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Autore: auroramyth    13/12/2014    4 recensioni
-Allora vedi che ti sei fatta comprare dai soldi anche tu come tutte le altre donne?! Sei esattamente come tutte loro: avida, falsa, approfittatrice, meschina e facilmente lusingabile dal lusso…-
-Non è vero! Non sono così!- si sollevò di scatto dalla sedia facendola rovesciare a terra per l’impeto.
I palmi sbatterono sul legno del tavolo mentre si alterava per le cattiverie che le aveva rivolto.
Le ennesime.
-Oh, sì che lo sei! E lo hai dimostrato accettando di sposarmi!-
-Non ti ho sposato per avidità ma perché ero DISPERATA!-
-Non sai nemmeno cosa significa essere disperati!- urlò Bill.
-No, sei tu che non sai cosa significa! Non sai cosa significa quando la tua vita fa così schifo che un qualsiasi cambiamento è ben accetto perché tanto sai che più in basso di così non potrai cadere! Non sai cosa significa sentirsi tanto soli da desiderare semplicemente qualcuno, chiunque, che ti porti via dal tuo schifo e che ti permetta di prenderti cura di lui così da poter quantomeno FINGERE di non essere più soli…-
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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m My Space: la mia recente visione della rappresentazione teatrale del musical “Sette spose per sette fratelli”, la lettura dei libri di Abbi Glines e la partecipazione ad un matrimonio (in questo caso vero, tra due innamorati…) di una mia carissima amica hanno ispirato questa storia. Buona lettura!
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-Ti ho trovato la donna, Bill… Vuoi…?-

-Non me ne frega un cazzo di lei! Fai in modo che si presenti adeguatamente vestita il giorno del matrimonio nel luogo prestabilito all’ora indicata, null’altro…-
Si ricordava il giorno che aveva affidato al suo più caro amico l’incarico di trovargli una donna che fosse disposta a passare il resto della sua vita con lui.
Così gli aveva detto: -Trovami una donna che sia disposta a sposarmi… Non mi interessa come la convincerai a diventare mia moglie, né quanti soldi dovrai sborsare per comprarla, ma la voglio al più presto!-
Era stufo di stare da solo e che la sua sessualità venisse continuamente messa in discussione solo perché non era ancora riuscito a trovare l’amore della sua vita.
Così aveva deciso di combinare un matrimonio di facciata con qualcuna.
Ma dal momento che a lui sostanzialmente non fregava nulla di questa donna, purché fosse piacente e disposta ad assecondare i suoi desideri per tutto il tempo che fossero rimasti sposati, aveva affidato l’incarico di trovarla al suo migliore amico.
Suo fratello non era stato una buona scelta perché appena aveva saputo il suo piano lo aveva quasi scannato.
Era irrispettoso e immorale gli aveva detto.
E lui aveva ribattuto citando un po’ di parti tratte dalle sue canzoni in cui gli aveva fatto capire che per lui era l’unica via percorribile per essere finalmente non felice ma quantomeno lasciato stare dalla gente e dalla stampa.
E anche per non essere ferito mai più, visto che questa donna si supponeva che non avrebbe aspirato ad altro che a piantare gli artigli nei suoi soldi invece che nel suo cuore per poi spezzarglielo.
Tutte le volte che aveva cercato il suo grande amore si era ritrovato a sanguinare e ululare di dolore.
Era il momento di arrendersi all’evidenza dei fatti: le donne erano tutte uguali, incapaci di amare seriamente e profondamente qualcuno.
Per fortuna che aveva suo fratello.
Gli bastava Tom al fianco per essere felice, non altri.
Se avesse perso anche lui sarebbe crollato! Definitivamente e totalmente.
 
Lacrime amare e di impotenza scorrevano sul viso di Elyss mentre percorreva la navata da sola. Il velo di pizzo sul suo volto le celava parzialmente agli occhi degli innumerevoli invitati al matrimonio.
Ancora non si capacitava di essere stata venduta, alla stregua di una merce, da quel padre avido e tirchio che nonostante gli innumerevoli difetti lei aveva sempre amato e del quale si era fidata.
Non si capacitava di come quel bellissimo e particolare uomo vestito elegantemente, che l’attendava all’altare e che sarebbe stato suo marito, fosse stato tanto crudele, meschino, freddo e disinteressato da non volerla nemmeno incontrare e conoscere prima del matrimonio.
Che razza di uomo era uno che combinava un matrimonio nell’era della libertà e delle pari opportunità?!
E che razza di donna era lei stessa che si accingeva a sposarlo?!
Quando raggiunse il suo futuro marito, Bill Kaulitz, almeno il nome lo sapeva, nessuno le mise le sue piccole mani in quelle di lui, fu lui a prendersele e non fu suo padre ad alzarle il velo, Bill lo fece.
Quella era la prima volta che la vedeva e non un lampo nel suo sguardo, non una scintilla, non un’espressione anche solo di rassicurazione.
I suoi occhi nocciola rimasero freddi e imperturbabili, pieni di oscuri segreti inconfessabili.
-Vuoi tu, Elyss, prendere quest’uomo, Bill, come tuo legittimo sposo per amarlo ed onorarlo, in ricchezza e in povertà, in salute e malattia, finché morte non vi separi?-
“Finché morte non vi separi.”
Sarebbe rimasta con quell’uomo che per lei non era altri che uno sconosciuto per il resto della vita…
Il panico prese a serpeggiarle in corpo e la risposta alla domanda del ministro della cerimonia si fece attendere.
Bill per la prima volta mutò espressione sul suo viso. Il sopracciglio destro si sollevò in segno di fastidio e impazienza. Poco importava a quell’uomo che lacrime ancora più abbondanti scorressero sulle sue guance all’enormità delle conseguenze di una sua risposta positiva.
Volava solo che rispondesse con ciò che era chiamata a dire e che lo facesse in fretta…
Prima avesse risposto, prima quella farsa sarebbe finita e Bill sarebbe potuto tornare alla sua vita… con qualche beneficio in più.
 
-Allora, com’è il sesso con Bill Kaulitz? Devi essere una bomba anche tu per essere riuscita a mettergli il cappio al collo!- le disse una donna che non conosceva, dal surriso falso e dai modi da smorfiosa che le si era avvicinata alla prima occasione che era rimasta senza il suo nuovo marito, il quale era andato ad intrattenere gli ospiti al loro pranzo di matrimonio.
-Veramente io ho rispettato il desiderio di mia moglie di arrivare illibata al matrimonio quindi non può rispondere a questa domanda…- intervenne Bill.
Elyss non lo aveva sentito arrivare ma per una volta fu felice che fosse lì.
Mentre parlava le stava accanto e le accarezzava i capelli con gesti che se lei non avesse saputo con certezza che fossero falsi avrebbe davvero potuto scambiarli per vera e reale dimostrazione di affetto e tenerezza.
Che si stesse ammorbidendo?!
La smorfiosa fece una smorfia e poi se ne andò.
-Zoccola…- sibilò Bill nella direzione della donna quando rimasero soli.
-Sono davvero vergine io…- provò a dirgli a voce tanto bassa che solo lui potesse udirla.
-Non me ne frega un cazzo… Voglio solo arrivare alla fine di questa giornata interminabile e lasciarmela alle spalle, visto che mi ha già stufato a sufficienza,  non giocare a confidarsi…-
Aveva sperato troppo presto.
 
Elyss si sentì mancare la terra sotto i piedi e si rese conto di essere stata sollevata e presa in braccio dal marito.
Il momento era arrivato.
Ora cominciava ufficialmente la sua vita con lui e non sarebbe potuta cominciare peggio di come si prospettava.
Avrebbe dovuto fare sesso con lui, era suo dovere di moglie, lo sapeva.
Nuove lacrime affiorarono nei suoi occhi.
-Bene, signore e signori, è il momento per me e mia moglie di ritirarci.-
Qualcuno sghignazzò a quella velata allusione a ciò che avrebbero fatto una volta soli.
Nascose il viso nell’incavo del collo di Bill, in fondo con lui non avrebbe potuto umiliarsi di più di quanto non aveva già fatto, in questo modo nascondeva le lacrime agli invitati di quel maledetto matrimonio e avrebbero potuto scambiarlo per un gesto di affetto o timidezza, imbarazzo magari, o tutte queste cose insieme, senza sospettare la verità.
Le lacrime non si esaurirono neppure quando arrivarono in stanza e lei venne malamente gettata sul letto e scopata selvaggiamente con ancora tutti i loro vestiti addosso, che si macchiarono e impregnarono del loro atto sporco…
Quel meraviglioso abito da sposa non sarebbe potuto essere utilizzato dai suoi posteri, come aveva sempre sognato fin da bambina quando aveva cominciato a capire che i suoi non si erano mai sposati e che della madre defunta non rimaneva nient’altro che stracci di poco valore perché tutto fu bruciato da suo padre in un momento di raptus di pazzia.
Non sarebbe successo perché quel vestito sarebbe per sempre rimasto macchiato del sangue e delle lacrime che aveva versato quella notte.
E perché non avrebbe voluto passare ai posteri l’abito di un matrimonio fasullo e senza amore.
Aveva sempre avuto un’idea romantica del matrimonio, e ormai ogni sua visione rosea di quel giorno si era eclissata all’ombra di quegli eventi funesti che le erano capitati da quando Bill era entrato a far parte della sua vita, quindi il suo vestito costato un occhio della testa in realtà non valeva più niente, non era mai valso niente…
Bill crollò addormentato accanto a lei girato sulla pancia e con la testa rivolta verso il muro e non verso di lei con il suo bello smoking ancora addosso, tutto stropicciato e malamente sbottonato.
Elyss si lasciò andare liberamente al pianto, ora che nessuno avrebbe potuto vederla e giudicarla, e si sfilò quel vestito dannato, gettandolo poi sulla poltroncina nell’angolo della camera.
Si infilò l’accappatoio bianco col logo dell’albergo stampato sulla tasca e si mise sotto le coperte sperando di riuscire quanto meno ad addormentarsi se non a dimenticare.
 
Elyss si era appena alzata dal letto, risvegliata di colpo dalla porta della camera che sbatteva e annunciava il ritorno di suo marito.
Si strinse l’accappatoio addosso e scivolò fino al fondo del letto per sedersi posando i piedi a terra sulla moquette soffice della camera, ignorando il fastidio e il bruciore che avvertiva in mezzo alle gambe, lì a ricordarle cosa avevano fatto la notte precedente.
-Tieni, prendi questa.-
Gettò una scatolina bianca e azzurra sul letto accanto a lei, poi andò a sedersi sul suo lato del letto, dandole le spalle.
-Che cos’è?-
-La pillola del giorno dopo.- le rispose non voltandosi nemmeno a guardarla e parlando con un’inflessione tale da risultare scocciato.
-La pillola del giorno dopo?!-
-Ti serve per non rimanere incinta, Elyss.-
-Ah.-
Paralizzata dallo sgomento non era riuscita ad inventarsi altro.
Bill si alzò in piedi e si diresse in bagno.
Qualche secondo dopo Elyss sentì l’acqua della doccia scorrere.
Stava lavando via le tracce e le prove della loro unione fisica della loro prima notte di nozze.
La loro luna di miele stava cominciando alla grande!
 
Più di un mese era passato dalla fine della loro luna di miele (per quanto potesse essere considerata tale), tre dal giorno del matrimonio.
Durante tutto quel periodo di tempo Bill non aveva fatto altro che sputare veleno nella sua direzione, prendendosela con lei perché era l’unico esemplare femminile che avesse sotto tiro.
Elyss aveva deciso che doveva trovarsi alla svelta qualcosa da fare che la tenesse impegnata e lontana dalle grinfie di Bill il più possibile se non voleva diventare completamente pazza nel giro dei successivi tre mesi.
-Che cosa stai facendo?- le domandò Bill trovandola in cucina piegata sul tavolo, concentrata in una lettura difficile che le impegnava la mente.
-Sto studiando.- gli rispose senza neppure sollevare gli occhi dal manuale universitario.
Aveva abbandonato gli studi due anni prima per poter star dietro al padre, ma aveva deciso che era il momento di ricominciare e magari prendersela quella dannata laurea.
Le sembrava che in questo modo, con lo studio, avesse trovato un modo per evadere dalla sua nuova vita che già dopo tre mesi le stava stretta, vista la costante e totale indifferenza di Bill.
Tom era l’unico a mostrare segni di umanità, ma si guardava bene dal farlo quando c’era Bill in giro, altrimenti finivano per litigare pesantemente.
-Stai studiando?! E a cosa ti serve studiare, se non per trovarti poi dopo l’università un lavoro per guadagnare dei soldi?! A te un lavoro non serve quando hai tutti i miei da spendere…-
-Non li voglio i tuoi soldi!-
-Quanto sei falsa e meschina! Li hai già avuti i miei soldi quando hai accettato di sposarmi!-
-Li ha avuti mio padre quelli! Non io! E sempre lui mi ha costretto a sposarti visto che solo DOPO che gli avete dato il denaro gli avete detto che cosa comportava un eventuale ripensamento!-
-Bella mia, quei soldi servivano a portarti FINO all’altare, su questo siamo stati molto chiari! Ma sei stata tu a dire sì davanti al ministro della cerimonia, o sbaglio?!-
-No… Non sbagli…-
-Allora vedi che ti sei fatta comprare dai soldi anche tu come tutte le altre donne?! Sei esattamente come tutte loro: avida, falsa, approfittatrice, meschina e facilmente lusingabile dal lusso…-
-Non è vero! Non sono così!- si sollevò di scatto dalla sedia facendola rovesciare a terra per l’impeto.
I palmi sbatterono sul legno del tavolo mentre si alterava per le cattiverie che le aveva rivolto.
Le ennesime.
-Oh, sì che lo sei! E lo hai dimostrato accettando di sposarmi!-
-Non ti ho sposato per avidità ma perché ero DISPERATA!-
-Non sai nemmeno cosa significa essere disperati!- urlò Bill.
-No, sei tu che non sai cosa significa! Non sai cosa significa quando la tua vita fa così schifo che un qualsiasi cambiamento è ben accetto perché tanto sai che più in basso di così non potrai cadere! Non sai cosa significa sentirsi tanto soli da desiderare semplicemente qualcuno, chiunque, che ti porti via dal tuo schifo e che ti permetta di prenderti cura di lui così da poter quantomeno FINGERE di non essere più soli… Non sai cosa significa venire a patti con la propria coscienza all’idea di abbandonare un padre drogato che probabilmente morirà di overdose quanto prima per ricercare qualcosa che ti faccia sentire anche solo per poco, anche solo minimamente, normale! Non lo sai, Bill, non lo sai!-
-Col cazzo che non lo so! E non cercare di incantarmi con queste storie da lacrime di coccodrillo perché non mi freghi!-
-Ma insomma si può sapere che vuoi da me?! Cosa ti avrò fatto mai di così terribile da essere trattata in questo modo da te?! Ti ho dato tutto! La mia verginità,  il mio corpo, il mio tempo, la mia mente… tutto!- gridò sull’orlo di una crisi di pianto.
Era stufa di essere trattata peggio dei suoi cani.
Lei non aveva fatto altro che cercare di far funzionare le cose tra loro.
Ci aveva provato davvero, perché aveva capito che in fondo Bill non era altro che un giovane uomo ferito desideroso di amore ed attenzioni.
E lei aveva provato a darglieli, dal momento che lungo quel breve cammino che avevano percorso insieme era finita per innamorarsi di lui, nonostante tutto il male che le aveva fatto e sembrava intenzionato ancora a farle.
L’ira di Bill si sgonfiò in un istante e il suo viso assunse l’espressione di una tristezza profonda e antica, come se fosse davvero solo quella a comporre quell’uomo, come se fosse proprio lei quella che aveva coperto dietro il suo atteggiamento imperturbabile e crudele.
-Io volevo solo il tuo amore…-
Elyss si avvicinò a lui.
Gli prese teneramente il volto tra le mani e fissandolo bene negli occhi col suo sguardo limpido e sincero parlò.
-E ce l’hai, Bill, ce l’hai! Perché io ti amo, amore mio, nonostante tutto, IO TI AMO! Hai capito?! E non mi importa se tu non ci credi adesso… Vedrai che te lo dimostrerò!-
Molti dei fantasmi che tormentavano i suoi occhi sembrarono scomparire e delle lacrime comparvero ad inumidirli.
-Sì, ho capito… Anche io mi sono innamorato di te…-
La strinse contro il suo petto e la baciò.
-Allora non è vero che non mi sopporti…-
-Non ho mai detto di non sopportarti, infatti…-
-Ma mi hai sempre trattato malissimo…-
-Non volevo ammettere con te e con me stesso che non mi eri indifferente, quindi ho preferito comportarmi da stronzo per evitare di darti il potere di farmi soffrire…-
-Ma così hai fatto soffrire me…-
-Lo so, e mi dispiace… ma ora le cose andranno meglio, te lo prometto!-
La baciò di nuovo, con passione crescente.
E da quel momento furono davvero sposati.
 
 
 
  
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