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Autore: adria    02/12/2014    0 recensioni
Nulla rimane uguale.
Niente è uguale a com'era un secondo prima.
Tutto cambia.
La Vecchia Era è passata, non tornerà mai e dobbiamo farcene una ragione.
Non serve a niente rimpiangere i tempi andati, non aiuterà a sopravvivere.
Sopravvivere è la tua unica ragione di vita.
Benvenuti nella Nuova Era.
Che gli Dei siano con voi.
Genere: Avventura, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era una serata come tutte le altre alla taverna Il Dono.
I clienti erano allegri.
Parlavano e ridevano bevendo birra o il vino della casa o entrambi.
Tutti mandavano giù quella roba come nulla fosse, come se fosse del semplice succo di mela.
L’alcol sicuramente contribuiva a rallegrare l’atmosfera.
Donna Mira guardava soddisfatta il suo locale pieno da dietro il grosso bancone di legno massello. Stava ben attenta che i signori venuti a bere non dimenticassero le buone maniere verso le giovani cameriere, le sue ragazze.
Fece il giro del bancone e si mise a girare per i tavoli vigilando e tastando gli umori dei clienti, come una chioccia che non perde di vista i propri pulcini ed è pronta a dar battaglia per loro.
Era una donna corpulenta, alta dal viso paffuto sempre allegro in cui risaltavano i vivaci occhi castani e una chioma ingrigita dal tempo perennemente stretta in una crocchia in cima alla testa. Nonostante l’aspetto innocuo la locandiera sapeva bene come farsi rispettare e nel suo locale la sua parola era legge.
Non importava se eri tra coloro che si prendevano gioco della legge o coloro che ne erano i fautori, se varcavi la soglia del Dono entravi in un altro regno e la donna ne era la regina indiscussa.
Ad un tratto la porta della locanda si aprì attirando la sua attenzione.
Carne fresca pensò tra sé.
Si avvicinò un poco alla soglia per accogliere i nuovi arrivati.
Un piccolo gruppo stava facendo il suo ingresso nel locale, due ragazze, due giovani e un grosso cane nero che li seguiva.
- Buona sera, accomodatevi. – li accolse sorridente la donna.
La comitiva rispose con un cenno del capo e si avviò verso uno dei tavoli più appartati.
Stranieri.
Senza ombra di dubbio.
E per giunta strani.
La più giovane delle due ragazze, molto appariscente, aveva un fisico slanciato messo in evidenza dai pantaloni neri a vita bassa aderenti in pelle, un bolero marrone con ampia scollatura a V che le copriva solo il seno prosperoso, corti capelli rosso ciliegia che incorniciavano un volto dai lineamenti delicati su cui spiccavano un paio di occhi azzurri e ai piedi portava stivali marroni scamosciati con tacco. Sui lati esterni facevano capolino le else elaborate di due daghe. L’altra, di poco più alta e con la stessa corporatura, portava un abito lungo con cappuccio in taffetà bianca finemente ricamata e velluto rosso con nastro rosso sotto il seno e bianco sulla schiena a mo’ di corsetto, i capelli color cioccolato raccolti in un’acconciatura elaborata fermata da due elaborati bastoncini per capelli e un’espressione rilassata sul volto pallido in cui spiccavano gli occhi neri. Non aveva armi o se le aveva non le metteva in mostra.
L’una l’opposto dell’altra constatò.
I due giovani invece erano molto simili.
Stessa altezza, ad occhio e croce sul metro e novanta, e corporatura asciutta e atletica. Entrambi portavano una lunga spada attaccata alla cintura dei jeans neri, stivali di pelle dall’aria molto vissuta e camicia. Il biondino con gli occhi castani e il volto allungato l’aveva rossa, mentre quello che si guardava intorno guardingo con i capelli cioccolato e lineamenti squadrati e gli occhi grigi l’aveva bianca.
Erano proprio dei bei giovanotti.
Pirati decretò con un sorriso malizioso.
Donna Mira si avvicinò senza indugi al tavolo dei nuovi clienti, doveva sapere di più.
Riteneva che sapere tutto sugli stranieri era il dovere di onesta cittadina, ma la realtà dei fatti era che amava spettegolare. Aveva fatto del pettegolezzo una vera e propria arte e i pettegolezzi sugli stranieri riscuotevano sempre un gran successo.
- Che cosa vi porto? – chiese gioviale la donna mettendosi le mani sui fianchi.
Aveva l’aspetto di una chioccia con le piume arruffate.
- Quattro boccali della vostra birra migliore, signora. – rispose il ragazzo con la camicia bianca, aveva l’aria di essere il capo del gruppo.
- Tesoro quattro boccali di birra della riserva speciale. – ordinò alla ragazza che si stava civettando con uno dei clienti abituali, che tornò subito seria per poi fare ciò che le era stato chiesto.
Poi Donna Mira rivolse nuovamente l’attenzione agli stranieri – Sono Donna Mira, la proprietaria. –
La speranza luccicava nei suoi occhi.
- E noi siamo dei viaggiatori. – rispose la ragazza accennando un sorriso mentre si appoggiava allo schienale della sedia.
Risposta vaga.
Non avevano abboccato.
- Da dove venite? – ritentò
- Da molto lontano. – rispose la donna in rosso sorridendo cordiale.
Erano ossi duri.
Peccato che non era ancora nato lo straniero in grado di resistere ai suoi interrogatori, così ripartì immediatamente all’attacco – E precisamente dove sta questo luogo lontano?
Intanto i suoi occhi registrarono i gioielli che le due donne portavano.
La più giovane aveva una collana con un pendente sferico, cristallo o forse diamante, non poteva dirlo con certezza, multi sfaccettato di colore azzurro e due pesci d’argento sulla sommità con le code unite e un bracciale baciamano con un rubino nell’anello e uno più grande al centro del dorso, mentre l’altra postava solo un medaglione finemente lavorato dall’aria antica, sicuramente d’oro bianco.
- Non sono affari tuoi donna. Siamo qui per bere e non per raccontare la nostra vita a una locandiera avida di pettegolezzi. – rispose irritato il ragazzo con la camicia rossa.
Era bello con quell’espressione seria sul viso abbronzato e una cicatrice che partiva dallo zigomo destro e le solcava obliqua l’intera guancia destra.
Donna Mira lo guardò male e risentita si allontanò immediatamente dal tavolo meditando vendetta.
Nessuno poteva permettersi di trattarla in quel modo nel suo regno.
Intanto al tavolo la conversazione continuava.
- Complimenti per il tatto Damon. – commentò la giovane sorridendo.
- Non mi piacciono le pettegole. – rispose lui.
Gli altri sorrisero ma non dissero nulla, avevano imparato a convivere con il suo lato scontroso.
La cameriera arrivò sorridente con la birra e il gruppo iniziò a sorseggiare la bevanda in silenzio, gli sguardi che vagavano per il locale piano dalle pareti di legno e con una scarsa illuminazione.
La porta del locale si riaprì nuovamente ed entrò un gruppo di funzionari governativi calamitando l’attenzione del quartetto.
Avevano le uniformi tirate a lucido, il tipico atteggiamento arrogante e l’immancabile sguardo di sufficienza stampato in volto.
Erano quattro.
Immediatamente accolti dalla gioiosa proprietaria si diressero ad un tavolo al centro della chiassosa taverna.
Mentre si sedevano notarono che con loro c’era una ragazza con un abito bianco a spalline sottili e lunghi capelli color amarena che le ricadevano sul viso. Aveva la testa ciondoloni come se il collo non né reggesse il peso come le gambe, per questo era sorretta da due funzionari.
Doveva essere stata drogata.
La ragazza si agitò sulla sedia e si sporse verso gli uomini come se ciò l’aiutasse a vedere meglio.
- Che c’è? – chiese la donna preoccupata posandogli una mano sul braccio, ma lei sembrava non averla sentita.
- Hai già visto scene come questa, per cui non agitarti. Non possiamo dare nell’occhio. – disse il ragazzo con la camicia bianca.
- Shane ha ragione, rilassati. –
La giovane era sorda a tutto.
Non poteva farne a meno, sapeva che stava rischiando ma quella ragazza …
In quel momento uno dei funzionari, ridendo a chissà quale battuta, tolse i capelli dal volto della ragazza che le sedeva di fianco e che le fece ricadere la testa sul petto.
- È mia sorella. – disse prima di fiondarsi verso i funzionari.
- Cassie! – strillò la donna scattando in piedi insieme ai ragazzi e seguendola.
  
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