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Autore: heliodor    14/12/2014    2 recensioni
Capitan Freedom ― il Capo ― è il supereroe. Liberty Boy ― il Ragazzo Fantastico ― è la sua fedele spalla.
Insieme lottano contro i supercriminali che minacciano la pace nel mondo, in particolare Mantra, il loro arcinemico.
Nella battaglia finale il Capo e Mantra restano intrappolati in una dimensione parallela mentre Liberty Boy perde i suoi poteri.
Anni dopo, il Capo ritorna trasformato nella mente e nello spirito.
Liberty Boy è costretto a indossare di nuovo la maschera, perché adesso è Capitan Freedom il supercattivo...
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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― Capitano.― La voce piove dall'alto ed è come un rombo che fa tremare l'aria. ― Hai fatto un ottimo lavoro.
Capitan Freedom fa una smorfia di dolore. Steve lo costringe a stendersi sulla schiena.
― Sei sovraccarico, Capo. Tra poco ti passa tutto.
― Vedo che c'è anche la tua inutile controparte.
Steve si alza e agita il ugno verso il disco che si libra sopra la baia. ― Mantra ― grida. ― Perché non vieni fuori e ne parliamo?
Capitan Freedom si rialza puntellandosi su una sola gamba. ― Lui è qui per aiutarci. Cambieremo il mondo.
Mantra ride. ― Hai ragione, Capitano. Cambierò il mondo, ma lo farò a modo mio. Mentre attendevo paziente di essere riportato indietro, ho riflettuto sulle prossime mosse. Il mio nuovo ordine mondiale nascerà da qui, dove tutto è cominciato. Farò di Baytown la mia capitale. Ma prima, devo cambiare alcune cose. Ristrutturare, dare una rinfrescata alle mura, spostare qualche mobile. Le solite cose.
Dal rigonfiamento del disco nasce una scarica di energia color viola che attraversa l'aria e si abbatte come un fulmine su di una nave all'ancora. Il metallo di cui è fatto sfrigola, si scioglie ed esplode seminando milioni di schegge.
La gente assiepata lungo il molo grida e si ritrae cercando un riparo.
― Credo di non vere bisogno del tuo aiuto, Capitano ― dice Mantra. ― Cambierò il mondo da solo. Dopotutto, è stato sempre questo il piano originale.
Capitan Freedom ricade sul molo. ― Mantra ― esclama con un gemito.
Steve si china al suo fianco. ― Capo. Resta giù.
Capitan Freedom abbassa la testa. ― Credevo di poterlo controllare. Ne ero certo. Vent'anni passati in quel limbo mi hanno strappato l'anima.
― Non è colpa tua.
― Invece sì. Ho fallito, Steve. Aveva ragione Mantra. In fondo siamo solo dei tizi col costume. La gente ci ha dimenticati.
― Ti sbagli. ― Steve indica la gente che si guarda attorno spaventata. Alcuni li fissano dai loro nascondigli improvvisati, come una pensilina o un'auto ferma sul ciglio della strada. ― Guardali. ― Mescolati tra la folla, una ragazza indossa il costume di Capitan Freedom sopra dei jeans scoloriti. Un uomo con lo stesso costume stringe a sé un bambino con la maschera verde che gli nasconde il viso. ― Sono qui per te.
― Li ho delusi. Come ho potuto credere che sotto la guida di Mantra il mondo potesse essere un posto migliore?
― Il mondo non ha bisogno di un cattivo per essere un brutto posto. Io lo so, ci ho vissuto negli ultimi venti anni. Ma so di cosa ha bisogno.
Capitan Freedom scuote la testa. ― Un vero eroe?
― Speranza, Capo. È questo quello che si aspettano da noi. Non siamo la soluzione a tutti i problemi, ma possiamo indicare loro la strada da percorrere. Qualcuno continuerà a fare di testa sua, ma alcuni, per quanto pochi, ci seguiranno. E faranno la differenza.
Capitan Freedom abbozza un sorriso. Steve allunga la mano e lo aiuta a rialzarsi. Dalla folla parte un timido applauso.
― Vai, Capo! ― grida un uomo dai capelli brizzolati.
Il cielo è percorso da scariche di fulmini viola. Steve le osserva accigliato. ― Hai un piano?
― Temo che dovremo improvvisare.
Il levicottero di Lucy atterra a qualche metro di distanza. La donna salta fuori dall'abitacolo e corre verso di loro.
― Lei è Lucy ― dice Steve indicandola. ― Voglio dire, l'agente Miller. È qui per darci una mano.
― Ci siamo già visti nel laboratorio sottomarino.
Lucy fa un cenno di saluto con la testa.
― Ti presento Capitan Freedom.
― Mike Kozinski ― dice questi tendendo la mano.
Lucy la stringe. ― Mike? È il tuo vero nome?
Capitan Freedom annuisce.
― Sei di nuovo in te?
― Credo di si. Mi sento un po' scombussolato, ma sta passando.
Le scariche si concentrano in un punto al centro della baia. Sopra il pelo dell'acqua si forma un vortice violetto, poi il mare si solleva e dal basso emerge la sommità tozza e sgraziata di un essere umanoide.
― Megacyborg ― esclama Steve. ― Quello non si arrende mai. Ma com'è possibile? L'ultima volta che ci siamo incontrati l'ho distrutto.
― Tecnologia autoriparante ― dice Lucy. ― Jones e Braun devono averlo modificato.
Capitan Freedom si alza in volo. ― Steve. Tu pensa al gigante. Io mi occupo di Mantra.
Steve lo raggiunge. ― Come al solito.
Capitan Freedom vola verso il disco.
― E io che faccio? ― grida Lucy dal basso.
Steve si lancia verso il megacyborg. Il gigante d'acciaio è già a ridosso del ponte. Lungo le due carreggiate le auto giacciono con le portiere abbandonate. La mano del robot si abbatte sulla striscia d'asfalto che unisce i due promontori. Il metallo geme, si piega, infine si spezza. I tiranti saltano uno a uno con uno schiocco che ferisce i timpani.
― Ma ce l'hai proprio con quel ponte ― esclama Steve lanciandosi contro il robot con i pugni protesi in avanti.
L'impatto contro il metallo della corazza lo fa rimbalzare all'indietro e volteggiare nell'aria. L'acciaio si piega appena sotto la pressione del colpo. Nel punto colpito brilla una luce violetta.
La testa del gigante si volta verso Steve, che si libra a una ventina di metri di distanza.
― Salve bestione. Ti ricordi di me?
La mano del gigante si muove verso di lui. Steve alza le braccia per proteggersi. Il palmo del robot lo colpisce con la potenza di un maglio.
Steve precipita verso l'acqua. Nel punto dell'impatto solleva una colonna d'acqua che arriva al ginocchio del gigante.
***
Capitan Freedom vola tra fulmini color viola che si avvolgono attorno alla sua figura e scivolano di lato. Un lampo seguito da un rombo sommesso taglia l'aria in due. Lui lo evita scartando di lato, solo per essere investito da un secondo fulmine scaturito da un punto diverso del disco color argento.
La parte inferiore del rigonfiamento incombe sopra di lui. La struttura è avvolta dalle scariche violette che ne percorrono la superficie da un punto all'altro. Più sopra il cielo ha assunto la stessa colorazione del vortice che sta di nuovo ruotando su se stesso. Lampi color cremisi piovono dall'orbita e si abbattono sulla baia.
― Mantra ― grida Capitan Freedom librandosi sul disco argenteo. Il velivolo è così grande che impiega diversi secondi per volare da un punto all'altro. ― Che hai intenzione di fare?
Nella parte superiore del disco si apre uno spicchio dal quale si affaccia una figura umanoide. Due braccia, due gambe e un tronco sormontato da una testa piena di protuberanze. Il metallo lancia bagliori purpurei sotto la luce violetta del cielo.
Capitan Freedom osserva l'automa muoversi con agilità lungo la superficie del disco. ― Sono qui Capitano ― grida agitando un braccio nella sua direzione. ― Risolviamo la questione una volta per tutte. Solo tu e io, come hai sempre desiderato.
Capitan Freedom atterra a una decina di passi di distanza dal robot. ― Quando l'hai costruito?
― Poco dopo che sei andato via. Ho usato ciò che restava del vecchio disco per assemblare questa meraviglia ― spiega Mantra. Mentre parla sottili scariche violacee attraversano la struttura del robot.
Capitan Freedom si guarda attorno. ― E tutto questo? Il disco era a pezzi.
― Energia infinita e molto tempo a disposizione possono compiere dei veri prodigi. Mentre ero dall'altra parte e ti convincevo a diventare mio alleato, una parte di me studiava la situazione e preparava il mio ritorno.
Capitan Freedom agita minaccioso un braccio verso Mantra. ― Mi hai ingannato.
― No. Tu volevi essere ingannato, Capitano. Eri stanco di lottare, di soffrire per gli inutili esseri che abitano questo pianeta. Noi siamo nati per dominare, non per servire questi inferiori.
― Sei un pazzo.
― Detto da uno che gira con la maschera e il mantello è quasi un complimento.
Capitan Freedom scatta in avanti, con un pugno colpisce Mantra al petto e lo fa volare verso il rigonfiamento del disco. L'impatto produce un tonfo sordo. Il metallo si piega verso l'interno e si spezza, aprendo una falla nello scafo in cui il robot precipita.
Capitan Freedom si getta nell'apertura. L'interno è immerso in un chiarore violaceo che getta ombre cupe sulle pareti di metallo percorse da ampi violetti.
Mantra è in piedi al centro della cupola. ― Ricordi questo posto, Capitano?
― Stavolta non ti permetterò di farla franca.
― Quello fu un incidente che tu provocasti, ma ora ho trovato la soluzione al problema. Ho fatto le cose in grande! ― Esclama allargando le braccia metalliche.
Lo spicchio di cupola si allarga, rivelando la piattaforma su cui Mantra e capitan Freedom sembrano minuscole formiche. Da un foro al centro esatto emerge una colonna di metallo spessa dieci metri. Sulla sommità svetta un'antenna parabolica puntata verso il cielo.
Una colonna di luce violetta piove dal centro del vortice e nel momento in cui tocca l'antenna un lampo dello stesso colore inonda la cupola.
Capitan Freedom si copre gli occhi con il braccio. ― Fermati, Mantra.
― È troppo tardi, Capitano. Dovevi fermarmi vent'anni fa. Hai avuto la tua occasione.
Capitan Freedom si lancia verso l'antenna. Un lampo viola inonda l'aria seguito da una tempesta di fulmini cremisi che si abbattono sulla superficie del disco.
Capitan Freedom viene avvolto dai fulmini come una crisalide intrappolata nel bozzolo. ― Ah! ― geme quando precipita e impatta con la superficie del disco. Rotola per alcuni metri lungo la leggera discesa, infine si ferma riverso sulla schiena. Sopra di lui il cielo è di un viola cupo, percorso da fulmini dello stesso colore. Il vortice si è allargato e occupa metà del cielo. Altri fulmini piovono verso il mare e si dirigono alla baia.
***
Steve emerge dall'acqua e punta verso il cielo. Sopra di lui la mano del gigante d'acciaio frusta l'aria e si abbatte sulla sua schiena.
― Ah ― grida precipitando verso l'acqua. Con un colpo di reni si raddrizza e volando un metro sopra le onde si allontana.
Il gigante si volta e riprende a camminare verso la città. La gente assiepata sui moli assiste a bocca aperta allo scontro.
― Dove vai? ― Steve si getta in picchiata verso la schiena del robot. ― Non ho ancora finito con te.
L'addome del gigante ruota di cent'ottanta gradi, mostrando le ampie mani a tenaglia verso Steve, che scarta all'ultimo momento evitando l'impatto e lo colpisce al petto. Il robot vacilla, lo schianto del metallo che si piega e spezza riempie l'aria con un rombo assordante.
Steve rimbalza indietro piroettando su sé stesso. ― Hai la pellaccia dura.
La mano del gigante scatta in alto e lo scaraventa verso il ponte. Steve colpisce una delle torri che sostengono la campata, che si piega nella direzione opposta.
Il mostro d'acciaio incombe su di lui, le braccia sollevate sopra la testa tozza e sgraziata. Due rose sbocciano in prossimità dell'addome, l'aria vibra per lo spostamento d'aria provocato dalle esplosioni. Un oggetto scuro dalla forma a goccia si libra al di sopra del gigante.
― Vuoi divertirti tutto da solo?
― Lucy! ― esclama Steve.
La donna ghigna mentre spinge la cloche verso il basso.
Il levicottero effettua un volo radente sulle macerie del ponte, evita d'un soffio la gamba del robot e si tuffa verso l'alto seguito da una scia di condensa emessa delle turbine.
Un oggetto a forma di razzo sibila sopra la baia. Steve alza gli occhi un attimo prima che colpisce in pieno la testa del gigante, che barcolla e si gira verso il nuovo arrivato.
Due levicotteri si librano un centinaio di metri sopra il mare.
La voce di Reya risuona negli auricolari. ― Sorpresa.
― Karl, Reya, Jimmy, Kalvin ― dice Lucy con un mezzo sorriso stampato sul volto. ― Ci siete proprio tutti.
― Buttiamo giù questo affare ― dice Kalvin.
― È arrivato il Settimo Cavalleggeri ― esclama Steve lanciandosi verso le nuvole color viola acceso. Dall'alto vede i cinque levicotteri circondare il cyborg e fare fuoco all'unisono. Altre esplosioni sbocciano sui fianchi, la schiena e il petto del mostro. ― Così ― grida lanciandosi verso il basso.
Una scarica di fulmini incendia e fa vibrare l'aria. Steve non fa in tempo a voltarsi che le scariche gli avviluppano le gambe e il tronco. ― Ma cosa? ― ha il tempo di esclamare prima di precipitare verso l'acqua.
L'impatto solleva una colonna d'acqua alta una decina di metri. Steve affondo verso l'abisso, gli occhi chiuse e le membra che fluttuano nell'acqua.
Lucy sgrana gli occhi. ― Voi occupatevi del cyborg. Ci penso io a recuperarlo.
Il levicottero si getta in picchiata, entra in acqua con u tonfo sordo e ne riemerge un secondo dopo. Aggrappato a uno dei pattini, Steve tossicchia.
― Tutto bene? ― grida Lucy dalla cabina.
Steve prende posto al suo fianco. ― Non ho più i poteri.
Lucy lo guarda preoccupata. ― Come fai a saperlo?
― Lo so. Lo sento.
Sopra di loro, il colore del cielo è livido.
― È stato Mantra ― spiega Karl dall'altoparlante. ― Sta usando Andromeda per scombussolarvi
― Andiamo da lui ― dice Lucy afferrando la cloche con entrambe le mani.
― No, è finita. ― Steve scuote la testa.
― Possiamo fermarlo.
― Senza i poteri non sono niente, Lucy.
Lei lo guarda con espressione severa. ― Tu sei un eroe, Steve.
― Solo quando ho i poteri.
― Ti sbagli. Io lo so.
Steve le rivolge un'occhiata incerta.
Lucy deglutisce a vuoto. ― Ricordi quando ti ho detto che una volta mi hai salvato la vita?
Steve annuisce.
― Avevo otto anni e vivevo a Greenbear. Quel giorno pioveva a dirotto e il torrente era uscito dagli argini. Un'onda ci investì in pieno trascinandoci via. Eravamo bloccati all'interno e la pressione dell'acqua ci impediva di uscire. Ma arrivò qualcuno a spaccare uno dei finestrini e ci tirò fuori. Eri tu.
― Mi trovavo a passare di lì per caso. Non ero uscito di casa con l'intenzione di...
― Non ha importanza ― lo interrompe Lucy con le lacrime agli occhi. ― Non conoscevo il tuo nome, sei sparito prima che arrivasse la polizia, ma ho sempre saputo che eri tu Liberty Boy. Lo sentivo. È per questo motivo che ho passato metà della mia vita a cercarti.
Steve la fissa negli occhi.
― Dovevo dirti che tu sei un eroe, Steve. Lo sei sempre stato, con o senza i poteri. E ora devi fare il tuo dovere.
Steve guarda il disco che si libra sopra la baia e annuisce. ― Okay. È una follia ma... andiamo da Mantra e risolviamo la questione una volta per tutte.
Lucy sorride e tra su col naso. ― Ragazzi, voi tenete occupato quel bestione.
― Vai pure tesoro ― dice Reya. ― Ci pensiamo noi.
Il levicottero vira verso il disco di Mantra.
***
Capitan Freedom si rialza puntellandosi sulle braccia. Scuote la testa, si guarda attorno. Un'ombra gli passa accanto, lo sovrasta. Un braccio metallico si allunga verso il suo petto. L'impatto lo scaraventa lontano e lo fa rotolare lungo la superficie del disco.
― Bentornato tra i comuni mortali, Capitano. ― Mantra avanza un passo alla volta. ― Come ti senti a non avere più i tuoi poteri?
Capitan Freedom si rialza. ― Non è mai stata una questione di poteri, Mantra.
― Ah, no? E che cosa sei senza la tua forza, senza la tua resistenza, senza la capacità di volare? ― Mantra scatta in avanti, lo afferra per il bavero e lo solleva di mezzo metro senza alcuno sforzo. Gli occhi metallici vibrano di luce violetta mentre fissano quelli di Capitan Freedom. ― Te lo dico io cosa. Sei solo un tizio con un costume ridicolo. ― Scaraventa via Capitan Freedom come una bambola di pezza.
L'uomo atterra sulla schiena e rotola sul fianco. Si rialza, tossisce, guarda Mantra con gli occhi socchiusi. ― E tu cosa sei senza la tua tecnologia, i tuoi mostri giganti?
Mantra solleva una gamba per colpirlo alla schiena. ― Io sono un Dio! ― Un'ombra si forma alle sue spalle. Nel chiarore violetto che si riflette sulla superficie lucida del disco, il muso del levicottero prende forma e lo investe in pieno.
Capitan Freedom si getta di lato. Il levicottero trascina Mantra con i pattini. Una pioggia di scintille si forma dove il metallo cozza contro il metallo con uno schianto che fa accapponare la pelle.
Il velivolo si ferma dopo una ventina di metri, si adagia sul fianco. Una nuvola di fumo si alza da una delle turbine.
Il portello salta via e vola a qualche metro di distanza. Lucy balza fuori e tende la mano a Steve, che si arrampica sul fianco del levicottero. I due si guardano attorno e poi scivolano in basso.
Sotto il velivolo, intrappolato tra i pattini, Mantra giace immobile, il corpo di metallo percorso da scariche violette che si espandono nell'aria e subito si ritraggono come piccole fruste. A ogni schiocco corrisponde un debole fruscio.
Steve corre verso Capitan Freedom. ― Capo. Stai bene? ― Aiuta l'altro ad alzarsi.
― Sto bene. Mantra?
― Sistemato. Per il momento.
Lucy indica la cupola. ― È quello il problema più serio. Avete un'idea di come fare a fermarlo?
Capitan Freedom scuote la testa. ― L'ultima volta che ci ho provato ho causato un disastro.
― E se lo sovraccaricassimo? ― domanda Steve. Gli altri due lo guardano di traverso. ― Quell'affare prende energia dai satelliti. Se è in grado di scombussolare i nostri poteri sovraccaricandoci, non potrebbe succedere anche il contrario? Gli forniamo tanta energia da fargli fare una indigestione.
Capitan Freedom fa schioccare le dita. ― Come quella volta con il cannone in Antartide.
― Giusto ― gli fa eco Steve.
― Ma dove la troviamo abbastanza energia da sovraccaricare Andromeda? ― domanda Lucy.
Steve apre la bocca per rispondere. Qualcosa saetta alle sue spalle, lo afferra e lo solleva a mezz'aria. Il braccio di Mantra sprizza scintille viola mentre lo fa volteggiare sopra la testa. L'altro giace immobile al suo fianco, un intrico di fili e ingranaggi visibile all'altezza della spalla.
― Steve! ― grida Capitan Freedom lanciandosi verso Mantra.
L'altro scaraventa via Steve che vola verso il bordo del disco, atterra e rotola nella stessa direzione.
Lucy si avventa contro Mantra, ma una gamba la colpisce al petto e la scaraventa via come un fuscello.
― Nessuno di voi toccherà la mia creatura ― grida Mantra.
Capitan Freedom danza attorno all'automa evitando i fendenti dell'arto meccanico. Tra un affondo e l'altro si getta in avanti, afferra con entrambe le mani il braccio danneggiato e tira puntando i piedi.
Mantra lo colpisce al petto. L'arto danneggiato rimane tra le mani di Capitan Freedom mentre vola per un paio di metri sulla superficie levigata.
Mantra si solleva su gambe malferme. Scintille violacee gli attraversano il corpo di metallo mentre sottili volute di fumo si sollevano dalla spalla sfregiata. ― È giunto il momento di salutarci, Capitano. Qui non è più sicuro per me.
Capitan Freedom si rialza puntellandosi col braccio strappato al nemico. ― Dove credi di andare, Mantra?
― Non lo vedi anche tu? Questo mondo sta per finire. È questo il mio grande piano, Capitano. Fuggirò nel limbo con questo meraviglioso disco e nel frattempo Andromeda farà il grosso del lavoro per me. Quando tornerò il mondo sarà felice di prostrarsi ai miei piedi. Io avrò l'unica fonte di energia inesauribile al mondo.
― Non andrai da nessuna parte. ― Capitan Freedom si lancia in avanti, l'arto sollevato sopra la testa come una clava.
Mantra lo anticipa e lo colpisce al petto, mandandolo gambe all'aria. L'arto danneggiato scivola via. ― A mai più rivederci, Capitano ― grida mentre corre verso la cupola. Questa inizia a chiudersi non appena Mantra vi entra e si sigilla con un tonfo sordo. Solo l'antenna che assorbe la colonna di luce violetta proveniente dal vortice è ancora visibile sulla sommità.
Lucy trascina Steve per le ascelle. ― Sta bene, è solo svenuto. Ha preso una bella botta in testa.
Capitan Freedom fissa l'antenna con sguardo duro. ― Agente Miller. Lucy. Portalo via con il tuo velivolo.
― E tu che cosa farai?
― Io resto qui.
Lucy lo fissa in silenzio.
Capitan Freedom si avvicina a Steve e gli poggia una mano sulla spalla. ― Quando rinverrà, digli che ora è lui il Capo.
Lucy annuisce.
Capitan Freedom si raddrizza e corre verso la cupola.
Lucy trascina Steve fino al levicottero e lo issa attraverso il portello. Seduta ai comandi, pesta la console con forza. ― Andiamo bello. Un ultimo sforzo, dai.
Una delle turbine si accende con un ronzio, l'altra tossicchia ed emette uno sbuffo di fumo prima di spegnersi.
― Meglio di niente.
Il levicottero si solleva, scivola oltre il bordo del disco e inizia a precipitare verso il mare. Sopra di lui, il cielo è un immenso vortice che sembra voler divorare la Terra.
***
Capitan Freedom raggiunge la sommità della cupola. Lampi color viola lo investono in pieno facendolo vacillare a ogni passo. L'aria vibra per l'energia emessa dai fulmini in ogni direzione.
Capitan Freedom guarda il cielo, dove un turbinio di nuvole e stelle si confondo nel vortice violetto che incombe su tutti loro. Fa un respiro profondo e si getta nella colonna di energia, scomparendovi.
***
Al di sotto della Cupola, Mantra giace ai piedi della torre che sostiene l'antenna. Tutto intorno a lui vibra e le pareti di metallo urlano la loro protesta sotto la sferza delle tremenda energia che preme su di esse.
Lampi color viola percorrono la superficie del pavimento, lo raggiungono, si immergono in lui. La cupola si riempie di una luminosità viola così intensa da sembrare solida.
Gli occhi meccanici di Mantra riflettono quella luce. Per un breve istante un'ombra attraversa l'aria. È solo un guizzo rapido, un'imperfezione in un chiarore violetto altrimenti perfetto. L'ombra assume le sembianze di un uomo, le braccia piantate nei fianchi e un mantello sulle spalle che sventola agitato da una brezza che non esiste.
È solo un attimo, poi il chiarore diventa latteo.
***
Lucy volta la testa di scatto. Sopra di lei la cupola del disco esplode con un rombo assordante che copre ogni altro rumore. L'energia che univa il disco al vortice si interrompe. Pezzi di metallo contorti grandi quanto il levicottero precipitano verso l'acqua, sfiorandoli.
Lucy, aggrappata alla cloche, vede con la coda dell'occhio il disco che si inclina verso il basso, il centro dove sorgeva la cupola ridotto a una palla di fuoco.
Il vortice violetto si contrae, emette barbagli cremisi che attraversano il cielo e raggiungono i nodi del sistema di satelliti. Ad ogni contatto una piccola stella nasce in quel punto illuminando il cielo.
Il cielo è un inferno viola e cremisi quando il disco inizia a scivolare verso il basso, diretto alla baia e alla città.
Lucy afferra Steve per il bavero e lo scuote. ― Svegliati. Avanti, su. In piedi.
Steve socchiude gli occhi. ― Che cosa?
― C'è ancora del lavoro da fare. Riposerai dopo.
― Dov'è il Capo? ― Steve si guarda attorno sgomento.
― È rimasto su.
Steve si passa la mano sopra la fronte. ― Lui cosa?
― Steve, Liberty Boy. Guarda lì. ― Lucy indica col braccio teso il disco che sta precipitando verso la città, seguito da una scia simile a una cicatrice nera e rossa nel cielo.
― Lui è... ― dice Steve imbambolato. ― Senza di lui non ho alcun potere. Non sono niente.
― Liberty Boy. Ora sei tu il Capo.
Steve guarda fuori dal finestrino il disco volante che si avvicina a Baytown. Con un guizzo si getta fuori dall'abitacolo, precipita per un centinaio di metri, spalanca le braccia ed effettua una stretta virata. Come una freccia scoccata contro il bersaglio punta verso il centro del disco, si immerge nell'inferno rosso al centro e riemerge dall'altra parte.
Lucy afferra la cloche e tira su con tutte due le braccia. La turbina del levicottero emette un gemito sommesso seguito da uno sbuffo di fumo denso e acre. Col fondo gratta sulla superficie dell'acqua, scivola sulle onde per un centinaio di metri e raggiunge la spiaggia, dove affonda nella sabbia e si capovolge su di un lato.
Sbuffando e lamentandosi Lucy si trascina fuori dall'abitacolo. Il disco è ormai ridotto a una palla di fuoco che brucia nell'aria. Il cielo è venato di rosso e viola, ma sta riacquistando il colore azzurro di sempre. Costellazioni color cremisi si accendono e si spengono al passaggio dell'onda di energia che viaggia tra un nodo e l'altro.
Il disco effettua una virata sopra la baia, si inclina su di un lato e seguendo una stretta spirale affonda in mare sollevando una colonna d'acqua alta quanto un grattacielo.
Alle sue spalle esplodono urla di gioia da parte degli spettatori assiepati sul lungomare. Quattro levicotteri atterrano a poca distanza. Reya, Kelvin, Karl e Jimmy la raggiungono.
― E il gigante? ― domanda Lucy vedendoli arrivare.
― Guarda tu stessa. ― Reya indica la baia col braccio teso. A poca distanza dai moli giace, reclinato in avanti, il corpo del Cyborg.
― Il sovraccarico ha fritto anche lui ― spiega Karl. ― Un comodo quanto opportuno effetto collaterale della vostra azione.
― Come stanno i nostri due eroi? ― domanda Kalvin guardando il mare.
Una figura umana si libra sopra le acqua, il mantello che sventola nell'aria. Fluttua verso di loro e atterra sulla battigia, i piedi che affondano nella sabbia resa morbida dalle onde.
Lucy gli va' incontro. ― Niente male ― dice salutandolo con la mano.
Steve annuisce. ― Neanche voi siete da buttare. Jones vi dovrà dare una promozione o se la vedrà con me.
Sopra le loro teste il cielo è percorso da scie color rosso che si intersecano in tutte le direzioni.
― E anche Andromeda è sistemata ― dice Lucy sollevando gli occhi al cielo. ― Almeno per il momento. ― Guarda Steve. ― Che cosa si fa adesso?
Steve si solleva a un metro di altezza. ― Promettimi solo che non lo dimenticheranno.
Lucy solleva il pollice. ― Contaci.
Liberty Boy scatta verso l'alto, esegue una virata e si allontana.
***
Lo schermo mostra il volto di un uomo di mezza età abbronzato e sorridente. ― Dalle ultime notizie diffuse dopo l'incidente di Baytown, sembra che le autorità siano in possesso di nuove prove...
Sullo schermo passano le foto che ritraggono un uomo di mezza età che sorride in posa davanti a un autolavaggio. ― ... Il suo nome era Michael Kozinski...
Un uomo in divisa militare e tre stellette sul bavero fissa severo la telecamera. ― La commissione ha deciso di mettere sotto inchiesta il Colonnello Jones e il dottor Mathias Braun in merito a quanto accaduto...
― Il presidente terrà un discorso alla nazione...
― Si prevede la presenza di oltre dieci milioni di persone ai funerali solenni per Mike Kozinski, meglio noto come Capitan Freedom...
Il video mostra uomini, donne e ragazzi che gridano davanti alla telecamera. Ognuno di loro indossa la maschera e il mantello.
***
Il fastfood ha un'insegna malandata che pende da un lato. Carter scivola oltre la soglia, la porta che si richiude alle sue spalle. In mano ha un sacchetto. La strada è libera, tranne un paio di pedoni che l'attraversano guardando da una parte all'altra.
Carter cammina veloce fino a un semaforo, attraversa sulle strisce e imbocca un viale alberato. Passa davanti a una panchina, si avvicina a un uomo vestito di stracci che vi giace sopra e lo scuote. ― Gale? Sei sveglio? Hai mangiato oggi?
Il vecchio dalla pelle rugosa si mette a sedere. ― Non mi ricordo nemmeno più come si fa ― dice con voce gracchiante.
Carter apre il sacchetto e en tira fuori un panino. ― Questo ti farà tornare la memoria ― dice passandoglielo.
Gale lo afferra con mani tremanti. ― Grazie figliolo. Come ti chiami?
Carter sorride e si raddrizza.
***
Poco fuori dal parco, Carter siede su di una panchina e guarda il fiume che taglia in due la città. Nella mano ha un panino che addenta con un morso deciso. Sospira, l'espressione soddisfatta.
Un'ombra scivola dietro la panchina.
― Hai fatto un ottimo lavoro nella metropolitana ― dice una voce.
Carter solleva la testa di scatto. Una mano si posa sulla sua spalla.
 
FINE
*
*
*
Note Finali
 
Siamo già qui?
Non credevo di arrivarci, sinceramente. Quando ho cominciato questa nuova avventura mi dicevo che era folle provarci, che le storie di supereroi classici non funzionano sulla carta scritta (passi come fumetto o film).
Beh, alla fine ci ho creduto abbastanza da andare fino in fondo.
Okay, ringrazio tutti quelli/e che hanno commentato, recensito, criticato, corretto o anche solo lurkato. Non so se questa storia avrà un seguito (accidenti, da quello che ho scritto negli ultimi paragrafi sembrerebbe proprio di sì), ma se così fosse non sarà nell'immediato futuro. Almeno fino a Luglio il carnet è pieno zeppo di impegni già presi, quindi bisognerà pazientare fino a Settembre dell'anno prossimo! Ma se dovesse accadere, voi sarete i primi a saperlo, promesso!
 
Lunga vita e prosperità!
 
Heliodor
 

 
  
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