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Autore: Zavier    04/12/2014    2 recensioni
La classica storia dello Slenderman, un creepypasta molto conosciuto e trasformato nel famoso gioco: "Slenderman: Le otto pagine".
La trama parla di un uomo in macchina che, inseguito dalla polizia, cerca rifugio in una foresta. La gomma della sua automobile si buca e per sfuggire ai piedipiatti si addentra negli ettari di boscaglia appartenenti allo Slender.
Questo uomo si perde, ma riesce a ritrovare la sua macchina e ci trova una delle famose otto pagine...
Spero che vi interessi leggere il mio racconto (è il primo racconto che scrivo) e spero che vi piaccia.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Slender man
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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The man without eyes and no face…
Ero da solo sulla mia macchina inseguito dalla polizia e stavo cercando un posto per nascondermi.
In lontananza, nella fitta nebbia, scorsi una boscaglia e pensai che fosse il luogo perfetto per nascondermi. In una borsa che tenevo con me avevo una torcia che emette luce rossa, la usai come diversivo. La accesi e la buttai dal finestrino e sfrecciavo verso la foresta.
All’improvviso, qualche chilometro dopo, urtai qualcosa con la ruota. Uscii dalla macchina e vidi che avevo la gomma rotta e per non lasciare la borsa sulla macchina inutilizzabile, la portai con me e mi addentrai nel bosco.
Passarono delle ore e continuavo a girare in tondo alla foresta che sembrava essere infinita. Si fece notte e mi ricordai che avevo una videocamera con me a infrarossi e frugando dentro il borsone trovai una torcia.
Continuai a girare fino a che non trovai la macchina. Corsi fino alla macchina e, sentendomi osservato, mi girai. A d’un tratto la telecamera incominciò a fare strani rumori. Guardai di nuovo verso la mia macchina e vidi un foglio, dove c’era scritto: “FOLLOWS”. La cosa mi spaventò molto e per un momento rabbrividii e sentii di nuovo quella sensazione di essere osservato.
Questa volta mi girai … e vidi lui. Non lo dimenticherò mai. Aveva una faccia (o meglio dire non aveva una faccia) bianca come la neve ed era alto come un albero, indossava uno smoking. Ero paralizzato fino a quando un’altra forza dentro di me mi obbligò a scappare come se non ci fosse un domani, e in quel momento pensavo che non ci sarebbe stato veramente. Non riuscivo a credere a quello che avevo visto, e iniziavo a perdere lucidità. Riuscii a riprendere il controllo di me stesso e vidi su un albero un’altra pagina, ero spaventato di raccoglierla e ritrovarmelo dietro. Senza pensarci la strappai dall’albero e dopo qualche minuto senti come un battito, un battito continuo. Su quest’altra c’era scritto: “CAN'T RUN”. Il mio fiato appesantito si poteva sentire da metri di distanza a causa dell’eco. Ero molto stanco ma sapevo che non potevo addormentarmi con quella creatura in giro che mi cercava. Ogni secondo che passava era come un anno, l’aria era così densa e pesante ed io ero così stanco che mi venivano le allucinazioni. Riuscii però lo stesso a localizzare la terza pagina. Ma questa volta mi si materializzo lui davanti prima che prendessi il foglio e la mia telecamera mi stava rompendo i timpani dal rumore che faceva. Mi misi a urlare a squarciagola e corsi via cadendo un paio di volte.
Sapevo che mi stava seguendo e quindi correvo più veloce di quanto ne fossi capace, fino a che non trovai una sorta di magazzino, dove mi nascosi per un po’. Trovai un’altra pagina, ma questa volta non c’era scritto niente: solo un disegno di un uomo alto come un albero.
Il battito si era fatto più forte e intenso. In quel momento mi ricordai di una leggenda che mi raccontarono da adolescente, parlava di un mostro alto, che mangiava i bambini che si smarrivano nel bosco, il mostro veniva chiamato Slender. Mi ricordai anche che questo obbrobrio spargeva otto pagine nel bosco e risparmiava coloro che riuscivano a trovarle tutte. Per quel che io sapevo, nessuno era mai riuscito a tornare. Il mio obbiettivo non era più quello di scappare, ma quello di trovare tutte le pagine. Cercai, a memoria, di tornare al posto della terza pagina. Fortunatamente non era molto distante da dov’ero io e quindi mi misi a correre, anche se ero sfinito. Nella borsa tenevo sempre qualcosa da mangiare e da bere, cose che mi sarebbero servite all’istante per non morire di fame e di sete. Riuscii a ritornare al luogo della pagina e lui, all’improvviso, mi comparse davanti e, senza pensarci, li diedi un pugno, ma colpii solo l’albero e fortunatamente non mi ero rotto la mano. Presi il foglio, dove c’era un’altra scritta: “LEAVE ME ALONE”, e pensai che ero solo a metà e il rimbombo aumentava ancora. Mi guardai in giro e vidi che alla mia sinistra c’era lui che mi spiava da lontano. Corsi via e sapevo che mi era alle costole perché la mia videocamera mi avvertiva ogni volta che si avvicinava, come un campanello.
Si avvicinava la notte e il freddo e, se non trovavo un luogo dove accamparmi per la notte, potevo morire di ipotermia. Durante la sera mi addentrai nel bosco più fitto, per ripararmi dal vento gelido della notte. Trovai due pagine nel girovagare senza meta e senza idea di dove andassi. Su quest’ultime c’erano le scritte: “DON'T LOOK... OR IT TAKES YOU” e “ALWAYS WATCHES NO EYES”.
Ero quasi alla fine di questa tortura mentale.
Trovai una grotta dove mi improvvisai un fuoco che potesse riscaldarmi. Quando accesi il fuoco notai che al fondo c’era una pagina. Era uno dei suoi questa volta c’era scritto: “HELP ME”. Non capivo perché tutto questo accadeva a me. A un certo punto i rimbombi si tramutarono in forti suoni, tipo il rumore di una macchina che sgomma in curva. Nonostante tutto, mi resi conto che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare che io riuscissi nel trovare tutte le pagine e quindi corsi in tutta la foresta per trovare l’ultima.
Fra la fitta vegetazione a un certo punto riesco a distinguere una casa tra gli alberi e decido di entrare. Prima di chiudere la porta, vedo che lui è dietro di me e sbatto la porta e la blocco con un tavolo. Chiudo tutte le finestre per precauzione e salgo anche ai piani superiori.
La mia attenzione si sofferma in una stanza al secondo piano. Noto fermamente che la stanza è tappezzata di disegni di alberi e di Slender. Per guardare meglio la camera chiudo la porta, e nell’attimo in cui la chiudo, tiro un grande sospiro di vittoria e di paura. C’era l’ultima pagina attaccata alla porta. Non riuscivo a crederci, era come se un grosso peso si dissolvesse in me.
 La raccolsi. Ogni rumore o suono si fermasse. Non succedeva niente.
Mi voltai, e rividi lui. Questa volta diverso, ma sempre malinconico.
Con la bocca aperta, la sua lingua affilata e i suoi denti spaventosi, mi portava nell’ombra con il suo inquietante silenzio.
   
 
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