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Autore: michaelgosling    29/11/2014    0 recensioni
Una cinefila imbranata, un poliziotto cinico, un'ambientalista dai capelli azzurri, un insegnante che si altera con poco e un autista di autobus bruttino si incontrano in una città americana. La diversità delle loro vite e del loro carattere creerà non pochi problemi, ma finiranno col diventare amici perché tutti e cinque, in un modo o nell'altro, per le loro diversità e stranezze, si distaccano dalla massa rifiutando la normalità perché sono, come possiamo dire, "Alternative people".
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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hjh CAPITOLO 29. ILLUMINAZIONI

Phelps era più che convinto che non avrebbe mai potuto essere più furioso della sera prima, ma si dovette credere: svegliarsi con il mal di testa non era in programma e di certo non era piacevole, ma in fondo se l'era cercata.
Sapeva di non reggere l'alcol e aveva scelto comunque di andare in un pub a bere, per soffocare ciò che lo turbava.
Quando si svegliò era tutto intontito, e uscì dalla stanza da letto per poi arrivare in cucina e trovare una persona che non aveva molte sembianze umane, visti i capelli spettinati, gli occhi rossi e quegli stracci che aveva addosso.
Non poteva che essere Psycho.
"Mi sono rotta di dormire nel divano." sbottò improvvisamente lei, quando vide il poliziotto.
"Cosa diavolo stai dicendo?"
Ma che cazzo significava quella frase?
Ma qual'è il problema di questa ragazza?
Se ragazza la si può chiamare..
"Hai capito benissimo. Non intendo più farti da balia."
Phelps iniziò a collegare, ma invece che ringraziarla sbuffò.
"Nessuno te l'ha chiesto." si lamentò lui.
"Stai tranquillo, perché non ricapiterà. Ho stracciato il biglietto che aveva il barista con il mio numero quindi stai pur certo che questa sarà l'ultima volta."
"Lo spero."
La pazienza di Psycho si era ufficialmente esaurita.
Era stufa di farsi in quattro per uno che non apprezzava assolutamente nulla di quello che faceva, e che negli ultimi tempi la trattava come pezza per i piedi.
Se volevo lavorare con i casi disperati, prendevo una laurea in psicologia criminale e andavo a lavorare nei manicomi.
"Senti, bello, se non fosse stato per me a quest'ora saresti in un cunicolo a dividerti una panchina con un paio di barboni, quindi il minimo che tu possa fare è mostare un po' di riconoscenza."
"Se sono così odioso, perché non mi hai lasciato lì?!?"
"Sai, questa è proprio una bella domanda."
Phelps voleva ribattere, ma si limitò a posare la testa sulle mani.
Era troppo stanco e la testa faceva troppo male per iniziare l'ennesima discussione.
Non era pronto, e di certo non ne valeva la pena.
Psycho iniziò col calmarsi, e si diede mentalmente della stupida: non era possibile che si fosse già pentita di essere stata troppo dura con lui.
Era più forte di lei.
Non era fatta per conservare rancore a lungo.
"Tra un paio di mesi è il compleanno di Sgarbi, e visto che lui è un relitto umano, pensavamo di organizzare una festa a sorpresa. Tu ci stai?"
"Ho forse scelta?" continuò a sbottare Phelps, come se avesse tutti i diritti del mondo di fare l'arrogante.
La ragazza ingoiò il rospo, ma proseguì.
"Amalric e Testa Blu hanno ordinato dall'Italia un libro apposta per lui come regalo. Noi dovremo inventarci qualcosa."
"Stai dicendo che dobbiamo uscire per cercargli un regalo? Io e te?"
"No, lo Spirito Santo ci verrà in soccorso portandoci qualcosa. E' OVVIO CHE DOBBIAMO CERCARLO NOI DUE."
"Si si va bene, abbassa la voce però."
"Il primo martedì del prossimo mese? Possiamo incontrarci al solito posto sulle, ehm le quattro, e cercare qualcosa."
"E' proprio neccessario?"
"Sgarbi è anche amico tuo, eh."
"Che palle."
"Allora quel giorno va bene?"
"Sì sì!"
"Phelps, ti avviso, se mi dai buca ti mangio vivo."
"Ma sei sorda?!? Ti ho detto che va bene."
Poi restarono in silenzio per un po', entrambi impegnati a svegliarsi completamente e a terminare la rispettiva colazione.
Phelps pensò al divorzio, al lavoro, e a quanto volesse urlare e scappare via.
Psycho si ritrovò a ricordare la sua ultima conversazione con il suo capo, alla strana reazione che aveva avuto quando aveva nominato Sgarbi e poi pensò a questi, chiedendosi di quale donna si fosse mai innamorato per finire così.
Questi due pensieri erano costanti, e finì con il collegarli, finché non capii tutto.
Sgarbi era depresso perché si era innamorato di qualcuno con cui non voleva stare perché starci insieme avrebbe significato la fine di tutti i suoi principi. Odia le donne ignoranti e stupide, ma c'è chi odia di più. I gay. E guardacaso quando l'aveva nominato con il suo capo, lui si era agitato.
Non.. era.. che..
Era una congettura, un'ipotesi remota, una cosa del tutto improbabile, ma Psycho non ne voleva sapere di stare lì a riflettere ancora.
Si alzò e, ignorando del tutto lo sguardo perplesso del poliziotto che era seduto davanti a lei, uscì di casa.
Phelps guardò la porta ancora per qualche secondo, poi tornò alla sua colazione.
Quella è fuori come un balcone.
  
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