FIAMMA
GELIDA
Gli
ululati del vento continuano a risuonare per le montagne. Ieri notte ha
smesso
di nevicare, ma il cielo rimane grigio e l’aria è
molto fredda, sferza le mie
guance e si infila nelle piccolissime fessure della pelliccia.
Mi volto: alle
mie spalle, ancora molto più indietro rispetto a me, i
quattro Nortunni che sto
guidando da quasi tre giorni stanno arrancando sullo stretto sentiero
che ci
porta sempre più in alto, sempre più vicini alla
caverna del drago.
Camminano
goffi, impacciati, si attaccano con le mani guantate alle pareti
rocciose per
non scivolare nel baratro che ci separa da una caduta di diverse
miglia. In
effetti devono essere uomini veramente molto forti se riescono quasi a
stare al
mio passo, così carichi di roba e con le loro armi
ingombranti. Comunque, non
sono di certo abbastanza forti per combattere un drago, neanche cento
di loro
lo sarebbero. Eppure loro sono convinti di esserlo... quando li ho
incontrati
ai piedi delle montagne dei Grandi Denti, mi hanno chiesto se conoscevo
una
tana di drago.
Io sono pratico delle montagne e ho risposto di sì, ma non
avrei
mai immaginato che volessero affrontarne uno e farlo solo per
dimostrare alla
loro tribù di essere dei degni guerrieri. Così,
ho cercato di dissuaderli, di
fargli capire che si sarebbero lanciati verso una morte dolorosa, ma
non mi
hanno voluto ascoltare: ho deciso di guidarli comunque, senza neanche
farmi
dare qualcosa in cambio.
-Ehi,
piccoletto!- mi grida il loro capo, quello dai capelli lunghi e
biondissimi,
che svolazzano al vento.
-Vuoi
ammazzare il drago da solo? Aspettaci un attimo, per favore!-
Quanto
sono lenti! Mi appoggio alla parete e stringo la pietruzza azzurra che
porto
legata al collo, un regalo della mamma e guardo il cielo grigio come
una
roccia. Ho fame.
Dopo
qualche minuto, i guerrieri mi raggiungono. Hanno tutti il respiro
affannoso e
dei ghiaccioli che colano dalle loro lunghe barbe. Le teste degli altri
tre
guerrieri sono coperti da cappelli di pelle incrostati di ghiaccio.
-Ehi
ragazzino, siamo quasi arrivati?-
-Sì,
tra mezz’ora saremo arrivati. Comunque, vi consiglio di
ripensarvi, non
riuscirete mai a ucciderlo. Fidatevi di me, non fate follie!-
-Ha
Ha!- il più grosso di loro, un bestione altissimo con una
lunga barba castana,
mi da una pacca sulla spalla. Per poco non cado.
-Non
preoccuparti, piccoletto, siamo tutti guerrieri!-
-Se
lo dite voi…-
-Sai,
ragazzino, tu mi stai proprio simpatico! Sei identico a mio figlio, ti
giuro!-
A
quanto pare quei quattro non hanno perso l'entusiasmo con cui sono
partiti. Io
annuisco e faccio loro cenno di seguirmi.
Il
sentiero di roccia si fa sempre più largo man mano che
avanziamo. Il vento però
sta aumentando di intensità: è come se un branco
di lupi fosse dietro di noi.
Alcuni fiocchi di neve finissimi iniziano a mischiarsi alle folate
sempre più
fredde. Eccola! Là, in fondo, accanto al sentiero, scavata
nella nuda roccia,
la caverna del drago!
-Siamo
arrivati!-
Grido
rivolto ai guerrieri, pochi passi dietro di me.
-Là
c’è la caverna, venite!-
Prima
che possano rispondermi, aumento l’andatura e, in pochi
minuti, raggiungo la
caverna, uno spiraglio d’oscurità nel grigiore
innevato delle montagne. Un'aria
freddissima esce da quella cavità, addirittura
più fredda del vento. I
guerrieri mi raggiungono.
-Grazie-
inizia il capo, sfoderando da dietro la schiena una spada
dall’impugnatura
dorata e con una runa fiammeggiante incisa sull’elsa.
-La
vedi questa spada?- continua, mentre i suoi compagni estraggono torce,
lance e
asce bipenni dall’aspetto terrificante.
-È
una spada temprata nel sangue di un Cinghiale bianco dei monti Gylkar,
può
trapassare qualsiasi armatura. Ora fatti da parte, piccoletto-
Che
idiozia.
I
Nortunni accendono le torce e si addentrano nella caverna: rimango a
fissarli
per qualche istante, poi mi volto e rimango a contemplare le vette
innevate e
brulle dei Piccoli Denti che si estendono sotto il dirupo da cui sono
affacciato.
-Sei
tornato, Flarion…-
Per
poco non muoio di crepacuore: mi volto e, proprio davanti alla caverna,
vedo
mia madre, impettita e fiera nella sua austerità che mi
guarda con i suoi occhi
bianchissimi. È vestita con una veste blu leggerissima e la
sua pelle marmorea
si confonde con la neve che vortica nel vento e si poggia sulla roccia.
I suoi
capelli neri come l’oscurità della caverna del
drago le fluttuano attorno al
capo, senza seguire la danza del vento gelido.
-Salve,
madre-
Lei
si china su di me e mi da un bacio gelido sulla fronte, poi mi toglie
la
collana.
Mi
sento già meglio, nella mia vera forma. Il freddo che fino a
poco fa mi infastidiva,
ora è piacevole. La mia pelle impallidisce, i capelli
diventano grigi e si
allungano, fino alle spalle. Gli occhi tornano del colore di
quelli di
mio padre: il colore delle fiamme. Il braccio sinistro inizia a
formicolarmi
e in pochi secondi ritorna coperto di squame nere indistruttibili. I denti
si allungano e diventano aguzzi: doloroso, ma piacevole. Sento il fuoco
scorrere assieme al mio sangue, lo sento circolare nei miei polmoni. Mi
sento
vivo, pieno di energie… e affamato.
Mia
madre mi restituisce la collana e mi sorride.
-Ora
sì che sei bellissimo, figlio mio. Vai con tuo padre e
mangia assieme a lui…
glie ne hai portati quattro e belli grossi. Sarà molto
contento di te, mio
orgoglio, mia Fiamma Gelida…-
Fiamma
Gelida. Figlio del fuoco e della neve. Ora mi riconosco. Questa
è la mia
natura. Ho cercato di contenerla, di smettere di uccidere mischiandomi
agli
umani, ma l’istinto di un predatore non si assopisce con
facilità. È stato
quell'istinto a convincermi di condurre quei quattro uomini nella tana
di mio
padre. Resistergli è impossibile...
Un
grido proviene dalla caverna: subito dopo, un ruggito potentissimo,
più intenso
del crollo di una montagna intera, riecheggia nella cavità e
scuote tutti i
monti. La caverna si accende di una luce intensissima, mentre le altre
grida
degli uomini raggiungono l’apice e si spengono lentamente. Il
profumo della
loro paura è delizioso… quello della loro carne
arrostita è ancora meglio. Ma
non sono morti tutti, lo sento: l'odore della paura di un uomo
è ancora forte.
Lo sento fuggire, i suoi passi echeggiano nella caverna, ed ecco che,
tutto
trafelato, con il volto sporco di cenere e sudore, il capo della
spedizione
esce dalla caverna, con ancora la spada in pugno: spalanca gli occhi e
sposta
il suo sguardo da me a mia madre con una velocità
straziante. Poi, il profumo
della sua paura scompare, mentre il penetrante odore della sua ira
riempie le
mie narici. Il guerriero mi guarda, mentre mia madre scompare in un
vortice di
neve. Vuole lasciarmi tutto il piacere della caccia.
-Tu...
maledetto traditore! Piccolo, sporco bugiardo! Sei uno Squamato, sei
l'abominevole figlio di un drago! E chi era quella
mostruosità bianca? Forse
tua madre? Per gli dei, non mi importa di quali razze tu sia il
bastardo, ma ti
giuro sul nome della mia famiglia che prima di morire ti
spedirò all'inferno!-
L'umano
mi carica, brandendo la sua spada con entrambe le mani e mira al mio
volto,
portando un attacco potentissimo. Alzo il mio braccio ricoperto di
squame e intercetto
la lama, che si spacca in due frammenti. Quel giocattolo non era poi
così
prodigioso... mentre il Nortunno spalanca gli occhi, incredulo, io con
il mio
braccio artigliato gli trapasso il petto coperto da diversi strati di
pellicce,
senza difficoltà. Il guerriero sussulta e si affloscia sul
mio braccio. Il suo
corpo cade inerte in mezzo alla neve, deturpata dal sangue profumato
che cola
dalle sue ferite.
Ho
fame.
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Angolo
Autore
Ave,
popolo! Questa è la primissima storia che pubblico sul sito
e spero di cuore
che possiate apprezzarla, nonostante la sua brevità e la sua
forma sicuramente
non perfetta (non ho mai scritto in prima persona prima
d’ora). Se avete
consigli su come potrei migliorare, non esitate a farmelo sapere.
Detto
questo, vi lascio i miei saluti!
Max.