Note dell’Autore: Questa
storia è uno spaccato di vita quotidiana.
I bambini interpretano a modo loro ciò che imparano. E, a volte, gli adulti ci
scherzano su.
Dedicata ai bambini. Piccole,
adorabili pesti.^^
A Flavia, la migliore madrina
che questa ficcina potesse avere.
E a quanti commenteranno.
Grazie.
Storiche Ingenuità
(Da dove vengono gli uomini moderni)
by elyxyz
Stefania fece girare le chiavi nella toppa ed entrò stancamente in casa. Le
risate della sua inquilina, Lorella, giungevano nitide fin lì, nell’ingresso.
“Stai leggendo uno di quei fumetti con le vignette comiche?” s’interessò,
avvicinandosi a lei.
“No, di meglio!” ghignò, sollevando un pacco considerevole di fogli
prestampati, compilati a mano. “Ho le ultime verifiche di storia!”
Un’espressione di sadica gioia fiorì anche sulle labbra di Stefania. “Io prendo
il pop corn, e tu leggi?” propose, dimenticando di
colpo la stanchezza e accomodandosi su una sedia libera - una delle poche che
non fosse ingombra di libri e riviste scolastiche.
Lorella levò un cipiglio severo: “Lo sai che non potrei...”
“Oh, suvvia, Lory! Resterà tra noi, ok? Piccolo
segreto.” La implorò, supplichevole. “Parola di Lupetta.”
“Tu non sei mai stata una Lupetta, e poi le
femmine sono delle Coccinelle.” La contestò, lapidaria.
“Questo conta poco.” Borbottò. “Mano sul cuore?”
Lorella sbuffò, fingendosi scontenta. “Solo alcune. E solo se stai
zitta.”
“Me le farò bastare.” Gongolò, accoccolandosi meglio sul cuscino. “L’argomento?
Devo farmene un’idea...”
“Preistoria. Evoluzione dalla scimmia ramapiteco,
l’australopiteco, l’homo habilis, l’homo erectus, l’homo sapiens -
detto anche di Neandertal - e homo sapiens sapiens - o Cro-Magnon. Chiaro?”
“Cristallino.” Ridacchiò.
“Senti questa: Perché l’uomo è definito ‘animale sociale’? La risposta corretta
prevedeva che si chiarisse che l’uomo è così chiamato perché sente il bisogno
di vivere in gruppo, con i suoi simili.”
“E loro? Che hanno scritto?”
“L’uomo è un animale sociale perché gli piacciono gli altri uomini.”
“Gli hai spiegato che, invece di rispondere, sta definendo un orientamento
sessuale?”
“Stessa domanda, altra risposta. ‘L’uomo è chiamato animale sociale perché
vuole andare con tanti uomini.’”
“Ah, pure promiscuo!” rise.
“Avevi promesso che non avresti commentato.” La sgridò.
“Mi scusi, signorina maestra.” Frignò Stefania, fingendosi rammaricata.
“Altro quesito. Questo era a completamento: L’homo erectus
si vestiva con...?”
“Le pellicce?” sparò.
“In realtà, sarebbe ‘con semplici gonnellini di pelli di animali’. Ma un mio
alunno ha scritto: ‘Si vestiva con le gonne
di pelle.’”
“Uh! Anche drag queen! Siamo messi bene...”
“Non era un travestito!” si sentì in dovere di difenderlo. “I bambini
interpretano le cose a modo loro.”
“Certo. Ovvio.” Polemizzò Stefania, alzandosi dal tavolo e andando a
rovistare nei ripiani della cucina. Tornò poco dopo, sgranocchiando un
sacchetto di patatine.
“Stefy,” si sentì chiamare,
in tono d’avvertimento “se mi sporchi, macchi o ungi le verifiche, come
quella volta in cui...”
La donna alzò le dita coperte di sale in aria, come segno d’arresa. “Ho capito.
Ho capito. Potresti proseguire?”
“La scoperta del fuoco ha portato numerosi vantaggi all’uomo primitivo.
Spiegane almeno uno.”
“Prima ricordameli, ti prego.”
“Migliorare l’alimentazione, cucinando i cibi. Difesa dagli animali feroci,
perché temevano il fuoco. Scaldarsi negli inverni rigidi, e quindi miglior
possibilità di sopravvivenza e, cosa forse più importante, l’illuminazione dei
luoghi bui, come le caverne. Questo ha portato l’uomo erectus
a passare più tempo con i suoi simili, anche di sera, dopo il calar del sole.
Da lì, è nata la voglia di comunicare, l’esigenza di creare un linguaggio
condiviso. Il fuoco ci ha permesso di evolverci.”
Stefania scrutò pensierosa il pacchetto di sigarette sulla mensola di fianco ai
fornelli, poi l’accendino. “Che hanno scritto?”
“Lucia sostiene che il fuoco serviva ‘per accendere le caverne’.”
Sorrise. “WOW! Chissà dove mettevano l’interruttore...”
“Spiritosona...” ironizzò Lory, “Ma pensa che sono riusciti persino a confondermi i
due metodi per accenderlo, ‘sto misero fuoco.”
“Uhm?”
“Quello delle due pietre focaie, battute tra loro per fare scintille; e pure
quella del paletto appuntito ruotato velocemente sull’erba secca e sterpaglie,
che in teoria...”
“... prendevano fuoco.”
“Già. Un paio di ragazzini ha scritto che i primitivi battevano tra loro due
legnetti, o strofinavano i sassi sull’erba... talvolta, ho l’impressione di
parlare per i muri della classe.”
“Povera la mia maestrina incompresa!” la dileggiò l’amica, mimando il gesto di
tirarle una guancia con un buffetto derisorio.
“Hai le mani unte!” ringhiò l’insegnante, ritraendosi d’istinto. “Non ci
provare neppure!”
“Ma io cercavo di darti consolazione!”
“Ogni tanto, mi domando come tu riesca ad essere così infantile. La vera
trasformista sei tu, non l’uomo primitivo! Passi dal ruolo posato e puntiglioso
della commercialista di punta di un prestigioso studio, a quello di una bambina
capricciosa in meno di un secondo. A volte mi spaventi, sai?”
“E’ il segreto dell’evoluzione.” Le fece l’occhiolino. “Che altro mi racconti?”
“Ieri, mentre facevamo insieme il ripasso in vista della prova di oggi, abbiamo
ripercorso le tappe fondamentali delle scoperte dell’uomo. Ok?”
“Nh.”
“Quindi, l’ipotesi più probabile per il fuoco, è che si sono accorti casualmente
che una pietra, lanciata addosso ad una parete, faceva scintille. Lì intorno, sempre
casualmente, era tutto secco - sterpaglie e cose così - e si incendiarono. Et voilà.
Per la nascita dell’agricoltura, le donne che avevano il compito di raccogliere
frutta e erbe commestibili, per caso, s’accorsero che i semi - che
cadevano a terra - dopo un po’ germogliavano. E perciò potevano ottenere le
stesse piantine che avevano raccolto.
Persino la scoperta dei metalli è avvenuta casualmente. Attorno ai
fuochi degli accampamenti, si disponevano dei sassi che delimitassero le
fiamme, per paura di incendi. Ad un bel mentre, gli uomini si sono accorti che
dalle pietre colava qualcosa. Quel qualcosa era metallo, così hanno provato a
fonderlo ad alte temperature in stampi appositi, e poi a modellarlo a piacere.
Così sono nati i primi vasi, i piatti, i coltelli, i cucchiai, altri
utensili... persino i monili. Dapprima per il rame, poi hanno scoperto le
leghe, fondendolo con lo stagno ed è nato il bronzo. Solo successivamente, il
ferro. Ma il ferro ha portato una vera e propria rivoluzione. E pensa che gli
accorgimenti - le scaltrezze per la sua lavorazione - erano
una cosa segreta, segretissima. Tramandata di generazione in generazione, da padre in figlio. Se qualcuno osava
divulgarne i contenuti, era messo a morte.”
“Caspita!” esclamò Stefania. “Ma credo di aver perso il filo del discorso...”
“Hai ragione.” Ammise Lory, giocherellando con la
penna rossa. “Il succo del discorso è che i bimbi, dopo la terza rievocazione
casuale, mi hanno detto: ‘Eh!, ma allora è
successo tutto per caso! Gli uomini non hanno fatto niente’...”
“Gli uomini non fanno mai niente.” Precisò Stefania, acida.
“Lì era inteso in senso lato. Intendevano l’umanità.”
“Sì, beh...”
“Alcuni della sezione A, devono ancora digerire il fatto che noi deriviamo
dalle scimmie. Quando ho spiegato loro che il coccige è il nostro residuo
evolutivo della coda, ne sono rimasti un tantino sconcertati...”
“E ti credo!”
“Mi hanno chiesto tutti di poter andare in bagno a controllare...”
“E tu gliel’hai concesso?”
“No. Ho chiarito che si poteva sentire persino sopra ai pantaloni. Hanno
verificato. Abbiamo fatto poi un excursus sul perché dell’esistenza dei peli in
certe zone del corpo, e solo in quelle.”
“Le classiche domande bastarde.”
“Devo ancora trovare una domanda posta da loro che non sia bastarda.
Sabato mi hanno chiesto i dettagli di un parto naturale. Dove vadano a
scovarle, certe pretese, proprio non me lo so spiegare!”
“Di sicuro, non corri il rischio d’annoiarti!”
“Oh, no. Certo che no. Silvia mi ha domandato come nascono i bambini e gli
animali, se non c’è un dottore.”
“Forse il problema sta più a monte!” scherzò. “E... tu? Che le hai
detto?”
“Che
“Giusto.”
“Certo che è giusto! Mica posso dire fesserie. Posso manipolarle, le
risposte. Non mentire. Il punto è che hanno diritto a ricevere le
spiegazioni di ciò che possono sapere, purché sia compatibile con la loro età.
Col tempo, si arricchisce di particolari.”
“L’importante è omettere.” Specificò Stefania.
“Finché si può! Ma a volte sono così buffi, con le loro sparate! Alla terza
ora, durante la lezione sui Punti Cardinali,
“Ma allora sono proprio fissati!” ridacchiò, scotendo la testa divertita. “Hai
altro?” indicò il mucchietto residuo di verifiche.
“Mi lascia perplessa la domanda sul perché fosse importante che l’uomo erectus adoperasse per primo il rituale di sepoltura dei
morti. L’avevamo chiarita a sufficienza, ma molti hanno fatto confusione.
Insomma: non ci voleva mica tanto a capire che era perché avevano rispetto per
loro, e credevano in una vita oltre la morte.
Paolo ha scritto: ‘Seppellivano i morti
perché gli volevano bene (ai morti)’. Limpido, no?”
“Sicuro!”
“Pensa che Susanna ha persino avuto il coraggio di
dirmi che nei laboratori, dove l’uomo del Neolitico compiva esperimenti e
lavorava i metalli, secondo lei ‘faceva cose strane’.”
“Io non ci metto della malizia per forza, ma i tuoi ragazzi non scherzano!”
“Cosa vuol dire che i villaggi erano ‘autosufficienti’? ‘Vuol
dire che si arrangiavano da soli’.”
“Ritorniamo al concetto di prima, quindi è meglio se sto zitta. Va’ avanti.”
“Elenca di cosa si nutriva l’uomo sapiens sapiens.
Hai presente? Carne, radici ed erbe commestibili... Giovanni ha scrit-”
“Giovanni è quello sempre tutto strano?” la interruppe, chiedendo
delucidazioni.
“E’ un bimbo molto distratto, non strano. E questo mi fa
ricordare che è meglio che non te la legga...”
“Eh, no! Adesso sono ancora più curiosa! Non puoi lanciare il sasso e
nascondere la mano!”
“Sì, che posso.” La smentì, con inflessione cattedratica.
“Dai... da-aiii...” guaì
Stefania, facendola capitolare.
“Beh, lui ha... ha scritto che gli uomini sapiens sapiens
vivevano di canne ed erba.”
“Come gli Hippy! Ma allora davvero i figli dei fiori sono i loro
discendenti diretti!”
“Io lo sapevo! Lo sapevo che dovevo starmene zitta...”
“La smetto, mh? Però ora non ti viene il dubbio sul
perché Giovanni sia continuamente sulle nuvole?” ammiccò, senza ricevere
il sostegno sperato. “Prosegui, mi cucio la bocca...”
L’altra scartabellò alcuni fogli. “Spiega cos’é il baratto, perché è
importante, e fai degli esempi.”
“Questa, la so persino io! E’ uno scambio, ed è l’origine del commercio.”
“Grazie. Mi fa piacere che tu sappia rispondere ad un quesito
di terza elementare!” la dileggiò Lorella.
“Oh, maestra Dorella!” replicò l’amica stando al gioco, chiamandola nel
modo storpiato in cui si rivolgevano a lei i suoi alunni, quand’erano in classe
prima.
“Sei odiosa.”
“Mi leggi i baratti? Uno in fila all’altro. Magari ci scappa una risata.”
Lory storse il naso, ma alla fine cedette. “Tre
spille in cambio di un braccialetto borchiato.”
“Ha scritto proprio ‘borchiato’?!”
“Sì. Soprassediamo, per favore. Vado oltre... ‘Io
ti do una colla, tu mi dai una penna. Ti do un agnello, mi dai
una capra. Una pecora per tre galline. Io ti do una colla, tu mi dai una gomma. Io ti do un cucchiaio, tu mi dai una ciotola. Io ho tanti galli e il mio amico ha tante
galline, io do un gallo al mio amico e lui mi dà una gallina. Io ho una
figurina, tu hai un’altra figurina e ce le scambiamo.
Un vaso per un tappeto. Ti do due caramelle, tu mi dai
il tuo panino. Un uomo ha le mucche, un altro le pecore. Per esempio, io ti do una
gallina, tu mi dai un gallo. Scambio la colla di S.S.
e tu mi dai quella di G.R..
Una pecora per una mucca. Un gallo per una gallina. Io ti do il fuoco e tu mi dai due pelli. Un cucchiaio per un coltello. Una colla per
una merendina. E ancora gallo e gallina.’”
“Il pollame è molto inflazionato, eh?” scherzò. “Oppure qualcuno ha copiato.”
“Anche la gomma e la colla reggono bene il confronto.” Meditò Lorella,
sorridendo degli esempi.
“Sono già finite?”
“Sì. Ora trascriverò i voti, quindi vattene fuori dai piedi per un quarto
d’ora. Ti prego.”
“Metto su l’acqua della pasta, e intanto vado a rinfrescarmi. Oggi in ufficio
c’era un caldo tremendo. Il condizionatore era guasto.” Piagnucolò Stefy. “Poi, però... posso rileggermele con calma?” e
indicò la pila di verifiche affastellate. “Mi mettono di buonumore e mi
conciliano il sonno.”
“Porta rispetto per la fatica e il sudore dei miei allievi!”
“Quella non è fatica. E’ comicità mancata.”
-Fine-
Disclaimer: Trama, personaggi,
luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione
e appartengono solo a me.
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è da ritenersi casuale e
privo di alcuno scopo di lucro.
Mi sembra corretto riportare il giudizio dei giudici:
Vincitrice del Contest ‘Special’ indetto nel Forum Writers Arena
Punteggio: 8.10
| grammatica e sintassi: 8 | capacità espressiva: 8 |
capacità argomentative: 8 | capacità critiche e rielaborative:
8 | originalità e creatività: 8.5 |
Una storia fresca e allegra. Le protagoniste ben caratterizzate: l'una opposta all'altra, due caratteri frizzanti in maniera
diversa. I dialoghi sono stati curati, le risposte degli alunni
intelligentemente comiche, un'idea genuina, ben accompagnata, eppure dal sapore
quotidiano. La storia non presenta errori di alcun tipo e l'autrice ha
dimostrato una grande creatività.
http://writersarena.forumfree.net/
Ringrazio i giudici e quanti leggeranno la fic, e mi congratulo con le altre partecipanti.
Campagna di Promozione
Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa
pro recensioni.
Farai felice
milioni di scrittori.
(Chiunque voglia
aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Come sempre, sono graditi commenti,
consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz