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Autore: milly92    09/12/2014    4 recensioni
Marnie Brooks ha quasi ventiquattro anni, è laureata in Ingegneria Fisica e si appresta a conseguire il Dottorato presso la Caltech University di Pasadena.
E' la cugina di Penny, ma sono totalmente diverse e per di più non si frequentano da circa dieci anni, da quando Marnie si è trasferita a New York con la sua famiglia.
Quest'ultima riuscirà ad integrarsi nel gruppo della cugina senza causare troppi guai?
Dall'inizio del quarto capitolo:
""S.O.S. Stronzetta ad ore dodici che vuole rubarmi il fidanzato. Qui urge un piano, io penso alle scimmie, ci vediamo da me tra mezz'ora" [...]Quando lesse il messaggio di Amy, tuttavia, si svegliò completamente, viste le immagini scaturite nel suo cervello da quelle semplici parole: casa sua invasa da un gruppo di scimmie impazzite, che distruggevano tutto e si gettavano sulla povera Marnie."
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7
Eccomi!
Sono reduce da giornate assurde, ma ho appena avuto dieci minuti liberi quindi eccomi qui :D
Sono davvero di corsa, ma leggendo le vostre recensioni non volevo lasciarvi con il dubbio per un’altra settimana, quindi... 
Eccovi il capitolo dello spoiler fatale xD
Ora corro a rispondere alle recensioni, spero che vi piaccia!
Pregate per me, che ho una paura matta per la seduta di laurea ^^’
Fatemi sapere che ne pensate e grazie a tutti coloro che seguono la ff :D
Bacioni!
Milly.

 

7... E la follia del weekend

 

“Amy lavorerà fino a tardi”.

“Oh, quindi siamo solo io e te. So che ami stare da solo, quindi tornerò a casa...”.

Marnie si avviò verso la porta, ma avvertì una presa attorno al suo braccio che la costrinse a voltarsi, trovandosi faccia a faccia con Sheldon.

“Rimani qui, mi fa piacere averti intorno. Stasera pensiamo ad approfondire la nostra amicizia, che dici?”.

Marnie deglutì, incredula, ma non oppose alcuna resistenza quando Sheldon la trascinò sul divano e si tolse di scatto la maglia a mezze maniche e poi quella a maniche lunghe che aveva sotto, rimanendo a dorso nudo.

“Sheldon!”.

“E’ ancora presto per urlare il mio nome, piccolina...”.

Prima che potesse replicare, le labbra di Sheldon erano sulle sue, fameliche più che mai, per regalarle quel bacio appassionato che desiderava da giorni e a cui pensava prima di addormentarsi e appena sveglia.

Ricambiò il bacio, felice, e lasciò che lui la sovrastasse, mentre le sbottonava la camicetta.

Lasciò che i polpastrelli accarezzassero il petto dell’uomo, fino a gettargli le braccia al collo, per non lasciarlo andare in nessun modo.

“Volevo farlo da quando ci siamo conosciuti... Lascerò Amy per te, promesso...” sussurrò lui contro il suo orecchio, mentre le baciava il collo con eccessiva voluttà, regalandole numerosi brividi lungo la schiena.

Marnie sorrise, per poi rifiondarsi su di lui, finché uno strano rumore non la distrasse...

Un rumore familiare che non riusciva a ricordare...

Toc- Toc- Toc “Marnie!”.

Toc- Toc- Toc “Marnie!”.

Toc- Toc- Toc “Marnie!”.

Marnie si svegliò di soprassalto, salvo poi urlare come un’ossessa quando si ritrovò uno Sheldon seduto sul suo letto che aveva appena finito di bussare contro il legno del mobile vicino ad esso.

“Ehi, perché urli?!”.

Ma Marnie non replicò, tutta rossa in viso. Si alzò di scatto e corse verso il bagno come una furia, dove si specchiò e notò di essere... Strana.

Era sconvolta, accaldata, e il suo primo istinto era quello di uscire dal bagno, prendere Sheldon, gettarlo sul letto e finire quello che avevano iniziato nel suo sogno.

Non aveva mai fatto un sogno del genere su un ragazzo vero, accipicchia!

Le era successo con numerosi attori, ma mai con un uomo in carne ed ossa, che probabilmente non avrebbe pronunciato mai nessuna delle parole dette nel sogno.

Aveva bisogno di una doccia fredda, subito, altrimenti i suoi ormoni avrebbero avuto la meglio.

Non ebbe nemmeno il tempo di sfilarsi la maglia del pigiama che udì di nuovo quelle odiose tre bussate seguite dal suo nome.

“Sheldon! Piantala, che vuoi?!” urlò, alquanto disperata.

“Dobbiamo fare il piano per questo weekend, visto che Leonard non c’è. Devo vedere quanto puoi essermi utile nella conduzione delle mie attività regolari” le ricordò.

Voleva che lei sostituisse Leonard, quindi avrebbero passato del tempo insieme, cosa che voleva evitare e che aveva fatto negli ultimi quattro giorni.

“Posso farmi una doccia, prima?” domandò, esasperata.

“No. Ho da fare prima che Leonard parta e...”.

“Ok, ok!”.

Sospirando, Marnie prese un elastico, raccolse quella chioma indistricabile che si ritrovava e si sciacquò il viso con l’acqua gelida.

Quando uscì dal bagno, si ritrovò il vicino di fronte che attendeva.

“Posso recuperare i miei occhiali?” chiese, irritata e decisa a non mostrare nessun segno di cedimento.

“Certo, Marnie, certo. Siamo in un paese libero, purtroppo. L’America dovrebbe assomigliare di più alla Cina, secondo il mio punto di vista, e l’unica opinione dominante dovrebbe essere la mia. Riesci ad immaginare? Un mondo dove chi osa contraddirmi finisce dritto filato in piazza, dove viene torturato da alcuni uomini di fiducia, che poi troverei il modo di torturare a mia volta perché...”.

“Sheldon, accipicchia, non trovo i miei occhiali e con le tue chiacchiere nelle orecchie non riesco a concentrarmi!”.

Il motivo per cui le risultava difficile concentrarsi era un altro, ma era meglio non dirlo ad alta voce.

“Ecco. Ora saresti finita dritta in piazza e mi staresti scongiurando per salvarti” mormorò Sheldon, sognante, mentre la seguiva nel soggiorno. “Eccoli, comunque” aggiunse, trovando gli occhiali sul tavolino e porgendoglieli.

“Grazie”.

Marnie li inforcò e si trovò davanti il volto nitido di quello scienziato da strapazzo che, purtroppo per la sua salute mentale, occupava fin troppo spesso i suoi pensieri, ultimamente.

“Vedi, ecco le buone maniere! Il mio metodo non è stato messo in atto e già funziona!”.

“Sheldon, senti” lo interruppe Marnie, impaziente. “Cosa volevi dirmi? Perché sei qui?”.

“Devo sapere quanto puoi sostituire Leonard ora che mancherà per il fine settimana. E anche Penny, a dirla tutta. Quando fai il bucato?” domandò, con un’aria precisa il fisico teorico, squadrando l’ingegnere come se la stesse esaminando.

“La domenica” rispose lei, senza capire.

“Hai da fare, domani sera?”.

Il cuore di Marnie perse dei battiti.

Glielo stava chiedendo davvero? C’era una remota possibilità che il suo sogno si avverasse?

Prima di poter ragionare e capire che non ci fosse alcun secondo fine, non si controllò e disse: “No, sono liberissima!”.

“Perfetto, quindi puoi fare il bucato con me, domani. Sostituirai Penny. Prima odiavo dover rispondere alle convenzioni sociali, ma anno dopo anno mi sono abituato alla sua presenza, sai? Prendere in giro il suo povero vocabolario, le sciocchezze in cui crede... Chiamami romantico, se vuoi”.

Marnie sapeva che non significava nulla, che non avrebbe dovuto passare del tempo extra con lui, eppure accettò, odiandosi.

“Va bene...”.

“Grandioso. Poi, cena. Allora. Domani sera ci sarà Amy, domenica ci saranno i ragazzi... Per quanto riguarda stasera, è incerto. Howard non sa se venire e Raj teme d’incontrarti, come nell’ultima settimana. Hai combinato un bel pasticcio, ingegnere! Lui guarisce dal mutismo selettivo e tu gli fai tornare la paura di vedere una donna”.

“L’unica donna di cui dovrebbe avere paura è quel mostro di sua sorella” commentò acidamente Marnie, che odiava la situazione che si era creata con Raj.

Lui le aveva mandato un dolcissimo sms in cui le diceva che gli mancava e lei, da gran bastarda, l’aveva ignorato ma sentendosi decisamente in colpa.

“E’ una battuta? Concordo, anche se non so se si possa concordare con una battuta o limitarsi a ridere” disse Sheldon, ridendo in un modo alquato strano.

“Tu la conosci,vero?”.

“Purtroppo sì. Ah, è una storia lunga Marnie. Potremmo stabilire di parlarne domani, nella lavanderia”.

“Certo”.

“Idiota, idiota, farete il bucato e basta, idiota! Non significa nulla... Anche se, diciamolo, Raj ha iniziato così, con la scusa degli esercizi, e poi è arrivato l’invito ufficiale... Ma lui ha Amy! Amy! E’ impegnato... Oh, guarda quegli occhi! Che carino che è!”.

La ragazza impiegò un po’ per far tacere la sua voce interiore, e si accorse di essersi persa una parte del discorso.

“... E quindi niente fumetteria, niente cena thai...”.

“Sheldon, scusa, pensavo ai panni da lavare. Cosa stai dicendo?”.

Sbuffando, il fisico teorico alzò gli occhi.

“Nel mio mondo ideale, torneresti ad essere torturata per la tua disattenzione, Marnie! Comunque, dicevo, visto che non guidi non puoi accompagnarmi in fumetteria, a prendere la cena thai di stasera...”.

“Posso andarci a piedi, se vuoi. Potrei prendere la cena anche per me, non è un problema”.

“A piedi? Il ristorante dista circa tre chilometri, Marnie! Magari poi ti stanchi e mangi tutto per strada, senza lasciarmi nulla” osservò Sheldon.

“Ma dai! Mi farebbe piacere, posso prendere l’autobus!”.

“Ah, l’autobus. In effetti, potrei usarlo per recarmi anche in fumetteria prima di cena... Odio doverne usufruire, ma ho parecchie nuove uscite da prendere”.

“Potrei venire con te, fino all’anno scorso leggevo tantissimi albi a fumetti e manga ma poi ho smesso in vista della laurea. Vorrei tanto vedere questa famosa fumetteria!”.

Sheldon parve meditarci su, poi annuì.

“Solo se porti tu il cibo in mano” propose.

“Affare fatto!”.

“Bene, direi che è tutto. Sei stata utile in un modo tutto tuo, Marnie, grazie. Prenderemo l’autobus delle diciassette e trenta, non osare fare ritardo!”.

“Certo, certo”.

La ragazza accompagnò l’uomo alla porta, per poi sorridere tra sè e sè.

Sarebbero andati in fumetteria insieme, poi a prendere la cena, poi avrebbero fatto il bucato insieme...

Poi l’altra parte, quella coscienziosa, le diede della “Stronza senza cuore” circa due secondi dopo.

 

“Per qualsiasi cosa chiamami, mi raccomando!” esclamò Penny, circa quattro ore dopo, abbracciando con calore la cugina.

“Stai tranquilla, andrà benissimo, divertiti!” replicò Marnie, sorridendo. “Salutami tutti!”.

“Certo!”.

“Ciao, Marnie. Se lo stramboide di là ti crea qualche problema, chiamami, non ti preoccupare” si congedò Leonard, stringendola a sè lievemente.

“Ma no, mi ha già detto cosa devo fare per sostituirvi, andrà tutto bene” rispose la ragazza, evasiva. “Zia Lauren ti adorerà!”.

“Certo, certo, proprio quando ha detto “Speriamo che non se ne fugga anche dall’altare” quando ho dovuto andarmene per raggiungerti al bar”.

“Puoi dire che era colpa mia, davvero”.

“Scherzi? Poi chiamerebbe tua madre solo per dirle “Ha! Non sono l’unica ad avere una figlia ubriacona!”, non lo sai?” osservò Penny.

“Ehm, va bene... Fate buon viaggio, ragazzi!”.

“Certo, prega per noi!” esclamò Leonard,prendendo il suo trolley, proprio come Penny.

Li accompagnò alla porta, giusto in tempo per vedere Sheldon uscire a sua volta.

“Non osate portarvi dietro dei virus dal Nebraska che non vi faccio entrare in casa!” li minacciò, puntando loro l’indice contro.

“Ti vogliamo bene anche noi, stramboide, ci mancherai” disse Penny, sorridendo con sarcasmo.

“Ma tanto tornate domenica sera, vero?”.

“Sì, Sheldon, sì” rispose Leonad, seccato.

“Bene, bene. Oh, accidenti!”.

Sheldon non si trattenne e abbracciò il suo coinquilino, simbolo di quanto gli sarebbe mancato.

“Tranquillo, Sheldon, è tutto ok! Tornerò tra soli due giorni!”.

Sheldon annuì. “Certo, certo, non badate a me, andate pure”.

“Sei carino quando sei umano, Sheldon” ridacchiò Penny. “Fai il bravo con Marnie” aggiunse, prima di lasciargli un bacio sulla guancia.

Sheldon alzò gli occhi al cielo, per poi vederli allontanarsi poco a poco.

“Sembri sconvolto. Se ti può calmare, possiamo seguire il protocollo sociale e ti invito a prendere un thè caldo da me” osservò Marnie, parlando prima di poter sul serio realizzare ciò che stava facendo.

“Hai quello alla liquirizia?”.

“Sì”.

“I biscotti al burro?”.

“Sì”.

“Posso usare la mia tazza?”.

“Sì”.

“Va bene”.

Sheldon entrò nel suo appartamento per prendere la tazza, mentre Marnie entrava nel suo e si apprestava a mettere il bollitore sul fuoco.

Si sentiva irrequieta, con il volto accaldato, ma avvertiva una sorta di senso di ribellione che non la faceva sentire in colpa, bensì viva.

Con calma, prese due bustine di thè alla liquirizia e la sua tazza con la scritta “Keep Calm and Love Math”, mentre Sheldon entrava nell’appartamento.

“Accomodati pure” lo invitò.

Lui obbedì, e prese posto nella poltrona alla sinistra del divano, da tutti riconosciuto come il suo posto ufficiale in quella casa.

“Il weekend passerà velocemente, stai tranquillo” lo rassicurò.

“Devo contraddirti, Marnie. Stando alla teoria di Einestein, il tempo tende a trascorrere velocemente solo quando ci si diverte, e senza Leonard e il mio prenderlo in giro per qualsiasi cosa il divertimento non c’è” replicò Sheldon, preciso come suo solito.

Marnie prese la sua tazza e la poggiò alla destra della sua, inserì la bustina di thè e poi spense il gas, prese il bollitore e versò l’acqua nelle tazze.

“Puoi aiutarmi a fare i nuovi tipi di equazione che stiamo studiando al corso di Fisica Applicata. Se ricordo bene, svolgerle e prendere in giro gli autori del libro ti fa divertire” azzardò l’ingegnere, speranzosa.

“Oh, buona idea! Sarai anche un’ingegneruncolo, ma in un modo tutto tuo sai essere intelligente, Marnie!” esclamò il fisico.

“Possiamo iniziare ora, se vuoi. Abbiamo l’autobus tra due ore”.

“Benissimo! Thè alla liquirizia, equazioni, fumetteria, cena thai... Non potevo chiedere di meglio!”.

Nel frattempo, nell’appartamento 4A, il cellulare del fisico teorico vibrava inutilmente, segnalando numerose chiamate perse da parte di Amy.

 

 

“Pronto, Amy! Scusami, avevo lasciato il cellulare a casa...”.

“Ma dov’eri? Ero preoccupata!”.

Shedon era appena rientrato in casa per prendere il giubbino, la sua immancabile tracolla con dentro il portafogli e il cellulare, ed era rimasto colpito nel vedere tutte le chiamate perse da parte della sua ragazza.

“Ero da Marnie. Leonard e Penny sono partiti per Omaha e l’ho aiutata con le equazioni. Ora stiamo andando in fumetteria” spiegò.

“Cosa? Eri con Marnie per tutto questo tempo?” urlò Amy, alquanto arrabbiata.

“Sì, Amy. Perché hai questo tono?”.

“E come andrete in fumetteria?”.

“In autobus. Marnie mi ha chiesto di mostrargliela, conosce molti fumetti e...”.

“Sheldon! Ti rendi conto? Tu odi andare in autobus e stai trascorrendo tutto il pomeriggio con Marnie, da solo!” continuò ad urlare la neurobiologa, preoccupata e gelosa allo stesso tempo.

“Non capisco. Ho passato pomeriggi interi con Penny e non ne hai mai fatto una questione di Stato. La mia nuova vicina è appassionata di fumetti e non posso andare in fumetteria con lei?” chiese il fisico, senza capire il motivo di quel comportamento.

“Non è questo! Da quando c’è lei, in un modo o nell’altro, si sono verificati avvenimenti che mi preoccupano. Tu le piaci, Sheldon!”.

“Che-Che-Che cosa? Amy, stai farneticando. Marnie mi vede come una figura di riferimento. E’ cresciuta con gente come Penny nonostante la sua discreta intelligenza, capisci? E ora, se vuoi scusarmi, c’è un autobus che mi aspetta insieme all’ultimo numero di “The Amazing Spiderman”. Ciao”.

“Sheldon, non osare staccare...”.

“Mi hai regalato dei calzini di Batman il mese scorso, ricordi?”.

“Sì, ma che c’entra?”.

“Sheldon ha ricevuto dei calzini.Sheldon è  un elfo libero”.

Compiaciuto, Sheldon staccò la chiamata, infilò il cellulare nella borsa a tracolla e uscì, trovando una sorridente Marnie che lo aspettava sul pianerottolo.

 

 

Quando Marnie mise piede nella fumetteria, una ventina di teste maschili si voltarono all’istante in direzione dell’entrata.

A disagio, la ragazza si bloccò, sicura nel non aver mai ricevuto tante occhiate in vita sua, nemmeno il giorno prima, quando il professore di Ingegneria Meccanica l’aveva chiamata alla lavagna.

“Non badarci, lo fanno con tutte le ragazze che entrano” le spiegò Sheldon.

“Ciao, Sheldon” s’intromise Stuart avvicinandosi e guardando l’ingegnere con aria incuriosita. “Mi hai portato una nuova cliente?”.

“Sì. Lei è Marnie, la cugina di Penny. Ed ora, se volete scusarmi, corro dai miei amati fumetti” esclamò il fisico, correndo in direzione dello stand con le ultime uscite.

“Oh. Marnie. Ho capito chi sei. Beh, ciao, chiamami se hai bisogno di qualcosa. Cioè, voglio dire, non chiamarmi chiamarmi, chiamarmi nel senso di chiamare il mio nome da qualsiasi angolo del negozio e verrò in tuo soccorso. Non oserei mai dirti di chiamarmi in un altro senso, dopotutto sono amico di R... E ho parlato troppo. Ciao”.

Come una furia, Stuart si allontanò, lasciando Marnie decisamente perplessa.

Sapeva che il proprietario della fumetteria – oltre ad essere uscito con Penny ed Amy - fosse amico di Raj, e la cosa la mise a disagio.

Sospirando, si voltò per cercare la figura di Sheldon, ma si imbattè prorpio in quella di Raj con sommo stupore.

“Ehi, Marnie. Ero... Ero lì, non  mi hai visto?”.

“Ciao, Raj. No, lì... Dove?”.

“Ehm, hai ragione, appena sei entrata mi sono nascosto dietro la sagoma de La Cosa dei Fantastici Quattro. Scusami”.

Marnie annuì, sforzandosi di sorridere.

“Le cose non devono andare così, Raj. Sono io che ho iniziato ad evitarti martedì sera non venendo a cena a casa di Leonard e Sheldon, ma mi dispiace. Mi dispiace aver ignorato il tuo dolcissimo sms... Non mi crederai, ma mi sono sentita così in colpa che ieri notte ho pianto. Ti va se proviamo a comportarci come se nulla fosse successo?” provò a spiegarsi l’ingegnere, cautamente.

“Non devi piangere per me, davvero. Piango già abbastanza io per me. Ok, scusa, non dovevo dirlo. Comunque... Priya se ne è andata prima del solito, è tornata in Inghilterra con il fidanzato, si sposeranno a novembre. Quando vuoi puoi venire a vedere un film da me, senza nessun secondo fine” propose Raj.

“Certo, va bene”.

“Marnieee, qui ci sono dei numeri che devi leggere assolutamente, la tua conoscenza dei fumetti ha bisogno di ampliarsi!” la chiamò Sheldon.

“Vengo. Scusami” disse Marnie, per poi correre in direzione del vicino.

 

“Howard andrà a cena dai suoceri e Raj starà a casa. Eccoli, gli amici che ti abbandonano!” sospirò Sheldon, mentre aspettavano il loro turno per prendere la cena al ristorante thai.

“Ehi... Pensavo, siamo entrambi soli. Potremmo cenare qui e poi prendere l’ultimo bus per tornare a casa” propose speranzosa Marnie, sforzandosi di suonare convincente.

“Ma io sono abituato a cenare a casa, con i miei amici, con Leonard che sbaglia a prendere l’ordinazione e si merita una delle mie strigliate...”.

“Ma non cambierebbe nulla! Magari il cameriere sbaglia sul serio l’ordinazione” ipotizzò Marnie.

L’idea di sedersi nella sala del ristorante con lui, chiacchierare mentre aspettavano la cena, era davvero allettante.

“E’ già tardi, Marnie. Non mi azzarderei a prendere l’ultimo autobus!”.

Poi il fisico prese il cellulare, evidentemente rispondendo ad un sms, e nel giro di pochi istanti Amy entrò nel ristorante, con aria furba e di vittoria.

“Amy, eccoti! Marnie voleva convincermi a cenare qui ma le ho detto di no. Ti andrebbe di cenare con me, stasera?” domandò Sheldon, speranzoso.

“Certo, Sheldon. Ti accompagno io a casa” rispose Amy, per poi guardare Marnie con aria di false scuse. “Ho l’auto piena, devo accompagnare dei colleghi a casa, ma c’è sempre l’autobus, giusto?” chiese.

Sentendosi decisamente sconfitta, Marnie annuì, deglutendo.

“Certo, ovvio. Anzi, sapete che vi dico? Mi è venuta voglia di.. Pizza, sì! Ho visto una pizzeria nelle vicinanze, vado lì. Ci vediamo!” esclamò la ragazza, rossa in viso, con il labbro inferiore che le tremava insieme alla gambe.

Si sentiva una stupida, oltre che umiliata.

Che figura aveva fatto! Amy era intelligente, aveva capito tutto, e le aveva provato di essere l’unica donna esistente nella vita di Sheldon.

Dal canto suo, Amy, vittoriosa, non riuscì a trattenere un discreto: “Che stronzetta! Sheldon Cooper, sei solo mio!” prima di gettare  le braccia al collo del fidanzato  e stampargli un bacio sulle labbra.

Il fisico non si sottrasse, chiudendo gli occhi e stringendola a sè all’altezza della vita, ma poi, quando si separarono, la guardò con biasimo.

“In un luogo pubblico?!” chiese, non gradendo l’occhiata di una signora anziana che gli ricordava sua nonna.

“E’ la sera dell’appuntamento, Sheldon, ricordi?”.

“Sì... Quindi non sei arrabbiata con me per la questione della fumetteria?”.

“Sono arrabbiata con Marnie, Sheldon. Equazioni, fumetti, cibo thai...”.

“Ma che significa?”.

Amy sorrise, riuscendosi a trattenere a stento per non abbracciarlo.

“E’ così bello che tu non ci sia arrivato,davvero. Significa che non ho nulla da temere” sorrise Amy, improvvisamente calma e serena.

Pensò a quando, circa tre anni prima, aveva provato a far aumentare i sentimenti di Sheldon nei suoi confronti cucinandogli il suo piatto preferito accompagnato dalla sua bibita preferita e dalla colonna sonora di Super Mario. Nonostante tutto, aveva funzionato, cosa che invece con Marnie non era successo... Sheldon voleva solo lei, ne aveva appena avuto la prova.

 

Raj aveva appena acceso la tv e preso delle patatine che qualcuno bussò alla porta.

Temendo di ritrovarsi davanti sua sorella, aprì con cautela, salvo poi rimanere basito.

Marnie era lì, sull’uscio, con in mano un cartone gigante di pizza.

Aveva il viso rosso, i capelli sconvolti, e sembrava davvero fuori di sè.

“Marnie, ma cosa...?”.

“L’offerta del film è ancora valida?” domandò la ragazza, con una voce nasale che non le donava affatto .

Perplesso, Raj annuì.

“Certo, ma... Che ti succede? Entra” la invitò.

Marnie obbedì, ritrovandosi di nuovo in quella casa, per la prima volta dopo il disastroso appuntamento.

“So che l’unica cosa che mi merito è questa pizza gettata in faccia, ma volevo scusarmi. Ho combinato un casino. Amy mi odia” spiegò, per poi singhiozzare e tornare a piangere, rossa di vergogna.

“Cosa? Aspetta, vieni, siediti...”.

Raj la fece accomodare sul divano e prese posto al suo fianco.

“Meno male che avevo già preparato i fazzoletti, stavo per vedere “Il diario di Bridget Jones” e ogni volta mi fa piangere” spiegò il ragazzo, porgendole il pacco di fazzoletti alla loro destra.

“Grazie” sussurrò Marnie, asciugandosi le lacrime.

“Perché Amy ti odia?”.

“Perchè sono un mostro. Se non ti ho dato una seconda possibilità, è perché temo di essermi presa una cotta per Sheldon!”.

“COSA?!”.

Marnie annuì tristemente. “Sono una sciocca. Lui ha occhi solo per lei eppure oggi, approfittando dell’assenza di Leonard e Penny, ho fatto di tutto per trascorrere del tempo con lui. Ma Amy avrà capito tutto, è venuta al ristorante thai, e mi ha anche detto di non poter accompagnarmi quando poi la sua macchina era vuota. Ora loro ceneranno insieme, ed io sono una pazza illusa. Non so che mi è preso, non ho mai fatto una cosa orribile. Scusami, ora so come ci si sente ad essere ignorati, se vuoi cacciarmi di casa non dirò nulla, me lo merito”.

Ancora sconvolto, Raj rielaborò il tutto, lentamente, poi si alzò, prese il cartone contenente la pizza, lo aprì e le porse un pezzo.

“Puoi stare.... Ma solo se canti “All by myself” con me quando parte la canzone” propose.

Sorridendo tra le lacrime, Marnie annuì, per poi abbracciarlo.

“Grazie Raj, sei davvero speciale” mormorò, rimanendo così vari secondi, tanto che lui la strinse a sè a sua volta, sorridendo.

Poi, la colonna sonora del film li fece separare, lasciandoli lì, con della pizza, in compagnia dell’altro per più di due ore per la prima volta da quando si conoscevano.

 

Erano passati tre giorni dal disastroso venerdì in cui Marnie aveva inutilmente provato a passare più tempo con il suo vicino di casa, e in quel periodo di tempo si era barricata in casa a studiare, facendo una pausa solo quando Raj andava a farle visita e la convinceva ad andare a prendere un caffè fuori da quelle quattro mura.

Dal canto suo, Penny non riusciva a capire il cambiamento di sua cugina, avvenuto in un semplice weekend.

Era più taciturna, pensierosa, e inoltre nessuno riusciva a spiegarsi l’improvvisa amicizia che era nata con Raj dopo ciò che era successo.

“Non la capisco, davvero!” si lamentò quel lunedì pomeriggio con Amy e Bernadette, approfittando dell’assenza dell’ingegnere, che era andata dal parrucchiere di fiducia di Raj –che ovviamente si occupava di uomini e donne contemporaneamente – per accorciare un po’ i lunghi capelli castani.

Le due amiche si scambiarono uno sguardo significativo d’intesa, poi, sospirando, Amy si voltò verso Penny.

“Io... So perché” le disse, schiarendosi prima la voce.

“E cosa aspetti? Dimmelo!” urlò Penny. “Sto impazzendo! Mi sembra di avere una figlia adolescente che...”.

“Sì, ma una figlia adolescente si prenderebbe una cotta per un bad boy” osservò Bernadette.

“Cosa vuoi dire?”.

“Marnie ha una cotta per Sheldon. Non-osare-ridere” scandì Amy, ammonendola.

“Che-che-che-cosa?!” urlò Penny, sputando il sorso di vino che aveva appena bevuto e macchiandosi la camicia bianca. “Ma stai fuori, Amy? Ancora con questa storia?!”.

“E’ vero, Penny. Marnie venerdì ha fatto di tutto per stare sola con lui, l’ha convinto a prendere l’autobus, sono andati in fumetteria, e voleva convincerlo a cenare con lei al ristorante thai e prendere l’ultimo autobus...” mormorò Bernadette.

“Quando sono arrivata al ristorante, mi ha dato prova della sua colpevolezza andandosene, dicendo di voler mangiare pizza, e ha confidato tutto a Raj, che lo ha scritto nel suo diario, che è stato letto da Howard...”.

“Che lo ha detto a me. A quanto pare sono amici e Raj la aiuta a stare lontano da Sheldon in modo da farle passare questa assurda cotta” spiegò Bernadette, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Amy.

“Sheldon che fa colpo su una, cioè! E Raj tiene un diario come una tredicenne! Assurdo!”.

“Ehm, io sono qui, comunque, eh” sbottò Amy, che non apprezzava il modo in cui si parlava del suo ragazzo, come se fosse un alieno.

“Mia cugina cotta di Sheldon! Quale altra assurdità accadrà dopo?” mormorò Penny, portantandosi una mano alla tempia.

Nessuno ebbe modo di replicare perché furono interrotte da un Leonard che sorrideva gongolante mentre entrava in casa.

“Non ci crederai, Penny! Alex è tornata per far firmare dei documenti a Sheldon e mi ha chiesto di vederci! Le piaccio ancora, ci credi? Le stava venendo un colpo quando le ho detto del fidanzamento! Scusate l’interruzione, vado a twittare la news! A dopo ragazze!”.

Felice, uscì, lasciando Penny con gli occhi spalancati.

“Ecco l’altra assurdità che aspettavi” ribadì Amy. “Ora sai come ci si sente quando un’ochetta ci prova col tuo ragazzo, stronzetta!”.

 

 

“Wow!”.

Marnie si guardò allo specchio, incredula, e sorrise incosciamente.

“Mi piacciono tantissimo!” esclamò, osservando i capelli castani piastrati che ora le arrivavano alle spalle, a dispetto della sua chioma che era sempre stata lunga e scomposta.

“Sei davvero bella, ancora di più” disse Raj, con il cuore. “Ti avevo detto che un nuovo taglio ti avrebbe fatto sentire meglio”.

“Avevi ragione, mi sento... Nuova! Grazie, davvero!”.

Marnie abbracciò Raj con slancio, e quando si separarono iniziarono a ridere entrambi all’improvviso, senza motivo, spensierati.

“Il tuo metodo funziona... Mi sto concentrando sulle cose belle della mia vita, sullo studio, e sul mio nuovo caro amico” ridacchiò la ragazza poco dopo, quando uscirono dal parrucchiere. “Non avevo mai vissuto così, sai? Voglio dire... Andare a lezione, studiare, ma allo stesso tempo uscire, scoprire nuovi posti, fare qualcosa di diverso... Ti devo molto” ammise.

“E’ un piacere aiutarti. Davvero, è bello passare del tempo con te, senza pressioni, inviti e cose assurde” mormorò Raj, tuttavia felice.

Marnie sorrise.

“Che dici... Festeggiamo il mio nuovo taglio con un bel frullato?”.

“Mi sembra ovvio!”.

 

  
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