Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: Sherlokette    14/12/2014    2 recensioni
Londra 2015. Il professor Sebastian Michaelis si vede portar via il fratello Vincent e la moglie di lui, Rachel, in una tragica rapina in casa finita nel sangue. Il tribunale gli affiderà il nipote, Ciel, unico sopravvissuto di quella notte terribile. Fra segreti, amici e nemici, un amore inaspettato e qualcuno che continua a dare la caccia a Ciel, Sebastian vedrà la sua vita capovolgersi in un attimo...
Genere: Dark, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Seduto accanto all'assistente sociale, Ciel Phantomhive osservava dal finestrino dell'autobus il mondo esterno con sguardo vuoto. Stringeva lo zainetto che aveva sulle ginocchia con le mani, incurante dei sobbalzi, e non diceva una parola. Una volta gli piaceva Londra, m in quel momento tutto lo disgustava: le luci, le strade, il Tamigi... Ogni più piccolo dettaglio di quella grande città gli ricordava i suoi genitori, genitori che aveva visto ammazzare brutalmente.

Sì, tutto gli faceva solo schifo.

L'assistente, una donna sulla trentina, lo guardò ed espresse la sua preoccupazione: -Sei nervoso? -

-No signora. - Il ragazzino la guardò di sbieco, con l'unico occhio blu rimastogli sano e mostrando in parte le bende che coprivano il destro, perso nel tentativo di scappare dagli assassini: - E' mio zio. Il fratello quasi gemello di mio padre. L'unico di cui sento di potermi fidare. -

Lei si morse il labbro inferiore: - Gli agenti vi terranno comunque d'occhio, onde evitare brutte sorprese. -

-Sì, certo. Sono in una botte di ferro allora... - commentò in conclusione lui, amaro.

Non parlarono più fino all'arrivo a casa di Sebastian, che andò subito ad aprire loro la porta al suono del campanello.

Quest'ultimo rimase molto colpito dal cambiamento del ragazzino: era più magro di quanto ricordasse, i capelli scuri si erano un po' allungati e l'espressione con il quale lo salutò avrebbe gelato il sangue a un rettile: - Ciao, zio Sebastian. -

-Ciel. Com'è andato il viaggio? -

-Noioso. -

-Capisco. - Dal piano di sopra si sentì un mobile che veniva spostato e qualcuno che brontolava, e l'assistente sociale domandò chi fosse.

-Scusate, è un mio collega, Grell Sutcliffe; mi stava dando una mano a terminare i preparativi della camera da letto di Ciel. - Mentre parlava, non poté fare a meno di guardare le orribili bende che coprivano in parte il volto del nipote.

L'assistente sociale, dopo le ultime disposizioni, li lasciò soli, con l'accordo di tornare fra due settimane per controllare la situazione.

Ciel lasciò lo zainetto di fianco al divano e vi si accomodò.

-Bene, Ciel... - Sebastian andò a sederglisi vicino: - Hanno protestato per la faccenda dei cognomi, eh? -

-Già. Hanno setacciato tutti i documenti possibili. -

Michaelis, infatti, era il secondo cognome del professore, assunto quando al nonna di Ciel si era risposata. L'aveva preso in onore del patrigno, che considerava un grand'uomo, e spesso Vincent lo aveva preso in giro per quella “inutile complicazione”.

-Hai fame, Ciel? Vuoi qualcosa per merenda? -

-No, grazie. -

-Ah... Vuoi che intanto andiamo a controllare la stanza? Credo che il mio collega abbia finito. -

-Sì. Sono un po' stanco, in effetti. -

L'atteggiamento apatico del nipote feriva Sebastian, ma lo comprendeva. Pochi mesi non bastano a cancellare un dolore enorme come il loro.

Si avviarono al piano di sopra, e Sutcliffe uscì dalla stanza esclamando: - Finito! E' tutto pronto, caro Sebastian!! -

Guardò Ciel con curiosità: - Oh, dunque lui è il tuo nipotino! -

-Sì. Ciel, ti presento Grell Sutcliffe; Grell, Ciel Phantomhive. -

-Piacere - rispose neutro quest'ultimo.

Il rosso lo guardò con un sorriso un po' ghignante: - E' davvero carino. Piacere mio, Ciel! Vieni, accomodati pure nella tua cameretta! - e gli lasciò libero il passo.

Il ragazzino entrò velocemente e si chiuse la porta alle spalle, senza sbatterla ma in un modo che lasciava intendere che voleva stare solo.

-Torniamo al piano di sotto. - Sebastian comprese il gesto, Grell però commentò, contrariato: - Caspita, sarà dura entrare in sintonia con lui, Sebastian! -

Sì, infatti. Il professore di latino sospirò, sottolineando la verità di quell'affermazione.

 

 

 

Il giorno dopo, alla fine della lezione di latino, Grell portò a Sebastian alcuni fogli tenuti insieme da una graffetta: - Ecco qua, caro collega! I moduli di iscrizione che avevi richiesto per Ciel! -

-Ti ringrazio, ma sarei andato a prenderli di persona più tardi. -

-Oh, non preoccuparti, per me è un piacere! -

-Abbassa la voce, Sutcliffe. -

Questo si imbronciò e gli consegnò il fascicoletto. Raggiunse poi l'altro dietro la cattedra, posò il fondo schiena sul piano e domandò: - Come è andata ieri sera? -

-Benino. -

-Mmmhh... Bugiardo. -

Sebastian lo fissò con gli occhi marroni ridotti a fessure: - Prego? -

-Lo sento che non va “benino”. -

L'altro espirò e raccontò tutto: - E' apatico. Freddo. E' molto diverso dal ragazzino felice che ho visto nascere e crescere in questi anni. E il suo occhio... -

-Il suo occhio? -

-Mentre stava scappando dagli assassini dei suoi genitori, uno di loro lo ha bloccato, e nel farlo gli ha quasi cavato l'occhio destro. -

Grell sussultò: - Accidenti... -

-Probabilmente non vedrà più, anche se i medici dicono il contrario. -

Il rosso gli si avvicinò un po' di più: - Un trauma del genere cambierebbe chiunque. Ma magari, lasciando passare un po' di tempo, il suo animo si risolleverà. -

Michaelis inclinò la testa, interrogativo: - Da quando sei lo psicologo dell'istituto? -

L'altro rise, una risata bassa e... sì, quasi deliziosa: - Non sere una laurea, basta un po' di sensibilità femminile. -

-Femminile? -

-Lo sai che mi considero una signorina mancata, Sebastian caro! - ammiccò.

-Sì, lo so. -

-Orsù, devo muovermi! Parlare con te è bello, ma Molière non si legge da solo... - Si bloccò sulla porta dell'aula: - Che idea! Sebastian, perchè non convinci tuo nipote ad iscriversi al mi corso di teatro? -

-Cosa? -

-Pensaci: quello teatrale è un ambiente molto sociale, ci si diverte e si lavora sodo assieme, sarebbe terapeutico per Ciel incontrare altri ragazzini più o meno della sua età! Lo distrarrebbe un po', nel minore dei casi. -

Sebastian era allibito: - Tu... che proponi certe idee geniali? -

-Non ho solo un bel visetto, e anche se non mi piacciono i ragazzini considero obiettivamente tutto ciò che può far loro del bene; sono un professore dopotutto! -

Il moro era sinceramente sorpreso. In due anni Sutcliffe gli aveva mostrato raramente quella parte di sé, quella professionale, intendiamoci. Forse, si disse, quello stravagante personaggio in rosso che sembrava uscito dalla penna di uno scrittore allucinato aveva più qualità di quante gliene riconoscesse in effetti.

-E' una grandissima idea... Ne parlerò con Ciel. Grazie, Sutcliffe. -

-Fammi sapere, allora! Devo scappare, a presto e bye bye kiss! - e lo salutò con un bacetto volante e molto voluttuoso, con tanto di occhiolino.

Sebastian non ebbe il tempo di rabbrividire per quel gesto che pochi secondi dopo l'uscita del collega un'altra voce lo raggiunse dall'uscio: - Avrei bisogno dell'aula, Michaelis. Ne hai ancora per molto? -

Il moro si morse impercettibilmente il labbro inferiore, riconoscendo il nuovo venuto: - Solo un momento, Spears. Devo riordinare questi compiti. -

Nel vano della porta, dritto come un palo nel suo impeccabile completo nero da beccamorto, stava in attesa William T. Spears, il professore di matematica e fisica. Tutto in lui trasudava la perfezione assoluta, spigolosa e calcolata, quasi ossessiva, dal taglio di capelli perfettamente curato alla punta delle scarpe nere.

Perfino il plico di fogli che teneva sottobraccio era riunito senza neanche una pieghetta fuori posto.

E odiava Sebastian. In un modo viscerale e inspiegabile per lo stesso Michaelis. Non si erano mai fatti un torto a vicenda, ma già dal loro primo incontro era nato un astio profondo, a pelle, dal nulla.

A complicare ulteriormente le cose, Spears era quel tipo di persona che riferiva vita, morte e miracoli di un collega direttamente al preside. Non potevi sgarrare con lui nelle vicinanze; sosteneva di farlo solo per senso del dovere, ma era un comportamento orribile.

-Hai cinque minuti d'orologio, Michaelis. - Si aggiustò gli occhiali sul naso con un gesto rapido ed estremamente rigido.

-Non mettermi fretta, ti spiace? Sei tu quello che sostiene che un lavoro fatto in fretta non è preciso. - Il sorriso falso sul volto di Sebastian irritò l'altro, che tuttavia non si scompose.

Terminato il lavoro, il professore di latino si allontanò il più velocemente possibile da quell'uomo odioso. Girato l'angolo del corridoio, incrociò di nuovo Grell, visibilmente contrariato.

-Cosa è successo? Non dovresti essere in classe? -

-Infatti, ma uno studente manca all'appello! Si tratta di quel lavativo di MacMillan! Stavo giusto andando da Baldroy per sapere se lo aveva visto in giro. -

-Ottima mossa, lui sa sempre tutto. -

-Anche tu sembri teso. -

-Spears. -

-Ho capito tutto. - Grell sembrò rilassarsi un pochino: - Non sa niente della tua situazione, vero? -

-No, e penso che nemmeno gliene importi qualcosa. -

Sutcliffe sospirò pesantemente: - Col senno di poi, non capisco proprio come abbia potuto perdermi dietro ad un uomo così glaciale!! -

Sebastian ricordava troppo bene quel periodo: tempo addietro il collega aveva preso un'infatuazione esagerata per William, mai ricambiata e anzi respinta nel peggiore dei modi. Una volta lo stesso Michaelis si era ritrovato a consolare Grell, disperato d'amore.

-Vado di fretta: ho lasciato i ragazzi da soli e non vorrei che cominciassero a fare baccano, sai cosa intendo. Ci vediamo! - e lo sorpassò in volata diretto verso la stanzina del bidello.

Sebastian tornò allora a concentrarsi sui pigrissimi allievi dell'ultimo anno, troppo occupati per cambiare aula come tutti gli altri, e riprese a camminare.

 

 

Verso l'ora di cena, Ciel raggiunse lo zio in cucina, silenzioso.

Sebastian, rivolto al piano cottura, non si accorse subito della sua presenza, ma quando lo notò gli venne spontaneo domandare: - Qualcosa non va? -

Il ragazzino lo guardò, serio: - Credo di doverti dire una cosa, zio. -

Il moro smise di girare il mestolo nella pentola.

-Tu sapevi che papà era coinvolto negli affari segreti della Corona? -

-Sì... - rispose l'altro dopo una breve esitazione.

-E che teneva sotto controllo le attività illecite di questa città? -

Sebastian sospirò gravemente: - Ciel, se non te l'ha detto lo ha fatto solo per proteggerti. -

-Non è servito. -

-Che vuoi dire? -

-Ti svelerò un segreto, zio. I miei genitori non sono stati uccisi da un solo uomo. Ce ne erano molti di più. -

Michaelis trasalì, ma lo lasciò continuare.

-Un membro del Governo inglese è venuto in ospedale a trovarmi. Mi ha detto tutto. E mi ha detto anche che quegli uomini erano stati mandati ad ucciderci tutti quanti da una persona molto influente. -

-Sicari? -

-Ufficialmente si è trattato di un furto finito in omicidio. La parte migliore è che non è finita qui. -

-Cosa? -

-Chi ha ucciso i miei genitori tornerà per me. Lo sento. Come sento che sono al sicuro solo con te, zio. Non mi fido di nessun altro. -

In gesto di conforto, Sebastian gli si avvicinò e gli poggiò le mani sulle esili spalle: - Quel che dici è terribile, eppure è come se io lo avessi sempre saputo. Se come temi torneranno per te, puoi contare sul mio aiuto. -

-Grazie. -

 

 

Il sonno di Sebastian fu agitato, quella notte. Ad un certo punto si tirò su a sedere e fissò Londra dalla finestra della sua camera. Incredibile il marcio che si nascondeva sotto quella facciata di luci sfavillanti, si disse.

Ripensò alla vita prima della morte di Vincent e Rachel. Era semplice: lui aveva scelto di diventare professore di latino, suo fratello invece aveva preso l'azienda di famiglia e l'aveva trasformata in un colosso dei giocattoli per bambini. Ciel ne sarebbe diventato il capo legittimo a 18 anni; fino ad allora Vincent avrebbe dovuto istruirlo e guidarlo.

Ma si era tutto infranto quella notte maledetta.

Si addormentò, finalmente, cullato dal rumore del traffico, dimenticandosi almeno per qualche ora della vita reale.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: Sherlokette