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Autore: jennifer targaryen    07/12/2014    0 recensioni
Una ragazza, bella, ricca, a cui non manca nulla, che si ritrova in una situazione eccitante, ma che potrebbe causare dei danni alle persone a cui lei vuole bene.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harvey Reginald Specter, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Svegliarsi di soppiatto alle sette di mattina è davvero orribile, e lo è ancora di più doversi alzare e guardarsi allo specchio dopo essersi sbronzati tutta la notte. Si sono io, la pazza, egocentrica e anche un po’ carina, dicono. Devo muovermi se voglio arrivare puntuale a scuola. Prendo le prime cose che trovo davanti agli occhi e mi vesto. Giacca di pelle Gucci, decoltèe Jimmy Choo, canotta bianca e un jeans stretto.

Presi alcuni libri e li misi nella borsa, una Louis Vuitton appena comprata, abbastanza grande da farli entrare tutti. Corsi subito fuori dalla porta ed entrai in macchina. Iniziai ad accelerare molto, così arrivai subito a scuola.
Le lezioni furono molto noiose, l’ultimo anno dovrebbe essere il più bello, ma per me si stava trasformando in un incubo…mio padre che mi faceva pressione per andare ad Harvard, il ragazzo che mi piaceva stava con un’altra, e tutto stava andando a rotoli. Uscii di corsa dall’aula e andai subito in macchina. Al ritorno mi fermai a casa di una mia cara amica, Mandy, per decidere dove saremmo dovute andare la sera. Sono una ragazza festaiola, adoro la compagnia ma allo stesso tempo mi sento sola, le persone sembrano accettarmi soltanto perché appartengo a una famiglia benestante e sono abbastanza carina. Le ragazze mi odiano perché i loro ragazzi mi sbavano dietro  e invece i ragazzi mi usano soltanto per avverare le loro fantasie sessuali. Io e Mandy abbiamo deciso di andare in una discoteca molto “in” che si trova tra la 67esima e la 77esima Upper east side, la zona più ricca e cool di New York. Usciremo con una comitiva di ragazzi ricconi e carini. A cena mio padre continuò a farmi pressione sulla scelta dell’università, lui è un grandissimo avvocato e giudice, e vuole che io segua le sue orme. Dopo cena salgo in camera mia per prepararmi. Apro l’armadio infinito e dopo mezz’ora ho trovato il vestito giusto: un tubino nero Armani Collection, una collana di pietre lapislazzuli e un tacco 12 nero. Pronta per uscire e conquistare il mondo.

La serata iniziava a farsi interessante: buona musica, ottimi cocktail e soprattutto bei maschioni. Mandy si era allontanata da me poiché stava amoreggiando con un tipo orrendo, soliti gusti di Mandy. Mentre andai al bancone a ordinare l’ennesimo cocktail un ragazzo si avvicinò e si sedette al mio fianco.
« 2 moijto, grazie. » il ragazzo si girò verso di me e sorrise.
« Veramente io avevo ordinato una tequila. » dissi seccata.
« Allora tequila sia. » mi porse il bicchiere, ma prima di berlo mi cadde la borsetta a terra.
« Tieni, ecco. » prese la borsetta e me la diede.
« Grazie…?»
« Eric. » rispose ponendo la mano.
« Jennifer. » dissi sorridendogli.
« A cosa brindiamo? » chiese.
« Al divertimento. » dissi facendogli un sorriso.
Dopo aver bevuto andammo a ballare, iniziai a sentire le orecchie fischiare, allora mi allontanai da lui e uscii fuori per prendere un po’ d’aria, avevo bevuto troppo. Mi poggiai su una panchina che si trovava vicino al retro del locale che era adiacente a un famoso ristorante. Eric mi raggiunse.
« Ehi perché sei andata via? » chiese.
« Avevo bisogno di un po’ d’aria. » dissi.
Mi sentivo la testa leggera e gli occhi pesanti, lui si avvicinò e si sedette vicino a me.
« Sai Jennifer sei davvero un bel pezzo di ragazza. » mi bloccò i polsi e cercò di baciarmi.
« Cosa stai facendo?! Toglimi queste manacce. » cercai di spostarmi ma improvvisamente mi sentivo debole, lui iniziò a toccarmi.
« Lasciami! Pervertito! » dissi cercando di levarmi dalla presa.
Non ce la facevo più a muovermi e a opporre resistenza. Nessuno riusciva a sentirmi con quel baccano. Ma qualcuno si. Infatti un uomo si avvicinò e gli gridò contro.
« Ehi tu! Non senti cosa dice la signorina? » disse avvicinandosi.
« Nonnetto vatti a fare un giro. » Eric continuava a toccarmi e stava infilando le mani sotto il vestito. Ma l’uomo si avvicinò subito e gli diede un cazzotto, lo prese e lo fece alzare con la forza.
« Sarò pur sempre più vecchio ma nessuno può battermi alla box. » disse dopo aver fatto scappare Eric.
Si avvicinò a me, che ormai stavo per accasciarmi, ma lui mi prese.
« Ehi, ehi, stai ferma ti prendo io.» mi prese, e mise il mio braccio intorno al suo collo e mi trasportò lontano da quel posto rumoroso.
« Sei cosciente? » chiese.
« Si, penso che stia svanendo l’effetto. Sono stata un’idiota. » dissi.
Iniziai a sentire di nuovo la testa sul collo.
« Voi ragazzi siete così ingenui al giorno d’oggi. » disse.
« Ehi, adesso non fare la predica. » tolsi il braccio dal suo collo e provai a camminare sola.
« Barcolli ancora. » disse.
« Posso camminare da sola. » continuai a camminare ma improvvisamente caddi per terra.
Mi risvegliai in una bellissima stanza, molto moderna, in un letto matrimoniale, c’era profumo da uomo cosparso sopra. L’uomo stava seduto sulla poltrona di fronte a me.
« Come ti senti? » chiese.
« Adesso benissimo, grazie. » dissi alzandomi dal letto.
« Beh spero di non aver infranto la legge portando una minorenne in casa mia. » disse porgendomi le cose.
« Non sono minorenne, ho ventiquattro anni» dissi mentendo.
« Oh, beh…allora se vuoi, puoi anche farti una doccia e quando vuoi, puoi andare. » disse leggendo un quotidiano.
« Comunque io sono Jennifer. » dissi avvicinandomi a lui.
« Harvey Specter. » disse.
« Grazie per essere venuto in soccorso, Harvey. » dissi accennando un sorriso.
« Ho fatto solo quello che dovevo di certo non avrei lasciato una bellissima donna come te a un ragazzino pervertito. » disse.
Era così sexy e aveva un’aria da intellettuale. Forse quel moijto mi era salito al cervello per pensare di conquistare un tipo come lui.
« Harvey, vado a farmi una doccia. » dissi.
« Va bene, spero solo di non aver salvato una psicopatica, sai a un mio caro vecchio amico è capitato. » disse alzando lo sguardo dal quotidiano.
« Credimi se fossi stata psicopatica quel ragazzo non avrebbe avuto neanche il tempo di toccarmi. » dissi sorridendogli.
Lui ricambiò, per poi rimettere gli occhi sul quotidiano.
Mi spogliai ed entrai nella doccia, era grandissima e di lusso, con addirittura un regolarizzatore della temperatura, neanch’io ne avevo una così. Dopo essermi rinfrescata e risvegliata, uscii da lì dentro, non so cosa avevo in testa, ma dopo essermi rivestita, mi avvicinai a Harvey.
« Sai forse dovresti distogliere un po’ gli occhi da quel giornale. » dissi mettendomi a gambe aperte su di lui.
Harvey rimase stupito, ma allo stesso tempo fece un sorriso sghembo.
« Beh allora li metterò su di te. » mi strinse forte la vita e mi baciò con passione, mi alzò e guidò vicino al letto, tutto questo sempre mentre le nostre bocche stavano facendo conoscenza. Lo spinsi sul letto, lui fece uno sguardo compiaciuto e non vedeva l’ora che gli saltassi addosso. Ma squillò il cellulare, lui fece segno di non andare a rispondere, ma dovevo per forza, altrimenti mio padre avrebbe chiamato la polizia.
« Devi per forza? » chiese.
« Si, purtroppo. » risposi.
Mentre stavo al telefono, lui continuava a toccarmi dolcemente e con passione, infatti ansimavo.
« Harvey, mi dispiace ma devo andare. » dissi, rivestendomi.
« Lo stai facendo apposta? » disse deluso.
« Chissà magari ci rincontreremo in futuro, e forse potremmo concludere ciò che avevamo iniziato. » dissi avvicinandomi alla sua bocca, non lo baciai.
« Se volevi farti desiderare ci sei riuscita. » disse.
Corsi subito fuori dall’appartamento e presi il taxi.
Cavolo ero davvero bollente, sentivo ancora le sue mani sul mio corpo, stavo impazzendo. Non riuscivo a dimenticare quel nome, Harvey Specter, Specter Harvey…chissà se un giorno avremo l’occasione di incontrarci. Una cosa la so, stavo per andare a letto con un uomo! Un vero uomo! Più grande di me almeno di 20 anni!
Tornai alle 4, mio padre mi stava aspettando giù nell’immenso salone.
« Jennifer, il coprifuoco era alle 2. » disse arrabbiato.
« Scusami papino, mi farò perdonare. » dissi dandogli un bacio.
« Beh se proprio vuoi farti perdonare, accetta di venire alla serata di galà di beneficenza della mia società. »
« Papà ma ci saranno migliaia di avvocati e io che dovrei fare lì? » dissi.
« Per piacere ti chiedo solo di ambientarti, conoscere un po’ di persone, persone molto note e importanti. » disse.
« Anche se non riuscirai a farmi cambiare idea, ma verrò. » dissi, e lo resi felice.
Andai di sopra, misi il pigiama e mi buttai sul letto. Ero così esausta ma allo stesso tempo eccitata, avrei voluto tanto fare sesso con quell’uomo, Harvey…e poi lui è una sorta di eroe per me.


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