi?” “ho sbagliato io in qualche modo?”, non mi davo pace.
Avevo ancora fissa, viva nella mente l’immagine di quella stanzetta cupa dell’ospedale, così fredda e spenta, proprio come Fra, già, Fra che non si era mai lasciata abbattere da nulla, lei che aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra e gli occhi vivi che brillavano di luce propria ora giaceva come un corpo senza vita su uno schifosissimo letto di ospedale.
Mentre pensavo a tutte queste cose mi resi conto di aver percorso un bel po’ di strada e di essermi persa, in più in un posto in cui non conoscevo nemmeno la lingua e chissà a quanti chilometri dal centro di Parigi.
Cominciò a salirmi l’ansia, strano, che cominciò a prendere possesso del mio corpo, dei miei pensieri e di tutta me stessa. Ero sola. Questa volta non avevo davvero nessuno che potesse aiutarmi. Il cielo si faceva sempre più scuro e cominciò a piovere più forte “grandioso, sono proprio furba” pensai maledicendomi per aver preso quella decisione.
Estrassi il cellulare per cercare aiuto; “non c’è campo”.
Come poteva non esserci campo in un posto come quello? Non era possibile, che la sfiga volesse diventarmi amica ormai lo sapevo, ma non credevo fosse diventata la migliore.
Con l’imbrunire la temperatura aveva iniziato ad abbassarsi e io stavo congelando.
“maledetta me e quella volta che mi sono messa questo vestito” dissi a bassa voce quando per clemenza divina sentii chiamare
«BEATRICE!!» mi girai di scatto, ma non riuscii a capire da quale direzione stesse provenendo la voce, il vento la spazzava via in ogni direzione.
Mi chiamarono ancora, ma non capivo così mi fermai e in quel momento fu buio; sentii delle voci familiari, ma non le riconobbi e poi silenzio.

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Mi svegliai in un letto caldo, ma in una stanza spoglia, fredda e che odorava di disinfettante.
“Non anch’io in ospedale, vi prego” pensai tra me e me, ma avevo ragione.
Aprii gli occhi lentamente e mi ritrovai addosso gli occhi di Austin e Tino.
Ancora una volta qualcuno mi aveva salvata, grazie al cielo.
«Ma sei impazzita?!» mi aggredì Austin senza nemmeno salutare.
«Buongiorno anche a te, Austin» gli risposi acida, voltandomi e volgendo poi un sorriso a Tino il quale ricambiò assumendo un’ espressione più sollevata.
«Buongiorno un cazzo, che ti è saltato in mente? Scappare così senza dire niente, ma ci pensi a noi, a me? Sei quasi morta per ipotermia perché sei un’incosciente e te ne sei andata staccando addirittura il cellulare, cos’è, volevi suicidarti pure tu?»
Non risposi, abbassai solamente lo sguardo e mi portai le mani al volto: aveva ragione.
«Austin non essere così duro con lei, ne ha già passate tante per questi due giorni. Probabilmente voleva solo schiarirsi le idee» intervenne Tino cercando di calmare l’amico, ma lui continuava a fissarmi, sentivo il suo sguardo trapassarmi la pelle, infiltrarsi nelle mie ossa, non avevo il coraggio di guardarlo.
«Guardami quando ti parlo, cazzo!» Sbottò strattonandomi per i polsi «Voglio sapere perché te ne sei andata via così senza avvisarmi, hai idea di che cosa ci hai fatto passare? No che non ne hai, ci hai pensato a Fra?! No che non ci hai pensato, pensi sempre e solo a te stessa, sei un’ egoista, ecco cosa sei!» mi urlò staccando poi le presa.
Alzai lo sguardo, aveva gli occhi iniettati di sangue, stringeva i pugni e continuava a fissarmi. Aveva ragione, non mi meritavo niente, ero davvero un’egoista e lui non si era fatto problemi a dirmelo, anzi me lo aveva addirittura urlato.
«Scusatemi, volevo solo schiarirmi le idee, non avevo intenzione di allontanarmi molto»
Dissi con un filo di voce appena percettibile.
Tino si alzò, vi lascio soli, ci disse e se ne andò fuori.
Ero da sola con Austin, lui che mi aveva detto “Ti amo” e adesso mi aveva appena fatto capire che schifo di persona fossi.
«Incosciente» mi disse, ma io non risposi, così si alzò e fece per uscire quando con un filo di voce lo richiamai
«Austin, scusa»
Non si voltò nemmeno, proseguì per la sua strada e uscì sbattendo la porta e lasciandomi da sola, nella penombra.
*** Rimasi a fissare la porta per un tempo che sembrò interminabile quando bussarono.
«Avanti» dissi sperando tra me e me che Austin fosse tornato per perdonare il mio comportamento infantile e incosciente, ma quando vidi entrare Fra in stampelle con Alan mi sentii sollevata.
«Hey amica, che combini?» mi chiese con il suo solito fare amichevole. Grazie al cielo questo episodio non l’aveva cambiata, aveva sempre il suo sorriso un po’ meno allegro e solare ma sempre il suo sorriso, e aveva ancora quella luce negli occhi. Non era cambiata, era sempre la mia migliore amica.
Feci per alzarmi dal letto, ma le gambe non risposero e caddi a terra.
«Oddio, cosa fai» si affrettò Alan a raggiungermi ed aiutarmi a rialzarmi.
«Grazie Al, non so cosa mi sia successo, meglio che resti a letto per oggi»
«Lo credo bene, vado a cercare Austin» mi disse e non feci in tempo a fermarlo che se n’era già sgattaiolato via come un ladro.
Fra mi raggiunse e si sedette affianco a me.
Parlammo un po’. Le chiesi come stava, stava bene, si era resa conto che il suicidio non sarebbe stata la soluzione, avevamo ancora tante cose da fare insieme, concerti soprattutto, un gesto estremo, ma per fortuna Alan l’aveva salvata, gliene era molto grata, come gliene ero anch’io.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***


«No Alan, non le perdonerò mai quello che ha fatto»
«Abbassa la voce, idiota. Se ti sentisse le si spezzerebbe il cuore»
«Lei ha spezzato il mio, è stata una stupida, poteva morire e non gliene frega niente»
«Smettila Austin, stai facendo il bambino. Devo ricordarti come l’hai trattata tu qualche settimana fa?»
Sentivo Alan che rimproverava Austin e Austin che rimproverava me e il mio comportamento.
«Vado a dirgli di smetterla»
«No, Austin ha ragione. Mi sono comportata da idiota e ho rischiato la vita»
«Siamo in due, amica»


«Lei ha chiuso con me, non voglio stare con una persona che pensa solo a se stessa» sentii dire da Austin in tono alterato, mi odiava ed era comprensibile.

***

Sospirai e iniziai a piangere in silenzio, se non fosse stata Fra affianco a me probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto.
«Hey che fai, non piangere. Non lo sta dicendo sul serio Bea. Capiscilo, ha avuto timore di perderti»
«Ha ragione, non merito niente e nessuno»


 

   
 
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