- Eccomi!
- Sono reduce da giornate assurde, ma ho appena avuto
dieci minuti liberi quindi eccomi qui :D
- Sono davvero di corsa, ma leggendo le vostre recensioni non volevo lasciarvi con il dubbio per un’altra settimana, quindi...
- Eccovi il capitolo dello spoiler fatale xD
- Ora corro a rispondere alle recensioni, spero che vi
piaccia!
- Pregate per me, che ho una paura matta per la seduta
di laurea ^^’
- Fatemi sapere che ne pensate e grazie a tutti coloro
che seguono la ff :D
- Bacioni!
- Milly.
7... E la follia del weekend
“Amy lavorerà fino a tardi”.
“Oh, quindi siamo solo io e te. So
che ami stare da solo, quindi tornerò a casa...”.
Marnie si avviò verso la porta, ma
avvertì una presa attorno al suo braccio che la costrinse a voltarsi,
trovandosi faccia a faccia con Sheldon.
“Rimani qui, mi fa piacere averti
intorno. Stasera pensiamo ad approfondire la nostra amicizia, che dici?”.
Marnie deglutì, incredula, ma non
oppose alcuna resistenza quando Sheldon la trascinò sul divano e si tolse di
scatto la maglia a mezze maniche e poi quella a maniche lunghe che aveva sotto,
rimanendo a dorso nudo.
“Sheldon!”.
“E’ ancora presto per urlare il mio
nome, piccolina...”.
Prima che potesse replicare, le
labbra di Sheldon erano sulle sue, fameliche più che mai, per regalarle quel
bacio appassionato che desiderava da giorni e a cui pensava prima di
addormentarsi e appena sveglia.
Ricambiò il bacio, felice, e lasciò
che lui la sovrastasse, mentre le sbottonava la camicetta.
Lasciò che i polpastrelli
accarezzassero il petto dell’uomo, fino a gettargli le braccia al collo, per
non lasciarlo andare in nessun modo.
“Volevo farlo da quando ci siamo
conosciuti... Lascerò Amy per te, promesso...” sussurrò lui contro il suo
orecchio, mentre le baciava il collo con eccessiva voluttà, regalandole
numerosi brividi lungo la schiena.
Marnie sorrise, per poi rifiondarsi
su di lui, finché uno strano rumore non la distrasse...
Un rumore familiare che non
riusciva a ricordare...
Toc- Toc- Toc “Marnie!”.
Toc- Toc- Toc “Marnie!”.
Toc- Toc- Toc “Marnie!”.
Marnie si svegliò di soprassalto,
salvo poi urlare come un’ossessa quando si ritrovò uno Sheldon seduto sul suo
letto che aveva appena finito di bussare contro il legno del mobile vicino ad
esso.
“Ehi, perché urli?!”.
Ma Marnie non replicò, tutta rossa
in viso. Si alzò di scatto e corse verso il bagno come una furia, dove si
specchiò e notò di essere... Strana.
Era sconvolta, accaldata, e il suo
primo istinto era quello di uscire dal bagno, prendere Sheldon, gettarlo sul
letto e finire quello che avevano iniziato nel suo sogno.
Non aveva mai fatto un sogno del
genere su un ragazzo vero, accipicchia!
Le era successo con numerosi
attori, ma mai con un uomo in carne ed ossa, che probabilmente non avrebbe pronunciato
mai nessuna delle parole dette nel sogno.
Aveva bisogno di una doccia fredda,
subito, altrimenti i suoi ormoni avrebbero avuto la meglio.
Non ebbe nemmeno il tempo di
sfilarsi la maglia del pigiama che udì di nuovo quelle odiose tre bussate
seguite dal suo nome.
“Sheldon! Piantala, che vuoi?!”
urlò, alquanto disperata.
“Dobbiamo fare il piano per questo
weekend, visto che Leonard non c’è. Devo vedere quanto puoi essermi utile nella
conduzione delle mie attività regolari” le ricordò.
Voleva che lei sostituisse Leonard,
quindi avrebbero passato del tempo insieme, cosa che voleva evitare e che aveva
fatto negli ultimi quattro giorni.
“Posso farmi una doccia, prima?”
domandò, esasperata.
“No. Ho da fare prima che Leonard
parta e...”.
“Ok, ok!”.
Sospirando, Marnie prese un
elastico, raccolse quella chioma indistricabile che si ritrovava e si sciacquò
il viso con l’acqua gelida.
Quando uscì dal bagno, si ritrovò
il vicino di fronte che attendeva.
“Posso recuperare i miei occhiali?”
chiese, irritata e decisa a non mostrare nessun segno di cedimento.
“Certo, Marnie, certo. Siamo in un
paese libero, purtroppo. L’America dovrebbe assomigliare di più alla Cina,
secondo il mio punto di vista, e l’unica opinione dominante dovrebbe essere la
mia. Riesci ad immaginare? Un mondo dove chi osa contraddirmi finisce dritto
filato in piazza, dove viene torturato da alcuni uomini di fiducia, che poi
troverei il modo di torturare a mia volta perché...”.
“Sheldon, accipicchia, non trovo i
miei occhiali e con le tue chiacchiere nelle orecchie non riesco a
concentrarmi!”.
Il motivo per cui le risultava
difficile concentrarsi era un altro, ma era meglio non dirlo ad alta voce.
“Ecco. Ora saresti finita dritta in
piazza e mi staresti scongiurando per salvarti” mormorò Sheldon, sognante,
mentre la seguiva nel soggiorno. “Eccoli, comunque” aggiunse, trovando gli
occhiali sul tavolino e porgendoglieli.
“Grazie”.
Marnie li inforcò e si trovò
davanti il volto nitido di quello scienziato da strapazzo che, purtroppo per la
sua salute mentale, occupava fin troppo spesso i suoi pensieri, ultimamente.
“Vedi, ecco le buone maniere! Il
mio metodo non è stato messo in atto e già funziona!”.
“Sheldon, senti” lo interruppe
Marnie, impaziente. “Cosa volevi dirmi? Perché sei qui?”.
“Devo sapere quanto puoi sostituire
Leonard ora che mancherà per il fine settimana. E anche Penny, a dirla tutta.
Quando fai il bucato?” domandò, con un’aria precisa il fisico teorico,
squadrando l’ingegnere come se la stesse esaminando.
“La domenica” rispose lei, senza
capire.
“Hai da fare, domani sera?”.
Il cuore di Marnie perse dei
battiti.
Glielo stava chiedendo davvero?
C’era una remota possibilità che il suo sogno si avverasse?
Prima di poter ragionare e capire
che non ci fosse alcun secondo fine, non si controllò e disse: “No, sono
liberissima!”.
“Perfetto, quindi puoi fare il
bucato con me, domani. Sostituirai Penny. Prima odiavo dover rispondere alle convenzioni
sociali, ma anno dopo anno mi sono abituato alla sua presenza, sai? Prendere in
giro il suo povero vocabolario, le sciocchezze in cui crede... Chiamami
romantico, se vuoi”.
Marnie sapeva che non significava
nulla, che non avrebbe dovuto passare del tempo extra con lui, eppure accettò,
odiandosi.
“Va bene...”.
“Grandioso. Poi, cena. Allora.
Domani sera ci sarà Amy, domenica ci saranno i ragazzi... Per quanto riguarda
stasera, è incerto. Howard non sa se venire e Raj teme d’incontrarti, come
nell’ultima settimana. Hai combinato un bel pasticcio, ingegnere! Lui guarisce
dal mutismo selettivo e tu gli fai tornare la paura di vedere una donna”.
“L’unica donna di cui dovrebbe
avere paura è quel mostro di sua sorella” commentò acidamente Marnie, che odiava
la situazione che si era creata con Raj.
Lui le aveva mandato un dolcissimo
sms in cui le diceva che gli mancava e lei, da gran bastarda, l’aveva ignorato
ma sentendosi decisamente in colpa.
“E’ una battuta? Concordo, anche se
non so se si possa concordare con una battuta o limitarsi a ridere” disse
Sheldon, ridendo in un modo alquato strano.
“Tu la conosci,vero?”.
“Purtroppo sì. Ah, è una storia
lunga Marnie. Potremmo stabilire di parlarne domani, nella lavanderia”.
“Certo”.
“Idiota,
idiota, farete il bucato e basta, idiota! Non significa nulla... Anche se,
diciamolo, Raj ha iniziato così, con la scusa degli esercizi, e poi è arrivato
l’invito ufficiale... Ma lui ha Amy! Amy! E’ impegnato... Oh, guarda quegli
occhi! Che carino che è!”.
La ragazza impiegò un po’ per far
tacere la sua voce interiore, e si accorse di essersi persa una parte del
discorso.
“... E quindi niente fumetteria,
niente cena thai...”.
“Sheldon, scusa, pensavo ai panni
da lavare. Cosa stai dicendo?”.
Sbuffando, il fisico teorico alzò
gli occhi.
“Nel mio mondo ideale, torneresti
ad essere torturata per la tua disattenzione, Marnie! Comunque, dicevo, visto
che non guidi non puoi accompagnarmi in fumetteria, a prendere la cena thai di
stasera...”.
“Posso andarci a piedi, se vuoi.
Potrei prendere la cena anche per me, non è un problema”.
“A piedi? Il ristorante dista circa
tre chilometri, Marnie! Magari poi ti stanchi e mangi tutto per strada, senza
lasciarmi nulla” osservò Sheldon.
“Ma dai! Mi farebbe piacere, posso
prendere l’autobus!”.
“Ah, l’autobus. In effetti, potrei
usarlo per recarmi anche in fumetteria prima di cena... Odio doverne usufruire,
ma ho parecchie nuove uscite da prendere”.
“Potrei venire con te, fino
all’anno scorso leggevo tantissimi albi a fumetti e manga ma poi ho smesso in
vista della laurea. Vorrei tanto vedere questa famosa fumetteria!”.
Sheldon parve meditarci su, poi
annuì.
“Solo se porti tu il cibo in mano”
propose.
“Affare fatto!”.
“Bene, direi che è tutto. Sei stata
utile in un modo tutto tuo, Marnie, grazie. Prenderemo l’autobus delle
diciassette e trenta, non osare fare ritardo!”.
“Certo, certo”.
La ragazza accompagnò l’uomo alla
porta, per poi sorridere tra sè e sè.
Sarebbero andati in fumetteria
insieme, poi a prendere la cena, poi avrebbero fatto il bucato insieme...
Poi l’altra parte, quella
coscienziosa, le diede della “Stronza senza cuore” circa due secondi dopo.
“Per qualsiasi cosa chiamami, mi
raccomando!” esclamò Penny, circa quattro ore dopo, abbracciando con calore la
cugina.
“Stai tranquilla, andrà benissimo,
divertiti!” replicò Marnie, sorridendo. “Salutami tutti!”.
“Certo!”.
“Ciao, Marnie. Se lo stramboide di
là ti crea qualche problema, chiamami, non ti preoccupare” si congedò Leonard,
stringendola a sè lievemente.
“Ma no, mi ha già detto cosa devo
fare per sostituirvi, andrà tutto bene” rispose la ragazza, evasiva. “Zia
Lauren ti adorerà!”.
“Certo, certo, proprio quando ha
detto “Speriamo che non se ne fugga anche dall’altare” quando ho dovuto
andarmene per raggiungerti al bar”.
“Puoi dire che era colpa mia,
davvero”.
“Scherzi? Poi chiamerebbe tua madre
solo per dirle “Ha! Non sono l’unica ad avere una figlia ubriacona!”, non lo
sai?” osservò Penny.
“Ehm, va bene... Fate buon viaggio,
ragazzi!”.
“Certo, prega per noi!” esclamò
Leonard,prendendo il suo trolley, proprio come Penny.
Li accompagnò alla porta, giusto in
tempo per vedere Sheldon uscire a sua volta.
“Non osate portarvi dietro dei
virus dal Nebraska che non vi faccio entrare in casa!” li minacciò, puntando
loro l’indice contro.
“Ti vogliamo bene anche noi,
stramboide, ci mancherai” disse Penny, sorridendo con sarcasmo.
“Ma tanto tornate domenica sera,
vero?”.
“Sì, Sheldon, sì” rispose Leonad,
seccato.
“Bene, bene. Oh, accidenti!”.
Sheldon non si trattenne e
abbracciò il suo coinquilino, simbolo di quanto gli sarebbe mancato.
“Tranquillo, Sheldon, è tutto ok!
Tornerò tra soli due giorni!”.
Sheldon annuì. “Certo, certo, non
badate a me, andate pure”.
“Sei carino quando sei umano,
Sheldon” ridacchiò Penny. “Fai il bravo con Marnie” aggiunse, prima di
lasciargli un bacio sulla guancia.
Sheldon alzò gli occhi al cielo,
per poi vederli allontanarsi poco a poco.
“Sembri sconvolto. Se ti può
calmare, possiamo seguire il protocollo sociale e ti invito a prendere un thè
caldo da me” osservò Marnie, parlando prima di poter sul serio realizzare ciò
che stava facendo.
“Hai quello alla liquirizia?”.
“Sì”.
“I biscotti al burro?”.
“Sì”.
“Posso usare la mia tazza?”.
“Sì”.
“Va bene”.
Sheldon entrò nel suo appartamento
per prendere la tazza, mentre Marnie entrava nel suo e si apprestava a mettere
il bollitore sul fuoco.
Si sentiva irrequieta, con il volto
accaldato, ma avvertiva una sorta di senso di ribellione che non la faceva
sentire in colpa, bensì viva.
Con calma, prese due bustine di thè
alla liquirizia e la sua tazza con la scritta “Keep Calm and Love Math”, mentre
Sheldon entrava nell’appartamento.
“Accomodati pure” lo invitò.
Lui obbedì, e prese posto nella
poltrona alla sinistra del divano, da tutti riconosciuto come il suo posto
ufficiale in quella casa.
“Il weekend passerà velocemente,
stai tranquillo” lo rassicurò.
“Devo contraddirti, Marnie. Stando
alla teoria di Einestein, il tempo tende a trascorrere velocemente solo quando
ci si diverte, e senza Leonard e il mio prenderlo in giro per qualsiasi cosa il
divertimento non c’è” replicò Sheldon, preciso come suo solito.
Marnie prese la sua tazza e la
poggiò alla destra della sua, inserì la bustina di thè e poi spense il gas,
prese il bollitore e versò l’acqua nelle tazze.
“Puoi aiutarmi a fare i nuovi tipi
di equazione che stiamo studiando al corso di Fisica Applicata. Se ricordo
bene, svolgerle e prendere in giro gli autori del libro ti fa divertire”
azzardò l’ingegnere, speranzosa.
“Oh, buona idea! Sarai anche
un’ingegneruncolo, ma in un modo tutto tuo sai essere intelligente, Marnie!”
esclamò il fisico.
“Possiamo iniziare ora, se vuoi.
Abbiamo l’autobus tra due ore”.
“Benissimo! Thè alla liquirizia,
equazioni, fumetteria, cena thai... Non potevo chiedere di meglio!”.
Nel frattempo, nell’appartamento
4A, il cellulare del fisico teorico vibrava inutilmente, segnalando numerose
chiamate perse da parte di Amy.
“Pronto, Amy! Scusami, avevo
lasciato il cellulare a casa...”.
“Ma dov’eri? Ero preoccupata!”.
Shedon era appena rientrato in casa
per prendere il giubbino, la sua immancabile tracolla con dentro il portafogli
e il cellulare, ed era rimasto colpito nel vedere tutte le chiamate perse da
parte della sua ragazza.
“Ero da Marnie. Leonard e Penny
sono partiti per Omaha e l’ho aiutata con le equazioni. Ora stiamo andando in
fumetteria” spiegò.
“Cosa? Eri con Marnie per tutto
questo tempo?” urlò Amy, alquanto arrabbiata.
“Sì, Amy. Perché hai questo tono?”.
“E come andrete in fumetteria?”.
“In autobus. Marnie mi ha chiesto
di mostrargliela, conosce molti fumetti e...”.
“Sheldon! Ti rendi conto? Tu odi
andare in autobus e stai trascorrendo tutto il pomeriggio con Marnie, da solo!”
continuò ad urlare la neurobiologa, preoccupata e gelosa allo stesso tempo.
“Non capisco. Ho passato pomeriggi
interi con Penny e non ne hai mai fatto una questione di Stato. La mia nuova
vicina è appassionata di fumetti e non posso andare in fumetteria con lei?”
chiese il fisico, senza capire il motivo di quel comportamento.
“Non è questo! Da quando c’è lei,
in un modo o nell’altro, si sono verificati avvenimenti che mi preoccupano. Tu
le piaci, Sheldon!”.
“Che-Che-Che cosa? Amy, stai
farneticando. Marnie mi vede come una figura di riferimento. E’ cresciuta con
gente come Penny nonostante la sua discreta intelligenza, capisci? E ora, se
vuoi scusarmi, c’è un autobus che mi aspetta insieme all’ultimo numero di “The
Amazing Spiderman”. Ciao”.
“Sheldon, non osare staccare...”.
“Mi hai regalato dei calzini di
Batman il mese scorso, ricordi?”.
“Sì, ma che c’entra?”.
“Sheldon ha ricevuto dei
calzini.Sheldon è un elfo libero”.
Compiaciuto, Sheldon staccò la
chiamata, infilò il cellulare nella borsa a tracolla e uscì, trovando una
sorridente Marnie che lo aspettava sul pianerottolo.
Quando Marnie mise piede nella
fumetteria, una ventina di teste maschili si voltarono all’istante in direzione
dell’entrata.
A disagio, la ragazza si bloccò,
sicura nel non aver mai ricevuto tante occhiate in vita sua, nemmeno il giorno
prima, quando il professore di Ingegneria Meccanica l’aveva chiamata alla
lavagna.
“Non badarci, lo fanno con tutte le
ragazze che entrano” le spiegò Sheldon.
“Ciao, Sheldon” s’intromise Stuart
avvicinandosi e guardando l’ingegnere con aria incuriosita. “Mi hai portato una
nuova cliente?”.
“Sì. Lei è Marnie, la cugina di
Penny. Ed ora, se volete scusarmi, corro dai miei amati fumetti” esclamò il
fisico, correndo in direzione dello stand con le ultime uscite.
“Oh. Marnie. Ho capito chi sei.
Beh, ciao, chiamami se hai bisogno di qualcosa. Cioè, voglio dire, non chiamarmi
chiamarmi, chiamarmi nel senso di chiamare il mio nome da qualsiasi angolo del
negozio e verrò in tuo soccorso. Non oserei mai dirti di chiamarmi in un altro
senso, dopotutto sono amico di R... E ho parlato troppo. Ciao”.
Come una furia, Stuart si allontanò,
lasciando Marnie decisamente perplessa.
Sapeva che il proprietario della
fumetteria – oltre ad essere uscito con Penny ed Amy - fosse amico di Raj, e la
cosa la mise a disagio.
Sospirando, si voltò per cercare la
figura di Sheldon, ma si imbattè prorpio in quella di Raj con sommo stupore.
“Ehi, Marnie. Ero... Ero lì,
non mi hai visto?”.
“Ciao, Raj. No, lì... Dove?”.
“Ehm, hai ragione, appena sei
entrata mi sono nascosto dietro la sagoma de La Cosa dei Fantastici Quattro.
Scusami”.
Marnie annuì, sforzandosi di
sorridere.
“Le cose non devono andare così,
Raj. Sono io che ho iniziato ad evitarti martedì sera non venendo a cena a casa
di Leonard e Sheldon, ma mi dispiace. Mi dispiace aver ignorato il tuo
dolcissimo sms... Non mi crederai, ma mi sono sentita così in colpa che ieri
notte ho pianto. Ti va se proviamo a comportarci come se nulla fosse successo?”
provò a spiegarsi l’ingegnere, cautamente.
“Non devi piangere per me, davvero.
Piango già abbastanza io per me. Ok, scusa, non dovevo dirlo. Comunque... Priya
se ne è andata prima del solito, è tornata in Inghilterra con il fidanzato, si
sposeranno a novembre. Quando vuoi puoi venire a vedere un film da me, senza
nessun secondo fine” propose Raj.
“Certo, va bene”.
“Marnieee, qui ci sono dei numeri
che devi leggere assolutamente, la tua conoscenza dei fumetti ha bisogno di
ampliarsi!” la chiamò Sheldon.
“Vengo. Scusami” disse Marnie, per
poi correre in direzione del vicino.
“Howard andrà a cena dai suoceri e
Raj starà a casa. Eccoli, gli amici che ti abbandonano!” sospirò Sheldon,
mentre aspettavano il loro turno per prendere la cena al ristorante thai.
“Ehi... Pensavo, siamo entrambi
soli. Potremmo cenare qui e poi prendere l’ultimo bus per tornare a casa”
propose speranzosa Marnie, sforzandosi di suonare convincente.
“Ma io sono abituato a cenare a
casa, con i miei amici, con Leonard che sbaglia a prendere l’ordinazione e si
merita una delle mie strigliate...”.
“Ma non cambierebbe nulla! Magari
il cameriere sbaglia sul serio l’ordinazione” ipotizzò Marnie.
L’idea di sedersi nella sala del
ristorante con lui, chiacchierare mentre aspettavano la cena, era davvero
allettante.
“E’ già tardi, Marnie. Non mi
azzarderei a prendere l’ultimo autobus!”.
Poi il fisico prese il cellulare,
evidentemente rispondendo ad un sms, e nel giro di pochi istanti Amy entrò nel
ristorante, con aria furba e di vittoria.
“Amy, eccoti! Marnie voleva
convincermi a cenare qui ma le ho detto di no. Ti andrebbe di cenare con me,
stasera?” domandò Sheldon, speranzoso.
“Certo, Sheldon. Ti accompagno io a
casa” rispose Amy, per poi guardare Marnie con aria di false scuse. “Ho l’auto
piena, devo accompagnare dei colleghi a casa, ma c’è sempre l’autobus, giusto?”
chiese.
Sentendosi decisamente sconfitta,
Marnie annuì, deglutendo.
“Certo, ovvio. Anzi, sapete che vi
dico? Mi è venuta voglia di.. Pizza, sì! Ho visto una pizzeria nelle vicinanze,
vado lì. Ci vediamo!” esclamò la ragazza, rossa in viso, con il labbro
inferiore che le tremava insieme alla gambe.
Si sentiva una stupida, oltre che
umiliata.
Che figura aveva fatto! Amy era
intelligente, aveva capito tutto, e le aveva provato di essere l’unica donna
esistente nella vita di Sheldon.
Dal canto suo, Amy, vittoriosa, non
riuscì a trattenere un discreto: “Che stronzetta! Sheldon Cooper, sei solo
mio!” prima di gettare le braccia al
collo del fidanzato e stampargli un
bacio sulle labbra.
Il fisico non si sottrasse, chiudendo
gli occhi e stringendola a sè all’altezza della vita, ma poi, quando si
separarono, la guardò con biasimo.
“In un luogo pubblico?!” chiese,
non gradendo l’occhiata di una signora anziana che gli ricordava sua nonna.
“E’ la sera dell’appuntamento,
Sheldon, ricordi?”.
“Sì... Quindi non sei arrabbiata con
me per la questione della fumetteria?”.
“Sono arrabbiata con Marnie,
Sheldon. Equazioni, fumetti, cibo thai...”.
“Ma che significa?”.
Amy sorrise, riuscendosi a
trattenere a stento per non abbracciarlo.
“E’ così bello che tu non ci sia
arrivato,davvero. Significa che non ho nulla da temere” sorrise Amy,
improvvisamente calma e serena.
Pensò a quando, circa tre anni
prima, aveva provato a far aumentare i sentimenti di Sheldon nei suoi confronti
cucinandogli il suo piatto preferito accompagnato dalla sua bibita preferita e
dalla colonna sonora di Super Mario. Nonostante tutto, aveva funzionato, cosa
che invece con Marnie non era successo... Sheldon voleva solo lei, ne aveva
appena avuto la prova.
Raj aveva appena acceso la tv e
preso delle patatine che qualcuno bussò alla porta.
Temendo di ritrovarsi davanti sua
sorella, aprì con cautela, salvo poi rimanere basito.
Marnie era lì, sull’uscio, con in
mano un cartone gigante di pizza.
Aveva il viso rosso, i capelli
sconvolti, e sembrava davvero fuori di sè.
“Marnie, ma cosa...?”.
“L’offerta del film è ancora
valida?” domandò la ragazza, con una voce nasale che non le donava affatto .
Perplesso, Raj annuì.
“Certo, ma... Che ti succede?
Entra” la invitò.
Marnie obbedì, ritrovandosi di
nuovo in quella casa, per la prima volta dopo il disastroso appuntamento.
“So che l’unica cosa che mi merito
è questa pizza gettata in faccia, ma volevo scusarmi. Ho combinato un casino.
Amy mi odia” spiegò, per poi singhiozzare e tornare a piangere, rossa di
vergogna.
“Cosa? Aspetta, vieni, siediti...”.
Raj la fece accomodare sul divano e
prese posto al suo fianco.
“Meno male che avevo già preparato
i fazzoletti, stavo per vedere “Il diario di Bridget Jones” e ogni volta mi fa
piangere” spiegò il ragazzo, porgendole il pacco di fazzoletti alla loro
destra.
“Grazie” sussurrò Marnie,
asciugandosi le lacrime.
“Perché Amy ti odia?”.
“Perchè sono un mostro. Se non ti
ho dato una seconda possibilità, è perché temo di essermi presa una cotta per
Sheldon!”.
“COSA?!”.
Marnie annuì tristemente. “Sono una
sciocca. Lui ha occhi solo per lei eppure oggi, approfittando dell’assenza di
Leonard e Penny, ho fatto di tutto per trascorrere del tempo con lui. Ma Amy
avrà capito tutto, è venuta al ristorante thai, e mi ha anche detto di non
poter accompagnarmi quando poi la sua macchina era vuota. Ora loro ceneranno
insieme, ed io sono una pazza illusa. Non so che mi è preso, non ho mai fatto
una cosa orribile. Scusami, ora so come ci si sente ad essere ignorati, se vuoi
cacciarmi di casa non dirò nulla, me lo merito”.
Ancora sconvolto, Raj rielaborò il
tutto, lentamente, poi si alzò, prese il cartone contenente la pizza, lo aprì e
le porse un pezzo.
“Puoi stare.... Ma solo se canti
“All by myself” con me quando parte la canzone” propose.
Sorridendo tra le lacrime, Marnie
annuì, per poi abbracciarlo.
“Grazie Raj, sei davvero speciale”
mormorò, rimanendo così vari secondi, tanto che lui la strinse a sè a sua
volta, sorridendo.
Poi, la colonna sonora del film li
fece separare, lasciandoli lì, con della pizza, in compagnia dell’altro per più
di due ore per la prima volta da quando si conoscevano.
Erano passati tre giorni dal
disastroso venerdì in cui Marnie aveva inutilmente provato a passare più tempo
con il suo vicino di casa, e in quel periodo di tempo si era barricata in casa
a studiare, facendo una pausa solo quando Raj andava a farle visita e la
convinceva ad andare a prendere un caffè fuori da quelle quattro mura.
Dal canto suo, Penny non riusciva a
capire il cambiamento di sua cugina, avvenuto in un semplice weekend.
Era più taciturna, pensierosa, e
inoltre nessuno riusciva a spiegarsi l’improvvisa amicizia che era nata con Raj
dopo ciò che era successo.
“Non la capisco, davvero!” si
lamentò quel lunedì pomeriggio con Amy e Bernadette, approfittando dell’assenza
dell’ingegnere, che era andata dal parrucchiere di fiducia di Raj –che
ovviamente si occupava di uomini e donne contemporaneamente – per accorciare un
po’ i lunghi capelli castani.
Le due amiche si scambiarono uno
sguardo significativo d’intesa, poi, sospirando, Amy si voltò verso Penny.
“Io... So perché” le disse,
schiarendosi prima la voce.
“E cosa aspetti? Dimmelo!” urlò
Penny. “Sto impazzendo! Mi sembra di avere una figlia adolescente che...”.
“Sì, ma una figlia adolescente si
prenderebbe una cotta per un bad boy” osservò Bernadette.
“Cosa vuoi dire?”.
“Marnie ha una cotta per Sheldon.
Non-osare-ridere” scandì Amy, ammonendola.
“Che-che-che-cosa?!” urlò Penny,
sputando il sorso di vino che aveva appena bevuto e macchiandosi la camicia
bianca. “Ma stai fuori, Amy? Ancora con questa storia?!”.
“E’ vero, Penny. Marnie venerdì ha
fatto di tutto per stare sola con lui, l’ha convinto a prendere l’autobus, sono
andati in fumetteria, e voleva convincerlo a cenare con lei al ristorante thai
e prendere l’ultimo autobus...” mormorò Bernadette.
“Quando sono arrivata al
ristorante, mi ha dato prova della sua colpevolezza andandosene, dicendo di
voler mangiare pizza, e ha confidato tutto a Raj, che lo ha scritto nel suo
diario, che è stato letto da Howard...”.
“Che lo ha detto a me. A quanto
pare sono amici e Raj la aiuta a stare lontano da Sheldon in modo da farle
passare questa assurda cotta” spiegò Bernadette, guadagnandosi un’occhiataccia
da parte di Amy.
“Sheldon che fa colpo su una, cioè!
E Raj tiene un diario come una tredicenne! Assurdo!”.
“Ehm, io sono qui, comunque, eh”
sbottò Amy, che non apprezzava il modo in cui si parlava del suo ragazzo, come
se fosse un alieno.
“Mia cugina cotta di Sheldon! Quale
altra assurdità accadrà dopo?” mormorò Penny, portantandosi una mano alla
tempia.
Nessuno ebbe modo di replicare
perché furono interrotte da un Leonard che sorrideva gongolante mentre entrava
in casa.
“Non ci crederai, Penny! Alex è
tornata per far firmare dei documenti a Sheldon e mi ha chiesto di vederci! Le
piaccio ancora, ci credi? Le stava venendo un colpo quando le ho detto del
fidanzamento! Scusate l’interruzione, vado a twittare la news! A dopo
ragazze!”.
Felice, uscì, lasciando Penny con
gli occhi spalancati.
“Ecco l’altra assurdità che
aspettavi” ribadì Amy. “Ora sai come ci si sente quando un’ochetta ci prova col
tuo ragazzo, stronzetta!”.
“Wow!”.
Marnie si guardò allo specchio,
incredula, e sorrise incosciamente.
“Mi piacciono tantissimo!” esclamò,
osservando i capelli castani piastrati che ora le arrivavano alle spalle, a
dispetto della sua chioma che era sempre stata lunga e scomposta.
“Sei davvero bella, ancora di più”
disse Raj, con il cuore. “Ti avevo detto che un nuovo taglio ti avrebbe fatto
sentire meglio”.
“Avevi ragione, mi sento... Nuova!
Grazie, davvero!”.
Marnie abbracciò Raj con slancio, e
quando si separarono iniziarono a ridere entrambi all’improvviso, senza motivo,
spensierati.
“Il tuo metodo funziona... Mi sto
concentrando sulle cose belle della mia vita, sullo studio, e sul mio nuovo
caro amico” ridacchiò la ragazza poco dopo, quando uscirono dal parrucchiere.
“Non avevo mai vissuto così, sai? Voglio dire... Andare a lezione, studiare, ma
allo stesso tempo uscire, scoprire nuovi posti, fare qualcosa di diverso... Ti
devo molto” ammise.
“E’ un piacere aiutarti. Davvero, è
bello passare del tempo con te, senza pressioni, inviti e cose assurde” mormorò
Raj, tuttavia felice.
Marnie sorrise.
“Che dici... Festeggiamo il mio
nuovo taglio con un bel frullato?”.
“Mi sembra ovvio!”.