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Autore: Diego_88    07/12/2014    1 recensioni
Un attore fallito torna sulla scena e ce ne saranno delle belle, per tutti.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roma, quartiere prati, una piovosa domenica sera d’autunno. Carlo, attore di teatro intorno alla cinquantina, disoccupato da due anni, sta facendo zapping in tv nel suo lurido appartamento. Barba lunga e mal curata, bicchiere di liquore in mano, canottiera e tuta di flanella, sguardo quasi perso nel vuoto, occhi rossi, visibilmente ubriaco. Accanto, la bottiglia di liquore ormai agli sgoccioli. Attorno pile di libri e giornali ammucchiati, cartoni di pizza con avanzi di quattro giorni, calzini sporchi, vuoti di altre bottiglie di liquori. Alle pareti, foto e articoli di giornale con Carlo in scena. Su un tavolino, una foto di lui abbracciato a una ragazza: sul volto della donna, una x rossa disegnata con il pennarello.                        
Lo zapping è su sky cinema. Praticamente per ogni film, alle battute degli attori protagonisti il commento è: “questo è un cane, questo è incapace, questo è inespressivo, questo chissà a chi ha dato il culo per essere lì, etc. etc.”                                      
Improvvisamente squilla il telefono. Carlo è sorpreso (è un suono che non sente praticamente da mesi) e stranito, ci mette qualche secondo a capire di che si tratta. Comincia a guardare nei cartoni di pizza, sotto il tappeto, nei cassetti, alla fine lo trova sotto i cuscini del divano, dopo averlo praticamente ribaltato. Sul display compare un nome: Adriano. Risponde: “Guarda un po’ chi si fa vivo dopo migliaia di chiamate rifiutate. Cosa vuoi da me, ex agente? Sì, certo che mi ricordo quel pallone gonfiato… ah, è morto strozzato dallo stecchino di un ghiacciolo? Sono desolato (ipocrita)… che morte orribile!  Sì, certo che sono libero, non mi trovi uno straccio di lavoro da due anni…La sua parte? Protagonista? Certo. Mercoledì, ore 21, teatro Eliseo, bene, ci sarò. A proposito di che opera si trat…” Comunicazione interrotta. Entusiasta, Carlo decide di uscire a bere per festeggiare con gli amici. Un paio di telefonate veloci e ritrovo al pub. Brindisi, risate sguaiate e alcool che scorre a fiumi. Tra gli amici più fedeli ed esaltati, Salvatore, napoletano, che lo osanna “Uè Carlo, tu si nu grand attore, sei il migliore, nun ci sta nisciun com’atte!”.  Salvatore arringa la folla del pub: “ascoltate il grande attore! Dai Carlo, facci Enfri Boggart in Casablanca! E’ spiccicato ragazzi, è uguale, statelo a sentì!”. Carlo abbozza un paio di battute, ma è visibilmente ubriaco e il risultato è terribile. Gli amici poi gli chiedono il titolo dello spettacolo per cui è stato scritturato, lui risponde che francamente non lo sa ma non gli importa, conta solo che sia tornato. All'uscita dal bar, però, il dramma. Ancor più ubriaco, Carlo fa lo slalom tra macchine e moto rischiando più volte di essere investito. Raggiunto il marciapiede opposto, tira un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, ma improvvisamente inciampa proprio sul gradino e cade rompendosi la gamba. L’amico Salvatore corre a soccorrerlo mentre lui urla di rabbia e dolore.     Ora Carlo è nel letto del suo appartamento, con una gamba ingessata: Salvatore gli porta della morfina (rubata al pronto soccorso) e insieme iniziano una lunga battaglia per tentare di togliere il gesso. Carlo non può presentarsi al regista in queste condizioni. Tentano quindi insieme, freneticamente, di rompere il gesso. Prima con un coltellino svizzero, poi con martello e scalpello, poi con una sega. Qualcosa si smuove, ma è solo il pezzettino che ricopre la coscia, scoprire la gamba è impossibile.       Mercoledì sera, ore 20.  Carlo scende dall’auto di Salvatore, che lo ha accompagnato fin davanti al teatro. E’ vestito con pantaloni larghi (a copertura del gesso), sciarpa di seta, cappello e bastone in mano. Vuole passare per dandy, per giustificare il bastone che lo sostiene. Entra, abbracciato e sostenuto da Salvatore. La maschera all’ingresso li scambia per una coppia di omosessuali. Entrano in platea. Sono soli, il teatro è deserto (sono un’ora in anticipo sull’appuntamento). Salvatore aiuta Carlo a salire gli scalini del palco, dopodichè lo lascia solo, in attesa del regista. Dopo 40minuti arriva Eugenio, il regista, che trova Carlo fermo, in piedi sul palco, che finge nonchalance. Sorpreso di vederlo sul palco, gli chiede se vuole scendere per andare a parlare nei camerini. Carlo, in difficoltà, dice che vuole respirare l’aria da palcoscenico e preferisce stare lì. Eugenio, un po’ stranito, lo raggiunge. Gli comunica quindi giorni e ore delle prove, il giorno della prima, gli dice che domani conoscerà il resto del cast. Carlo annuisce, ma fa sempre più difficoltà a rimanere in piedi sorretto soltanto dal bastone. Cerca di tagliare corto, ma Eugenio continua, gli chiede anche se conosce l’opera (senza citarla) e che taglio vorrebbe dare al personaggio. Carlo, per non fare figuracce, improvvisa e inventa, parlando di un personaggio riflessivo, pensieroso – Eugenio annuisce, ma dinamico e sportivo – Eugenio ora è un po’ perplesso, gli chiede di scendere per andare con lui nei camerini, per dargli il copione da studiarsi per bene. Carlo tenta con una scusa di rimanere sul palco, ma questa volta Eugenio è irremovibile. Carlo cerca allora di essere il più naturale possibile e con un grande sforzo inizia a scendere gli scalini, ma la gamba non regge e rovina a terra, svelando il suo handicap. Eugenio si accorge del gesso. Carlo è atterrito e disperato, tenta di abbozzare una spiegazione, Eugenio dapprima lo scruta, con fare torvo, poi scoppia a ridere e dice: “ahh, sei entrato già nel personaggio! Me l’avevano detto che eri originale, ma non pensavo fino a questo punto, bravo!” Sul viso di Carlo ora c’è smarrimento e confusione, Eugenio nel frattempo è entrato e uscito dal camerino e gli sta porgendo in mano il copione. Carlo guarda il titolo dell’opera e sul suo volto si spalanca un sorriso enorme.                        
La scena finale vede Salvatore che, insieme agli altri amici di Carlo, entra al teatro Eliseo il giorno della prima e mentre si chiude la e accanto si vede la locandina dell’opera. Carlo, in sedia   rotelle con il gesso e con una macchina fotografica in mano, domina la scena. Sotto si legge il titolo: Carlo Marini in La finestra sul cortile. Trasposizione teatrale a cura di Eugenio Marchesi.
 
 
   
 
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