Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Adeia Di Elferas    01/12/2014    8 recensioni
La rivoluzione ormai è una realtà e Oscar ha deciso di unirsi ai rivoltosi. Dopo un breve ritorno a casa, riparte assieme ad André, lasciando per sempre la sua famiglia. In questa fanfiction immagino come abbiano vissuto il distacco il padre di Oscar e la nonna di André.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Generale Jarjayes, Marron Glacé
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '...ma in un attimo il silenzio c'è'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~~'Dunque questo è stato l'addio.' pensò François De Jarjayes, fissando il quadro che gli stava davanti.
 'Non era questo che avevo in mente per te.' rimuginò, fissando lo sguardo dipinto della figlia, che sembrava voler vedere cosa c'era oltre la tenda tirata che celava le finestre battute dalla pioggia.
 Il generale abbassò il capo e deglutì con forza, per costringersi a ritrovare un minimo di orgoglio. Era certo di avere perso sua figlia per sempre, era sicuro che non l'avrebbe mai più rivista. Parigi, la Francia intera, stava impazzendo, e Oscar aveva scelto la parte dei folli.
 L'uomo si allacciò le mani dietro alla schiena e cominciò a misurare il salone a grandi passi. C'era ormai buio e le tende impedivano anche alla luce dei lampi di entrare. L'unica illuminazione era data da due candelabri accesi.
 Forse c'era anche freddo, o forse no, il generale non lo sapeva più. Stava cercando di uscire dalla trappola mentale in cui era caduto.
 Stava cominciando a riconoscere i meriti di sua figlia e sapeva che l'unica cosa che poteva ancora fare per lei, era abbracciare la sua stessa causa.
 Alzò ancora una volta lo sguardo verso il dipinto e per un secondo lo trovò grottesco. Aveva creato lui quella cosa che gli stava davanti? Non sembrava una figlia, ma un Dio della guerra. Come aveva potuto fare un errore simile con lei?
 Voleva alleviare il proprio senso di colpa, dicendosi che poi le aveva dato l'opportunità di tornare indietro. Le aveva proposto di trovarsi un marito, di ritirarsi dalla carriera militare e di vivere come avrebbe dovuto fare fin da piccola, come le sue sorelle. Era stata lei a rifiutare, perchè evidentemente...
 Il generale scosse la testa e pensò, con amarezza: 'Perchè evidentemente ormai era troppo tardi per tornare indietro.'
 Andò alla finestra e scostò la pesante tenda scura. Pioveva così forte che era impossibile vedere qualcosa. Adesso Oscar era là fuori, forse già morta, o forse in fin di vita, e lui non lo avrebbe mai saputo.
 Sapere che con lei c'era André era una magra consolazione. Con il tempo, il generale si era affezionato a quel ragazzo e l'idea che anche lui sarebbe morto a breve lo sconvolgeva più di quel che pensava.
 Pochi giorni prima era stato pronto ad ucciderli di sua mani entrambi, sia André sia Oscar. Mentre ora, saperli in pericolo era una fonte di profondo dolore per lui.
 “Generale Jarjayes...” la voce di Marron-Glacé Grandier arrivò ovattata dal corridoio.
 “Sono qui.” rispose l'uomo, in fretta. Aveva ancora il tono fermo, per nulla scosso dalla tempesta che si agitava nella sua mente.
 “La cena è pronta, generale...” disse piano la domestica, avvicinandosi a lui. François si allontanò dalla finestra e mosse qualche passo verso la domestica. La guardò in viso e vi lesse il suo stesso dolore.
 “Non ho fame.” fece rigidamente, distogliendo lo sguardo. Marron-Glacé Grandier tirò su col naso: “Non va bene, generale... Dovete mangiare. Non si può stare a stomaco vuoto, quando...”
 L'uomo fissò il ritratto di sua figlia e poi incalzò la domestica, infastidito: “Le frasi bisogna finirle. Non siamo qui a parlare per sciarade.”
 “Volevo dire che non si può stare a stomaco vuoto quando si piange un morto.” concluse Marron-Glacé Grandier, scoppiando a piangere.
 Il generale le voltò le spalle, fingendosi molto interessato ad uno dei due candelabri: “Dunque pensi che tuo nipote sia già morto? Hai così poca fiducia in lui?”
 Marrron-Glacé Grandier singhiozzò e, quando ritrovò la voce, disse: “Io non ho fiducia in questa Francia, in questi tempi. Non c'è un posto sicuro per nessuno, generale. E i miei ragazzi...” un nuovo accesso di lacrime la fece tacere per alcuni istanti, durante i quali il generale si strinse le mani con tanta forza da provare uno spiacevole formicolio.
 Quando Marron-Glacé Grandier riprese la parola, c'era rassegnazione nella sua voce: “I miei ragazzi sono andati a morire per quello in cui credevano, ma non per questo saranno meno morti, quando questa follia finirà.”
 Finalmente Jarjayes si decise a fronteggiare apertamente la domestica: “Sei pentita di aver fatto venire qui tuo nipote? Bene, dovevi pensarci trent'anni fa. Ormai è tardi.”
 Marron-Glacé scosse con forza il capo, la cuffietta che si spostava in lieve ritardo, facendo uscire qualche ciocca di capelli grigi tendenti al bianco: “Non mi pento di nulla, generale. André qui è stato felice ed è l'unica cosa che conta.” “Però se non avesse incontrato mia figlia, adesso non sarebbe sotto la pioggia a prendersi un colpo di baionetta!” urlò di colpo il generale: “Se Oscar non fosse mai entrata nelle Guardie Reali e poi nella Guardia Cittadina, ora non sarebbe in qualche vicolo buio a lottare contro quelli che fino a poco fa erano suoi alleati e amici!”
 François aveva gli occhi fuori dalle orbite ad aveva cominciato a gesticolare con ampi movimenti delle braccia, abbandonando la sua statuaria aplombe. “Generale... Non fate così...” tentò la domestica, senza fiato.
 “Se io non l'avessi obbligata a usare la spada invece che imparare a ballare e vestirsi da donna, adesso non sarebbe là fuori a farsi ammazzare come un cane! Se io non...” Il generale si zittì improvvisamente quando sentì la mano di Marron-Glacé premergli con forza il braccio: “Basta, generale. Basta. Non gridate più. Non serve a niente. Quello che potevamo fare ormai lo abbiamo fatto. I nostri ragazzi sono adulti, spetta a loro decidere come andarsene.”
 Jarjayes la guardò un momento. Non sapeva che fare. Riprenderla, perchè aveva osato toccarlo e dargli un ordine, o accettare il consiglio e calmarsi?
 Come se si fosse sgonfiato improvvisamente, il generale piegò le spalle e sussurrò: “Hai ragione. Basta gridare. È inutile. La mia Oscar non tornerà più.” La domestica annuì, tristemente, gli occhi ancora arrossati per il pianto.
 “La cena è pronta, hai detto?” chiese François, schiarendosi la voce. Marron-Glacé fece segno di sì: “Non c'è molto, ma almeno è un pasto caldo.”
 Il generale si lasciò guidare fino alla tavola apparecchiata. Disse alla domestica di prendersi un piatto e cenare assieme a lui.
 “Il tuo André era un bravo ragazzo.” le disse, quando cominciarono a mangiare. La donna sorrise, stanca: “Lo so. Lo sgridavo sempre, ma... Era un bravo ragazzo.”
 Il generale avrebbe voluto dirle che era stato molto eroico a decidere di combattere, malgrado le sue condizioni. Avrebbe voluto dirle che era grato per gli anni che il ragazzo aveva passato a proteggere Oscar. Avrebbe voluto esprimerle la sua ammirazione per come André si era messo tra lui e Oscar, quando voleva ucciderla.
 E invece non disse più nulla, perchè il nodo che gli si era formato in gola non se ne andava e lo lasciava appena libero di mandare giù un cucchiaio di consommé ogni tanto.
 Per conto suo, la balia cominciò a pregare, usando tutte le preghiere che conosceva. Chiedeva una fine rapida e poco dolorosa per il suo André e chiedeva un po' di misericordia per Oscar, che, nella sua vita, aveva già dovuto lottare tanto.
 Pregò anche per i rivoltosi, affinché non soffrissero troppo e pure per chi restava fedele alla corona, ché voleva che neppure loro patissero più del necessario.
 Pregò per la regina, per il re e per i loro figli. Pregò per coloro che erano stati fedeli perchè credevano in quello che servivano e pregò per quelli che si erano ritorti contro i propri doveri perchè si erano accorti che il sistema a cui obbedivano era folle.
 E poi, quando arrivò quasi in fondo al piatto di brodo, pregò di nuovo per il suo André e per la sua Oscar, chiese che fossero insieme e felici almeno nella prossima vita.
 Il generale appoggiò il cucchiaio al piatto, con un rumore sordo. Si asciugò le labbra con il tovagliolo. Le mani gli tremavano appena, ma ormai aveva deciso.
 Attese che la domestica finisse la sua cena e poi disse, con fermezza: “Prepara la mia alta uniforme. Anche io ho delle cose importanti da fare, prima che questa rivoluzione abbia fine.”
 La domestica avrebbe voluto opporsi, ma capiva quell'uomo e al suo posto avrebbe fatto altrettanto: “Va bene, generale. La preparo subito.”
 L'uomo ringraziò con un gesto del capo e si alzò. Stava per ritirarsi, in attesa di avere la sua uniforme pronta da indossare, quando si sentì in dovere di aggiungere una cosa: “Quando me ne sarò andato, scappa da qui. La nostra famiglia era troppo vicina alla corona per sperare nel perdono dei rivoltosi.” “Credete che vincerà il popolo?” chiese la domestica, sulle spine.
 Il generale inclinò la testa: “Non vedo come potrebbe essere altrimenti. Il nostro mondo è finito. Prima che arrivino anche qui, porta tutti lontano. Prendete i soldi, i gioielli, tutto quello che vi serve e scappate, tutti.”
 Marron-Glacé Grandier annuì con forza, con la morte nel cuore, perchè quello era il terzo addio in poche ore.
 Il generale Jarjayes diede un lungo sguardo alla sala da pranzo e poi alla balia. Sospirò e si raccomandò per l'ultima volta: “Quando il mondo finirà, non fatevi trovare.”
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Adeia Di Elferas