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Autore: Tye Menkauhor    05/11/2008    1 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia è ambientata qualche tempo dopo la serie try. Lina e Gourry hanno una loro meta, ma l'arrivo di due nuovi persoanggi sconvolgerà i piani di tutti, guidandoli verso i guai!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

Lina guardò per l’ennesima volta fuori dalla finestra. La pioggia non sembrava voler cessare di cadere dal cielo, nero come la pece. Nessuno avrebbe detto che era solamente pomeriggio tardo, e il Sole doveva trovarsi da qualche parte oltre quell’oscurità innaturale. Pioveva ininterrottamente da quattro giorni; a volte era solo una pioggerella, altre diveniva più violenta e pesante. -Non mi piace. Sento guai nell’aria, ed è un brutto presentimento.- disse Lina continuando a fissare le gocce che sul vetro si univano o spuntavano nuove appena cadute. Si voltò indietro. Gourry dormiva su una sedia, appoggiato per metà al muro. Sembrava dovesse scivolare in avanti da un momento all’altro. Questa volta avevano dovuto condividere la stessa stanza perché la pioggia aveva costretto tutti i viaggiatori a trovare riparo nelle osterie. Erano stati fortunati già a trovarne una libera. Era una bella seccatura: sarebbero arrivati tutti con giorni di ritardo alla grande festa che si sarebbe celebrata fra una settimana a Sailoon. La prima festa dell’unione: ce ne sarebbero state molte altre, ma non si poteva perdere la prima. Ora che la barriera era svanita, e anche la colonna di luce che aveva preoccupato maghi e monarchi si era dissolta, i commerci e gli scambi con l’altra parte del mondo, da cui erano stati per lungo tempo isolati, avevano raggiunto grandissima intensità. Si festeggiava l’unione delle due terre: era un avvenimento mondiale. Anche Lina e Gourry erano diretti là, ma lei aveva il presentimento che non ci sarebbero mai arrivati, e la pioggia, che li costringeva in quell’osteria di villaggio, le sembrò potesse proteggerla da quello che sentiva imminente. Gourry cominciò a russare, e Lina fu richiamata dal fastidioso rumore alla realtà, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Stava ancora fissando il giovane che, dal canto suo, russava sempre più forte. Ecco cosa non sopportava di lui! Prese un cuscino e glielo scagliò in viso. Gourry smise di russare, ma non si svegliò: afferrò il cuscino e lo strinse appoggiandovi di lato la testa. Era un po’ tonto, ma aveva un grande cuore quel ragazzone dal bel viso. E poi era un vero cavaliere: aveva insistito a tal punto che Lina era stata costretta a dormire sul letto lasciando lui sulla sedia o sul tappeto (come la notte prima). Non le piaceva dover usufruire di qualcosa a scapito dell’amico, ma quando Gourry s’impuntava non c’era nulla da fare. Tornò ad osservare la pioggia: -Domani ci sarà sicuramente il Sole- disse con un tono amareggiato. -Sei in vena di premonizioni?- sussurrò una voce alle sue spalle. Per la sorpresa, Lina balzò in avanti, e andò a sbattere con la fronte sulla finestra. Conosceva benissimo quella voce. E sapeva che i guai erano già cominciati. Si voltò lentamente, con un grosso sorriso tirato sulle labbra -Xellos!-, poi in un attimo gli fu addosso e lo afferrò per il collo come un lottatore. -Prova di nuovo a comparire così dal nulla e te la faccio pagare cara!- gridò con la sua caratteristica voce da “isterica”. -Huha, hoha hahihahi...[Scusa, ora lasciami]- cercò di dire Xellos, quasi paonazzo in viso. -Okay, ti lascio, ma non farlo mai più!- esclamò allentando la presa al collo del demone.

Camminare sotto la pioggia in mezzo al fango di una stradina poco agevole non era certo il massimo per lei. Fortunatamente ora le gocce erano piccole e leggere, una pioggerella fastidiosa, ma più sopportabile di quella che cadeva due ore prima. Ameria era inzuppata fino all’osso, affamata e stanca, con l’abito da cerimonia lacero e incredibilmente sporco. Si aggirava in quel regno da quattro giorni, e non aveva ancora trovato nessuna traccia del principe. In quella situazione pensava al padre, che l’aveva cacciata in un bel guaio. Ricordava benissimo che, appena un mese fa, Filionel El di Sailoon le aveva annunciato che era stata da lui promessa in sposa al principe William del regno di Lanthas. Suo padre le aveva fatto una cosa del genere! Le spiegazioni non l’avevano convinta un granché: sarebbe dovuto essere un matrimonio di facciata, con l’unico scopo di aiutare il regno di Lanthas, il cui governatore (lo zio del principe) non era più in grado di garantire benessere e sicurezza. A Filionel era stato chiesto aiuto da Umbert stesso: non sapeva gestire il regno, e il principe era troppo giovane e senza alcuna intenzione di accollarsi tale responsabilità. Il principe del ricco regno di Seiloon avrebbe dovuto prendere in mano le redini di quella biga lanciata verso un burrone, e salvarla in tempo prima della completa caduta. Il modo più semplice era quello dell’unione dei due regni tramite un matrimonio: ecco dove veniva chiamata in causa lei. Ameria però non era come tutte le altre principesse, con la puzza sotto il naso o la bramosia di oro e potere riflesso negli occhi. Certo, ce n’erano anche di raffinate, gentili e generose, ma lei ne aveva conosciute ben poche di quella specie. Lei aveva vissuto troppe avventure insieme alla grande Lina, sua amica e potentissima maga, che più volte aveva salvato il mondo dalla distruzione; il suo spirito era inquieto, voleva diventare paladina della giustizia e combattere contro i malvagi. Ripensò a Garv, poi a Wargarv e infine alla Stella Nera. Un brivido le corse lungo la schiena, e, nonostante le fosse amica, si augurò di non incontrare Lina molto presto. Ogni volta incappando in lei si cacciava nei guai, e non bazzecole da umani: c’erano sempre di mezzo demoni, draghi e altre creature potentissime. Non era però la sua indole ad averla spinta nel regno di Lanthas, ma il desiderio di incontrare il principe e mettere le cose in chiaro con lui. Non aveva la benché minima intenzione di sposarlo: doveva essere lei a scegliersi l’uomo con cui avrebbe vissuto il resto della sua vita. Pensò a Zelgadiss. Da molto tempo non vedeva neanche il ragazzo-chimera dal carattere a volte scontroso, ma in fondo buono e generoso. Non li vedeva tutti da quando si erano lasciati quasi un anno prima. Si passò una mano sul viso, bagnandosi più di quello che già non fosse. Si fermò un secondo, strizzò la gonna che non sembrava nemmeno più azzurra, e riprese a camminare lentamente. Passò di fianco ad un cartello, che diceva “Benvenuti al villaggio di Altersen”. -Dubito che il rapitore possa aver portato il principe in un villaggio, ma io ho bisogno di asciugarmi e mangiare qualcosa; William dovrà aspettare.-. Il suo “promesso sposo” infatti era scomparso. Il reggente, suo zio Umbert era disperato, e Ameria era giunta al castello proprio quando tutte le guardie erano state mobilitate. Voci sussurravano che un individuo misterioso avesse rapito il principino (a sentire principino, Ameria si era chiesta se suo padre si fosse informato sull’età di William) durante la notte, e che gli inservienti se ne fossero accorti solo il mattino seguente. La corte era piombata nel panico, e lo zio sembrava in preda ad una vera e propria crisi isterica quando Ameria lo aveva incontrato. La situazione le era stata spiegata in fretta da Umbert, che aveva poi lasciato la principessa per dare disposizioni ai soldati. Così nessuno si era accorto della sua “fuga” da palazzo: era intenzionata a trovare quel principino, non voleva lasciare impunito un rapitore di bambini! Un tuono lontano la distrasse, e Ameria guardò verso l’alto, sperando che la pioggia potesse per un po' darle tregua.

-Che giornataccia!- disse fra sé e sé Zelgadiss, stringendosi ancora di più il cappuccio sulla testa. Aveva il volto coperto fin sopra il naso, e questa volta non per nascondersi agli occhi delle altre persone, ma per proteggersi dalla pioggia. Camminava a passi svelti per le vie di un paesino; gli sembrava di aver letto Altersen all’entrata, sul cartello di legno ormai divenuto marcio per la troppa acqua ricevuta dal cielo. L’individuo che stava cercando si era diretto da quella parte, così almeno gli avevano indicato alcuni avventori di una locanda nella vicina città di Landar. Era giunto fino in quel piccolo regno seguendo le voci dietro alla persona che forse aveva il potere di restituirgli la sua forma normale. In alcuni posti era chiamato “Fantasma”, in altri era definito la morte in persona, oppure veniva considerato un demone dei peggiori, ma nessuno in realtà sapeva chi era quello strano e terribile personaggio. Tutti coloro ai quali aveva chiesto informazioni, gli avevano dato la stessa risposta: meglio stargli alla larga. Molti infatti lo avevano visto all’opera, e potevano assicurare che fosse un demonio scatenato. Un lungo mantello nero lo copriva interamente, il cappuccio perennemente calato sul capo non permetteva di guardarlo in viso (si sosteneva che potesse pietrificare alla sola vista); solo le mani erano scoperte. Ed erano il particolare che gli aveva procurato il soprannome di Fantasma, infatti erano bianche come quelle di un cadavere. Zelgadiss si chiedeva se fosse tutto vero, se veramente questa persona potesse comandare la magia come un cagnolino scodinzolante al guinzaglio, e utilizzare indifferentemente quella bianca e quella nera. Era una cosa quasi impossibile. Come poteva essere in grado di gestire la magia bianca se era un demone? In questo caso non lo era. Possibile che fosse un essere umano? No, nemmeno le creature superiori, come potevano essere Xellos (al solo pensiero di quel demone che aveva sempre portato guai, la sua rabbia salì, ma la dimenticò subito, seguendo la scia dei suoi pensieri) o Philia, il drago dorato, erano in grado di padroneggiare entrambi i tipi di magia con successo. E allora cosa diavolo poteva essere? Zelgadiss aveva tutta l’intenzione di scoprirlo, e sperava con tutte le sue forze di riuscire ad incontrare il “Fantasma” in quel piccolo villaggio.

-Allora? Fuori il rospo, demone dei miei stivali! Lo so che non sei qui per una visita di cortesia!- disse Lina mentre si sedeva sul letto, e infilava gli stivali. Già sapeva che il riposo per lei era finito. -Il tuo intuito è come sempre infallibile, eh Lina?- Xellos sorrise, e le si avvicinò con il dito puntato sulla sua fronte. Lina lo guardò, sospirò e infine, dopo una breve pausa disse -Perché hai bisogno di me questa volta? Non hai intenzione di fare come tuo solito? In altre parole sfruttarmi senza farmi sapere a cosa ti servo.- -No, mia cara, questa volta ho ordini precisi dai superiori. Anche se in realtà non vedo motivo per scomodarti. Vedi... il problema non dovrebbe avere il minimo interesse per gli esseri umani. A meno che mi sia stata raccontata solo mezza verità...- Xellos si sedette sul letto accanto a lei e guardò verso l’alto, come se potesse trovare nel soffitto di quella stanzetta la risposta al suo dubbio. -Ma come, ora vi nascondete le cose anche fra voi demoni? E poi i tuoi superiori dovrebbero sapere che io non intendo passare dalla vostra parte, o lo hanno già scordato?- chiese lei guardandolo con sarcasmo. -Direi di no; dopo quello che hai combinato a Fibrizio direi proprio di no. Il fatto è, o potente maga Lina- disse in tono ironico, accennando una reverenza e sorridendo, -che hanno intenzione di assumerti. Dalle alte sfere mi è stato ordinato di offrirti tutto ciò che vuoi.- Xellos la fissava compiaciuto, con i suoi occhi a fessura aperti e misteriosi come quelli di un felino. Lina era allibita: i demoni la volevano assumere? Ma erano impazziti? E poi perché avrebbe dovuto accettare se veramente gli umani non avevano il benché minimo interesse in quello che stava per accadere? Era lì pietrificata come se il mondo avesse cominciato a girare al contrario. E in parte era vero: solitamente erano gli esseri umani, come ad esempio Rezo, il monaco rosso, a chiedere l’aiuto dei demoni, non il contrario. Anche se più volte l’avevano sfruttata, ciò non significava che avevano veramente bisogno di lei. O almeno così aveva sempre creduto. Invece ora erano pronti ad offrirle qualsiasi cosa. -Allora? Quale è la tua risposta?- domandò con un sussurro il demone. Lina si alzò di scatto e si volse verso di lui, in modo da poterlo guardare in faccia. Sperava che Gourry si svegliasse e le fosse accanto: non poteva sapere come Xellos avrebbe preso il rifiuto. Era pur sempre una creatura dell’oscurità, e dalle “alte sfere” avrebbero potuto ordinargli di non accettare affatto una risposta negativa. -Xellos, ciò che mi stai dicendo è fuori dal comune! I demoni che mi vogliono assumere?! Ma non diciamo stupidaggini! E poi, se anche fosse, tu conosci benissimo la mia risposta.- mentre così rispondeva, cercava di sorridergli e rimanere calma. Si aspettava lo scatto veloce, di cui era capace Xellos, da un momento all’altro, ed era pronta a combattere. Non avrebbe voluto affrontarlo; lo considerava un amico e, dopo tutte le avventure che avevano passato insieme (anche se lui spariva spesso sul più bello...), non sapeva se era in grado di battersi con lui. Per Xellos era tutto più semplice: un demone non si pone di questi problemi, che sono frutto solamente di sentimenti umani. Il demone dagli occhi di Agata la osservò: sembrava valutare la situazione. -No. La tua risposta è no, lo sapevo. Ma cosa vuoi, bisogna obbedire agli ordini.- socchiuse gli occhi e sorrise. La sua espressione era quella di sempre: sembrava un ragazzo (si portava bene i suoi 1000 e più anni) felice, pronto a divertirsi in qualsiasi occasione. Si alzò dal letto, si stirò le braccia portandole verso l’alto, sempre reggendo il suo magico bastone, e le abbassò lentamente. Gourry aveva ripreso a russare, ma Lina questa volta non ci badò. -Comunque, tanto per fartelo sapere, il tuo compito sarebbe stato quello di eliminare un certo ragazzo con la sua...- fece una pausa per trovare le parole adatte, -... guardia del corpo. Sono molto pericolosi, per noi demoni. Il tizio che protegge il ragazzo ha eliminato quattro tra i demoni più capaci a me sottoposti. E temiamo che sia in grado di eliminare anche quelli molto più potenti. Me, per esempio. Non oso nemmeno pensare cosa sia in grado di combinare il ragazzino.- parlava con serietà questa volta, e rifletteva sulle sue stesse dichiarazioni. -E io dovevo riuscire ad eliminare due tipi del genere? D’accordo che sono una grande maga, ma non vi sembra di esagerare? Come è possibile che quei due siano in grado di tenere testa a te o ai demoni superiori? Sono esseri umani?- chiese Lina incuriosita dalle parole di Xellos. Ma lui voltò veloce il capo da un lato, come se avesse udito qualcosa, e scomparve in un istante prima che lei potesse tentare di trattenerlo. Non le sembrò di poter trarre un grande beneficio dalla scomparsa del demone, e rimase in attesa nella speranza che ricomparisse da un momento all’altro. Tutta la faccenda non quadrava: i demoni chiedevano il suo aiuto per eliminare due personaggi per lei misteriosi, e che nemmeno loro sembravano in grado di poter fermare. -Se veramente quei due possiedono un potere così immenso, potrebbero essere pericolosi... Però Xellos ha detto che gli esseri umani non hanno motivo di interessarsi a loro. Forse non hanno intenzioni cattive... Se solo tornasse indietro! Quello sciagurato sparisce sempre sul più bello!- rifletteva Lina ad alta voce. Non si era nemmeno accorta che Gourry si era svegliato, e, con il cuscino fra le braccia, la ascoltava e guardava incuriosito. Lei fece qualche passo indietro e si appoggiò alla parete, persa in chissà quali congetture, e continuò a fissare il punto dove poco prima era svanito Xellos. Gourry si alzò, si stirò, e avanzò verso di lei. Solo quando le fu vicino, Lina si accorse che l’amico si era svegliato, e gli rivolse un sorriso poco convinto, tornando poi ai suoi pensieri. Gourry aspettò paziente che lei si preparasse a raccontargli cosa frullava nella sua chioma rossa, e si appoggiò alla parete accanto a lei, guardando la pioggia attraverso la finestra sulla parete opposta. Aveva capito che la compagna era preoccupata, ed era pronto a cacciarsi nei guai con lei.

Sulla via principale di Altersen non era praticamente passata anima viva per tutto il pomeriggio. Ma ora una voce riempiva la strada insieme a rumori di piedi in corsa sulla fanghiglia. -Fermati, ladruncolo da strapazzo! Torna indietro o ti do una lezione con i fiocchi!-. Era un voce di uomo, profonda e rude. Una figura ammantata completamente, che si distingueva a fatica nell’oscurità, correva veloce in mezzo alla pioggerella. Un ragazzo la seguiva pochi passi dietro, e ogni tanto si voltava per vedere se il suo “cacciatore” si fosse avvicinato. Si stava divertendo un mondo, ma sperava di riuscire a sfuggire a quell’uomo grande come un armadio: comunque non era solo muscoli, poiché parte della sua massa era costituita da una trippa ballonzolante nella corsa. Le braccia però sembravano in grado di poter prendere un toro per le corna. -Se mi acchiappa, mi stritola!- pensò il giovane, e osservò la figura agile che correva davanti a lui. L’avrebbe protetto anche questa volta. Sapeva con certezza che se il terreno non fosse stato bagnato, non si sarebbe sentito nemmeno il rumore dei suoi passi. E forse, se si allenava a dovere, nemmeno dei propri. -Ragazzaccio! Restituiscimi subito quel bracciale!-, l’uomo-armadio continuava ad inseguirli, e nonostante la “zavorra” di chili in più, non sembrava molto stanco. Davanti a lui, la sua guida si mise a correre più forte, e il ragazzo fece lo stesso. Aveva perso la sua posizione affiancata alla figura nera, e ora riusciva a seguirla a stento. Da un viottolo laterale Ameria sbucò fuori all’improvviso, con l’intento di sorprendere il ladro e fermarlo. Aveva sentito le grida dell’uomo, e anche se era impacciata dall’abito scomodo e pesante d’acqua, voleva compiere un atto degno di una paladina della giustizia. Ma non aveva pensato che oltre al ladro e all’uomo derubato vi fosse una terza persona. Così, non appena si fermò in mezzo alla strada, venne scaraventata a terra da una figura quasi invisibile nel buio. Sconcertata si mise a sedere, senza capire cosa l’aveva colpita, e vide un giovane uscire dall’oscurità davanti a lei. Un ragazzo alto, dai capelli molto lunghi appiccicati un po’ sulle braccia e sulla schiena. Notandola per terra, il giovane si fermò, le tese una mano sorridendole. Ameria rimase a fissarlo un istante, poi accettò l’aiuto e si alzò, senza pensare minimamente a fermarlo. Non ricordava più di dover catturare il ladro. Non fece nemmeno in tempo a ringraziarlo, che il ragazzo riprese la sua corsa, nel tentativo di raggiungere il complice, e sfuggire al tipo grande e grosso. -Un momento, ma quello era il ladro!- disse Ameria, che ora veniva superata anche dall’uomo derubato, che continuava a gridare improperi verso il giovane. -Che stupida! Mi sono scordata che dovevo fermarlo! Devo stare più attenta! Non ho pensato che ci potesse essere una terza persona...- Ameria si mise a correre dietro l’uomo, nel tentativo di raggiungere il ragazzo e catturarlo. -Accipicchia, se avessi un abito meno scomodo e asciutto, l’avrei già raggiunto!- disse mentre a fatica si portava di fianco all’uomo. -Però non aveva l’aria del ladro... piuttosto questo tipo ha un aspetto losco...- squadrò il personaggio un passo davanti a lei. Era immenso, un po’ grasso a dir la verità, ma sembrava anche piuttosto muscoloso. Completamente calvo, o almeno, non le sembrava di vederne i capelli da nessuna parte. -Comunque, se quei due stanno scappando, significa che un motivo ci deve essere!-. Ora non riusciva più a notare movimento davanti a lei. Si chiedeva se l’uomo li vedesse. Il Sole doveva essere già basso ad ovest, e di conseguenza l’oscurità era aumentata, e le ombre si erano fatte più fitte. I suoi occhi si erano abituati al buio in quei quattro giorni, ma i fuggitivi dovevano aver accelerato la corsa per uscire dalla capacità visiva dell’inseguitore. Purtroppo per loro, il terreno li tradiva, e i passi veloci sul bagnato continuavano a rimbombare nelle vie vuote.

Zelgadiss camminava tranquillo sulla via principale, cercando una locanda o un’osteria dove poter trascorrere la notte. Con un po’ di fortuna, avrebbe anche potuto trovarvi il Fantasma. Nel sentire un rumore in lontananza drizzò le orecchie e si fermò: veniva dalla via, davanti a lui. -Due persone che corrono..., no sono in tre.- disse sottovoce, rimanendo immobile e aspettando. -Si avvicinano velocemente. Sono in quattro!-. All’improvviso sbucò dal nulla una figura ricoperta da un mantello nero, e passò veloce di fianco a Zelgadiss. -Ma quello...- Zelgadiss non si aspettava certo di trovare così facilmente il Fantasma, e rimase un attimo stupito: giusto il tempo di notare che un ragazzo usciva dall’oscurità correndo poco dietro ... -Stanno scappando, ma da chi o cosa?- Zelgadiss stava per mettersi all’inseguimento dei due quando udì una voce. -Torna qui immediatamente! Se ti prendo ti spenno, ladro da quattro soldi!- l’uomo emerse dal buio: sembrava un gigante, ed era molto arrabbiato. Di fianco a lui c’era...-Ameria?!- disse incredulo. -Ciao Zel! Scusa, ma ora non posso fermarmi, sto inseguendo un ladro!- disse lei passandogli accanto e proseguendo la corsa. Zelgadiss non perse altro tempo, e si unì all’amica. Nell’inseguimento, una sola cosa li differenziava: lei voleva catturare un ladro; lui voleva fermare il Fantasma. -Ma cosa ci fai da queste parti e ridotta a quel modo?- chiese Zelgadiss. -E’ una storia un po’ lunga da raccontare... Ti spiegherò tutto più tardi! AUCH!- Ameria si era voltata per rispondere all’amico, e non si era accorta che l’uomo davanti a lei si era fermato. Si era scontrata con la schiena del gigante, ed aveva fatto qualche passo indietro tenendosi il naso con le mani. Era riuscita a mantenersi in equilibrio, e osservava la scena con stupore. Di fronte a lei, il gigante aveva sguainato la spada, e si poteva intuire che il suo sguardo era minaccioso (a malapena si notavano i tratti caratteristici delle tre sagome). Il ragazzo stava in piedi, immobile, davanti all’uomo che lo aveva insultato e inseguito per tutto il villaggio. Non sembrava volesse attaccare, non sembrava nemmeno esistere. Il suo complice se ne stava pochi passi dietro di lui, e lo si poteva notare solamente perché era più scuro e nero dell’oscurità in cui erano immersi. -Fatti avanti, mezza calzetta! Mi restituirai quel bracciale, che tu lo voglia o no!- tuonò l’uomo. -Questo bracciale è mio! Tu l’hai rubato a me, e io me lo sono ripreso!- disse il giovane. Aveva una voce fine e dolce. Non poteva certo competere con il suo avversario tramite essa: l’uomo aveva la potenza di un ruggito, il ragazzo sembrava non aver mai alzato di più la voce in vita sua! Era ancora fermo, e la calma traspariva dalla sua posizione, e dalla voce stessa. -Torna indietro se ci tieni alla salute, è un consiglio!-. -Brutto marmocchio, combatti! Te lo faccio vedere io il consiglio!-. L’uomo doveva ormai essere al limite della sopportazione: quel ragazzo non reagiva! -Mammoletta!- gli gridò. Ameria non sapeva più che pesci pigliare: chi era il ladro? Il capellone aveva detto la verità? -Ora vado e do una lezione a tutti e due! - disse facendo un passo avanti. -Fermati!- Zelgadiss la trattenne prendendole un braccio. Ameria si voltò a guardarlo per chiedere spiegazioni, ma lo sguardo di lui era fisso e concentrato sulla figura nera. “Per quale motivo non interviene? Sicuramente quello strano ragazzo è un suo compagno... Potrebbe essere lui stesso un demone o qualcosa di simile...” pensò Zelgadiss mentre non perdeva d’occhio quell’enigmatica presenza. Ad un tratto, il giovane piegò la testa verso destra, come se avesse sentito qualcosa. Tornò a guardare il gigante: sorridendo, piantò i piedi per terra, sguainò la spada e si lanciò veloce all’attacco. L’uomo fu colto di sorpresa, ma riuscì comunque ad evitare il fendente del giovane. Poi non capì più nulla: l’attacco del ragazzo aveva provocato qualcosa, lui non sapeva cosa, ma vedeva brillare la spada in tutti i suoi spostamenti. “Come quando sono ubriaco” pensò stupito. Anche Zelgadiss e Ameria osservavano rapiti lo strano fenomeno. Non c’era luce, eppure quella spada sembrava brillare. Emanava luce da sola, e tutte le mosse dell’arma erano fermate e immortalate. Il ragazzo però si spostava velocemente, e l’uomo faticava in una maniera inaudita a parare i colpi. Non pensava nemmeno di poterlo attaccare. -Sei sleale ragazzo! Non si usa la magia in un combattimento di spada!-, voleva essere un rimprovero, ma la sua voce era palesemente quella di una persona terrorizzata. -Tu sei più sleale di me! Mi hai rubato il bracciale mentre dormivo, non ti sembra un’azione degna solo di un vigliacco?- sparito il tono dolce, era stato sostituito da uno più sarcastico. Si stava divertendo, si stava divertendo molto, Ameria e Zelgadiss lo capirono benissimo. Il giovane affondò un’altra volta, ma l’uomo riuscì ad evitare il colpo per l’ennesima volta. Tentò l’attacco, chiuse gli occhi per non vedere quella miriade di spade che si muovevano al rallentatore, e corse verso il punto in cui sentiva muovere i passi veloci. Il giovane non riuscì a fermare quella mole, colpì di rovescio il braccio dell’aggressore, ma finì per essere trascinato a terra. La spada gli scivolò di mano, e finì alla sua destra, ma troppo lontana per recuperarla da quella posizione. L’uomo era sopra di lui, in piedi: le braccia alzate reggevano la pesante spada, e il sangue scendeva dalla spalla sinistra. -Zel!!!- gridò Ameria per essere lasciata andare. -Ameria, andiamo!- disse lui liberandole il braccio. Non fecero in tempo a fare il primo passo, che videro di nuovo la figura nera. Era comparsa dietro all’uomo, e aveva un incantesimo nelle mani. Sembrava una palla di fuoco. La scagliò velocemente, ed essa colpì in pieno il bersaglio senza dargli nemmeno il tempo di accorgersene. Il gigante cadde sbruciacchiato all’altro lato della strada. Il giovane si sollevò svelto, recuperò la sua strana arma e si voltò verso Ameria e Zelgadiss, che erano rimasti a guardare la scena senza fiatare. La pioggia aveva smesso di cadere da qualche minuto, ma non se ne erano nemmeno accorti. Alcuni nuvoloni avevano cominciato a schiarirsi, e da ovest proveniva una luce debolissima. In poco tempo era tutto finito, era l’inizio della fine del tempo orribile che aveva imperversato per quattro giorni. Ma loro non se ne resero conto. Fissavano ammutoliti il giovane, mentre, dietro di lui, il tizio in nero si era già allontanato verso i boschi. Il ragazzo sorrise loro, fece un accenno di inchino e corse a raggiungere il compagno. Ameria e Zelgadiss rimasero ancora per qualche tempo a guardare il punto in cui erano scomparsi quegli strani personaggi. Erano stupiti e nello stesso tempo un po’ spaventati, anche se nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso. -Non piove più- disse Ameria con voce atona, come se la notizia non avesse la benché minima importanza. Zelgadiss fece scendere il cappuccio sulle spalle, scoprendo così il suo viso di roccia, pensieroso e cupo. Il Sole era ormai tramontato, ma la luce rossa del crepuscolo ad ovest era persino troppa dopo giorni di oscurità totale. Ameria, guardando in quella direzione, socchiuse appena gli occhi, e improvvisamente, come se si fosse appena svegliata da un lungo sonno, sentì tutto il peso della sua veste fradicia e zuppa di fanghiglia. Prese fra le mani l’orlo della gonna e lo strizzò: un rivolo d’acqua sporca colò sul terreno aggiungendosi a quella che non era stata assorbita. Si guardò le mani: probabilmente in viso non era ridotta meglio, e sentiva i capelli appiccicati alla nuca e lerci. -Io devo lavarmi e cambiarmi. E ho anche fame!- disse voltandosi verso Zelgadiss. L’amico però non sembrava averla udita, e rimaneva con lo sguardo sulle ombre del bosco in cui la sua speranza era svanita. Ma l’avrebbe ritrovato, quel Fantasma non poteva scomparire nel nulla, e lui non aveva alcuna intenzione di farselo sfuggire. Le sue condizioni erano però solo di poco migliori di quelle della principessa accanto a lui. Aveva bisogno di un bagno e di un pasto caldo, Ameria glielo aveva ricordato. -Andiamo, cerchiamo un’osteria dove cucinino bene- disse sorridendo alla giovane maga. Lentamente s’incamminarono percorrendo a ritroso la via che avevano distrattamente solcato correndo. Da una parte e dall’altra della strada le finestre cominciavano a spalancarsi, e qualche bambino correva fuori di casa seguito dai rimproveri delle madri. Si sarebbero sporcati velocemente nella fanghiglia. Ad est, alla loro sinistra, si vedevano già le stelle, e sembravano più splendenti del solito, come se la pioggia avesse lavato via dal loro manto l’opacità del tempo.

La prima osteria che trovarono aveva un nome molto promettente: “Il boccabuona”, così si intrufolarono dentro facendosi spazio tra tutti gli avventori che invece erano pronti ad uscire. Nella confusione trovarono l’oste e si fecero sistemare in due camerette appena liberate. Dopo un bel bagno caldo scesero per mangiare un boccone. Una gentile cameriera aveva procurato ad Ameria un abito più comodo e pulito: pantaloni di un bianco candido e una lunga maglietta di un verde chiarissimo. Indossava un paio di soffici pantofole, e i suoi piedi sembravano in paradiso dopo aver portato per quattro giorni scarpe alte e scomodissime per correre in mezzo al fango. Zelgadiss aveva già lavato ed asciugato il suo abito color sabbia: la magia non è utile solo nei combattimenti, ma svolge tantissime altre funzioni! Si sentiva molto meglio, ma non poteva fare a meno di pensare alla piccola dimostrazione di potere del Fantasma e del suo strano compagno. -Là c’è un posto libero Zel!- disse Ameria indicando un tavolo alla loro destra, poco distante dall’ingresso. Non fecero nemmeno in tempo a terminare il primo passo quando sentirono una voce ben nota gridare: -Zel! Ameria! Cosa fate da queste parti?-. Lina aveva un grande sorriso dipinto sul volto, e avanzava pericolosamente verso di loro. Ad ogni suo passo Ameria sentiva una vocina che rimbombava nella sua mente: guai, catastrofe, scappa! Ma ormai era troppo tardi lo sapeva. Dal canto suo, Lina non si aspettava certo di vedere in quel paesino la principessa di Sailoon. Dopotutto la festa era vicina, e lei avrebbe dovuto presenziarvi assieme a tutti gli altri sovrani. Ancora di più era stupita di incontrare Zelgadiss in un regno in cui la magia non era molto diffusa. Era evidente che non aveva ancora trovato un rimedio al suo problema, e non credeva possibile che il ragazzo chimera si fosse arreso e stesse semplicemente girovagando senza meta. -Siete venuti a gustarvi un buon pranzetto? Qui si mangia benissimo! E mentre ci rimpinziamo, mi direte cosa state cercando in un villaggio come Altersen, okay?- disse allegramente allargando le braccia e prendendoli per le spalle. Lina era come un tornado, ogni volta che Zelgadiss la incontrava cominciava qualche strana avventura. A volte aveva tentato di opporsi, di andarsene per la sua strada, ma Lina lo coinvolgeva sempre, e non era mai intenzionata a lasciarlo andare. Era l’ultima cosa che voleva in questo momento: lui doveva inseguire il Fantasma, non aveva tempo per cominciare un lungo e pericoloso viaggio insieme a loro. In fondo al cuore però Zelgadiss sentiva che sarebbe stato felice di cacciarsi in una nuova avventura, e aveva l’impressione che, anche seguendo quella maga dal carattere tutto pepe, avrebbe incontrato di nuovo il suo uomo...o demone, o qualunque cosa fosse. -Ciao Lina! Dov’è Gourry? Non mi dirai che se n’è andato per la sua strada, vero?- chiese cercando dietro di loro il biondo ragazzo che da sempre seguiva a ruota Lina. -No. E’ di sopra che raccoglie le sue cose...-disse lei distrattamente. -Ecco sediamoci qui!- e si sedette felice, pronta a far venire un infarto al cuoco, costretto a cucinare per lei come se fosse per dieci persone. -Ameria, come mai non dici niente? E’ una nuova usanza di palazzo quella di non salutare?- chiese incuriosita. -N-no. Ciao Lina. E’ solo che non volev...ehm, non pensavo di trovarti da queste parti...- disse Ameria impacciata. Sembrò pensare un momento a qualcosa poi disse: -E’ bello rivederti dopo tutto questo tempo!-, ora sorrideva, sembrava più rilassata. “Al diavolo! Forse questa volta non mi caccerà in nessun guaio, e poi posso sempre dirle che non ho tempo, che devo cercare un principe! Mi ascolterà; deve ascoltarmi!” pensava. -Salve ragazzi! Qual buon vento? E’ una gioia rivedervi!- disse Gourry avvicinandosi al tavolo. Diede un’amichevole pacca sulle spalle a Zelgadiss e si avvicinò ad Ameria posandole una mano su una spalla: -Come sei cresciuta! Sei diventata più alta di Lina?- le chiese. -Cosa vorresti insinuare?-disse la maga storcendo il naso e guardando il giovane in un modo non molto rassicurante. -No, non sono cresciuta molto!- si affrettò a dire Ameria per evitare una punizione a Gourry. Si sedette nel posto libero accanto a Lina e la osservò per un momento. Non le aveva ancora rivelato cosa la turbava, ma forse stava solo cercando di fare ordine nei suoi pensieri. Presto gli avrebbe detto tutto, ma ora no. Ora la vedeva sollevata, come se la presenza dei due amici le avesse fatto dimenticare i suoi problemi. Gourry ricordava benissimo l’espressione che era balenata sul suo volto nel momento in cui la pioggia aveva smesso di cadere: sembrava spaventata, per un veloce istante aveva letto la grande preoccupazione che covava dentro, sul suo viso. Le sarebbe stato vicino anche questa volta.

I quattro amici parlarono di tutto ciò che avevano fatto durante l’anno, dopo la distruzione della Stella Nera, l’ultima occasione in cui si erano visti. O meglio, Lina parlava senza fermarsi un attimo: sembrava più eccitata del solito. “Nasconde qualcosa...” pensò Zelgadiss, che cominciava veramente a preoccuparsi, e si chiedeva se non era meglio dileguarsi subito per evitare guai. “Ma cos’ha Lina? Non mi sembrava a questi livelli l’ultima volta che l’ho vista...o forse mi sono semplicemente dimenticata che non è possibile conoscere il silenzio quando c’è lei nei paraggi...”, Ameria la guardava nascondendo i suoi pensieri in un sorriso. Gourry invece se ne stava zitto, continuava a mangiare voracemente (era al quattordicesimo piatto di portata), e guardava di sottecchi la compagna preoccupandosi sempre più. Stava parlando troppo, anche di cose insignificanti, quindi ciò che la turbava era più grave del previsto. -Su Ameria, dicci cosa ci fai da queste parti quando in qualità di principessa dovresti essere a Sailoon ad organizzare la festa dell’unione! Non mi dirai che sei scappata perché non vuoi più vivere tra gli agi di corte!- Lina si era sporta verso di lei con aria sorniona e cospiratrice. -Io? Ehm...ehm... se dico gita di piacere non mi credete, vero?- si sentiva terribilmente in imbarazzo a rivelare che suo padre la aveva promessa in sposa ad un principino, ma sapeva che non valeva la pena mentire con loro: erano i migliori amici che avesse mai avuto. -Ecco, veramente...cerco un principe...-, Lina la interruppe, -Cosa? Ma non ti sembra troppo presto per pensare al matrimonio? E in ogni modo ne avresti trovati di più alla festa di Sailoon!-. Ameria arrossì -Ma cosa dici? Non è affatto come pensi tu!-, si volse per un istante verso Zelgadiss, per notarne l’espressione, ma il giovane sembrava solo divertito dalla discussione delle due ragazze, e sul volto aveva un lieve sorriso. Guardò di nuovo Lina, con l’intento di spiegarle tutto. -Mio padre mi ha promessa al principino William, erede di questo regno, perché il regnante, Umbert, non è in grado di condurlo, ed ha perciò chiesto aiuto a noi di Sailoon. Per evitare che sembrasse un’invasione, o una coalizione, mettendo all’erta i regni vicini, mio padre ha pensato di unire le corone tramite un matrimonio, così da poter assumere il comando senza destare rancori.- Ameria fece una pausa. Lina stranamente non aveva commenti, mentre qualche istante dopo Gourry ne uscì con: -Allora ti sposi! Che bello! Congratulazioni! Ci inviterai al matrimonio, vero?-, poi, sottovoce a Lina: -Ai banchetti nuziali reali si mangia molta carne, vero?-. Ricevette come risposta un pugno nel centro della testa da Lina, e un’occhiataccia da parte di Ameria. Zelgadiss sembrava stupito dalla notizia, ma Ameria si sbrigò a fornire ulteriori informazioni -Io non ho alcuna intenzione di sposarmi, e sono venuta fin qui per parlarne con il piccolo William, e trovare una soluzione alternativa. Purtroppo però quando sono arrivata, il castello era in confusione totale, a sono venuta a sapere dal regnante che il principino è stato rapito. Sono partita subito alla ricerca del rapitore: non intendo lasciarlo impunito! Non può rapire un bambino erede al trono e farla franca. La cosa che più mi preoccupa è che non è stato chiesto alcun riscatto, quindi il piccolo può essere in serio pericolo!-. Ora la ascoltavano tutti con attenzione. Ci fu una lunga pausa, durante la quale Gourry sospirò, probabilmente dicendo addio al banchetto nuziale, Zelgadiss si concentrò, perso in chissà quali pensieri, e Lina cercò le parole sulla parete dell’osteria, fissandola senza vederla realmente. -Così Fil ti ha promessa in sposa? Tu continui a parlare di William come se fosse un bambino, ma non mi sembra che sia poi così piccolo. Ho sentito dire che è un giovanotto, credo che abbia la tua età, ma pare che non sia mai uscito dal castello. Lo zio lo tiene sotto una campana di vetro. Lo sai perché, vero Ameria?- domando con il volto cupo. Zelgadiss tornò a prestare attenzione alle parole scambiate al tavolo, interrompendo i suoi pensieri. -N-no...è successo qualcosa?- chiese timorosa. -Bè, è ovvio che non sia una cosa eccessivamente risaputa al di fuori di questo regno...E’ molto triste. Sembra che anni fa, quando il principe era solo un bambino, alcuni demoni provenienti dalla loro dimensione, abbiano trovato un varco per questa parte del mondo, e inspiegabilmente trucidato i genitori e la sorella maggiore del piccolo William-, Lina rimase in silenzio. -E’...è orribile! Ma perché i demoni hanno fatto una cosa del genere? In questa parte del mondo la magia è quasi sconosciuta, e non ci sono pericoli per loro!- Ameria era sconvolta -Allora potrebbe essere stato un demone a rapire William...-. -Nessuno sa perché i demoni se la presero con la famiglia reale. Il principe si salvò solo per un colpo di fortuna: stranamente non sapevano dell’esistenza di un altro figlio. Questa è la storia che raccontano gli anziani di Landar, la capitale-. Gourry sentì il bisogno di cambiare discorso: l’aria si era fatta troppo cupa e pensierosa. -E tu Zel? Cosa ci fai ad Altersen?- chiese al giovane, sperando di non trovare un racconto altrettanto triste. -Sono sulle tracce di un essere che forse può restituirmi il mio vero aspetto.- I tre amici sgranarono gli occhi e cominciarono a parlare tutti insieme -Davvero? Che bella notizia!- (Gourry) -E chi è questo personaggio potente? Un mago? Un monaco?- (Lina) -Ma Zel, lo sai che tu stai bene anche così, credimi!- (Ameria). -Calmi, calmi! Non sono sicuro che ne sia davvero in grado, e non so se è un essere umano o no. Veramente di umano...-, si interruppe, pensando di non rivelare che lo aveva incontrato poco prima, - mi hanno detto che ha ben poco!-. Non voleva spaventare Ameria, che era già abbastanza turbata dalla storia che Lina le aveva raccontato riguardo alla famiglia del “suo” principe. “Non è ancora il momento. Sta raccogliendo informazioni, e sta costruendo un puzzle di eventi senza chiedere il nostro aiuto” pensava Gourry guardando Lina. Non avrebbe raccontato cosa la turbava molto presto, ma tutti e quattro avevano capito che stava per iniziare una nuova avventura, anche se nessuno di loro conosceva il comune obiettivo, e ognuno pensava alla propria singola ricerca. -Bene ragazzi! Si è fatto tardi! Ordiniamo l’ultimo dolce, e poi andiamo tutti a nanna! Dobbiamo cercare un principe domani!- disse sbadigliando. Il cameriere, con due enormi calamari sotto gli occhi, si stupì di sentire che la minuta ragazza voleva ordinare ancora qualcosa. Guardò la pila di piatti alta quasi due metri, traballante, posta sul tavolo accanto perché sul loro non c’era più posto. “Per fortuna domani se ne vanno” tirò un sospiro di sollievo, e servì il dessert alla ragazzina e al guerriero biondo. Zelgadiss sapeva che sarebbe andata a finire così, ma Lina non aveva accennato all’obbligo da parte sua di sospendere le ricerche del “Fantasma”. “Che ragazza eccezionale! Anche lei ha il mio stesso presentimento: che non devo cercarlo io, perché sarà lui a trovare noi!” pensò sorridendo fra sé. Per la prima volta partecipava ad una caccia che lo avrebbe aiutato nel suo scopo. Ameria invece era rimasta assorta nei suoi pensieri, e sperava ardentemente di trovare il principe prima che fosse troppo tardi.

Ognuno si era recato nella sua stanza, poiché la mattina dopo si sarebbero messi in marcia molto presto. Lina però era sveglia, guardava la finestra immergendo nel buio i propri pensieri “Razza di un demone scansafatiche! Xel, potresti anche tornare a spiegarmi come stanno le cose! Questa faccenda non mi convince, chi è così potente da eliminare i demoni sottoposti a Xellos come se fossero bimbetti incapaci? E il giovane dovrebbe essere in grado di eliminare persino Xel? Ma da dove sbucano? Non ho mai sentito parlare di maghi o chierici così potenti. E io a cosa servivo? Come avrei potuto eliminarli?”. Continuò a rimuginare sulla questione finché non sentì bussare alla porta. Si voltò di scatto e si avvicinò alla spada appoggiata al muro. -Lina? Sei sveglia? Sono io, Gourry!- disse la voce al di là della porta. -Razza di stupido! Mi hai fatto prendere un colpo! Cosa vuoi?- rispose arrabbiata.-Potresti aprirmi? posso entrare?- chiese lui. “Cosa? Cosa vuole a quest’ora della notte? E’ impazzito? Ce l’ha la sua stanza ora!” pensava Lina non comprendendo quella visita in piena notte. Aprì la porta piano e fece entrare l’alto ragazzo che indossava un pigiama azzurro come i suoi occhi. -Senti Lina... dobbiamo parlare.- disse Gourry con fare molto serio. “Ma cosa gli prende? Non vorrà dirmi...” non finì il pensiero ed arrossì completamente. -Che ti prende, hai la febbre?- chiese lui vedendola rossa come un peperone. -No! Non è niente! Di cosa mi vuoi parlare?- cercò di calmarsi e si sedette sul letto. -Vedi, non riesco a dormire, perché sono preoccupato. Non mi hai ancora detto cosa ti passa per quella testolina, e io lo so che c’è qualcosa che tiene sveglia anche te.- disse con grande calma e sicurezza. Lina rimase un attimo stupita, non era quello che pensava “per fortuna!”, ma Gourry la aveva veramente colpita. -Sì, in effetti c’è una cosa che mi preoccupa, ma non so ancora dare una spiegazione precisa, dopotutto non ci riguarda. Eppure ho uno strano presentimento.- confermò. -Mentre tu dormivi, questo pomeriggio, è comparso Xellos, e mi ha detto che c’è qualcuno che sta eliminando i demoni in circolazione con estrema facilità. Ha chiesto il mio aiuto, ma ha anche detto che per gli esseri umani non c’è motivo di interessarsi a questa faccenda.- -Mmmm, capisco, tu hai rifiutato, e ora lui ti ha dichiarato guerra, è questo che ti rende così nervosa?- chiese Gourry pensieroso. -Sbagliato, se ne è andato subito, non mi ha attaccato o promesso battaglia, ma- Gourry la interruppe -ma tu sei curiosa di sapere perché hanno chiesto prorprio il tuo aiuto, e di incontrare questo fantomatico stermina-demoni, giusto?- -Ehi, da quando sei diventato così intelligente?- chiese Lina stupita dell’amico -Bè, ormai ci conosciamo bene noi due, no? Non è poi così difficile per me capire cosa ti passa per la testa una volta che mi hai spiegato come stanno i fatti- disse il giovane sorridendo. -Forse, una volta ogni tanto dici qualcosa di giusto, Gourry! Anche io non faccio fatica a capire cosa penserai se ti dico: ESCI SUBITO DALLA MIA STANZA CHE VOGLIO DORMIRE!!!!!!!- gridò alzandosi in piedi e puntando il dito verso la porta. -Va bene, ma non svegliare tutti gli avventori! Grazie per avermi detto cosa ti turba- disse chiudendosi la porta alle spalle. “Ma cosa mi prende? Sono così nervosa!” Il cuore le batteva forte, e come dal nulla affiorò il ricordo della volta in cui Fibrizio aveva rapito e fatto il lavaggio del cervello a Gourry. Quella volta aveva detto che era stato come separarsi dal prorprio cagnolino, ma era stata completamente sincera? E ora Gourry le dava prova di capirla benissimo, di preoccuparsi per lei. “Ma che cosa mi sta succedendo? Forse è meglio dormirci su.” pensò.

Il mattino seguente si ritrovarono tutti a fare colazione nella locanda, con un certo sollievo del gestore, felice che quello fosse l’ultimo pasto consumato da quei due “divoratori instancabili” presso il suo locale. -Bene, cominceremo da qui le ricerche- disse Lina puntando il dito a sud del villaggio di Altersen su una vecchia carta un poco sbiadita. Zelgadis notò che si trattava della zona poco distante dal fitto bosco in cui il Fantasma e il suo giovane aiutante erano spariti la sera precedente, e se ne rallegrò. Gourry non sembrava interessato: era impegnato con tutte le sue forze a mangiare un pollo appena arrostito dall’oste solo per lui. - Chissà quando avremo l’occasione di mangiare di nuovo qualcosa di così buono!- aveva detto per giustificare la scelta della sua “colazione”. Ameria stava seduta in silenzio, continuando a guardare il suo bicchiere di latte grande come un boccale per la birra. Ad un tratto parlò, rivolgendosi a Lina: - Siamo sicuri che ci siano possibilità di ritrovarlo? Io ho una strana sensazione... Da quando ieri sera abbiamo incontrato quel ladro, e quello strano tipo...-. Lina la guardò incuriosita - Di chi stai parlando? e cosa è successo ieri sera? Perché non me lo hai detto subito?- sembrava molto intressata, e chiedeva risposte con concitazione. Era turbata “non saranno state le due persone che cercava Xel?”, pensava, ormai credendo di essere entrata all’interno di un gioco di coincidenze troppo particolari per essere solo coincidenze. Zel tornò a guardare le amiche, già sapeva che non era possibile tenere qualcosa nascosto a Lina, in fondo non era nemmeno giusto. E poi se qualcosa la preoccupava poteva essere legato all’esistenza di quella strana figura: il Fantasma, un essere misterioso che se ne andava tranquillamente a zonzo combinando guai, senza una meta precisa. -Niente di particolare Lina... Era un givane ladruncolo, accompagnato da una strana figura nera come la notte, uno stregone molto potente, credo... hanno utilizzato una stranissima magia con la spada. Eppure, mi danno da pensare... non so per quale motivo...- abbassò lo sguardo, tornando al bicchiere di latte mezzo pieno. -Due tipi strani...una strana magia... una figura nera dalla grande potenza...- mormorava Lina “potrebbero proprio essere loro!”. - Era il Fantasma.- disse Zel con calma, come se fosse la cosa più semplice di questo mondo. -Come?!- esclamarono Ameria e Lina contemporaneamente. - Io sono convinto che quell’essere sia stato il Fantasma. Ne aveva tutte le caratteristiche.- -Bene ragazzi! Ora ce ne andiamo, e in fretta. non mi va di parlare di certe cose in una osteria!- disse Lina alzandosi precipitosamente e prendendo per un braccio Gourry che stava ancora mangiando. Dopo aver pagato il salatissimo conto, uscirono all’aperto, e si diressero lungo la strada principale verso sud. Camminavano velocemente e in silenzio, anche se in parte erano rallentati dalla folla che si era riversata in strada per godersi la bella giornata, nonostante fosse ancora molto presto.

 

 

  
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