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Autore: BebaTaylor    03/12/2014    0 recensioni
Richard e Rosalie. Sposati con due bambini, sono considerati da tutti la coppia perfetta.
Meredith e Albert. Migliori amici.
Richard e Meredith. Lui lavora nella ferramenta di lei, lei è la sua amante.
Albert. Innamorato da sempre di Meredith.
Rosalie, moglie tradita e all'oscuro del tradimento.
«Credo che dovremmo rimanere qui un po', almeno fino a quando non smette di piovere.» esclamò Richard guardando la pioggia scrosciante. Si alzò in piedi e fece alzare anche Meredith, le sistemò la coperta sulle spalle e fecero il giro della carrozza, si sedettero fra il perno centrale e un cavallo.
L'abbracciò e sistemò la coperta sulle loro spalle. «Mi dispiace.» si scusò nuovamente. «Sono geloso.» sussurrò e le baciò la nuca.
«Come facevi a sapere che ero qui?» chiese Meredith posando la testa sulla spalla di Richard e chiuse gli occhi quando vide un lampo.
«Perché ti conosco.» rispose lui, «Era l'unico posto dove potevi essere.»
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Diciasette

Meredith fissò il prato dell'aiuola davanti al negozio e sorrise nel vedere il prato verde. Era la prima settimana di Febbraio, la neve era sparita e nel cielo azzurro brillava un timido sole.
«Non vedo l'ora che arrivi il caldo per andare al lago e prendere il sole.» disse.
«E io non vedo l'ora di vederti in bikini.»
Lei si girò e sorrise a Richard, «Mi hai già visto in bikini.» ricordò, «Anche sabato scorso, nella vasca idromassaggio della stanza del motel.» disse e gli posò la mano sul braccio, stringendolo delicatamente.
«Ma non è la stessa cosa.» replicò lui, «Io voglio vederti in spiaggia, mentre il sole bacia la tua pelle.»
«Io preferirei che fossi tu a baciare la mia pelle.» mormorò Meredith fissando negli occhi Richard, «Anche adesso.»
«Stiamo lavorando.» ridacchiò lui e le toccò il collo, «Magari più tardi.»
Meredith sorrise e si scostò dalla vetrina, aveva visto una persona dirigersi verso di loro. «Ti prendo in parola.» disse e sorrise a Richard.
La porta si entrò e un uomo cinquantenne entrò e salutò Meredith e Richard, la ragazza lo servì e lei e il ragazzo rimasero soli.
«Posso chiederti una cosa?»
«Certo.» rispose Richard.
«Ecco...» Meredith infilò la mano nella ciotola delle caramelle, «Secondo te Albert ha qualcosa che non va?» domandò, lo sguardo basso, prese una caramella e la scartò. «Insomma, è diventato più... strano e paranoico del solito.»
Richard la guardò, non trovando il coraggio di dirle i suoi sospetti, ossia che, secondo lui, Albert era innamorato o infatuato di lei, e che era geloso perché aveva capito che Meredith aveva qualcuno che non era, ovviamente, lui. «Forse si preoccupa e basta.» disse e sorrise, «Non dargli troppo peso, non hai smesso di vederlo, no?» continuò, «Siete amici da tanti anni, è normale che si preoccupi.» sorrise ancora e le si avvicinò, lasciando perdere il vaso che aveva in mano, «Stai tranquilla, andrà tutto bene.»
Meredith sorrise, «Okay.» mormorò, «Hai ragione, non devo preoccuparmi.» esclamò, «Spero che...» si fermò e infilò in bocca un'altra caramella, «Spero che non abbia nessun problema.»
Richard le baciò la spalla, «Non ha nessun problema, stai tranquilla.»
Meredith annuì lentamente e sorrise, «Sì, devo stare tranquilla.» disse, anche se non si sentiva tranquilla, non del tutto, almeno. Si sentiva inquieta, come se dovesse succedere qualcosa, come se fosse la calma prima della tempesta.

***

Albert fissò i fogli davanti a lui incredulo, non voleva credere che Meredith potesse fare una cosa simile ma... l'aveva fatta. “Non è possibile.” pensò, “Lei non lo farebbe mai!” si disse fissando le foto di Meredith davanti al motel sulla statale, stava baciando un ragazzo con il cappuccio della felpa calato sulla testa e il bavero della giacca alzato, Albert imprecò perché non riusciva a riconoscere chi fosse quello che gli aveva portato via Meredith.
Con un sospiro sistemò i fogli all'interno della cartellina gialla e la mise in una scatola di cartone che spinse sotto al suo letto, non voleva pensare a una cosa del genere.
Uscì dalla sua stanza, infilò la giacca di jeans, salutò sua madre e uscì da casa.
«Ehi, Meredith!» esclamò dieci minuti dopo, quando entrò nella ferramenta.
«Ciao Albert.» sorrise la ragazza, «Cosa ti porta da queste parti?»
«Non posso andare a trovare la mia migliore amica?» domandò lui e sobbalzò quando Richard lo salutò.
«Uh, sembra che tu abbia visto un fantasma.»
Albert fissò Richard, «Mi hai spaventato.» borbottò, «Non mi aspettavo di trovarti qui.»
«Io lavoro qui.» esclamò Richard, «Da nove mesi... dovresti, ormai, esserti abituato.»
Albert aprì e richiuse la bocca un paio di volte, «Ehm... intendevo dire che... che...» balbettò, «Che non mi aspettavo di trovarti dietro di me, ecco:» borbottò.
Richard sorrise, «Okay.» disse, «Meredith... io vado a prendere il caffè.» esclamò, «Lo vuoi anche tu?» domandò ad Albert.
L'altro scosse la testa. «No.» bofonchiò. Richard sorrise e annuì prima di uscire.
«Allora...» fece Albert, «Come va?» domandò a Meredith, «Non vuoi dirmi con chi esci?»
Meredith lo guardò e sulle sue labbra si dipinse un sorriso tirato. «Va tutto bene.» disse, «E no, non esco con nessuno.»
Albert la guardò, sapendo che mentiva. «Davvero?» disse e prese una caramella, «A me sembrava di sì... insomma, sei felice, radiosa, sorridi sempre...»
«Sono solo contenta.» disse lei, «Non posso esserlo?»
Albert annuì lentamente mentre infilava in bocca la caramella. «Cero che puoi essere felice.» disse, «È solo che sei più felice del solito...» aggiunse, «E per me hai qualcuno e non vuoi dirmelo.»
«Non ho nessuno.» squittì Meredith, «Giuro.»
Albert piegò la testa di lato, «Okay.» disse, «Ti credo.» mentì. «Quindi non eri tu, sabato scorso, al parcheggio del motel sulla statale, sai, quello che è di fronte al benzinaio?»
Meredith scosse la testa. «Non ero io.» disse, «Ero a casa.» aggiunse, «E comunque... cosa ci facevi tu al motel?»
Albert sentì il sangue defluire dalle guance, «Io... io ero a far benzina.»
Meredith ridacchiò, «E tu mi avresti visto dall'altra parte della strada, al buio con tutte quelle luci del parcheggio che non ti fanno vedere nulla?»
«Io... io ho visto una ragazza bionda che ti assomiglia.» borbottò Albert.
«Era un'altra bionda.» disse Meredith, «Non esisto solo io con i capelli biondi.»
Albert annuì e guardò Richard entrare nel negozio. «Sì, giusto.» disse e osservò Richard passare il caffè macchiato a Meredith e sorriderle e si sentì geloso, avrebbe tanto voluto versare quel caffè bollente in testa a Richard e magari da un'altra parte, invece si limitò a sorridere.
«Oggi non lavori?» domandò Richard.
Albert smise di sorridere e lo guardò, «No, oggi no.» rispose e sorrise di nuovo, «Oggi sono libero e ho intenzione di rimanere qui con la mia migliore amica!»
«Cosa?» strillò Meredith, «Perché?»
Albert alzò le spalle, «Perché mi va.» rispose, “Toh, beccati questa, stupido Richard.” pensò.
«Albert... lo sai che ti voglio bene...» sospirò Meredith, «Ma quando rimani qui sei solo d'intralcio e basta.» disse.
«Intralcio?» domandò lui, «Giuro che me ne starò zitto e buono in un angolo.»
«Tu? Zitto e buono?» rise Richard, «Ma se quando Meredith è stata male sei rimasto con me e non hai fatto altro che parlare, parlare, parlare... come fai ogni volta che sei qui.» disse, «Tu non riesci a stare zitto.»
«Oh, stai zitto tu, che nessuno ti ha interpellato!» ringhiò Albert.
«Ehi! Albert.» esclamò Meredith, «Richard ha ragione.» disse, «Tu non riesci a stare zitto.» esclamò, «E anche se rimanessi in silenzio saresti ugualmente irritante.»
«Non è vero!» protestò l'interessato, deluso dal fatto che l'amica non avesse preso le sue difese.
Il sopracciglio di Meredith si alzò, «Sì che è vero.» replicò, «Saresti come... come un manichino che respira e ci segue con gli occhi.» disse, «Saresti inquietante. Anzi, lo sei.»
Albert si morse il labbro inferiore. «Okay.» borbottò irritato, «Ho capito, non mi vuoi.»
Meredith sospirò, «Non è che non ti voglio.» disse, «Non voglio che rimani qui a fare la bella statuina.» esclamò e guardò brevemente Richard, «Dai, vai a casa, ora.» aggiunse, «Andiamo fuori a pranzo.»
Albert sorrise e le baciò le guance, «Okay.» disse «Vengo quando chiudi.» esclamò, «Adesso vado.» aggiunse, «Ciao, Meredith.» salutò e se ne andò.
Meredith respirò a fondo e guardò Richard che la fissava con un sorrisetto sulle labbra, «Cosa c'è?» gli chiese.
Lui scosse la testa, «Niente.» rispose, «Lui è contento perché andrete a pranzo insieme, tu sei felice perché non si è arrabbiato... e siamo tutti felici.» disse.
Meredith piegò la testa di lato, «Quindi non sei più geloso?» domandò con il sorriso sulle labbra.
«Non ho mai detto questo.» replicò lui e afferrò una caramella, «Io continuo a essere geloso.» disse e scartò il dolciume, sorrise infilando in bocca la caramella, «Molto geloso.» le soffiò nell'orecchio e le baciò una guancia prima di allontanarsi e continuare a lavorare.
Meredith rimase ferma, con un sorriso ebete sul viso, le piaceva sapere che Richard fosse geloso — dopotutto lo era anche lei — e che gli bastava vedere Albert o sapere che sarebbe uscita con lui per accendergli quella luce negli occhi, quella che diceva chiaramente: “Sei mia!”; l'unico problema era che lui non era completamente suo. Meredith sospirò e fissò il display della cassa, fissando l'orologio digitale, i secondi che cambiavano lentamente mentre pensava a Rosalie, ai bambini, al fatto che Richard, una volta finito di lavorare, andava a casa da loro, baciava le teste dei figli e avrebbe stretto la moglie in un abbraccio prima di baciarla. Quello sì che la mandava in bestia, il pensiero che una volta chiusa la porta di casa Richard si “scordasse” di lei ed era una cosa che non voleva che accadesse anche se aveva paura che un giorno o l'altro succedesse — perché ne era certa: sarebbe accaduto, prima o poi.
Inspirò a fondo dicendosi che non era il momento di pensare a una cosa del genere. I suoi occhi vagarono nella grande stanza, senza soffermarsi per più di pochi secondi su qualcosa, fino a quando non incrociò gli occhi e il sorriso di Richard, sorrise anche lei, felice, dimenticandosi di tutti quei cattivi pensieri.

***

«Allora...» disse Albert, «Sei sicura di non nascondermi nulla?»
Meredith gli sorrise, «Sicura.» rispose e infilò in bocca un pezzo di grissino. «Non ti sto nascondendo nulla.» disse e Albert la fissò in silenzio.
Il ragazzo annuì, «Sì, okay.» disse. «È solo che sei così... felice.» esclamò, «È da un bel po' di mesi che sei così... radiosa.» aggiunse «E vorrei sapere il perché, tutto qui.» sorrise.
Meredith ebbe un attimo di panico poi si disse che Albert non sapeva, non poteva sapere nulla di lei e Richard — erano stati attenti a non lasciare traccie — così sorrise, «Sono felice e basta.» disse e sperò di convincere Albert perché non sopportava più tutte quelle domande. «Non c'è una ragione precisa.» aggiunse e sorrise, quasi sollevata, quando arrivò il cameriere con le loro ordinazioni.
Albert sorrise, «Okay.» disse, «Allora... ci sei sabato sera?» chiese.
Meredith fece un sorriso mentre pensava a cosa dire, quel sabato sarebbe stato il secondo del mese, quello in cui Rosalie e i bambini andavano dai genitori di lei, «No so, Albert.» disse, «Forse vado dai miei.» aggiunse.
Albert fece una smorfia, «Per favore, Meredith.» mormorò piegando gli angoli della bocca verso il basso, imitando un broncio, «Dai tuoi puoi andare domenica!»
Meredith sospirò, «Non saprei.» mormorò, fissando lo sguardo sul piatto con le lasagne, «Ti faccio sapere nel pomeriggio.» aggiunse sorrise.
«Va bene.» disse Albert, «È da tanto che non passiamo una serata divertente.»
Meredith sorrise, «È vero.» disse, «Vedrò di fare il possibile.» mentì.

Richard spinse Meredith contro il muro appena la porta del retro fu chiusa, la baciò con forza, stringendola a sé, le morse il labbro inferiore e le infilò le mani sotto alla maglia.
Meredith respirò a fondo quando lui le baciò il collo, «Richard...» mormorò, sorpresa da quell'impeto.
Richard non le diede il tempo di dire altro e le slacciò la giacca per poi farla scivolare a terra, fece lo stesso con la sua, avvolse le braccia attorno alla vita di Meredith e la sollevò, per poi posarla sul mobiletto e infilarle con foga le mani sotto al maglione, arrivando a toccarle il reggiseno.
Meredith chiuse gli occhi, abbandonandosi ai baci e alle carezze, senza domandarsi del perché di tutta quella foga di Richard; non pensò neppure una volta di chiedere il perché di tutto quello mentre Richard le toglieva il maglione, la maglietta e il reggiseno, o il perché sembrasse guidato da chissà cosa mentre le abbassava la cerniera degli stivali e le abbassava i jeans e le mutandine con una sola e fluida mossa. Non si chiese nulla mentre lui la baciava e le toccava i seni, per poi scendere sui fianchi e ancora più giù, si limitò a stringere gli occhi e lasciarsi andare a sospiri di puro piacere.
«Ti amo.» ringhiò Richard all'orecchio di Meredith prima di farla sua. L'orgasmo arrivò in fretta per entrambi e fu veloce e intenso per tutte e due.
«Wow.» commentò Meredith mentre riprendeva fiato, «È stato... intenso.» sorrise mentre Richard le passava i vestiti.
Lui sorrise e la baciò velocemente prima di finire di vestirsi, «Sì.» mormorò, «Credo sia meglio che andiamo ad aprire.»
Meredith lo osservò mentre lo seguiva in negozio, domandandosi il perché di tutto quello, poi scrollò le spalle e si disse che, in fondo, non le importava poi molto.

«Allora... Rosalie va via con i bambini?» domandò Meredith un paio d'ore dopo.
Richard non le rispose e continuò a sistemare le confezione di vernice spray — era incredibile e quasi sconfortante come la gente non fosse capace di rimettere al posto giusto una bomboletta e il risultato era quello: i colori erano tutti mischiati.
«Richard?» chiamò lei.
«Sabato è il nostro anniversario.» mormorò lui senza voltarsi, «Io e Rosalie festeggiamo otto anni di matrimonio.»
«Ah.» fece lei, «Quando pensavi di dirmelo?» domandò.
Richard alzò le spalle e sistemò la bomboletta di colore giallo al suo posto, fra il bianco e l'arancione, «Mi servirebbe il sabato libero perché vorremmo andare dai nostri genitori, così ci terrebbero i bambini mentre io e mia moglie usciamo a festeggiare.»
Meredith strinse le labbra, «Quando lo hai saputo?» domandò.
Richard sospirò e si girò verso di lei, «Prima.» disse, «A pranzo.»
«Ah.» esclamò Meredith, «Adesso capisco.»
«Capisci cosa?» domandò lui avvicinandosi, si accorse di avere in mano una delle bombolette e la posò sul ripiano più vicino.
«Capisco il perché della scopata di prima.» rispose lei, sorprendo se stessa per il tono sprezzante con cui aveva pronunciato quelle parole, «Volevi darmi il contentino.»
«Non è vero!» ribatté Richard avvicinandosi a lei, «Meredith... io ti amo, lo sai.» mormorò, «Non era un contentino, assolutamente no.»
«E allora perché non me lo hai detto subito?» domandò Meredith, «Perché?»
Richard sospirò e curvò le spalle, «Scusa.» disse, «Non volevo...» mormorò, «Io pensavo che...»
«Pensavi che non te l'avrei data.»
«No!» fu quasi un grido quello di Richard, «Non pensavo a quello!»
«A me pare di sì.» replicò Meredith sentendosi male per quello che lei reputava un tradimento, «Prima avresti dovuto dirmi che sabato non ci saresti stato e dopo io avrei deciso se farlo oppure no.» disse, «Ma così... mi hai... mi hai...» si fermò e sospirò, «Mi hai tradito, hai tradito la mia fiducia.»
Richard le prese le mani, «Non volevo, giuro!» esclamò e sussultò quando Meredith, con uno strattone, si liberò. «Credimi, per favore.» pigolò.
«E settimana prossima è San Valentino... oltre a uscire a cena Giovedì uscirete anche Sabato?» domandò Meredith e le bastò guardare Richard per capire che aveva ragione, «Ecco e poi dici che non è stato un contentino.»
«Non posso dire di no a Rosalie...» sussurrò lui, «È mia moglie...»
«E io cosa sono?» chiese Meredith, «Eh, cosa sono? Solo una che ti scopi perché è troppo stupida e innamorata per dirti di no?»
Richard la guardò e sospirò, «Non dire così.» sussurrò, «Tu non sei stupida.» disse a bassa voce, «Io ti amo.» mormorò, «Sul serio.»
Meredith rimase in silenzio per qualche istante, poi sospirò. «Non ti credo.»
«Non mi credi?» fece Richard, «Perché?»
«Perché mi hai usato.» rispose lei.
«Non era mia intenzione.» mormorò Richard prendendole di nuovo le mani. «Meredith... io ti amo, giuro.» disse guardando gli occhi azzurri di Meredith, «E mi dispiace averti fatto soffrire...» aggiunse, «Ero arrabbiato con Rosalie perché non mi aveva detto nulla, con me perché non ho saputo dirle nulle, con te perché anche se non hai fatto nulla io sono pazzamente e perdutamente innamorato di te...» sorrise, «Ti prego, ti supplico,» aggiunse stringendole le mani, «Perdonami.»
Meredith lo guardò, «Non riesco a crederti.» disse, «Avresti dovuto dirmelo prima o dirle di no.»
«Dire di no a mia moglie che vuole festeggiare il nostro anniversario?» fece Richard, «E con quale scusa?» chiese.
«Quando pensi di dirglielo?»
«Dirle cosa?»
«Di me, di noi.» rispose Meredith. Richard sospirò e guardò verso il basso, «Non vuoi dirle nulla.» fece un sorriso sarcastico, «Vuoi che rimanga il tuo piccolo segreto, vero?»
«Non posso dirglielo, ora che ci stiamo rimettendo in piedi.» sospirò lui, «E poi i bambini sono piccoli...»
«E io dovrei aspettare almeno quindici anni, fino a quando anche Chris non andrà al college?» domandò lei, «O peggio, diciotto anni?»
«No.» rispose lui e la sua voce era flebile e poco convincete, «Meredith, quelli sono i miei bambini.»
«Potresti fare il padre anche se ti separi.»
«Tu non conosci Rosalie e come la pensano lei e la sua famiglia... non bisogna dare scandalo.»
«E io sono quella che ci rimette, perché guai se si rovina la perfetta immagine della perfetta coppia, della perfetta famiglia.» esclamò Meredith, «Peccato che tu l'abbia già rovinata, quell'immagine, il giorno in cui mi hai baciato.»
«Meredith...» sospirò Richard e fissò le mani di lei che si spostavano dalle sue, «Cerca di capirmi, non posso fare questo.»
«E quindi quella era una scopata d'addio, vero?»
«No!» esclamò lui, «Io ti amo, ma non posso....»
Meredith si voltò, «Bene, perfetto.» disse, «Allora vorrà dire che uscirò con Albert tutte le volte che me lo chiederà.» aggiunse e sorrise quando vide l'espressione di Richard.
«Non puoi!» squittì lui.
«Oh, sì che posso!»
«Io non voglio!» replicò Richard, «Ti proibisco...»
«Mi proibisci cosa?» domandò lei, «Di uscire con il mio migliore amico?» chiese e Richard annuì, «Bhe, Richard, ti do una bella notizia: io e te non siamo nulla.»
«Non è vero.» disse lui e Meredith capì che stava soffrendo, ma al momento non le importava poi molto, «Noi siamo... noi ci amiamo.» sussurrò, «Io ti amo.»
«Però non lasceresti mai la tua moglie perfetta.»
«Non...»
«Allora io esco con chi voglio.» disse lei. «E hai il sabato libero.» disse.
«Oh, Meredith... mi dispiace.» sussurrò lui, «Non fare così...» disse, «Glielo dirò, giuro.» aggiunse e le posò le mani sulle spalle, «Dammi un paio di mesi... poi le dirò tutto, promesso!»
Meredith lo guardò, «Non ci credo.» disse, «Facciamo così, tu prima glielo dici, poi io ti perdono.»
«Sei solo arrabbiata perché non ti ho detto subito di sabato.» disse Richard e fece un sorriso triste, «E hai ragione, lo so.» mormorò, «E mi dispiace.» sospirò, «Ti lascio stare, torno a lavorare.» mormorò e fece un altro sorriso triste, si voltò e tornò alle bombolette.
Meredith lo guardò, infuriata per quello che aveva detto, per quello che aveva fatto, per quello che non voleva dire. Andò nel retro e prese il cellulare dalla borsa.
“Sabato sera ci sono. Andiamo a ballare dopo cena?” scrisse e inviò il messaggio ad Albert.

***

Meredith trangugiò un gran sorso della sua Caipiroska alla mela verde e sorrise ad Albert, non sapeva perché ma le sembrava molto più bello del solito.
«Meredith... che ti prende?» domandò il ragazzo alzando la voce per farsi sentire sopra la musica e gli schiamazzi.
«Niente.» sorrise lei — un sorriso un po' storto, causato dall'alcol ingerito — «Voglio solo divertirmi!» disse e bevve ancora, fissò il bicchiere, i cubetti di ghiaccio e i pezzetti di mela, aiutandosi con il bastoncino ne prese uno e lo mangiò. «Dopo balliamo?» domandò.
Albert la fissò, chiedendosi se ci fosse qualcosa che non andasse nella sua amica, poi si disse che probabilmente aveva litigato con la persona con cui si frequentava — ed esultò a questo pensiero anche se una piccola parte di lui si rese conto che non era giusto ma non poté farne a meno — così sorrise, «Certo.» rispose, «Finisci di bere. Piano, però, altrimenti svieni.»
Meredith annuì vigorosamente, «Okay, Albert.» disse anche se risuonò più come un farfuglio che due parole ben distinte.
Dieci minuti dopo erano sulla pista e Meredith si muoveva al ritmo della musica, cercando di dimenticarsi perché si stesse comportando così, “È colpa dell'alcol.” si disse, cercando di scacciare quel pensiero che da due giorni occupava la sua mente: “Ho perso Richard.”; “Non è colpa mia.” si disse, “È solo colpa sua!” pensò, poi intravide Albert che la guardava e gli sorrise mentre gli cingeva il collo con le braccia, sapeva che in quel momento Richard era con Rosalie, magari stavano passeggiando mano nella mano oppure si stavano baciando oppure... chiuse gli occhi a quel pensiero.
Dopo tre canzoni e mezzo Meredith si scusò con Albert e andò in bagno, mentre si lavava le mani udì come un ronzio provenire dalla sua borsetta e capì che era il suo cellulare che vibrava, si domandò come mai non sentisse la suoneria, scrollò le spalle, in fondo non le importava e sentiva come se la sua testa fosse piena di ovatta e dava la colpa a quello se non sentiva la suoneria.
Si asciugò le mani e prese il cellulare e aprì l'SMS senza guardare chi lo mandasse e sussultò quando lesse quelle parole: “Ti prego perdonami.”
Inspirò a fondo mentre si domandava il significato di quelle tre parole, se si riferivano alla loro litigata o al fatto che il giorno prima non avevano scambiato che poche parole o ad altro. Meredith spalancò gli occhi truccati di verde al pensiero che, magari, Rosalie fosse incinta e quel pensiero fu come una sequenza di pugni nel suo stomaco, perché avrebbe significato che Richard non sarebbe mai stato suo, che sarebbe rimasta, probabilmente per sempre, l'altra. Deglutì un paio di volte, mentre un mare di pensieri le vorticava in testa. Dopo un paio di minuti si riscosse, infilò il cellulare nella borsetta e uscì dal bagno.
«Ho ancora sete.» disse ad Albert e senza aggiungere altro si voltò e andò verso il bar dove ordinò un'altra Caipiroska alla mela verde.
Non le importava di ubriacarsi, che il giorno dopo avrebbe avuto un mal di testa atroce, che probabilmente avrebbe vomitata anche l'anima... soffriva e voleva smettere di soffrire.

Albert fermò l'auto davanti alla casa di Meredith. «Stai bene?» domandò.
Lei annuì e sorrise, «Sto benissimo.» rispose, «Ti va di entrare?» domandò.
Albert la fissò, sorpreso, «Sei sicura?»
«Mai stata così sicura.» mormorò lei stringendogli la mano. Voleva vendicarsi di Richard e sapeva come fare.
I due entrarono in casa e Meredith si avvinghiò ad Albert appena chiuse la porta. Immaginò che quelle labbra e quelle mani fossero quelle di Richard ma lo sapeva — la sua parte cosciente lo sapeva — che era Albert quello che la stava baciando, lo poteva sentire dal profumo, dal modo in cui lui la toccava, i gesti di Richard erano più decisi e sapeva come muoversi per farle provare piacere mentre Albert la toccava e la sfiorava come se fosse la cosa più delicata e preziosa del mondo.
«Oh, ti amo, Meredith.»
Lei aprì gli occhi quando sentì quel sospiro di Albert, poi li richiuse, dicendosi che non era vero, che era solo una frase buttata lì, tanto per dire.
Per un attimo le balenò in mente che fosse sbagliato ma quando le tornò in mente il messaggio di Richard scacciò quel pensiero e si abbandonò ai baci e alle carezze di Albert.

Salve! Nuovo capitolo... ormai siamo quasi alla fine... (forse!)
In ogni caso il capitolo 18 è già pronto, mentre ho iniziato il 19... credo che manchino circa 6/7 capitoli e poi anche quest storia sarà conclusa.
Grazie a che legge, a chi mette la storia in una delle liste e a chi commenterà!
   
 
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