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Autore: pandamito    14/12/2014    0 recensioni
Raccolta di one-shot in ordine cronologico su Alby e Newt, i loro pensieri e le loro interazioni all'interno del libro.
Nel corso del primo libro vediamo messa in risalto l'amicizia fra Alby e Newt, rispettivamente capo e secondo in comando dei Radurai, ma la loro relazione - essendo il libro scritto dal punto di vista di Thomas - non viene approfondita abbastanza, così ho voluto realizzare questa raccolta per mostrare una mia visione di quello che c'è dietro ai loro piccoli momenti.

● I – Newt sapeva che si stava fingendo offeso di fronte agli altri, ma da come l’aveva attirato accanto a sé sapeva che aveva bisogno di lui, che silenziosamente lo ringraziava per essere intervenuto. E così Newt gli rimase vicino.
● II – Newt era sdraiato su un lato, rivolto verso di lui, con un braccio teso che gli accarezzava i corti capelli scuri, come a volerlo fare addormentare. Quella sensazione gli dava un barlume di ricordo della sua vita passata.
● V – Aveva paura di tutto e chissà se Alby avrebbe continuato a consolarlo, una volta sveglio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alby, Newt
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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06
 
 
Sembrava che da quando era arrivato Tommy non esistesse più un solo momento di pace. Si era appena conclusa l’Adunanza e l’avevano nominato Velocista, ma Chuck era già sulla soglia dell’entrata pronto a scocciare. Ma sul suo volto c’era un’espressione che non gli aveva mai visto: puro terrore.
Si alzò di scatto dalla sedia, preoccupato, assottigliando lo sguardo. «Che succede?» domandò.
Chuckie si contorse le mani e Newt diventava più impaziente. «Mi mandano i Medicali» ammise.
«Perché?» insistette il biondo con tono duro.
«Mi sa che Alby sta sbatacchiando qua e là e che sta facendo il pazzo. Dice che deve parlare con qualcuno.»
Il secondo in comando ebbe un tuffo al cuore. Notizie di Alby. E voleva parlargli. Non sapeva se essere felice perché l’amico si era svegliato o preoccupato per cosa gli avrebbe detto. E se i suoi timori si sarebbero confermati? Se l’avrebbe iniziato ad odiare? Una morsa invisibile gli strinse il petto. In quell’arco di tempo in cui non era stato al suo fianco era stato in pensiero ogni singolo secondo che era passato. In fondo che importava di ciò che avrebbe pensato Alby? L’importante era che ce l’aveva fatta: era sopravvissuto.
Non era vero. Importava eccome. A lui, perlomeno.
Magari Alby aveva pensato la stessa cosa quando l’aveva trovato nel Labirinto e l’aveva salvato.
Non perse neanche un istante e si avviò verso la porta, ma Chuck alzò una mano. «Ehm… non vuole te.»
Newt strinse i pugni e contrasse la mascella, fulminandolo. «Che intendi?»
Chuck indicò Thomas. «Continua a chiedere di lui.»
L’ex-Velocista spostò lo sguardo di fuoco sul novellino, non riuscendo a trattenere la frustrazione che lo percorreva. Ma che diavolo aveva quel pive da attirare così tanti guai? Da quando era arrivato lui non ne andava bene una giusta.
Newt cercò di mettere da parte i suoi dubbi: ora non erano importanti. Sebbene fosse strano che Alby volesse vedere proprio l’ultimo – beh, non proprio, meglio dire penultimo – arrivato, ora non poteva ribattere e doveva precipitarsi da lui.
Ma la morsa nel petto si fece ancora più stretta. Si sentiva… ferito. Perché Tommy? Perché non lui, invece? Cosa c’era di così tanto urgente da dire a quel Fagio che non poteva dire a lui?
Affondò le unghie nei palmi delle mani. «Be’, muoviamoci» disse, ma il suo tono gli uscì più duro di quanto volesse. «Non esiste che non venga con te.»
 
Precedeva Tommy, impaziente da arrivare da Alby, ma si fermò comunque ad aspettarlo quando quello rimase indietro. Sapeva di rivolgergli occhiate ingiuste e accusatorie, ma ora non gli importava, non riusciva a non far vedere quanto fosse contrariato.
Ma tutto svanì quando si ritrovò di fronte alla porta dove riposava l’amico. Sembrava che fosse tutto in silenzio, ma sentì le gambe farsi improvvisamente molli e le sue mani tremare.
Dietro quella porta c’era la verità.
Tutta la rabbia e la frustrazione scivolarono via, lontano da lui, facendo posto di nuovo alla preoccupazione per l’amico. Bussò piano, quasi premuroso, immaginando magari che Alby non avrebbe gradito il rumore, non gli avrebbe fatto bene per la sua guarigione. Ricevette un gemito in risposta e Newt sussultò, sentendosi lui stesso male per le sofferenze dell’amico. Aprì piano la porte, esitante; desiderava entrare e vederlo, ma continuare ad avere paura di ciò che sarebbe successo.
Fece cenno a Tommy di seguirlo e vide Alby disteso sul letto, le palpebre chiuse e il viso segnato dal dolore.
«Sta dormendo?» bisbigliò l’altro.
«Non lo so» rispose piano il biondo, sistemandosi sulla sedia accanto al letto. «Alby» sussurrò piano, sfiorandogli una mano. Nessuna risposta. Il cuore prese a battergli precipitosamente, impaurito da un’idea che Newt continuava a scacciar via ripetutamente sin da quando non aveva visto Minho e Alby tornare in tempo dal Labirinto. «Alby» ripeté, poco più forte. «Chuck ha detto che volevi parlare con Tommy.»
Le palpebre di Alby si aprirono tremanti e gli occhi rossi si posarono su Newt. Il ragazzo ne aveva già visti di ragazzi punti, era abituato, ma sussultò comunque; poi, però, distese le labbra in un sorriso incerto, per rassicurare l’amico.
Lo sguardo di Alby si spostò su Thomas e poi tentò di tirarsi a sedere faticosamente e il biondo prontamente l’aiutò ad appoggiarsi alla testiera del letto.
«Già» brontolò il nero.
Newt si chinò in avanti, premuroso, continuando a parlare piano. «Chuck ha detto che ti dimenavi tutto e che facevi il matto. Che c’è che non va? Stai ancora male?» Le ultime parole uscirono con un tono più dolce del solito e il ragazzo continuò comunque a sfiorargli la mano, forse per rassicurare più se stesso che l’altro.
Poi il maggiore farfugliò qualcosa prima di sprofondare di nuovo nel letto, chiudendo gli occhi affaticati. «Non mi sento tanto bene» ammise.
Newt di quelle parole confuse riuscì a scorgere solo i nomi di Thomas e la ragazza e qualcosa come «… Li ho visti…»
«Che intendi dire, che hai visto…» cominciò, ma fu bruscamente interrotto.
«Volevo Thomas!» sbraitò Alby con rabbia improvvisa. «Non ho chiesto di te, Newt! Thomas! Ho chiesto di Thomas, cacchio!»
Le continue preoccupazioni e premure di Newt lo stavano facendo uscire matto. Ciò che doveva dire… ciò che aveva visto… era urgente e non poteva perdere tempo con lui.
Non voleva veramente trattarlo male, ma Alby era fatto così, si accendeva con un attimo; se ne sarebbe pentito sicuramente dopo e avrebbe dovuto affrontarlo, ma prima doveva parlare con Thomas ed era dannatamente importante.
Quelle parole fecero male più di qualsiasi altra cosa, più della sua gamba andata. Newt si irrigidì e ora sentiva il petto stringersi così tanto da fargli credere di non riuscire a respirare. Si voltò lentamente verso Thomas e alzò le sopracciglia, come a pretendere delle spiegazioni.
«Va bene, brontolone di un caspio che non sei altro» disse, cercando di essere comprensivo e di mettere da parte tutti i suoi sentimenti per qualche istante, non potendo però celare una nota di risentimento nella voce. «È proprio qui. Parlagli.»
Alby esitò, prese un bel respiro, ma poi ordinò: «Vattene.»
«Non esiste» controbatté l’altro, prendendo posizione. «Voglio sentire.»
Entrambi sembravano due bambini testardi.
Ma Alby non voleva che sentisse delle cose orribili che aveva visto. Doveva solo convincere Thomas a non uscire da quel Labirinto, a non spingerlo verso una morte certa.
«Newt» la sua voce era solenne, di chi era abituato a dare ordini ai pive. «Vattene. Ora.»
«Ma…» tentò di protestare ancora il biondo.
Basta. «Fuori!»  strillò l’altro, non potendolo più sopportare, con voce rotta dallo sforzo. «Esci!»
Forse se l’avrebbe trattato male se ne sarebbe andato, almeno per l’offesa, così Alby non avrebbe dovuto ammettere di fronte a lui la dura verità.
Ma Newt rimase immobile a fissarlo, non vi era rabbia nel suo volto, ma Alby poté vedere quanto si sentisse ferito e per qualche istante vacillò, sentendosi in colpa, seppur consapevole di star facendo tutto quello per un motivo ben preciso.
Per qualche istante pensò che Newt sarebbe seriamente rimasto lì, ma lo conosceva troppo bene, purtroppo, e sapeva come colpire le sue debolezze. Di fatti si alzò tranquillamente dalla sedia e si fermò solamente quando aprì la porta.
Non si voltò, le sue parole furono dure, ma non il tono, il che avrebbe gelato chiunque, ma non Alby. «Non aspettarti che ti baci il culo quando verrai a dirmi che ti dispiace.»
«Chiudi la porta!» urlò il nero e quello ubbidì, sbattendola.
Alby tirò un sospiro, cercando di liberarsi di tutto quel peso causato dalla tensione, seppur invano. Avrebbe dovuto affrontarlo dopo e non sarebbe stato affatto piacevole. Di solito non gli urlava mai contro, non a lui e mai in quel modo. Ma avrebbe trovato un modo per far pace, come sempre.
 
Chiusa la porta alle sue spalle, Newt non si mosse di un altro passo. Rimase lì, immobile e in silenzio, cercando di scorgere le parole che i due si stavano scambiando nella stanza.
Il petto si alzava e si abbassava per la rabbia. Avrebbe voluto lasciarsi andare e gridare, mostrare quanto si sentisse ferito, ma rimase dov’era.
Poteva urlargli tutto quello che voleva, ma non avrebbe lasciato mai Alby.
Di fatti spalancò la porta e si precipitò nella stanza appena sentì le grida, Thomas non ebbe neanche il tempo di finire di urlare il suo nome.
Agì d’istinto, gli fu addosso, bloccandolo e cercando di allontanare le mani dalla sua gola.
«Molla! Ti stai ammazzando, cacchio!» gridò, agitato, con l’adrenalina che andava a mille, mossa dalla paura.
Lo immobilizzò con un ginocchio puntato sulle spalle, Tommy gli teneva ferme le gambe e lui le mani, lontane dalla sua gola. Non si rilassò neanche quando le convulsioni dell’amico cessarono, ma si allontanò lentamente, permettendogli di respirare.
Alby aprì faticosamente le palpebre pesanti, era stanco, eppure gli rivolse uno sguardo. «Mi dispiace, Newt!» sussurrò e a quelle parole il chiamato in causa ebbe un sussultò. «Non so cosa sia successo. È stato come se… qualcosa stesse controllando il mio corpo. Mi dispiace…» continuò a ripetere. Ed era vero. Newt gli aveva detto che non avrebbe accettato le sue scuse, eppure Alby non poteva farne a meno. Era spaventato da ciò che era appena accaduto, il suo corpo si era mosso da solo, contro la sua volontà.
«Mi dispiace un corno» ribatté Newt. Le parole della litigata riecheggiavano ancora nella sua mente, ma la sua non era proprio rabbia, era paura e capì perché Alby si era così tanto arrabbiato con lui quando si era buttato. «Stavi cercando di ucciderti, cacchio.»
«Non sono stato io, lo giuro» mormorò l’altro.
Buttò in aria le mani. «Che vorrebbe dire che non sei stato tu?» domandò.
«Non lo so… Non… non ero io» disse, ma sembrava addirittura più confuso dello sguardo interrogativo che gli altri due gli stavano lanciando.
Il biondo si lasciò sfuggire un sospiro. La verità? Non gli importava. Alby stava bene – be’, più o meno – e questo era ciò che contava; aveva bisogno solo di riposo. Così afferrò le coperte e le rassettò sopra il corpo dell’amico, come una madre. Era davvero così che facevano le madri? Non ricordava.
«Porta le chiappe a dormire, ne parleremo dopo» lo rassicurò, sforzando di rivolgergli un sorriso. Gli diede un colpetto sulla testa e poi aggiunse: «Stai proprio fuori, pive.»
E ancora gli scivolò tutto addosso e ora in lui c’era solo premura e dolcezza, mentre Alby annuì piano e chiuse gli occhi, terribilmente stanco.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

PANDA B I T C H.
Sono la persona più brutta che possa esistere nell'universo e sì, lo so, dispiace anche a me. #feellikeAlby Solo che diciamo mi sono dedicata molto alla mia pagina su The Maze Runner (the maze runner; «be careful. don't die.») e.. e... e poi i compiti e... e... Ok, la verità è che er- sono ancora tuttora in depressione per il mid-season finale di TWD, quindi compatitemi se piango tipo ogni giorno dalle ultime due settimane. Io confido nelle vacanze di Natale, visto che dovrei aggiornare anche Can you see me? e lì mi mancano solo tre capitoli, mentre qui... effettivamente non mi aspettavo che sarebbero usciti tanti capitoli, invece mi sono accorta che nel libro ci sono molte più scene Nalby di quanto mi ricordassi e io voglio riportarle tutte e concentrare l'attenzione sulle emozioni dei due personaggi.
Per qualsiasi chiarimento, potete farmi domande e potete contattarmi mettendo mi piace alla pagina facebook Come una bestemmia. o seguendo @pandamito su twitter, o andando sul mio profilo efp dove ci sono tutti i link dei social network su cui sono reperibile. (?) #copiaincollaistheway Sono pandamito pure su tumblr, pandamito everywhere, anche se lì in realtà ho due blog, ma.... va be', andate sul mio profilo, va.
Baci e panda, Mito.
   
 
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