Era una serata speciale, era passato già un anno da quando Sherlock si era iniettato l'ultima dose di eroina. Joan aveva deciso che bisognava festeggiare in famiglia. Sherlock stava preparando il pesce, Joan il contorno e Clyde era nella suo cassettino che mangiava la sua solita foglia di insalata. A fine serata Joan decide di brindare ma, prontamente, Sherlock le ricorda che lui non beve; "non ti preoccupare, brinderemo con un bel bicchiere di aranciata" Joan aveva un sorriso splendido e felice nel vedere che Sherlock era riuscito a superare i suoi demoni. "Sei stupenda questa sera. Anzi no, non lo sei" Joan fissò Sherlock con un'espressione confusa, prima che potesse aprire bocca lui continuò il suo monologo, " tu sei stupenda sempre! È difficile da ammetterlo ma tu sei parte di me, ho bisogno di te, senza il tuo aiuto non sarei qui. Se non fossi arrivata in tempo ora sarei dove ora si trova il tuo ultimo paziente...scusa, non volevo essere scortese... insomma, spero che tu non te ne vada mai da qui..." mentre parlava, Sherlock fissava il pavimento, rimase stupito quando rialzando il suo sguardo verso Joan la vide davanti a sé, con i suoi occhi neri che fissava no i suoi. I suoi lunghi capelli neri erano a pochi centimetri di distanza da lui. Non aveva mai visto Joan così, così vicina a lui, così bella. Joan sentiva il cuore battere a mille, non sapeva cosa pensare e cosa provare, era rimasta estasiata da quelle parole, non pensava che si sarebbe mai potuta innamorare di un uomo come lui. Ora quell'uomo era lì, ad un centimetro da lei, le mise una mano dietro alla testa la baciò, Joan ricambio quello splendido bacio che sembrò infinito sino a quando Joan non si svegliò. Pensò che quel bacio, quel discorso, quell'uomo davanti a sé era stato solo un sogno ma quando trovo un biglietto attaccato a Clyde con scritto "ricordati che sei stupenda" capì che era tutto vero e che sarebbe iniziata una nuova vita per lei.