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Autore: Sole Walker    04/12/2014    3 recensioni
Francesca Evans ha 16 anni e vive a New York quando si ritrova catapultata in una realtà nuova. Il suo mondo viene stravolto in un' età già delicata di per sé... Lei non avrebbe mai potuto immaginare di essere una semidea, non ha nessuno che puó aiutarla e così lo scopre da sola di colpo.
É fuori per ben quattro anni dalla regola dei riconoscimenti promessa alla fine della guerra dei titani dagli dei su richiesta di Percy Jackson... e la cosa suona molto strana e richia di scatenare un grave litigio sull' olimpo che dovrà essere fermato prima che degeneri... ma forse Francesca non é una semidea qualunque...
PS: siate buoni è la mia prima storia... Recensiteee!!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Mostri, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Like broken glass

La luce entrava nella piccola stanza dalla finestra spalancata che dava sul grande cortile dell’orfanotrofio illuminando a giorno la camera, era piena estate ma la vicinanza all’oceano e al Montauk Point State Park rinfrescava le giornate. Un venticello fresco entrò portandosi dietro un leggero odore di salsedine e scompigliando i fogli appoggiati sul tavolo facendoli cadere sul pavimento e sotto al letto a castello, che insieme all’armadio e alla scrivania costituivano tutto il mobilio della stanza. Il rumore ruppe il silenzio e nel letto in basso qualcuno si mosse sotto le coperte con un lamento girandosi verso la luce. Il sole illuminò il viso della ragazza ancora mezza addormentata provocando un borbottio infastidito, Chloe alzò una mano per coprirsi i grandi occhi verde oliva e sbadigliando si stiracchiò lentamente mettendosi supina, dopodiché si rigirò nuovamente verso la finestra con gli occhi socchiusi. Non ricordava di averla aperta quindi dedusse che fosse opera di Madison, la sua compagna di stanza da tre anni a quella parte. Abbassando lo sguardo notò i fogli sparsi sul pavimento, erano i suoi “compiti della vacanze” se così si potevano definire visto che alla Family of Orphans non esistevano delle vere vacanze estive. L’orfanotrofio aveva una scuola privata interna che si autososteneva grazie alle entrate della serra annessa all’edificio, quindi durante l’anno scolastico si svolgevano delle normali lezioni, mentre durante il periodo estivo e le festività natalizie i ragazzi più grandi partecipavano alle attività in serra. Si riceveva persino un piccolo compenso, grazie al quale Chloe aveva comprato la maggior parte dei libri impilati vicino al suo letto e messo da parte qualche soldo per andarsene di lì il giorno stesso del suo compleanno.

La sera prima era crollata sul letto subito dopo aver finito di scrivere una relazione sull’Hemerocallis Lilioasphodelus, le piacevano le piante e la serra era sempre stato il suo posto preferito. Quando entrava nella grande struttura di vetro una sensazione di pace le riempiva la mente, inoltre prendersi cura dei fiori la distraeva dalla noia quotidiana. Le cose purtroppo erano cambiate negli ultimi sei mesi, la sua insegnate preferita era andata in pensione all’inizio di febbraio e a marzo era arrivata la supplente per coprire la posizione di botanica. Sapeva di doverselo aspettare, la signora Moore ormai era diventata un po’ anziana per tutto il lavoro che la serra richiedeva, ma aveva sperato che restasse almeno fino al compimento del suo diciottesimo compleanno. O per lo meno si sarebbe aspettata un po’ di preavviso da Gillian, in fondo Chloe era cresciuta in serra con lei e tra le due c’era un affetto reciproco. Invece la donna era scomparsa da un giorno all’altro, la ragazza ricordava ancora la stretta al cuore che aveva a provato quando il gestore della Family of Orphans era entrato in classe avvisandoli che la professoressa era andata in pensione anticipata. Le mancava il sorriso di Gillian, ora quando entrava in serra Chloe non trovava più l’anziana donna dalla pelle scura ed i capelli grigi ad accoglierla con grandi occhi gentili, al suo posto c’era Cora Wright. Quella donna era l’incubo peggiore di Chloe, il suo aspetto di per sé non la rassicurava: abituata com’era alla stazza di Gillian, abbondante ma non al punto di impedirle di muoversi con grazia tra i vasi, le braccia rinsecchite della Wright le sembravano i freddi resti di un cadavere. Il viso della donna era per lei un mistero, non era mai riuscita a guardarla in faccia per più di dieci secondi perché quando lo faceva l’immagine della professoressa le appariva come dietro ad un sottile velo e la cosa la spaventava. Soprattutto perché sembrava che nessun altro avesse il suo stesso problema. Come se non bastasse la Wright aveva una palese ed ingiustificato odio nei suoi confronti, Chloe si era resa conto che la donna cercava in tutti i modi di metterla in difficoltà e a disagio quando erano nella stessa stanza ma non riusciva a capirne il motivo. Aveva ripercorso più e più volte nella propria mente le prime lezioni con l’insegnante ma non era riuscita a trovare una spiegazione plausibile all’atteggiamento della professoressa.

Oltretutto le assegnava in continuazione compiti per il giorno seguente con le scuse più assurde, relazioni dettagliatissime su argomenti difficili da trovare sulle enciclopedie, sapendo benissimo che l’orfanotrofio disponeva di pochi computer che erano perennemente occupati. L’ultimo era la ricerca sull’Hemerocallis che ora giaceva sparpagliata sul pavimento, Chloe ci aveva messo tutta sé stessa ma sapeva già che alla Wright non sarebbe bastato. Poteva già vedere l’espressione contrariata che la donna avrebbe fatto quando gliel’avrebbe consegnata.

Questo pensiero attraversò la mente della ragazza e dopo un istante la fece balzare seduta sul letto -Oh no- esclamò poco prima di picchiare la testa contro la rete del letto sopra di lei, imprecando si portò una mano alla fronte massaggiando il livido che si sarebbe formato da lì a poco e si girò a guardare la sveglia che segnava le 8:15. Con un calcio respinse le coperte scendendo dal letto in fretta e furia -cavolo, cavolo, cavolo…- borbottò togliendosi il pigiama caldo e afferrando i vestiti che aveva appoggiato sulla sedia prima di andare a dormire.

-Dannazione- si lamentò mentre inciampava nel tentativo di infilarsi lo stretto paio di jeans camo pieno di tasche e sporco di terra dal giorno prima. Dopo aver allacciato i pantaloni ed essersi infilata la maglietta, le calze e le scarpe afferrò lo spazzolino dalla mensola vicina al suo letto e ci mise del dentifricio prima di infilarselo in bocca. Lo passò sui denti un paio di volte prima di afferrare la spazzola dalla stessa mensola per dare una veloce sistemata ai folti capelli castani che le arrivavano fino a metà schiena. Senza perdere tempo li legò in uno chignon disordinato mentre si dirigeva al bagno delle donne del secondo piano dell’orfanotrofio per sputare il dentifricio e sciacquarsi la faccia. Non voleva essere più in ritardo di quanto già non fosse, doveva andare in serra e già sapeva che quei minuti le sarebbero costati un paio di pagine in più per lunedì o qualche altra punizione. Uscì di corsa dal bagno e fece per dirigersi alle scale quando si ricordò del compito. Imprecando tornò in camera e raccolse le pagine della ricerca dal pavimento sperando che fossero tutte, dopodiché si fiondò verso le scale e scivolò lungo i corrimani fino al piano terra. Attraversò il grande atrio uscendo dal portone principale e corse verso la grande struttura in vetro stringendo i fogli al petto, i ciondoli che portava al collo tintinnavano ad ogni passo. Arrivata alla serra sbirciò all’interno, ovviamente erano già tutti al lavoro, guardò l’orologio attraverso le vetrate: 8:25, venticinque minuti di ritardo le sarebbero costati molto cari. Si appoggiò qualche secondo alla parete per riprendere fiato e con un sospiro scoraggiato si apprestò a spingere la porta -E va bene- disse cercando di infondersi coraggio -iniziamo anche questa giornata-

La porta cigolò vistosamente attirando l’attenzione di tutti, lo sguardo di Chloe cadde immediatamente sugli occhi freddi della professoressa che la fissava con un sorriso decisamente soddisfatto, se la Wright fosse stata in grado di esprimere tali emozioni la si sarebbe potuta definire al settimo cielo. La ragazza abbassò lo sguardo avvicinandosi lentamente -Guardate un po’ chi ha deciso di degnarci della sua presenza…- la voce stridula della donna le provocò un brivido lungo la schiena -hai portato la relazione?- Chloe in tutta risposta tese le mani porgendole i fogli senza nemmeno guardarla in volto. La professoressa li prese e cominciò a sfogliarli dando una lettura veloce -Mancano delle pagine- dichiarò alla fine, la ragazza sbiancò in volto e imprecò mentalmente ripensando ai fogli sparsi sul pavimento: molto probabilmente i mancanti erano ancora da qualche parte nella stanza.

-Chiedo scusa- rispose forzandosi ad alzare lo sguardo da terra per incontrare gli occhi dell’insegante -devono essermi caduti stamattina mentre venivo qui- la donna alzò un angolo della bocca in un sorriso meschino, Chloe deglutì prima di aggiungere -le porterò le parti mancanti subito dopo pranzo-
La Wright scosse la testa con una finta espressione delusa -Finita la lezione fermati qualche minuto- la luce nei suoi occhi lasciava trasparire la gioia che provava nel dirle quelle cose -dobbiamo parlare dei tuoi continui ritardi-

La ragazza strinse i pugni -D’accordo professoressa- rispose cercando di sembrare il più cortese possibile -Ovviamente ti assegnerò qualcosa da fare nel fine settimana per riparare al fatto di avermi presentato questa ricerca superficiale e per lo più incompleta- continuò lei voltandole le spalle e gettando i fogli nel cestino più vicino -ah, hai di nuovo scambiato la b con la d nella maggior parte del testo- aggiunse. Chloe sentì la rabbia ribollirle nello stomaco e provò la ormai famigliare sensazione di essere sul punto di esplodere. “Magari se lei mi permettesse di scrivere la relazione a computer o in stampato maiuscolo invece che in stampatello questo non succederebbe” si ritrovò a pensare, ma fece un bel respiro reprimendo l’istinto a risponderle male. Portò la mano alla collana che teneva al collo come faceva sempre quando aveva bisogno di calmarsi, la frustrazione l’abbandonò immediatamente ma la rabbia rimase andando ad aggiungersi a quella accumulata in quei mesi.

-Su ragazzi ricominciamo da dove eravamo rimasti- disse l’insegnante, battendo le mani per attirare l’attenzione dei ragazzi che stavano ancora ridacchiando alla scena di Chloe, rossa in viso, che veniva rimproverata per l’ennesima volta. La ragazza prese posto ad uno dei lunghi tavoli d’acciaio e iniziò ad eliminare le foglie secche dalla pianta che aveva davanti, una leggera nuvola di serenità le avvolse mente, fino a quando delle risatine soffocate attirarono la sua attenzione. La ragazza scoccò un’occhiata alla sua sinistra per vedere la sua compagna di stanza Madison intenta a scambiarsi sguardi divertiti con i ragazzi attorno a lei.

-Perché non mi hai svegliata?- chiese tornando a concentrarsi sulla pianta, la ragazza fece spallucce e scostando una ciocca di capelli biondi dal viso paffuto commentò -Ho aperto la finestra, dovresti ringraziarmi- soffocò una risatina guardando il ragazzo davanti a lei, Joshia, di un anno più grande di Chloe, alto circa un metro e ottanta centimetri con i capelli a spazzola che uniti agli occhi azzurro ghiaccio lo rendevano abbastanza attraente e gli davano quell’aria da cattivo ragazzo che tanto faceva impazzire le ragazze del secondo piano -se non fosse stato per me a quest’ora saresti ancora nel letto- continuò Madison.

Chloe mormorò un grazie tra i denti e si sforzò di fingere di non sapere che stavano ridendo di lei, per tenere le mani e la mente impegnate decise di prendersi un po’ cura della sua piantina personale. Mise quindi da parte il fiore che stava sistemando e si recò in fondo alla serra, sul pavimento tra gli altri vasi ce n’era uno bianco piccolo e decorato con immagini floreali blu attorno ad un piccolo sole giallo. Prese il vaso colorato contenente un piccolo bonsai di Osmanto Odoroso, la sua pianta preferita, guardarlo le faceva ricordare i bei momenti passati con Gillian. Era stata lei ad insegnarle come prendersene cura, accarezzando la ceramica liscia ripensò al giorno in cui la donna, tornando da una vacanza di qualche settimana, le aveva fatto vedere il piccolo germoglio che aveva portato in regalo a Chloe. Dopo l’aveva persino portata in città a scegliere il vaso che preferiva “Se te ne prenderai cura questa piantina resterà con te per sempre, quindi scegli il vaso che ti rispecchia di più” le aveva detto con un caldo sorriso. Chloe si era innamorata di quel vaso all’istante, non appena vi aveva appoggiato gli occhi sopra qualcosa dentro di lei si era mosso. Era come se qualcosa la legasse all’oggetto, non avendo informazioni sul suo passato questa era una sensazione che aveva provato solo verso la collana che portava al collo.

Sorrise ripensando alle giornate passate con Gillian nella serra: ricordava tutte le sue pazienti spiegazioni e l’espressione stupita sul viso della donna quando una pianta praticamente morta tornava magicamente in vita dopo qualche ora passata alle cure di Chloe. Facendo attenzione a dove metteva i piedi la ragazza portò il vaso al tavolo di lavoro e prese ad annaffiare la pianta canticchiando sovrappensiero.

-Hai ragione, da quando non c’è più la vecchia grassona le lezioni sono diventate una pacchia- lo sprazzo di conversazione arrivò alle orecchie della ragazza rompendo la bolla di pace che si stava creando attorno alla sua mente. Tentò di ignorare la cattiveria rivolta verso quella che era stata non solo la sua insegante preferita, ma l’unica persona con cui si era sentita a proprio agio in quell’istituto.

-Beh d’altronde la Moore ormai si era fatta vecchia- disse un’altra voce che Chloe riconobbe essere quella di Joshia -non mi sorprende che sia scomparsa all’improvviso-

-Che vuoi dire?- chiese Madison.

-Non mi dirai che hai creduto alla storia della pensione, vero?- commentò il ragazzo ridacchiando -Andiamo, la vecchia scompare da un giorno all’altro senza nemmeno salutare e vi sembra una cosa normale?-

Joshia alzò un sopracciglio prima di continuare -È ovvio che ci ha lasciato le penne- Chloe spalancò gli occhi, si sentì come se qualcuno le avesse appena rovesciato addosso un secchio d’acqua gelata -probabilmente il signor Miller ha preferito dirci che era andata in pensione in anticipo per evitarci “il dolore”- continuò facendo le virgolette con le mani -come se ci importasse davvero- concluse ridacchiando.

-Stronzate!- il tono di Chloe attirò l’attenzione di tutti, compreso quello della professoressa, le mani della ragazza erano strette attorno al vaso e tremavano vistosamente. Il sorriso di Gillian e i suoi grandi occhi dolci contornati da rughe erano impressi nella sua mente, la donna non poteva essere morta. Chloe non poteva accettarlo, non così all’improvviso. Alzò gli occhi sbarrati per incontrare lo sguardo scioccato di Joshia -Stronzate- ripete con voce tremante stringendo i pugni lungo i fianchi -Gillian è viva-

-Come fai a saperlo?- chiese il ragazzo con tono serio -Ti ha salutata prima di andarsene?- la ragazza abbassò lo sguardo accarezzando la ceramica colorata del vaso -Come pensavo- continuò lui -se non ha salutato te, che eri come una nipote per lei, non c’è nessun’altra spiegazione-

Il respiro di Chloe si fece ancora più irregolare -Eh, e così la vecchia è schiattata davvero- commentò Madison in tono divertito portandosi una mano al mento e sporcandosi di terriccio -allora tutte le maledizioni che le ho mandato in questi anni sono servite-

-Taci!- sbottò Chloe voltandosi per affrontarla, aveva gli occhi pieni di lacrime e l’espressione di una persona in preda alla collera. Una mano ossuta si poggiò sulla sua spalla sinistra stringendo forte -Signorina Evans, il tuo comportamento è inaccettabile- sibilò la Wright alle sue spalle, la ragazza voltò la testa quanto bastava per incrociare il suo sguardo e vi scorse una luce divertita -non puoi trattare in questo modo i tuoi compagni solo perché ti ostini a non accettare la realtà- Chloe spalancò gli occhi e alzò il braccio sinistro scacciando la mano della professoressa dalla propria spalla -Lei ne stia fuori- mormorò tornando a guardare negli occhi la sua compagna di stanza. Aveva appena risposto male alla sua insegnante e sapeva che questo le sarebbe costato caro, ma non le importava, in realtà non le importava più di nulla. Il terrore che i suoi compagni e la Wright potessero aver ragione, la rabbia che il loro comportamento scatenava le stavano riempiendo la mente impedendole di pensare lucidamente. Poteva sentire il sangue arrivarle al cervello ed era stranamente consapevole del mondo attorno a sé, come se tutti i suoi sensi fossero all’erta. Le sembrava di poter percepire ogni centimetro quadrato della serra, ogni filo d’erba, ogni fiore, ogni goccia d’acqua che attraversava i tubi e cadeva dai gocciolatori bagnando il terreno nei vasetti. Dietro di lei la professoressa la scrutava incuriosita, con un sorriso decisamente inquietante.

-Che vuoi Chloe?- borbottò Madison divertita dalla reazione della ragazza.

-Che tu la smetta di parlare in questo modo della professoressa Moore- rispose Chloe puntando il dito contro la ragazza -Gillian era- trattenne il fiato prima di correggersi -Gillian è una donna straordinaria ed un’ottima insegnante-

La ragazza si lasciò sfuggire una risatina divertita agitando i ricci biondi -Io parlo di chi voglio come mi pare e piace- dichiarò alzandosi in punta di piedi per superare in altezza di qualche centimetro Chloe, erano alte entrambe un metro e sessanta circa anche se la bionda era più piccola di due anni e mezzo -e poi la Moore era una vecchia pazza che parlava con le piante- aggiunse agitando la mano in un gesto di stizza -ormai non ci stava più con la testa, lo testimonia il fatto che tu fossi la sua preferita-

-Ora basta Madison- commentò Joshia guardandola con disappunto -stai esagerando- la ragazza lo guardò, sorpresa ed irritata dal fatto che la sua cotta disapprovasse il suo atteggiamento -E allora?- rispose in tono di sfida -Vuoi difenderla?- il ragazzo si guardò attorno confuso percependo gli sguardi curiosi dei compagni -N-no…- balbettò alla fine mettendo le mani avanti.

-Che sfortuna- ridacchiò la ragazza sospirando in modo teatrale -per un attimo ho creduto che ci fosse ancora qualcuno a cui importasse di te- disse guardando nuovamente Chloe, un sorriso cattivo si formò sul suo volto facendola assomigliare terribilmente ad una versione giovane e paffuta della Wright -invece a quanto pare l’ultima è sepolta sottoterra-

Le pupille di Chloe si restrinsero visibilmente mentre tentava in tutti i modi di contenere la rabbia e non mettere le mani attorno al collo della sua insopportabile compagna di stanza, abbassò lo sguardo e fece un bel respiro prima di guardare di nuovo Madison negli occhi -Mi fai pena- disse schiettamente, sul viso dell’altra ragazza si formò un’espressione stupita -provi gioia nel veder soffrire le persone nonostante la tua esperienza personale- continuò con un tono che esprimeva tutto il suo disgusto -sei solo una bambina cinica che non sopporta che altri possano essere felici quando tu non lo sei-

-Smettila- borbottò la bionda abbassando lo sguardo, Chloe le prese il viso tra le mani costringendola a guardarla negli occhi -Non devi essere per forza così, smettila di combattermi- la implorò -io non sono tua nemica, possiamo ricominciare da capo ed essere amiche se vuoi- Madison sembrò rifletterci per qualche secondo ma il brusio attorno a loro la riportò alla realtà. Afferrando le spalle della ragazza di fronte a lei le rivolse un’espressione disgustata, come se le avesse appena proposto di mangiare gli scarafaggi che scorrazzavano sul pavimento della serra -Non potrei mai essere amica di una sfigata come te Chloe- dichiarò in tono serio e definitivo -e toglimi le tue sporche mani di dosso!- gridò spingendola via.

La reazione colse Chloe alla sprovvista e per non cadere a terra tentò di aggrapparsi al tavolo urtando violentemente il vaso dietro di sé. Il rumore della ceramica che andava in mille pezzi la raggiunse, gelandole il sangue ancora prima che si voltasse per vedere cos’era successo. Le persone attorno a lei trattennero il fiato mentre il suo sguardo si abbassava sui cocci colorati e la piantina dai piccoli fiori bianchi con le radici esposte. La ragazza si abbassò in silenzio, inginocchiandosi vicino ai frammenti, con mano tremante raccolse un coccio di forma triangolare girandolo per vedere il disegno. Quando i suoi occhi incontrarono il sole giallo tagliato a metà ebbe un tuffo al cuore.

-Chloe, mi disp…- tentò di dire Joshia avvicinandosi alle sue spalle, ma la ragazza lo fermò immediatamente con un gesto della mano. Appoggiò il coccio sul pavimento e rimase in silenzio a fissare i frammenti accarezzando le foglie verdi della piantina mentre il dolce profumo dei fiori le riempiva le narici. Erano passati quasi sei anni da quando Gillian gliel’aveva regalata, ora la donna le mancava ancora di più.

-Visto cosa succede a fare queste scenate Evans- borbottò una vocetta stridula sopra la sua testa, un piede femminile infilato in un’orrenda scarpa antinfortunistica comparve nella sua visuale calciando via un piccolo coccio. Chloe non alzò nemmeno lo sguardo -non si aggrediscono fisicamente i compagni, è molto grave quello che hai fatto- la rabbia cominciò nuovamente ad accumularsi nel suo petto unendosi alla tristezza di aver perso l’unico oggetto che la legasse ad una persona cara -appena avrai finito di pulire questo disastro e avrai buttato via i pezzi di quell’orrendo vaso vorrei che mi accompagnassi nell’ufficio del signor Miller-

Chloe rimase in silenzio stringendo il fragile tronco della pianta tra le mani, la voce della professoressa le arrivava come un sussurro, tutto ciò a cui riusciva a pensare era quanto fosse sola e quanto la vita fosse ingiusta. La rabbia accumulata in quegli anni nel profondo della sua anima stava risalendo tutta insieme.

-Sei diventata sorda Chloe?- gracchiò Madison alle sue spalle -La professoressa ti sta parlando-

-Oh, andiamo- borbottò la Wright strappandole la piantina dalle mani e gettandola nel cestino più vicino insieme ai fogli della relazione -alzati non fare la bambina-

Lo shock per l’azione della donna fu tale che a Chloe parve di sentire uno strano suono, come una bottiglia che viene stappata, un PLOP secco. Qualcosa le si spezzò dentro, rompendosi in mille pezzi come un vetro e all’improvviso sentì una strana energia invaderle il corpo. Tutte le sue emozioni si riversarono fuori, la ragazza non si accorse che stava gridando fino a quando la gola non iniziò a farle male e le mancò il fiato, ma non smise ugualmente. Sentii le forze fluirle fuori dal corpo e attraversare il terreno come una scossa di terremoto, chiuse gli occhi e gridò ancora più forte verso il cielo stringendosi le mani al petto per fermare il dolore e cancellare il vuoto che continuava a crescere. Un rumore terribile di vetri infranti e grida attraversò l’aria, ma Chloe lo ignorò abbassando il busto verso il pavimento e continuando a tenersi il petto senza smettere di gridare, le lacrime le scivolavano lungo il viso. Dopo qualche secondo calò il silenzio, interrotto solo dal respiro affannoso della ragazza e un rumore di acqua corrente, Chloe si portò una mano alla gola mentre cercava di riprendere fiato. Aveva bisogno di bere e di dormire, non si era mai sentita così svuotata da ogni energia ed emozione.

Mentre aveva ancora gli occhi chiusi si accorse che qualcosa stava inzuppando i suoi pantaloni, per quanto avesse pianto non potevano essere le sue lacrime, quindi alzò lo sguardo lentamente asciugandosi gli occhi e ciò che vide la lasciò totalmente senza parole.

Una delle piccole querce della serra era cresciuta a dismisura sfondando il vaso e soprattutto il tetto in vetro della struttura, i suoi rami si estendevano ovunque e avevano bucato le pareti, il tronco doveva avere un diametro di almeno due metri. Era allo stesso tempo meravigliosa e spaventosa, inoltre molte tubature della serra dovevano essere esplose perché il pavimento era praticamente allagato. Chloe si alzò tremante appoggiandosi esitante ad uno dei rami, cercò disperatamente di trovare una spiegazione a ciò che stava vedendo ma fallì miseramente. Guardandosi ulteriormente intorno notò che i suoi compagni giacevano a terra in mezzo ai vetri e si precipitò verso il più vicino tentando di ignorare le vertigini e il corpo che le implorava di fermarsi a riposare.

-Hey! Rispondimi, come ti senti?- chiese mentre ripuliva la maglietta del ragazzo dai vetri e cercava qualunque traccia di una ferita grave. Guardandolo in viso si accorse che si trattava di Joshia, fortunatamente sembrava avere solo un leggero livido sulla fronte. Il ragazzo si riprese dopo qualche secondo portandosi una mano alla testa -Cosa è successo?- chiese Chloe impaziente mentre lo aiutava a mettersi seduto, ma appena il ragazzo la notò un’espressione terrorizzata si formò sul suo volto e respinse le mani della ragazza gridando -Non mi toccare! Stai lontana da me-

Lei lo guardò sconcertata ma fece come gli veniva detto e si alzò allontanandosi di qualche passo, appoggiandosi nuovamente alla pianta per impedire alle proprie ginocchia di cedere, attorno a loro le altre persone si stavano riprendendo lentamente. Numerosi schiocchi attirarono l’attenzione di Chloe facendole alzare lo sguardo verso la fonte del rumore, una sagoma si agitava nella folta chioma spezzando il legno per liberarsi dalla presa dell’albero. All’improvviso un ramo cedette, la sagoma precipitò e si schiantò producendo un rumore terribile. Chloe spalancò gli occhi, era impossibile che quella persona fosse sopravvissuta dopo essere precipitata nel vuoto per otto metri, il tonfo sordo che aveva prodotto cadendo sulle piastrelle rimbombava ancora nell’aria. Eppure dopo qualche secondo una donna si alzò e si incamminò nella sua direzione. Strizzando gli occhi offuscati dal mal di testa la ragazza riconobbe l’esile figura della Wright che si dirigeva verso di lei a grandi passi, con uno strano sorriso trionfante sul volto. Qualcosa infondo al suo petto, un istinto sconosciuto, le stava gridando di scappare, di allontanarsi il più possibile da quella donna. Chloe però non si mosse: era troppo confusa e non vedeva come le cose potessero andare peggio di così, ma si sbagliava, eccome se si sbagliava.


ANGOLO AUTRICE:
Hey ciao, grazie per aver letto il primo capitolo revisionato! Se hai letto la storia prima del 20/11/2019 saprai che ho introdotto 3 nuovi personagg: Madison, Joshia e Gillian. Inoltre ho cercato di rendere più interessante la professoressa cattiva, sperando di esserci riuscita.
Fammi sapere cosa ne pensi del nuovo capitolo lasciando una recensione:)
Grazie!

Sole Walker

   
 
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