Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
Ricorda la storia  |      
Autore: NightWatcher96    30/11/2014    3 recensioni
Non è detto che dopo la guerra, la vita scorra lentamente. E Raph è il bersaglio del destino.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nevicava silenziosamente su New York. La neve si addensava su ogni edificio e albero ancora non spoglio del Central Park, rendendo ancora più magica la serata per le coppiette che passeggiavano tranquillamente.
C'era anche qualcuno che preferiva tenersi alla larga da questa corsa frenetica verso il Natale, per accaparrarsi il regalo più bello. Era Raphael Hamato, una tartaruga mutante di quasi trentadue anni. Non si faceva molti scrupoli a camminare in giro per le strade in ricostruzione dopo la grande disfatta di Shredder, più al buio, con il cappellino di jeans sul capo celante il suo occhio bendato. Nella sua giacca marrone stava ben al caldo ma i suoi piedi erano gelati essendo nudi.
Si fermò, sospirando un po'. Non si era accorto dei fiocchi che lo accompagnavano in quella passeggiata quotidiana senza meta. Nemmeno del vento freddo che scuoteva le lunghe code sfilacciate della sua maschera, che solleticavano i suoi polpacci lividi dal freddo.
Improvvisamente, qualcosa risuonò alla sua sinistra. Raphael si irrigidì, guardando il cassonetto arrugginito dove la neve aveva ricoperto di bianco il coperchio.
-Forse è solo la mia immaginazione- mormorò piano, scavando nelle tasche alla ricerca del pacchetto di sigarette.
Il suono riverberò ancora una volta, però, tanto da far cascare l'ultima sigaretta dalle dita gelate del mutante. 
-Forse no- disse, alzando il coperchio del cassonetto. 
Sul fondo, fra buste nere di rifiuti, qualcosa di piccolo si muoveva. Raphael non ci pensò su due volte a protendere le mani per recuperare un fagottino bianco vivo.
-U... un bambino?- esclamò, sbattendo l'unico occhio rimastogli.
Era davvero una piccola creaturina dai tratti orientali. La sua pelle bianco latte era in netto contrasto con gli occhioni corvini e i numerosi quanto corti capelli ispidi sul cranio. Infreddolita, continuava a singhiozzare probabilmente per fame.
-Non credo sia giusto rimanerti qui- pronunciò il mutante, intenerito. 
E la portò davvero con sè nel suo rifugio, o quel che rimaneva nelle fognature. Scelse la strada più breve, dato che la bambina continuava a tremare e a frignare.
Non appena rincasò, il grosso mutante vagò alla ricerca di qualche volto familiare, che, a quanto pare, era in cucina. Donatello, infatti, stava lavorando su uno dei suoi soliti progetti, con una sciarpa di lana violacea al collo e l'inseparabile camice da laboratorio addosso.
-Bentornato- disse, senza neanche guardarlo.
Il rosso non gli rispose e gli si sedette semplicemente frontalmente, in quel piccolo cucinino scassato. Don sollevò istintivamente gli occhi dal suo progetto e sollevò un sopracciglio, strofinandosi il divario tra gli occhi. 
-U... un cucciolo d'uomo?- disse.
-Già. L'ho trovato in un cassonetto tutto infreddolito e non me la sono sentita di lasciarlo tutto solo-.
-Ed ecco che il grosso Raph mostra il suo cuore generoso- sorrise Donnie, alzandosi per prendere una bottiglia di latte da frigo che aveva pescato dalla discarica e riparato. -Mentre riscaldo il cibo, puoi afferrare qualche coperta? Dovresti trovarla sulla sdraio in camera mia-.
Il rosso annuì, consegnando il piccolino al genio e non c'impiegò molto a recuperare quanto chiesto. Immancabilmente, però, nella stanza di Donnie si ritrovò dinanzi una vecchia fotografia. C'erano tutti loro, con Leo, Mikey e il sensei che sorridevano soddisfatti. Allora erano tutti quindicenni.
Raph appoggiò la coperta sulla sua spalla, afferrando il porta-fotografie di legno per accarezzare il volto di Michelangelo, scomparso quasi diciannove anni fa a causa di una distrofia muscolare fulminante. Pochi mesi di sofferenza e volò in cielo. Anche Leonardo gli mancava, partito per il Giappone sette anni addietro e mai più tornato. Aveva promesso che avrebbe sempre scritto ma non ha mai più mantenuto la sua promessa. E il sensei, deceduto per vecchiaia dieci anni prima.
-Hai trovato la coperta?- domandò cauto Donnie, per non spaventarlo.
-Sì-.
Il genio gli appoggiò la mano sulla spalla, rattristandosi a quel doloroso ricordo. -Sai, io voglio pensare che, adesso, sono in un posto migliore. Senza dolori, sofferenze. Come Mikey- pronunciò con debole sorriso. -Ricordi? Il nostro Otouto faceva sempre questi discorsi quando seppe che non avrebbe avuto vita lunga-.
-Mi manca tutto...- gemette Raphael, mentre una lacrima scivolava sulla sua guancia fredda.
Donnie lo abbracciò strettamente, cercando di dargli conforto. Dopo la morte di Mikey e una guerra alle spalle, suo fratello focoso era diventato molto fragile.
Ritornarono in cucina, dove Donnie spense sotto il pentolino per evitare di far bollire il latte e si occupò del neonato singhiozzante. Ne controllò ogni cosa, sotto lo sguardo vigile di Raph.
-Beh?- chiese il trentaduenne, infine.
-Mettila così: primo, è una neonata e secondo, è affamatissima!-.
Donnie prese una scodella e un cucchiaio per nutrire la piccolina, senza il biberon e cucchiaino dopo cucchiaino, divorò tutto, ridacchiando soddisfatta. 
-Mi domando di chi possa essere questa piccola-.
-Non lo so...- rispose Raphael, prendendola in braccio. -Però è bella- continuò, accarezzandole timorosamente la guancia con un grosso dito verde.
Donnie si ammorbidì, lavando ciò che gli era servito per nutrire la bambina. -Conosco quello sguardo- canzonò maliziosamente.
-Andrò in superficie per trovare i suoi genitori- pronunciò il rosso.
-Ma se non li trovassi?-.
Il rosso di spalle rilassò le spalle rigide, mettendo il cappello sulla piccola testa della bricconcella che continuava a tirargli le code della maschera giocosamente e non rispose. Aveva in mente qualcosa ma non ne era sicuro...

....

Vagò per tutta la notte, infilando la bimba nella sua giacca, sul petto, per farla stare più al caldo. Aveva chiesto a molte famigliole vagabonde nei vicoli più disagiati di New York se la conoscessero ma aveva ricevuto solo rispose negative e sguardi addolorati. E Raph aveva quasi perso del tutto le speranze.
-Possibile che non ci sia nessuno per te?- chiese alla bambina che succhiava il suo pollice. -Ma tu nemmeno mi capisci- ridacchiò intenerito.
Continuò ad avanzare, fermandosi davanti al cancello arrugginito della discarica dove Donnie ci bazzicava piuttosto spesso. Qui c'erano sempre intere famiglie senza tetto che si tenevano compagnia con i barboni della zona. Vi ci entrò, dunque, adocchiando un uomo e una donna orientali che si scaldavano davanti a un barile dato fuoco. 
-Ehm...- introdusse Raphael, ottenendo i loro sguardi curiosi. -Questa bambina è vostra?-.
L'uomo e la donna si alzarono dal gelido terriccio sul quale erano seduti, scambiandosi uno sguardo perplesso e fu l'uomo a prendere parola.
-No, ma conoscevamo i suoi genitori. Sono morti in un incendio nella loro baracca di fortuna-.
Raphael divenne improvvisamente triste per la bimba addormentata. Adesso era sola.
-La bimba si chiama Aika- continuò la donna.
-Ah...- rispose il rosso, ringraziando con un cenno del capo, puntando verso casa.
In un quarto d'ora ci arrivò, spinto dalla foga di raccontare tutto a Donnie che stava ancora seduto alla tavola tarlata nel cucinino a sfogliare un vecchio album di fotografie. Come un deja-vu, sollevò lo sguardo stanco dalle foto di un'infanzia felice e sorrise a Raphael che lo abbracciò, tenendo la bimba ancora contro il suo petto.
-Alla fine non hai trovato nessuno?- chiese Don, sottovoce. 
-A dire il vero, mi hanno detto che i genitori di Aika sono periti in un incendio-.
-Aika? E' un bel nome!- esclamò Donnie, allungandogli una tazza di caffé bollente, che Raph sorseggiò grato di riscaldarsi. -Quindi, caro fratello, deduco solo una cosa...-.
-Sì, Don. Proprio quello che stai pensando. Me ne prenderò cura. Questa bimba è mia figlia, adesso-.
-E credo che, automaticamente, io sia il suo zio- ridacchiò l'altro, accarezzandole i capelli neri. -Poverina, però. Sola al mondo, senza più famiglia e salvata miracolosamente da una grossa tartaruga di passaggio-.
Raphael allargò un sorriso dolce, iniziando a cullare Aika con affetto. La vita era davvero piena di sorprese, dopotutto. 
Era uscito per schiarirsi un po' le idee e aveva trovato questa cucciola che sarebbe morta per l'indifferenza generale. 
-Aika è molto fortunata- mormorò.
-Sì e avrà un papà altrettanto fortunato- completò Donatello...
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja / Vai alla pagina dell'autore: NightWatcher96