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Autore: Sho Ryu Ken    04/12/2014    1 recensioni
"Myles fece come gli aveva ordinato la voce, finalmente aprì gli occhi ma li richiuse immediatamente quando furono colpiti dalla forte luce pomeridiana che entrava dai finestrini del tour bus ed emise un lamento soffocato.
Si rese conto di essere faccia a faccia con Mark che lo teneva saldamente per le spalle, quando, riaprendo gli occhi controvoglia, lo sentì pronunciare il suo nome.
Non mise bene a fuoco il suo viso che si scostò di scatto dalla presa del chitarrista come se fosse venuto a contatto con il fuoco e lo guardò nuovamente, spaventato."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What's real
What's real



Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, dichiaro che i personaggi descritti non mi appartengono, non li conosco personalmente, non intendo dare rappresentazione veritiera del loro carattere ne offenderli in alcun modo. I fatti narrati non sono successi realmente.

Un ringraziamento speciale a sheswanedrlust per aver fatto da musa ispiratrice e beta, per la sua pazienza e costante aiuto.





Avevano appena finito di scambiarsi vari aneddoti di quando ancora non si conoscevano girando tra i vari espositori di vecchi vinili quando Myles, con gli occhi che brillavano ed un sorriso illuminava il suo volto esclamò: « Ehi Mark, guarda! Non è stupenda?! »
Il cantante teneva tra le mani una splendida chitarra resofonica.
Mark fece un cenno d’assenso. « Dovresti provarla » lo incitò.
Myles seguì il consiglio del chitarrista e, con il permesso del negoziante, provò la chitarra.
« Hm… » Myles guardò il prezzo della resofonica e, dopo un paio di minuti di meditazione, mentre rigirava la chitarra tra le mani, sottoponendola ad un controllo, decise che non poteva farsi scappare l’occasione di acquistare la chitarra.
Nonostante costasse parecchio la comprò.
« Quella… » indicò una chitarra acustica « Credo che vada bene per te, Mark. »
« È fantastica. Provala. » disse il chitarrista passando la chitarra a Myles che la provò e convenne con Mark che fosse di ottima fattura.
« Sapevo che ti sarebbe piaciuta, hai intenzione di comprarla? »
Myles notò che sul viso di Mark apparve un espressione triste quando rispose negativamente, fu solo un attimo, ma a lui bastò per prendere una decisione.

Uscirono dal negozio e fecero solo qualche isolato prima che Myles si fermasse e dicesse: « Aspettami qui, ho dimenticato di vedere se c’era un vinile che sto cercando da mesi. »
« Myles, non cambierai mai, vero? Forza smemorato, andiamo! » scherzò Mark.
« Andiamo dove? » Myles fece finta di non capire.
« Torniamo al negozio… Vengo con te. »
« No! » esclamò Myles in preda al panico, Mark lo guardò stranito e il cantante si affrettò ad aggiungere: « Voglio dire… Non c’è bisogno che torniamo indietro tutti e due, aspettami qui, torno subito! » e per non dover dare altre spiegazioni si avviò velocemente al negozio.

Come promesso, Myles tornò da Mark pochi minuti dopo.
« Non c’era? » gli chiese il chitarrista non appena Myles gli fu abbastanza vicino.
« Cosa? »
« Il vinile che cercavi. »
« Eh? »
« Myles… Che cos’hai? »
« Io? Nulla… Va tutto bene. Andiamo. »
Myles e Mark ripresero a camminare in direzione dell’hotel dove alloggiavano.

Avevano appuntamento allo studio, entrò e salutò Mark che lo aspettava vicino alla custodia della chitarra che gli aveva fatto recapitare.
Il chitarrista gli dava le spalle.
« Mark? » lo chiamò e l’altro si girò: « Dimmi. »
« Ti piace la tua nuova chitarra? » chiese avvicinandosi al chitarrista.
« Perché l’hai comprata?» gli chiese Mark.
Myles era in evidente imbarazzo, non incontrava lo sguardo di Mark. « Io... » si fermò per un istante, insicuro, successivamente riprese: « Volevo che tu fossi felice... Tu ed io... »
« Noi? » gli fece eco il chitarrista.
Myles a questo punto guardò Mark negli occhi come in cerca di qualcosa: « C'è davvero la possibilità di un "noi"? » chiese con tono di voce speranzoso.
Mark, guardando Myles sconvolto pronunciò le seguenti parole: « Assolutamente no! Ma cosa ti è preso Myles? Pensare che… Che tra me e te potesse esserci qualcosa? Myles, pensavi davvero che bastasse comprare una chitarra? Sei un pazzo. Non essere sciocco, non potrà mai esserci nulla tra me e te, c’era solo un rapporto di lavoro. Ora… Ora non c’ è più nemmeno quello, non voglio più vederti. Me ne vado. Non presentarti domani, sei fuori. Chiaro? » e si mise a ridere sguaiatamente; girandogli le spalle uscì dallo studio di registrazione facendo sbattere la porta, lasciando un Myles distrutto, in lacrime e profondamente deluso.
Il cantante venne improvvisamente avvolto da una coltre di nebbia, si fece buio attorno alla sua figura e lui tremò dal freddo.





« Aspetta! »
« es... »
« No! »
« Myl... »
« Non andartene! »
« Myles... »
« Mark! »
« Myles… »
« Non lasciarmi. »
« Incubo… »
« No... No. »
« Svegliati. »
« Mark... Torna... »
« Forza, apri gli occhi.»

Myles fece come gli aveva ordinato la voce, finalmente aprì gli occhi ma li richiuse immediatamente quando furono colpiti dalla forte luce pomeridiana che entrava dai finestrini del tour bus ed emise un lamento soffocato.
Si rese conto di essere faccia a faccia con Mark che lo teneva saldamente per le spalle, quando, riaprendo gli occhi controvoglia, lo sentì pronunciare il suo nome.
Non mise bene a fuoco il suo viso che si scostò di scatto dalla presa del chitarrista come se fosse venuto a contatto con il fuoco e lo guardò nuovamente, spaventato.
Ricevette uno sguardo preoccupato e Mark gli disse: « Ehi… Amore, era solo un incubo, stai tranquillo… Non vado da nessuna parte. »
« Perché? Perché mi chiami "amore"? Poco fa mi hai dato del pazzo. » Myles scacciò le lacrime che gli pungevano gli occhi e li richiuse nuovamente prendendo un respiro profondo.
« Myles era solo un incubo, non ti ho mai chiamato pazzo. » Mark tentò di rassicurarlo. « Sei al sicuro ora, ci sono io con te. »
« Non è vero, mi hai abbandonato… Non volevi avere niente a che fare con me. » disse il cantante con tono confuso prima di coprirsi il viso con le mani.
« Non l’ho mai fatto Myles, era solo un brutto sogno. Guardami… Siamo sul bus, va tutto bene. » gli disse accarezzandogli la spalla sinistra, cercando di spostare le mani dal viso del suo ragazzo.
Myles aprì di nuovo i suoi occhi e li puntò in quelli del chitarrista che gli sorrise.
« Sono qui e non ho nessuna intenzione di abbandonarti. Se lo facessi… Chi canterebbe al concerto di stasera? Flip? » gli chiese scherzosamente, per alleggerire l'atmosfera.
« Quale concerto? » chiese il cantante, stupito nel non ricordare cosa li attendeva quella sera, ancora troppo scosso a causa dell'incubo.
« Quello che abbiamo in programma da mesi. Te lo sei dimenticato? » Mark lo guardò preoccupato, poi lo strinse in un abbraccio; spostandogli i capelli dietro le orecchie, lo baciò sulle labbra prima di tornare a sorridergli in modo rassicurante.

Solo allora Myles si rese conto che il Mark del suo sogno, incubo, era diverso dal Mark che stava guardando in quel momento.
Le differenze non erano molte: il Mark dell’incubo era più vecchio e aveva una pettinatura diversa, ma guardando negli occhi il Mark reale vide un sentimento del tutto diverso da quello presente nello sguardo dell’altro Mark.
« È ora di andare al soundcheck, coraggio, alzati! » il chitarrista riscosse il cantante dai propri pensieri, allungò la sua mano destra e gli sorrise più apertamente.
Myles scosse la testa come a voler scacciare il pensiero dell’incubo e si alzò, prendendo la mano di Mark che successivamente lo attirò contro di sé per tenerlo il più vicino possibile.
Negli occhi del Mark reale, il suo Mark, vide amore.
« Andiamo, gli altri ci aspettano. » gli disse il chitarrista dopo avergli posato un bacio leggero sulle labbra.
« Va bene. » Myles fece un cenno d’assenso.
Nonostante fosse al sicuro tra le sue braccia, non poté fare a meno di pensare per un attimo di nuovo all'incubo, a quel Myles così triste e solo senza Mark.
Si avviarono in direzione del teatro e una volta raggiunto il palco, presero le proprie chitarre e cominciarono a provare insieme a Brian e Flip.

Passarono una ventina di minuti ma Myles non sembrava il solito ragazzo che conoscevano.
Mark si accorse subito che c'era qualcosa che non andava nel fidanzato, la sua espressione era persa, fissava il vuoto e non si stava concentrando a dovere.
Non era il suo solito comportamento.
Anche Brian e Flip si accorsero che il cantante non rispondeva con un dolce sorriso sulle labbra come era solito fare e le sue dita non scorrevano sulle corde della chitarra come facevano sempre, non c'era nessun sentimento ed ogni suo movimento sembrava forzato.

« Basta così per ora, abbiamo concluso. Bravi ragazzi... » disse Mark volgendo lo sguardo in direzione del bassista e batterista, appoggiando attentamente la propria chitarra sull'amplificatore.
Flip e Brian annuirono in risposta e si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Il chitarrista si avvicinò al suo ragazzo e gli disse: « Che cosa fai lì impalato? Metti giù la chitarra e dimmi cosa ti succede. » Myles si riscosse e guardò il chitarrista al suo fianco, le sue parole lo avevano colto di sorpresa risvegliandolo dai suoi pensieri.
Non riusciva a togliersi dalla mente il ricordo dell'incubo e soprattutto la brutta sensazione che aveva provato nell’essere rimasto da solo. Sapeva che quel Myles non era lui e non era reale ma non riusciva a capacitarsi di aver provato così tanta tristezza.
« Amore, non starai ancora pensando all'incubo, vero? » gli disse Mark sfiorandogli leggermente la schiena con le dita della mano destra.
Myles non rispose verbalmente, si limitò ad allontanarsi per andare a sistemare la propria chitarra vicino a quella di Mark per poi guardare tristemente il chitarrista ed abbassare la testa facendogli un cenno in modo che capisse di doverlo raggiungere.
Mark capì e si avvicinò a Myles appoggiato ad uno dei suoi amplificatori; prendendogli delicatamente il volto con le proprie mani lo costrinse a guardarlo.
Lo osservò attentamente scrutando le sue iridi chiare, vide e percepì perfettamente che era ancora triste. Doveva fare qualcosa, ma per poterlo fare, prima doveva farsi raccontare altri dettagli e particolari dell'incubo, sapendo purtroppo, che Myles avrebbe potuto soffrire ancora nel ricordare. Doveva rischiare per poter cercare di tranquillizzare il suo ragazzo; non avrebbe lasciato che il suo Myles provasse tutto quel dolore e tutta quella tristezza, talmente forti da non permettergli di sorridere durante le prove per il concerto. Non avrebbe mai permesso a niente e nessuno di fargli del male, tanto meno uno stupido incubo.
Fece un respiro profondo e successivamente parlò con tono di voce sommesso: « Amore mio... » cominciò ma s'interruppe nel notare un piccolo sobbalzo da parte di Myles. Provò di nuovo, sempre mantenendo il tono di voce basso: « Stai tranquillo piccolo mio, non ti lascio da solo; tu però devi provare a raccontarmi quello che ricordi, così potrò aiutarti a superarlo. Inizia dal principio. »
Myles si strinse nelle spalle e sospirò debolmente prima di cominciare a raccontare: « È cominciato come un bel sogno, eravamo a New York; c'eravamo tu, io e qualcun altro... Non ricordo chi fossero. » Myles si fermò cercando di farsi venire in mente altri dettagli.
« Ok... » Mark accolse ogni informazione datagli finora dal suo ragazzo. « Va avanti, coraggio. » lo esortò dolcemente quando lo vide esitare.
Myles fece come richiesto e proseguì: « Siamo entrati in questo bel negozio, abbiamo cercato alcuni vecchi vinili e poi siamo andati a provare alcune chitarre esposte... C'era una resofonica fantastica! » A questo punto Mark notò come gli occhi di Myles si illuminarono nel ricordare quella chitarra specifica.
« Finora mi sembra che tu abbia fatto un bel sogno. » gli disse sorridendo leggermente; Myles annuì, ma poi si rabbuiò: ora arrivava la parte più difficile.
« Ricordo che indicai una chitarra e tu... » guardò il proprio ragazzo e gesticolando, chiarì: « No, non tu, il Mark dell'incubo, la provasti. Era una bella chitarra ed aveva un buon suono... »
Mark lo ascoltava attentamente, però non gli era piaciuto molto il fatto che Myles lo avesse scambiato per "l'altro Mark"; non diede modo al suo ragazzo di poterlo capire, visto che non era un dettaglio fondamentale. 'L'importante è che parli.'
Fece un cenno d'assenso per far capire a Myles che aveva inteso quello che voleva dire e poteva proseguire.
« Gli chiesi se era intenzionato a comprarla ma lui rispose di no. »
Myles si era reso conto che non poteva confondere il suo ragazzo, che l'aveva amato fin dal loro primo incontro, con il Mark dell'incubo che non aveva esitato a lasciarlo da solo, visto che non lo considerava e non gli aveva nemmeno concesso l'opportunità di dichiararsi.
Proseguì il racconto: « Quando vidi il suo sguardo triste nel dover lasciare la chitarra al negozio, presi la decisione di comprarla e con una scusa tornai indietro. »
Mark non riuscì a trattenersi dal chiedergli: « Ti piaceva, giusto? »
Myles lo guardò; era leggermente confuso, non perché non sapeva cosa e come rispondere, ma perché era strano pensare a lui e "un altro Mark" che non stavano assieme e si sorprese maggiormente quando realizzò che anche nell'incubo, lui era attratto da Mark.
« Sì. » rispose sincero, spostando lo sguardo verso Flip e Brian che chiacchieravano con alcuni addetti del teatro, poco distanti da loro.
Mark gli prese il viso con le proprie mani e lo costrinse a guardarlo, esattamente come aveva fatto poco prima, poi, dolcemente, gli disse:
« Ehi, non essere imbarazzato, non c'è nulla di cui tu ti debba vergognare. »
« Lo so, ma è... Strano. » rispose il cantante, sollevato del fatto che Mark avesse compreso il suo imbarazzo.
« Perché? » chiese curioso il chitarrista.
« Perché... Era più vecchio ma non stavamo insieme... » sorrise tristemente, poi aggiunse:
« Sentivo di provare qualcosa per lui e più di ogni altra cosa volevo che fosse felice. »
« Ho capito. Va avanti. » gli disse con un piccolo sorriso d'incoraggiamento, spostando le sue mani dal viso di Myles fino a portarle alla sua vita per stringerlo un po' di più contro il proprio corpo.
« Ci siamo ritrovati in uno studio di registrazione e lui era lì che mi aspettava con la sua nuova chitarra. Credo che lui sapesse che fosse un mio regalo ma ebbi la conferma solo quando mi diede del pazzo per aver sperato che potesse nascere qualcosa tra noi solo perché gli avevo comprato quella chitarra acustica. »
« Quel Mark è proprio un cretino. » asserì il chitarrista con tono di voce serio, poi aggiunse: « Non solo ti ha trattato male, ti ha insultato ed ha rifiutato un tuo regalo, ma soprattutto non sa cosa si è perso negandosi l'occasione di avere te come ragazzo. Non mi piace. »
Il cantante sorrise un po' più serenamente, le parole del suo Mark avevano alleggerito l'atmosfera, però c'era ancora qualcosa che lo tormentava; decise di parlarne con il suo ragazzo: « E se quello fosse stato una specie di sogno premonitore e tu stessi per lasciarmi? »
« Non ti lascerò. » rispose sicuro ed immediatamente il più giovane, senza esitare.
Myles rincarò la dose lasciando trapelare i suoi dubbi e timori: « E se non fosse così? Se tu mi lasciassi per davvero perché stanco di me? »
« Impossibile, non ho la minima intenzione di lasciarti, per quel che mi riguarda un'eventualità simile è fuori discussione. » disse Mark serio, poi, con il sorriso sulle labbra, aggiunse: « Non potrei mai stancarmi di te, ti amo ed anche se a volta mi fai impazzire mi fai anche ridere con il tuo senso dell'umorismo e le tue battute spiritose. »
« Stiamo insieme perché ti faccio ridere? » chiese Myles perplesso, allontanandosi leggermente da Mark che gli rispose: « Sì, ma quello è solo uno dei tanti motivi che mi hanno colpito quando ho fatto la tua conoscenza. »
« Hmh... Ok, sembri sincero. » disse Myles scrutando attentamente lo sguardo del suo ragazzo.
« Ehi! » esclamò il più giovane scompigliando amorevolmente i capelli dell'altro.
« E se un giorno ci trovassimo sul serio in quel negozio? Cosa succederà? » chiese Myles ritornando all'argomento principale; anche il chitarrista tornò ad essere nuovamente serio, rifletté un momento prima di parlare: « Nulla, non succederà niente. Se un giorno ci troveremo in quel negozio e tu decidessi di comprare quella chitarra per poi regalarmela io sarei l’uomo più felice che potrà esserci al mondo. »
Successivamente sorrise, immaginando che il pensiero di Myles sarebbe molto dolce e che lui accetterebbe volentieri un regalo, piuttosto importante, da parte del suo ragazzo.
« Non puoi saperlo con certezza, come fai a dire che non mi lascerai subito dopo com'è successo nell'incubo? » chiese il cantante.
« Myles, anche se quella fosse la chitarra migliore al mondo io sceglierei sempre e comunque te. Tu sei unico e… Ti amo, non potrei mai amare qualcuno o qualcosa più di quanto ami te, ficcatelo bene in testa. » gli rispose sincero guardandolo dritto negli occhi, circondandolo con le proprie braccia e stringendolo di nuovo contro il proprio corpo. « Quello era solo un incubo, il fatto che tu ed io siamo qui, insieme e che ci amiamo... Questo è reale. » gli disse successivamente e per far in modo che Myles gli credesse sul serio lo baciò teneramente sulle labbra. « Se in futuro non ti andasse di regalarmi alcuna chitarra va bene, non ti lascerò certo per un motivo del genere. » gli disse scherzosamente, una volta messo fine al contatto.
La battuta del chitarrista fece sorridere Myles ed anche Mark sorrise a sua volta prima di allentare la presa sul corpo dell'altro.
'Mark ha ragione' rifletté Myles, rendendosi conto che quell'incubo non aveva molto senso, lui ed il chitarrista stavano insieme e si amavano, mentre le loro controparti dell'incubo non si frequentavano nemmeno.
« Va meglio? » chiese il più giovane guardandolo dritto negli occhi.
« Sì, un po'. Grazie amore mio. »
Mark annuì sorridendo e gli diede le spalle, pronto a richiamare Brian e Flip sul palco per portare a termine le prove ma non appena sì allontanò di poco, Myles passò le proprie braccia attorno alla sua vita da dietro e, dopo averlo baciato alla base della nuca, sottovoce gli disse: « Ti amo anch'io. » non volendo che il fidanzato potesse rimanere senza una conferma verbale; il più giovane si girò nell'abbraccio e tenendo stretto a sé il suo Myles, dopo averlo guardato negli occhi per un momento, gli disse sicuro: « Lo so. »
Appoggiando nuovamente le proprie labbra sulle sue lo baciò con maggior passione via via che i secondi passavano.
Quando si separarono si ritrovarono a corto di fiato e si sorrisero ancora.
Successivamente furono raggiunti dal batterista e dal bassista; insieme ripresero a provare le canzoni rimaste.

« Myles, ora tocca a te con Watch Over You. » disse il coordinatore della serata.
Il cantante annuì e prese posto sullo sgabello al centro del palco e mentre gli altri tre musicisti si facevano da parte, fu raggiunto da Ian che gli porse la sua chitarra acustica; la prese, ringraziò l'amico e suonò qualche accordo di prova senza dare peso al brivido che gli percorse la schiena. Doveva concentrarsi solo sul soundcheck.
Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo ma non appena cominciò a muovere le dita sulle corde della chitarra venne colpito da un altro spezzone dell'incubo: quel Mark non aveva accettato la chitarra acustica che gli aveva regalato, frantumando le sue speranze.
Un debole sospiro lasciò le sue labbra. 'Non ci devo pensare.'
Ripeté il processo di preparazione: occhi chiusi, respiro profondo, concentrazione. Le prima note scorsero una dietro l'altra come in precedenza, ma non appena si accinse a cantare, il fiatò gli si smorzò in gola. Era stato nuovamente assalito dai ricordi: Mark che rideva prendendo la chitarra dalle sue mani al negozio diventò subito il Mark che lo aveva fulminato con lo sguardo, spezzandogli il cuore con il suo rifiuto.
Questa volta Myles non riuscì a trattenere un singulto.

A Mark, che assieme a Flip e Brian si trovava al lato sinistro del palco, non sfuggì la strana reazione del suo ragazzo. Lo conosceva ormai da qualche anno e sapeva che adorava improvvisare, ma non lo aveva mai visto esitare nel suonare quella canzone. Lo osservò attentamente estraniandosi dal discorso che era in atto tra i due amici, che non si erano accorti di nulla; e capì che il suo Myles aveva dei problemi. Lo vide con la testa china sulla chitarra acustica che aveva appoggiato sulle gambe.

Trascorse qualche istante e Myles in quel breve lasso di tempo non si era mosso, aveva fissato con sguardo assente i dorsi delle sue mani ferme sulle corde.
« Non ci riesco. » mormorò debolmente.
Mark decise d'intervenire e gli si avvicinò. « Che succede? » chiese non avendo capito cosa aveva detto il suo amato cantante.
Myles si girò nella direzione di Mark, che aveva posato la mano destra sulla sua schiena e lo guardò, prima di indicare la chitarra.
« Non riesco a suonare. » fu la sua risposta.
« Cosa? Hai dolore alle dita? » gli chiese Mark preoccupato, abbassandosi leggermente per poter osservare meglio l'espressione di Myles che gli rispose: « No, non sento male alle mani. »
Il più giovane tirò un sospiro di sollievo avendo temuto il peggio; ma il cantante proseguì con voce piatta: « Si tratta della chitarra: è acustica. »
« Ma certo amore, lo so che questa è la tua chitarra acustica e so che quella che preferisci usare per suonare Watch Over You. » gli disse Mark, ovvio.
« No Mark, non sto parlando di questa chitarra, ma dell'acustica che volevo regalare al Mark dell'incubo. » spiegò Myles guardando il suo ragazzo e vergognandosi di non essere ancora riuscito a superare la tristezza dovuta al brutto sogno.
Mark, per tutta risposta gli prese la nuca con la mano destra ed avvicinandosi maggiormente a lui, posò un bacio sui suoi capelli prima di parlare a bassa voce e dirgli dolcemente: « Va tutto bene piccolo mio, non ci devi pensare più, non ti devi sforzare per trovare una ragione alle azioni e parole di quell'incubo. Devi solo calmarti un po' e suonare esternando le tue emozioni, come fai sempre. Se ora sei ancora triste a causa dell'incubo, usa tutto ciò che senti qui -indicò il cuore di Myles- per trasmettere quello che provi, non imbottigliare le tue emozioni bloccando una delle tante cose che ti riescono bene solo perché credi di non farcela. Io so che tu sei più forte di ciò che pensi. »
Myles lo guardò con gratitudine ed annuì, rispondendo alle parole di Mark con un piccolo sorriso. Doveva aver fiducia in ciò che aveva appena sentito, ma soprattutto doveva fidarsi di sé stesso ed abbandonare il ricordo dell'incubo, una volta per tutte.
« Forse, se non ti avessi svegliato, avresti avuto modo di dirne quattro a quel Mark che ti ha fatto soffrire e adesso non staresti così, mi dispiace. » aggiunse Mark chinandosi per baciare Myles sulla guancia sinistra. « Perdonami. » gli disse stringendolo da dietro per un breve momento.
Il cantante rimase sorpreso dalle scuse del suo ragazzo, non si aspettava che Mark chiedesse perdono per averlo svegliato. Si sentì ancora più in colpa nei suoi confronti per essere stato un peso per tutta la durata del pomeriggio con la storia "dell'altro Mark". Si era comportato da egoista ed aveva finito con il fare stare male il suo ragazzo, che non aveva assolutamente alcun motivo di scusarsi per ciò che il suo subconscio gli aveva fatto vivere.
Guardò il chitarrista dritto negli occhi e parlò: « Mark, tu non devi chiedermi scusa, svegliandomi hai fatto ciò che ritenevi più giusto in quel momento. Non potevi sapere cosa stavo sognando. » sorrise tristemente ed aggiunse: « E poi non è detto che sarei riuscito ad arrabbiarmi. »
« Non puoi saperlo con assoluta certezza, magari lo avresti preso a schiaffi o gli avresti fracassato la chitarra sulla testa. » ipotizzò ironico il più giovane cercando di far ridere il proprio ragazzo. Ci riuscì.

« Myles, puoi ricominciare a suonare così possiamo controllare se è tutto a posto? »
Cantante e chitarrista vennero riportati alla realtà dalla voce di Ian, in attesa di un segnale da parte di Myles.
Mark sorrise al suo ragazzo e lo baciò delicatamente sulle labbra prima di dirgli: « Coraggio, ce la puoi fare. » poi andò verso Flip e Brian, al lato del palco.
Il cantante prese un respiro profondo, cercò di concentrarsi e dopo aver imbracciato la sua chitarra acustica, cominciò a muovere le sue dita sulle corde. Doveva solo aprire la bocca e far uscire le parole della canzone, ma anche questa volta si bloccò.
Si voltò verso Mark e lui gli sorrise, incoraggiandolo a proseguire.
Myles ripeté per l'ennesima volta il processo di preparazione. 'Posso farcela.'
Suonò le prime note ma il viso dell'altro Mark e la sua risata sguaiata tornarono a tormentare i suoi pensieri; scosse la testa per cercare di non cedere ai brutti pensieri.
« Scusa Ian, ricominciamo, ok? » disse voltandosi nella sua direzione, ricevette un cenno d'assenso e poi tornò a guardare davanti a sé.
Successe di nuovo e Mark, non volendo vedere il suo ragazzo in crisi, si allontanò dai due amici, che lo guardarono avvicinarsi con cautela al cantante, come aveva fatto pochi minuti prima.
« Myles? Ehi, calmo. Prenditi tutto il tempo che ti serve. »
« Mark... » il cantante era a corto di parole.
« Prova un'altra volta. Se non te la senti, ti posso accompagnare con l'acustica. » propose il più giovane interrompendo il suo ragazzo, che l'aveva guardato con un'espressione triste ed abbattuta.
« Grazie, ma devo farcela da solo, non posso farmi condizionare ancora da quel brutto sogno. » Myles rifiutò gentilmente l'offerta del chitarrista che gli rispose: « Va bene, come vuoi tu Myles. » e poi gli sorrise, per fargli capire che aveva compreso le sue parole ed aveva capito che il suo non era un rifiuto dettato da egoismo; successivamente gli posò le mani sulle spalle in un gesto che, sperava, potesse dare un po' di coraggio al cantante.
Myles, tenendo la propria chitarra con la mano destra, allungò la sinistra fino a portarla dietro al collo di Mark per farlo abbassare e poterlo baciare appassionatamente, prima di lasciarlo andare e dirgli: « Grazie, se non dovessi farcela sarò felice di accettare la tua offerta di accompagnarmi con l'acustica. »
« Ok amore mio, allora torno dai ragazzi; tu cerca solo di rilassarti e andrà tutto per il meglio. » lo incoraggiò Mark l'ultima volta, prima di ricevere un cenno d'assenso da parte del cantante e ritornare verso Flip e Brian, che avevano osservato i due amici parlare.
« Va tutto bene? » chiese il batterista all'amico più giovane, lui rispose vagamente con: « Lo spero Flip, Myles è solo un po' agitato. » non volendo entrare nei dettagli del tormento del suo ragazzo.
Flip e Brian annuirono, poi, insieme a Mark e qualche addetto del teatro che si trovava vicino a loro, riportarono l'attenzione sul cantante.
'Forza amore mio.' Mark sperò con tutto sé stesso che Myles riuscisse a lasciar andare i brutti pensieri.

Myles si prese un momento per assimilare le belle sensazioni che aveva provato nel baciare il suo ragazzo e si concentrò solo ed esclusivamente su quelle prima di iniziare cantare.
Suonò e cantò con gli occhi chiusi, lasciando trapelare ogni sentimento, come gli aveva suggerito il chitarrista e portò a termine la canzone senza errori ne esitazioni.
'Ce l'ho fatta!'
« Bene Myles, direi che è stata un'ottima prova, sei d'accordo? » disse uno dei tecnici addetto al suono.
Il cantante si voltò e con la mano fece il segno "ok" prima di tirare un sospiro di sollievo.
« Sei stato grande! » esclamò Brian raggiungendo Myles, sorridente, al centro del palco.
« Wow, hai cantato e suonato benissimo! » concordò Flip prima di stringere il cantante in un abbraccio che venne prontamente ricambiato.
« Grazie ragazzi. » disse Myles lasciando che i due musicisti tornassero alle loro postazioni sul palco ed Ian prendesse la chitarra acustica e portasse via lo sgabello che aveva appena usato.
Mark si avvicinò al suo ragazzo con un grande sorriso sul volto. Myles lo raggiunse e lo strinse con forza a sé. « Sapevo che ce l'avresti fatta. » disse il più giovane; il cantante, sincero, rispose: « È solo merito tuo. »
« No, io ti ho solo incoraggiato, tu hai fatto il resto.» gli disse il chitarrista muovendo le proprie mani sulla schiena di Myles che a sua volta lo baciò teneramente sulle labbra prima di parlare: « Senza il tuo incoraggiamento ed il tuo bacio non ce l'avrei fatta, credimi. »
« Vorrà dire che ti bacerò, con piacere, prima di ogni canzone. Ok? » chiese Mark continuando a sorridere.
« Va bene, affare fatto! » esclamò il cantante prima di impossessarsi nuovamente delle labbra del suo ragazzo in un bacio delicato.
Lasciandosi momentaneamente alle spalle il ricordo dell'incubo, Myles si era sentito sufficientemente rilassato, ma era stato il bel sorriso di Mark e la sua dolcezza ad aiutarlo a superare il brutto sogno.

Il resto del pomeriggio trascorse con le prove delle ultime canzoni previste in scaletta, baci tra Myles e Mark, sorrisi e battute allegre per i quattro musicisti e per i vari amici ed addetti presenti.

« Bene ragazzi, per il momento abbiamo finito, ora andate pure a riposarvi, ci rivedremo qui in teatro, nei camerini dopo cena, otto e mezza precise, niente ritardi. » disse Steve puntando lo sguardo su ognuno dei quattro musicisti man mano che parlava, ricevette in risposta un coro di: « Sì. Grazie a tutti. » ed annuì, lasciando che i quattro scendessero dal palco e potessero dirigersi verso i camerini che erano stati riservati appositamente per loro.

« Ehi Myles, cos'è successo prima? Mi riferisco a quando stavi provando Watch Over You. » chiese cortesemente Flip avvicinandosi al cantante che sussultò nel sentire la domanda. Mark, notando la reazione del suo ragazzo con la coda dell'occhio, intervenne e prese la parola: « Non è successo niente Flip, Myles era solo un po' agitato, vero? » rivolse la sua attenzione al cantante e sperò che lo assecondasse. Myles si strinse nelle spalle come aveva fatto in precedenza ma ripagò il chitarrista con un piccolo sorriso timido prima di rispondere: « Esatto Flip, ero agitato. » « Ah, ok. Però è strano, non è la prima volta che provi quella canzone e non sei un principiante. Non dovresti agitarti, non ne hai motivo. » disse il batterista; anche Brian aveva annuito quando aveva sentito Flip parlare, era d'accordo con lui.
« Scusatemi, devo concentrarmi e fare gli esercizi di riscaldamento. » disse sbrigativamente Myles distanziando i compagni di band.
Sapeva bene che, se fosse rimasto lì nel corridoio che portava ai camerini, non sarebbe riuscito a resistere e sarebbe scoppiato. Non voleva lasciarsi andare e ricordare nuovamente ciò che era successo nell'incubo. Non riteneva di avere la forza necessaria per spiegare il suo strano comportamento di poco prima.
Flip si chiese che cosa avesse detto di sbagliato e Mark, intuendo i suoi pensieri, gli diede una leggera pacca sulla spalla e gli disse: « Stai tranquillo Flip, Myles non ce l'ha con te. »
Il batterista annuì e poi seguì Brian nella piccola stanza dove si sarebbero potuti rilassare prima di cena.
Notarono che Myles non c'era e pensarono che si fosse chiuso nel gabinetto per evitare che potessero sentire i suoi esercizi e vocalizzi.
In realtà il cantante era fuggito dagli altri tre ed ora si vergognava di essere scappato dai suoi amici.
Li sentì entrare nella stanza adiacente e parlare tranquillamente tra loro; gli sembravano molto distanti e guardando il suo riflesso nel piccolo specchio posto sopra al lavandino, Myles si sentì come si era sentito nel brutto sogno: abbandonato. 'Non sono loro ad avermi abbandonato, sono io che me ne sono andato per primo, lasciandoli indietro.' pensò tra sé e sé.
Le sue mani strinsero il bordo della candida porcellana e sospirò amaramente per l'ennesima volta. Per non destare alcun sospetto cominciò a riscaldare la sua voce con vari esercizi di preparazione che conosceva a memoria finché non sentì le ristate dei tre amici provenire da oltre la porta; si fermò e con le mani si coprì le orecchie temendo di sentire nuovamente la brutta risata sguaiata che aveva sentito nell'incubo. 'Non è reale.'





Uscì poco più di un'ora dopo essersi chiuso nel piccolo bagno e venne accolto da tre sorrisi. Myles ricambiò con un sorriso leggermente tirato cercando di non far vedere agli amici che non aveva la minima intenzione di sorridere in quel momento.
« Myles, sei pronto? » chiese Flip.
« Certo, andiamo a cena? » rispose il cantante sollevato dalla domanda. Per un istante aveva temuto che gli fosse fatto un terzo grado. Indossò la propria giacca e gli altri musicisti lo imitarono.
« Va bene, se siamo tutti pronti possiamo anche andare. » disse Brian alzandosi dal divanetto blu sul quale si era conodamente rilassato.
« Andiamo. » disse Mark che mise la propria mano destra sulla schiena di Myles e gli sorrise, guidandolo verso l'uscita posteriore del teatro.

« Ragazzi... Scusatemi per poco fa, sono stato freddo. Mi dispiace Flip. » disse il cantante quando raggiunsero l'uscita.
« Non ti preoccupare Myles. » gli rispose il batterista con un grande sorriso voltandosi nella sua direzione.
Mark non riuscì a trattenersi dal chiedere a bassa voce: « Va tutto bene, vero? »
Finché percepiva il calore dell'altro stava bene. Myles si strinse al chitarrista ed annuì.





La cena trascorse abbastanza traqnuillamente, ma quando Myles si distraeva o non rispondeva ai discorsi e domande degli altri presenti al tavolo che era stato prenotato appositamente per la band, Mark gli si avvicinava un po' per sfioragli le mani o le spalle, ogni tanto lo baciava sul collo e sulle guance per richiamare la sua attenzione e sorridergli teneramente, in altre occasioni si limitava a rassicurarlo e dirgli che non era solo e non doveva più pensare all'incubo.
Myles sorrideva timidamente e si sentiva un po' stupido perché non riusciva a concentrarsi sulla sua vita ma continuava a ripensare al brutto sogno, però era davvero felice di avere Mark accanto che lo riportava alla realtà con le sue parole.

« Scu... » cominciò il cantante rivolgendosi al proprio ragazzo, non appena uscirono dal ristorante.
« Non chiedere scusa e vieni qui. » gli rispose il più giovane aprendo le braccia.
« Ok. » Myles si fece stringere in un abbraccio e respirò a fondo il profumo familiare di Mark e si lasciò pervadere dal suo calore.
Il calore era un'altra caratteristica che differenziava il suo Mark da quello dell'incubo.
« Grazie amore mio. » gli disse prima di chiudere gli occhi e baciarlo.





Era arrivato il momento, per Myles, di esibirsi da solo con Watch Over You.
Per un breve istante, il cantante temette di bloccarsi com'era successo durante le prove, ma non poteva permetterlo.
Ian lo aveva raggiunto per porgergli la chitarra e sistemare lo sgabello.
Lo guardò muoversi sul palco poco illuminato e per un momento provò l'irrefrenabile impulso di sfruttare il buio per andarsene e non essere costretto a suonare.
Il buio gli aveva ricordato la bruttissima sensazione di freddo e desolazione che aveva provato poco prima di essere svegliato dal chitarrista.
'Mark.' Lo cercò con lo sguardo.
Il suo ragazzo aveva mantenuto la promessa di baciarlo prima dell'inizio di ogni canzone, Myles si era sentito sicuro e non aveva avuto grossi problemi a scacciare il ricordo del brutto sogno.
Ora, invece, il chitarrista si trovava dall'altra parte del palco e non lo aveva ancora raggiunto. Decise di non scappare come avrebbe voluto fare, ma prese coraggio e si diresse dal suo ragazzo.
« Mark? » lo chiamò piano, attirando la sua attenzione.
Il chitarrista, che al momento dava le spalle a Myles, si voltò e lui sgranò gli occhi incredulo indietreggiando di un passo: aveva visto il viso "dell'altro Mark" e la sua espressione contrita che aveva assunto poco prima di rifiutare i suoi sentimenti.
« Mark? » lo chiamò nuovamente, nella sua voce c'era una vena di preoccupazione.
Il chitarrista sorrise, ma il cantante lo interpretò come il sorriso finto "dell'altro Mark" e sentì distintamente la risata sguaiata che egli aveva usato per esprimere tutto il suo disprezzo nei suoi confronti.
Scosse la testa sospirando debolmente e chiuse gli occhi. 'Non può essere vero.'
Li riaprì, tenendo lo sguardo basso, solo quando, qualche istante dopo, sentì due mani calde afferrargli saldamente gli avambracci e la voce del suo Mark chiamarlo dolcemente: « Amore mio... Calmati. »
Myles respirò profondamente e si decise ad alzare lo sguardo non sapendo cosa aspettarsi realmente, avrebbe potuto trovarsi di fronte lo sguardo freddo "dell'altro Mark".
« Sono io e sono qui. Stavo per venire da te per poter continuare a mantenere la promessa di baciarti ed incoraggiarti ed invece... Mi hai sorpreso venendo qui. »
« Allora sei proprio tu... Sei il mio Mark, vero? » chiese titubante Myles, non volendo credere realmente di non aver solo immaginato ciò che aveva visto ma rischiando seriamente di trovarsi di fronte al Mark che l'aveva deriso ed abbandonato.
« Certo che sono io e non ti lascio, capito? » rise sommessamente il chitarrista cercando di tranquillizzare il cantante. Successivamente spostò le proprie mani fino a portarle alla sua schiena per poterlo abbracciare delicatamente.
« Ok. Ok. Sì. » Myles processò tutto ciò che aveva appena sentito e finalmente focalizzò la sua completa attenzione sul chitarrista, vedendolo per ciò che era: il suo giovane e sorridente Mark. Ricambiò l'abbraccio e si strinse a lui cercando conforto nel suo calore.
Il più giovane gli baciò la guancia destra prima di dirgli: « Devi andare ora, forza piccolo, è il tuo momento. »
Myles gli prese il viso tra le mani e lo baciò con passione prima di annuire e girarsi verso Ian che lo stava aspettando al centro del palco, si allontanò di poco da Mark.
Il chitarrista gli prese la mano destra con la propria e la strinse con gentilezza, cercando di trasmettergli un altro po' di coraggio. « Rimarrò qui a sostenerti. » gli assicurò con fermezza.

Myles raggiunse Ian, e come aveva fatto nel pomeriggio lo ringraziò con gratitudine prima di sedersi sullo sgabello imbracciando la sua chitarra acustica.
Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi un momento, concentrandosi su quello che sentiva e percepiva ora: il calore che arrivava sulla sua pelle dal faro che lo illuminava, il brusio e l'attesa dei fans e dei fotografi davanti a lui, la superficie liscia del plettro che teneva tra le dita della mano destra, il profumo di legno della chitarra, gli sguardi attenti dei suoi tre più cari amici e compagni alla sua sinistra.
Serrò le labbra e sentì il sapore e la delicatezza dei baci che aveva scambiato con Mark; si concentrò maggiormente su di lui e poi sentì il freddo materiale delle sei corde che premevano contro i suoi polpastrelli.
Aprì gli occhi e cantò, esprimendo tutte le emozioni che gli trasmettevano le sue stesse note e parole, invitando i fans a cantare il ritornello assieme a lui.

Watch Over You finì con un boato proveniente dalle persone presenti al concerto, tutti erano rimasti colpiti dalla bravura e dalle emozioni che Myles aveva espresso.
Anche Myles era felice, sorrise e ringraziò più volte il pubblico, poi si voltò verso i suoi compagni, li vide sorridere contenti e si alzò dallo sgabello sospirando come a voler scrollarsi di dosso la tensione.
Mark non aspettò che le luci si spegnessero per stringere a sé il suo amato cantante e complimentarsi con lui.
« Mark, amore, ci sono ancora le luci accese. » disse Myles leggermente imbarazzato, pochi istanti dopo, quando vide che il chitarrista non accennava a lasciarlo libero dall'abbraccio.
« Non importa, voglio farti sapere che sei stato bravissimo e che ti amo, non posso farlo se non ti ho tra le mie braccia. » gli rispose con un'espressione che fece ridere Myles.
« Grazie del complimento e grazie di amarmi, anch'io provo lo stesso sentimento per te. Ti amo. » rispose il cantante con tono sincero e lo strinse maggiormente, prima di ribadire nuovamente i propri sentimenti per il chitarrista che annuì contento all'affermazione.
« Ragazzi, scusate l'interruzione, ma dobbiamo continuare il concerto. » fu la voce di Brian a riportare alla realtà i due amici, che si allontanarono l'uno dall'altro.
Myles ebbe il tempo per imbracciare la sua chitarra e prepararsi prendendo fiato, prima di cominciare a suonare Before Tomorrow Comes e a seguire, le ultime canzoni previste dalla scaletta.
Il concerto proseguì tranquillamente, Myles non ebbe ulteriori difficoltà nel lasciar perdere e dimenticarsi del brutto sogno, però notò con piacere che gli altri ragazzi, soprattutto Mark, gli stavano più vicino del solito per sostenerlo. Era grato di avere delle così belle persone nella sua vita e sorrise felice continuando con l'esibizione.

Suonarono Open Your Eyes e poi toccò al "guitar duel" che precedeva Rise Today.
Ora, per Myles, sul palco c'erano solo lui ed il suo ragazzo con le rispettive chitarre, non sentiva più i fans, ma solo la musica che proveniva dalla sua sei corde.
Pensò a come si era sentito solo ed abbandonato e lasciò che le sue dita trasmettessero la sua malinconia cambiando la sua parte di assolo in una melodia triste.
Mark capì il bisogno del suo ragazzo di sfogarsi e lo lasciò fare. Seguì la melodia creata da Myles con il suo stile unico ed insieme crearono una splendida combinazione di note.
Myles suonava qualcosa all'apparenza malinconica e Mark suonava con tutto sé stesso per cercare di far capre all'altro che non era solo e non lo avrebbe mai abbandonato ne l'avrebbe lasciato scivolare nella tristezza; le sue note e la sua musica avevano il compito di dar forza a Myles.
Il cantante ascoltò il giovane chitarrista suonare e sorrise, aveva compreso ciò che stava facendo il suo ragazzo. Gli sorrise e cambiò nuovamente melodia; era arrivata la sua ultima parte di assolo. Assecondando ciò che aveva suonato Mark Myles unì le proprie note a quelle dell'altro chitarrista. Non c'era più malinconia in lui, ma solo la gioia di vivere il presente, adesso non c'era più posto nei suoi pensieri per la tristezza di un brutto sogno e l'abbandono di un Mark che nemmeno esisteva.

Suonarono Rise Today come ultimo encore e poi, i quattro musicisti si avvicinarono l'uno all'altro e strinsero in un abbraccio di gruppo prima di voltarsi per salutare e ricevere l'ovazione dal pubblico presente nel teatro
'Qui, con Mark, Brian e Flip, con il pubblico e gli amici che inneggiano i nostri nomi ed il nome della nostra band, questo è il mio posto, il mio presente ed il mio futuro.' pensò Myles percependo il calore che proveniva dall'abbraccio e dai sorrisi dei compagni.





« Amore, rimani qui con me per questa notte? » la richiesta di Mark arrivò alle orecchie di Myles che si stava dirigendo verso il suo bunk, in fondo al tour bus. Lo guardò e gli sorrise dolcemente prima di ritornare sui suoi passi ed avvicinarglisi.
« Sei sicuro che ci possiamo stare? » gli chiese facendo riferimento al poco spazio che costituiva il giaciglio di Mark sul bus.
« Ci dovremo stringere un po' ma non credo che sia un problema. » gli rispose guardandolo innocentemente ed allungando la propria mano destra per afferrare quella sinistra di Myles.
Il cantante si piegò sul proprio ragazzo e lo baciò sulle labbra facendogli il solletico con i suoi capelli.
Successivamente, con tono di voce titubate, gli disse: « Non penso che sia il caso, se dovessi avere un altro incubo... » ma venne interrotto dal chitarrista che prese la parola e dolcemente gli disse: « Ti proteggerò io dagli incubi, stenditi qui e fatti abbracciare. Ci stringeremo così tanto che nessun altro brutto sogno avrà la possibilità di intromettersi tra di noi. Non ti succederà nulla finché sarò con te. »
Myles sorrise maggiormente e si decise a prendere posto vicino al chitarrista che aveva spostato le coperte.
Starsene comodamente tra le braccia del suo ragazzo gli sembrò un'idea fantastica per ricevere calore ed affetto. Sospirò contento.
« Grazie amore mio, grazie per la tua comprensione. » gli disse appoggiando la testa sulla sua spalla stringendolo in vita con le proprie braccia.
Il chitarrista gli baciò la tempia e ricambiò l'abbraccio prima di sorridergli un'ultima volta in quella giornata che stava giungendo al termine.
Myles premette il piccolo pulsante per spegnere la luce nel bunk e chiuse gli occhi prima di appoggiare nuovamente la testa sul petto del più giovane.
Non aveva più paura di riaprire i suoi occhi e ritrovarsi da solo perché sentiva il calore ed il battito del cuore del suo ragazzo contro l'orecchio e sapeva che la mattina successiva sarebbero stati ancora lì, per lui.

Prima di addormentarsi per un momento sperò che il Myles del brutto sogno potesse trovare il modo di essere contento e felice come lo era lui ora, con il suo Mark lì accanto a sé; sperò che quel triste Myles potesse trovare qualcuno che gli donasse tutto il suo amore, esattamente come era successo a lui.


  
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