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Autore: wick_    30/11/2014    0 recensioni
-Hai paura di Claudia o di Carlotta?- cercò di prendere informazioni
-Non ho paura di nessuno. Solo che se Carlotta non lo viene a sapere io vivo meglio- rivelai mantenendo quel poco di dignità.
-Se non ci fosse quindi ti potrei baciare?- propose ed io non trovando parole adatte feci solo un cenno con la testa –E la mia mano potrebbe rimanere lì?- continuò poco sazio ed io sorrisi –Potrei anche portarti in un posto più appartato?- si buttò troppo avanti ed io lasciai che le mie labbra incontrassero le sue in un gioco di lingua e di labbra, in un unione magica ed eterna, per lasciarlo sorpreso e abbandonarlo nel bel mezzo della pista a fine canzone.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Caro diario,
la delusione permane nel mio corpo esile e privo di forza. Il cuore ed il cervello non guidano più alla stessa velocità. È come se fossero in un’autostrada, il sentimento alla guida di una Ferrari nuova di zecca e l’intelletto, povero disperato sfreccia su una Panda. Comprendi la differenza? Sapere che il piacersi è ricambiato rende la missione di dimenticarlo sempre più difficile. Più volte durante la ricreazione i nostri sguardi si incontrano e si supplicano di avvicinarsi, ma per le circostanze e per l’orgoglio lasciamo correre. Ormai ho anche perso il conto di quante liste dei pro e dei contro ho creato, l’idea di mettere in scena una cosa sbagliata, priva di senso logico rende il mio amore per lui sempre più grande. Sono messa proprio male! Durante l’ora di matematica ho immaginato due varianti condizioni per il compleanno di Carlotta, la prima rende forte la giustizia rifiutando l’invito o perlomeno stargli lontano, la seconda rende il cuore elettrizzato e mette alla prova il coraggio: dovrei spegnere il cervello per quelle ore e generalizzare la nostra relazione, solo un ragazzo ed una ragazza ad una festa che si divertono. Senza che lui sia Dario Geatti figlio della professoressa di inglese e ex-fidanzato di Carlotta amica di cuore, ma che mette contro tutti quelli che toccano il suo passato. Senza che io sia Roberta Franchi alunna pessima e poco coraggiosa. Solo due perfetti estranei, che ne dici? Potrebbe andare? Non posso neanche aprir bocca con qualcuno! È proprio vero noi ragazze ci creiamo troppi problemi…
ROBERTA


Nella morbidezza e nel calore avvolgente di quel letto aspettavo che Morfeo arrivasse portandomi in un mondo idilliaco dove non dovevo pensare a nulla. Ormai era troppo tardi per rifiutare l’invito e francamente non avevo proprio voglia di perdermi una festa fantastica per un ragazzo, in gioco ci andava il divertimento che nessuno al mondo poteva privarmi!
Per l’occasione comprai un vestito nero che  con dei bottoni valorizzava e stringeva il mio busto mentre la parte inferiore si allargava di poco per creare delle piccole balze, qualche ricamo di color rosso e dei sandali col tacco. All’orario richiesto mi ritrovai davanti ad un portone nero pronta per entrare nel mio inferno/paradiso indecisa se suonare o scappare via. Già da lì sentivo la musica in sottofondo accompagnata da una serie di urla. Qualcuno al posto mio suonò e calorosamente incrociò il braccio nel mio, per un attimo persi un battito: stesso profumo, stessa nonchalance! Non dissi nulla fin quando dentro l’ascensore riconobbi il volto del suo migliore amico scoppiai in una risata di imbarazzo e di sollievo mettendo in confusione quel povero ragazzo che voleva solo accalappiarsi un’avventura per la serata. Nel completo silenzio entrai nell’appartamento di Carlotta sbarazzandomi ben presto del cappotto e della borsa mostrando ad una centina di persone il mio essere. La festeggiata mi presentò velocemente gli angoli salienti della casa e conservò i miei effetti personali in una camera isolata da tutto, promettendomi che nessuno mi avrebbe causato una rapina. Non ci avevo neanche pensate al dire il vero, ed ora? Alle prese con il mio nuovo pensiero salutai calorosamente tutti i miei conoscenti avvicinandomi al bancone bar indecisa su cosa poter bere. Mi sarebbe piaciuto buttar giù un alcolico bello tosto per essere più grande, ma conoscendomi optai per un semplice mojito. Col bicchiere tra le mani diedi una svista a tutti gli invitati incrociando lo sguardo di Dario che poco sorpreso mostrò un accenno di sorriso e alzò il bicchiere leggermente come per brindare per tutta risposta sorrisi veramente divertita iniziando a bere il contenuto non staccando gli occhi da lui, proprio bello questa sera: i capelli castano scuro con l’aiuto di un phon erano stati tirati all’insù e con il calore della casa la sua faccia cambiava il solito colorito biancastro in uno più roseo, gli occhi color nocciola mi scrutavano con fare divertito ed io cercavo di risponderne alla pari. Avendo ormai terminata la dose di coraggio e spavalderia mollai tutto e scappai via andando a finire in un divano tra due coppie che rivelavano il loro amore con dei baci molto umidi. Decisi di rimanere lì per qualche minuto solo per ricaricare le forze cogliendo l’occasione per osservare l’ambiente. Una delle due coppie lasciò il posto per andare in un luogo più appartato lasciando così libera la mia sinistra  la quale nel giro di qualche secondo venne occupata da Dario. Ed ora? Eravamo due calamite ben profumate che trovavano divertimento nel stare vicino, almeno per me era cosi.
-Non mi hai salutata- mi sorrise baciandomi una guancia
-Ciao- pronunciai molto piano ricambiando il gesto affettuoso
-Ti diverti?- buttò giù un discorso per non andar via
-Molto tu?- sorrisi per il tentativo
-Ora che tu sei qui si, ti va di ballare?-  alla sua proposta non dissi niente, mi alzai solamente e in sua compagnia mi avvicinai al centro della sala che per quella sera sarebbe stata la nostra magnifica discoteca. Sulle note di David Guetta mostravamo le nostre doti da ballerini ,al termine pronta per tornarmene da dove ero venuta  misero su una canzone lenta, mi strinse tirandomi verso di lui finendo a pochi passi dal suo viso
-Non andar via, dai- sussurrò al mio orecchio incastrando le mie mani dietro il collo e le sue tra i miei fianchi. L’idea dell’essere così vicini mi rendeva fortemente impaurita, uno sguardo malizioso da parte di qualcuno ed io finivo giù da un ponte. Dario notandolo chiese preoccupato se c’era qualcosa che non andava ed io incapace di potergli spiegare declinai l’invito di sparargli tutto in faccia e sorrisi come sempre.
La sua mano lentamente scendeva giù verso il mio sedere, feci finta di niente per i primi dieci minuti lasciando la mia testa sorreggersi dalla sua spalla, sentendo la voce di Claudia, sorella di Carlotta, il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e la mia mano riportò la parte selvaggia di Dario al suo posto nel mio fianco.
-Scusa- mi sussurrò dispiaciuto come un bimbo appena sculacciato dalla madre –Non dovevo- continuò accarezzandomi la schiena ed io recuperai a adagiarmi su di lui a passo di musica. Scrutando attentamente la zona e prendendo visione di tutti i presenti decisi di rimettere la sua mano lì dove piaceva stare ad entrambi. Un sorriso misto all’incomprensione si parcheggiò sul volto del mio accompagnatore.
-Perché?- chiese quando ci ritrovammo faccia a faccia
-Non era lì che volevi che fosse?- risposi con un altro domanda mettendo la mia mano sopra la sua per spingerlo più su
-NO, non toglierla. Volevo solo sapere perché prima no ed ora si- richiese con tono più dolce più vicino alle mie labbra e con una stretta più forte.
-Prima c’era la sorella di Carlotta- spiegai non potendo fare altrimenti
-Hai paura di Claudia o di Carlotta?- cercò di prendere informazioni
-Non ho paura di nessuno. Solo che se Carlotta non lo viene a sapere io vivo meglio- rivelai mantenendo quel poco di dignità.
-Se non ci fosse quindi ti potrei baciare?- propose ed io non trovando parole adatte feci solo un cenno con la testa –E la mia mano potrebbe rimanere lì?- continuò poco sazio ed io sorrisi –Potrei anche portarti in un posto più appartato?- si buttò troppo avanti ed io lasciai che le mie labbra incontrassero le sue in un gioco di lingua e di labbra, in un unione magica ed eterna, per  lasciarlo sorpreso e abbandonarlo nel bel mezzo della pista a fine canzone.
Questa volta scappai realmente con un passo inavvertibile entrai in un corridoio pieno di porte chiuse, bussai alla prima e sentendo schiamazzi passai avanti, dopo tre volte trovai una stanza libera che entrando e accendendo la luce capì che era il bagno. Delusa più che mai accettai quel luogo piccolissimo e provai in ogni modo a riprendere fiato, coraggio e accusare il colpo. Con un ‘uomo’ è sempre cosi, pensano solo a quello, ma cosa mai potevo aspettarmi? Non vivevo mica nelle favole!
Mentre mi specchiavo la porta si aprì e si richiuse portando all’interno il mio non più idilliaco Dario. Chiuse la porta a chiave sorridendo
-Non pensavo volessi proprio scegliere il bagno, per me va bene- continuò provandomi a buttarsi addosso a me.
-NO- urlai poco più forte per farlo smettere e provai ad aprire la serratura- Non voglio!- inutilmente spinsi sulla maniglia che non ne voleva sapere di aprirsi –Che cazzo hai combinato? Non si apre- continuai allarmata.
-Calma, calma- disse mettendosi al mio posto e per gli atteggiamenti che aveva neanche lui era sereno –Non si apre- disse passandosi nervoso una mano tra  i capelli –Chiamo Carlotta- disse prendendo tra le mani il telefono.
-No- sussultai mettendo le mie mani nelle sue per fermarlo.. e per toccarlo –Non puoi farlo, mi rovini- lo supplicai.
-Cosa vuoi fare? Vuoi per caso dormire qui? Non sei mica di tanta compagnia- si scagliò contro di me con la voce. Inutile dire che mi ferì e non poco, lo credevo diverso: perfetto, sensibile, calmo in ogni situazione; ma forse mi sbagliavo solamente. Notando che le mie mani non erano più vicino a lui chiuse la telefonata non ricevendo alcuna risposta dall’interlocutore  
-Mi dispiace. Non volevo dire che non eri simpatica o cosa- non lo lasciai terminare, non ero più capace di farlo.
-No guarda ti sei fatto capire in pieno, porca troia mi incazzo con me stessa e dire che un pensierino me lo stavo facendo, ma con uno come te non vorrei neanche essere accompagnata in una processione- conclusi incrociando le braccia al petto.
-Potremmo chiamare il fratello di Carlotta, siamo grandi amici e sono certo che non spiffera niente a nessuno- propose più a se stesso che a me digitando nel suo iphone un numero-Ha risposto- esultò. Non riuscì a comprendere ciò che dicevano, ma dallo sguardo del mio coinquilino di sventure non sembrava una brutta risposta.
-Che ha detto?- chiesi esasperata sedendomi per terra e inevitabilmente alzando di poco la gonna.
-Viene a salvarci… tra mezz’ora- concluse guardando sapiente le mie cosce. Esultai felice pregando di non essere sgamata. Non ne valeva realmente la pena, non con uno come lui.
-Vedi che prima scherzavo- disse prendendo posto accanto a me sbottonando qualche bottone.
-Mi fa piacere, anche io. Inutile che ti denudi. Non vincerai tu- conclusi facendo perdere i miei occhi in quel poco che la camicia sbottonata lasciava vedere.
-No dai, sento caldo.. Mi metti ansia, vedendoti così accondiscendente non riuscivo a crederci.. io ci tengo veramente tanto a te- concluse guardandomi negli occhi.
Come potergli credere? Come potermi fidare? Ripensai alle parole dette, ai giochi fatti e mi ritrovai ad inciampare in un gioco malsano che mi avrebbe fatto perdere il sonno per molte notti, ma che mi avrebbe divertito e mostrato chi avevo realmente davanti.
-Bene- proferì sfilandomi le autoreggenti e i tacchi.
-Cosa combini?- chiese in un misto tra allarmato e divertito.
-Quanto tempo abbiamo?- risposi con un’altra domanda come qualche ora fa.
-Mezz’oretta credo, non farlo, saresti contraddittoria-  disse creando false speranze
-Voglio fare un gioco con te, in mezz’ora si può fare tutto. Voglio togliermi tutti i vestiti e voglio che mi imiti. Se cedi prima tu avevo ragione io e fai schifo, se cedo prima io faccio schifo e puoi far di me ciò che vuoi, che ne dici?- conclusi
-Perché tutto questo?-
-Perché tanto so che non ti rivedrò più, non con gli stessi occhi almeno, allora che ne dici?- 
Per tutta risposta sbottonò tutti i bottoni e si liberò della camicia mostrandomi il suo bel petto scolpito e privo di peluria  
-Tocca a te- lasciai scivolare via il mio corpo dalla morbida seta che mi aveva riparato dal freddo fino a quel momento. I suoi occhi si illuminarono di gioia e scrutarono ogni singola parte del mio corpo rendendomi in imbarazzo tanto da farmi portare le braccia a difendermi
-No, non farlo. Sei cosi bella. Non ti aspettavo realmente così- mi confidò parlando, forse per la prima volta, dal cuore.
Non riuscendo più a trattenere l’aria mi avvicinai e lo baciai come mai avevo fatto con alcuno. All’intero di quell’unione vi erano tutto il mio affetto, il mio risentimento e tutta la consapevolezza dello sbaglio e della perdita di quella stupida scommessa.
Chiamatelo sesto senso, chiamatelo momento adatto, ma qualche minuto dopo il bacio, tempo impiegato a rivestirci, un uomo dopo aver bussato calcò sulla porta per farla riaprire.
-Ho interrotto qualcosa? State bene?- chiese preoccupato
-Tutto nella norma grazie- dissi lasciando l’abitacolo a testa bassa senza neanche informarmi se avesse mantenuto il segreto. Lui non mi aveva mai visto, non sapeva chi ero.
Una sbirciata ad un orologio al polso di un passante, un caloroso abbraccio alla festeggiata e via a casa. Via da quella serata, via da quella stanza!
In un viaggio estremamente silenzioso mi ritrovai in pigiama davanti al mio diario

Caro diario,
la festa è stata molto divertente e molto istruttiva. Ho demolito la visione idilliaca del figlio della professoressa, ora non corro nessun pericolo, non avrò più voglia di stargli vicino, ora l’odio sarà generico per tutta la famiglia. Dario è comune a tutti noi. Non sarà mai il principe azzurro su un cavallo bianco, non lo sarà perché io non voglio che lo sia, perché per poterlo essere dovrei dirglielo ed io sfortunatamente voglio qualcuno che queste cose le capisca al momento. Forse. Forse no. Non lo so. Lasciami dormirci su e darò la mia risposta certa. Buonanotte, Roberta.

Un weekend dopo, davanti scuola come sempre in perfetto ritardo ritrovai Dario seduto nelle scale con in mano una rosa rossa alla ricerca di qualcuno. Provai a far finta di niente passandogli davanti, ma venni fermata dalla sua mano che stringeva i miei fianchi e da un bacio in piene labbra.
-Buongiorno, ho vinto io. Voglio stare con te, voglio che mi guardi come prima, non faccio schifo, te lo giuro-
 
 
 
  
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