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Autore: Max di Moglia    13/12/2014    6 recensioni
Sulle montagne dei Grandi Denti, un bambino guida tra i pericolosi sentieri rocciosi un gruppo di quattro Nortunni, che, per dimostrare al loro villaggio di essere dei veri guerrieri, decidono di attaccare la caverna di un drago.
[ Questa storia partecipa al contest "Sangue di Drago-Fantasy Contest" indetto da ManuFury sul forum.
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10922391/Sangue-di-Drago-Fantasy-Contest-/discussione.aspx ]
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Fiamma Gelida

FIAMMA GELIDA

 

Gli ululati del vento continuano a risuonare per le montagne. Ieri notte ha smesso di nevicare, ma il cielo rimane grigio e l’aria è molto fredda, sferza le mie guance e si infila nelle piccolissime fessure della pelliccia. 
Mi volto: alle mie spalle, ancora molto più indietro rispetto a me, i quattro Nortunni che sto guidando da quasi tre giorni stanno arrancando sullo stretto sentiero che ci porta sempre più in alto, sempre più vicini alla caverna del drago. 
Camminano goffi, impacciati, si attaccano con le mani guantate alle pareti rocciose per non scivolare nel baratro che ci separa da una caduta di diverse miglia. In effetti devono essere uomini veramente molto forti se riescono quasi a stare al mio passo, così carichi di roba e con le loro armi ingombranti. Comunque, non sono di certo abbastanza forti per combattere un drago, neanche cento di loro lo sarebbero. Eppure loro sono convinti di esserlo... quando li ho incontrati ai piedi delle montagne dei Grandi Denti, mi hanno chiesto se conoscevo una tana di drago. 
Io sono pratico delle montagne e ho risposto di sì, ma non avrei mai immaginato che volessero affrontarne uno e farlo solo per dimostrare alla loro tribù di essere dei degni guerrieri. Così, ho cercato di dissuaderli, di fargli capire che si sarebbero lanciati verso una morte dolorosa, ma non mi hanno voluto ascoltare: ho deciso di guidarli comunque, senza neanche farmi dare qualcosa in cambio.

-Ehi, piccoletto!- mi grida il loro capo, quello dai capelli lunghi e biondissimi, che svolazzano al vento.

-Vuoi ammazzare il drago da solo? Aspettaci un attimo, per favore!-

Quanto sono lenti! Mi appoggio alla parete e stringo la pietruzza azzurra che porto legata al collo, un regalo della mamma e guardo il cielo grigio come una roccia. Ho fame.

Dopo qualche minuto, i guerrieri mi raggiungono. Hanno tutti il respiro affannoso e dei ghiaccioli che colano dalle loro lunghe barbe. Le teste degli altri tre guerrieri sono coperti da cappelli di pelle incrostati di ghiaccio.

-Ehi ragazzino, siamo quasi arrivati?-

-Sì, tra mezz’ora saremo arrivati. Comunque, vi consiglio di ripensarvi, non riuscirete mai a ucciderlo. Fidatevi di me, non fate follie!-

-Ha Ha!- il più grosso di loro, un bestione altissimo con una lunga barba castana, mi da una pacca sulla spalla. Per poco non cado.

-Non preoccuparti, piccoletto, siamo tutti guerrieri!-

-Se lo dite voi…-

-Sai, ragazzino, tu mi stai proprio simpatico! Sei identico a mio figlio, ti giuro!-

A quanto pare quei quattro non hanno perso l'entusiasmo con cui sono partiti. Io annuisco e faccio loro cenno di seguirmi.

Il sentiero di roccia si fa sempre più largo man mano che avanziamo. Il vento però sta aumentando di intensità: è come se un branco di lupi fosse dietro di noi. Alcuni fiocchi di neve finissimi iniziano a mischiarsi alle folate sempre più fredde. Eccola! Là, in fondo, accanto al sentiero, scavata nella nuda roccia, la caverna del drago!

-Siamo arrivati!-

Grido rivolto ai guerrieri, pochi passi dietro di me.

-Là c’è la caverna, venite!-

Prima che possano rispondermi, aumento l’andatura e, in pochi minuti, raggiungo la caverna, uno spiraglio d’oscurità nel grigiore innevato delle montagne. Un'aria freddissima esce da quella cavità, addirittura più fredda del vento. I guerrieri mi raggiungono.

-Grazie- inizia il capo, sfoderando da dietro la schiena una spada dall’impugnatura dorata e con una runa fiammeggiante incisa sull’elsa.

-La vedi questa spada?- continua, mentre i suoi compagni estraggono torce, lance e asce bipenni dall’aspetto terrificante.

-È una spada temprata nel sangue di un Cinghiale bianco dei monti Gylkar, può trapassare qualsiasi armatura. Ora fatti da parte, piccoletto-

Che idiozia.

I Nortunni accendono le torce e si addentrano nella caverna: rimango a fissarli per qualche istante, poi mi volto e rimango a contemplare le vette innevate e brulle dei Piccoli Denti che si estendono sotto il dirupo da cui sono affacciato.

-Sei tornato, Flarion…-

Per poco non muoio di crepacuore: mi volto e, proprio davanti alla caverna, vedo mia madre, impettita e fiera nella sua austerità che mi guarda con i suoi occhi bianchissimi. È vestita con una veste blu leggerissima e la sua pelle marmorea si confonde con la neve che vortica nel vento e si poggia sulla roccia. I suoi capelli neri come l’oscurità della caverna del drago le fluttuano attorno al capo, senza seguire la danza del vento gelido.

-Salve, madre-

Lei si china su di me e mi da un bacio gelido sulla fronte, poi mi toglie la collana.

Mi sento già meglio, nella mia vera forma. Il freddo che fino a poco fa mi infastidiva, ora è piacevole. La mia pelle impallidisce, i capelli diventano grigi e si allungano, fino alle spalle. Gli occhi tornano del colore di quelli di mio padre: il colore delle fiamme. Il braccio sinistro inizia a formicolarmi e in pochi secondi ritorna coperto di squame nere indistruttibili. I denti si allungano e diventano aguzzi: doloroso, ma piacevole. Sento il fuoco scorrere assieme al mio sangue, lo sento circolare nei miei polmoni. Mi sento vivo, pieno di energie… e affamato.

Mia madre mi restituisce la collana e mi sorride.

-Ora sì che sei bellissimo, figlio mio. Vai con tuo padre e mangia assieme a lui… glie ne hai portati quattro e belli grossi. Sarà molto contento di te, mio orgoglio, mia Fiamma Gelida…- 

Fiamma Gelida. Figlio del fuoco e della neve. Ora mi riconosco. Questa è la mia natura. Ho cercato di contenerla, di smettere di uccidere mischiandomi agli umani, ma l’istinto di un predatore non si assopisce con facilità. È stato quell'istinto a convincermi di condurre quei quattro uomini nella tana di mio padre. Resistergli è impossibile...

Un grido proviene dalla caverna: subito dopo, un ruggito potentissimo, più intenso del crollo di una montagna intera, riecheggia nella cavità e scuote tutti i monti. La caverna si accende di una luce intensissima, mentre le altre grida degli uomini raggiungono l’apice e si spengono lentamente. Il profumo della loro paura è delizioso… quello della loro carne arrostita è ancora meglio. Ma non sono morti tutti, lo sento: l'odore della paura di un uomo è ancora forte. Lo sento fuggire, i suoi passi echeggiano nella caverna, ed ecco che, tutto trafelato, con il volto sporco di cenere e sudore, il capo della spedizione esce dalla caverna, con ancora la spada in pugno: spalanca gli occhi e sposta il suo sguardo da me a mia madre con una velocità straziante. Poi, il profumo della sua paura scompare, mentre il penetrante odore della sua ira riempie le mie narici. Il guerriero mi guarda, mentre mia madre scompare in un vortice di neve. Vuole lasciarmi tutto il piacere della caccia.

-Tu... maledetto traditore! Piccolo, sporco bugiardo! Sei uno Squamato, sei l'abominevole figlio di un drago! E chi era quella mostruosità bianca? Forse tua madre? Per gli dei, non mi importa di quali razze tu sia il bastardo, ma ti giuro sul nome della mia famiglia che prima di morire ti spedirò all'inferno!-

L'umano mi carica, brandendo la sua spada con entrambe le mani e mira al mio volto, portando un attacco potentissimo. Alzo il mio braccio ricoperto di squame e intercetto la lama, che si spacca in due frammenti. Quel giocattolo non era poi così prodigioso... mentre il Nortunno spalanca gli occhi, incredulo, io con il mio braccio artigliato gli trapasso il petto coperto da diversi strati di pellicce, senza difficoltà. Il guerriero sussulta e si affloscia sul mio braccio. Il suo corpo cade inerte in mezzo alla neve, deturpata dal sangue profumato che cola dalle sue ferite.

Ho fame.

 

 

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Angolo Autore

Ave, popolo! Questa è la primissima storia che pubblico sul sito e spero di cuore che possiate apprezzarla, nonostante la sua brevità e la sua forma sicuramente non perfetta (non ho mai scritto in prima persona prima d’ora). Se avete consigli su come potrei migliorare, non esitate a farmelo sapere.

Detto questo, vi lascio i miei saluti!

Max.

  
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