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Autore: virgily    14/12/2014    2 recensioni
[being human UK]
(NB. tratto dal Cap. 3 )
-Come puoi garantirmi che con me dentro casa non perderai nuovamente il controllo come stanotte?- domandò cinica mentre il vampiro si cucciava ai suoi piedi, così che potesse più comodamente guardarla negli occhi. Mitchell si morse il labbro inferiore, accorciando appena le distanze fra i loro corpi. Anche se era letteralmente in ginocchio, il vampiro era sempre più grande rispetto alla giovane strega, che in un istante si sentì braccata e disarmata.
-Non posso- rispose lui. Secco, serissimo. Serena odiava quel suo sguardo, puntato come un’arma letale contro di lei. Odiava quei suoi occhi così profondi ed enigmatici. Poteva tuffarsi al suo interno senza sapere dove sarebbe finita, annegando in una distesa di tenebre. Eppure non poteva farne a meno; proprio ciò che doveva disgustarla di più al mondo, l’attirava, la incuriosiva.
-Ma stai pur certa, che restando qui non dovrai temere nessuno…- con un tocco leggero e improvviso, le dita del vampiro si erano allungate sulla gamba, nuda e liscia della strega.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Sawyer, George Sands, John Mitchell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Adrenalize me

Mitchell sedeva in cucina, le braccia posate comodamente sul tavolo mentre stringeva le mani attorno alla tazza ancora calda di tè fumante che Annie gli aveva preparato poco prima. Dall’altro lato del tavolo, George mangiava silenziosamente mentre il giovane spettro restava in disparte, con la schiena posata alla parete. La mora osservava l’espressione assorta del vampiro, cercando di decifrare quel suo sguardo assente, rivolto chissà dove, anche se forse aveva una mezza idea di cosa si trattasse. Una strega era improvvisamente piombata nelle loro vite, e da quel poco che aveva potuto notare c’era uno spesso velo di mistero che legava la nuova arrivata in casa al suo amico. Ma dopo tutto, Annie poteva soltanto ignorare quanto in realtà fosse difficile ciò che Mitchell stava mettendo in atto. No, Serena non sarebbe stata soltanto una nuova presenza nella “casa degli orrori di Bristol” . Quella era la sfida più grande che avrebbe dovuto affrontare.
-Per quanto la tua amica resterà da noi?- domandò improvvisamente George, sollevando la testa dal suo piatto vuoto, sporcato dai rimasugli e dalle briciole dei pancakes.
-Per tutto il tempo che le occorre…- rispose il vampiro, passandosi una mano tra i capelli, sospirando appena.
-E pensi che sia… Saggio?- incalzò nuovamente il giovane mannaro –Insomma, prima mi è sembrato che tu la stessi guardando… non so, come se…- George fece svariate pause. Prima di sperimentare sulla sua pelle solo un misero assaggio di quello che la ragazza poteva fare con i suoi poteri, aveva osservato di sottecchi  il suo vecchio amico, e per un istante giurò di averlo visto che la fissava con la stessa foga che aveva in quei brutti momenti in cui l’astinenza era ancora alle fasi iniziali. Con lo stesso vigore di quando  Mitchell si mostrava affamato.
-Sì…- sussurrò George fra sé e sé-Come se volessi mangiarla…- alla sua affermazione, il moro sollevò di scatto lo sguardo, scontrandosi con quello incuriosito e serio dell’altro. Senza volerlo George aveva colpito nel segno.
-Beh…- il vampiro fece per dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola. E cosa mai avrebbe potuto rispondergli? Lo aveva colto sul fatto, e certamente non avrebbe potuto nascondere ai suoi due migliori amici che quello che stava facendo era pericoloso, per lui tanto quanto che per Serena.
-È complicato…- fu tutto quello che riuscì a dire.
-Mitchell…- Annie lo chiamò piano, preoccupata dell’espressione combattuta che si era scolpita con lineamenti affilati e spigolosi sul viso del suo amico. Questo tuttavia, continuò a guardare dritto, in quel punto indefinito che in realtà lo immetteva altrove, tra i suoi pensieri… le sue preoccupazioni. Forse era soltanto un egoista, piuttosto che al bene dei suoi amici stava dando libero sfogo a ciò che il suo istinto gli stava suggerendo di fare. Eppure, lui era certo che quello per cui stava mettendo tutto a repentaglio fosse un genuino senso di protezione nei confronti di Serena.
-Senti…- sbuffò improvvisamente George, cogliendo la sua attenzione-Io non so nulla sulle streghe e onestamente non voglio entrare nei particolari dei loro rapporti con voi vampiri. Ma se Serena ha davvero bisogno di stare in un luogo sicuro e tu non riesci a controllare la tua sete… beh, allora penso che non abbia senso farla…-
-Posso gestirlo!- lo zittì immediatamente, alterandosi appena. George era appena sobbalzato dalla seggiola su cui sedeva, mentre Annie dal canto suo era indietreggiata ulteriormente. Il vampiro teneva i denti stretti, la mascella rigida e serrata. Poi, quasi rendendosi conto dell’effetto che aveva fatto sui suoi coinquilini, rilassò d’un tratto i muscoli, deglutendo silenziosamente. Si osservò intorno, spaesato, agitato. In realtà, era stata l’idea di far andare via la giovane strega che lo aveva sbilanciato.
-Okay Mitchell. Faremo come vuoi tu…- riprese allora il giovane lupo. Serioso, sotto un certo punto di vista anche spietato. Ma non poteva non essere schietto, soprattutto in una situazione del genere:
-Spero solo che tu non ti penta della scelta che hai fatto. Perché lei non se lo merita…-
***    
In primo pomeriggio, una brezzolina leggera soffiava delicata, accompagnando due giovani per le viuzze strette e poco affollate della periferia della città. Mitchell, con le mani nelle tasche e lo sguardo basso, seguiva silenziosamente i passi lenti e regolari della ragazza al suo fianco. Annie le aveva offerto dei suoi vestiti puliti e più caldi quando erano ancora in casa; e adesso, scortata dallo stesso vampiro che l’aveva trascinata in quel luogo del tutto fuori dal comune, Serena tornava a prendere le sue cose. Non che dovesse prelevare chissà cosa… Ma c’erano tanti ricordi dentro quella piccola abitazione, e non li avrebbe lasciati chiusi là dentro. Li avrebbe portati via con lei, in quella nuova avventura che aspettava soltanto di essere vissuta. Più avanzava per quel silenzioso quartiere che per molto tempo aveva accolto lei e la sua amica, più sentiva un languido senso di malinconia attanagliarle lo stomaco.
-Tutto bene?- le domandò improvvisamente il corvino al suo fianco, mentre rallentava mano a mano il suo passo. Giunsero alla soglia di quella casa in cui Serena, dopo quello che era successo, non aveva più messo piede. Già da fuori, percepiva qualcosa di diverso… di così cupo. Quello era il suo rifugio, il suo nido caldo e accogliente dove assieme alla sua migliore amica potevano rilassarsi e godersi la vita vantando di potersi considerare come due “ragazze normali”. Ma adesso non era più così. Era soltanto il luogo dove era stato commesso un crimine ingiusto. Una vera e propria esecuzione.
-S-Sì…- rispose appena lei, girando la chiave nella serratura della porta, che scricchiolando inquietantemente si aprì piano. C’era una sottile penombra calata nell’intero ambiente, e un’aria rarefatta e pesante, condita da un odore decisamente sgradevole. La mobilia era tutta un soqquadro, e certamente per Mitchell non fu difficile riconoscere si segni della colluttazione che c’era stata la notte precedente in quella casa. Vetri a terra, i divani rovesciati. Il tavolo era ancora ricoperto da uno spesso strato di sangue ormai secco, quasi messo in risalto dal colore scuro e cristallizzato che aveva macchiato il legno chiaro. Un brivido percosse la colonna vertebrale della giovane strega, che silenziosamente trasalì: ebbe come un lampo che le attraversò la mente, facendole rivivere il ricordo spietato del corpo della sua migliore amica, servito come un piatto succulento su quel tavolo, che come un altare sacrificale accoglieva quelle cinque belve che senza alcuna remora si cibarono di lei. Si portò una mano al volto, coprendosi le labbra, trattenendo a stento un singhiozzo che con tutte le sue forze soffocò nel profondo della sua gola. Girandosi intorno, invece, Mitchell fu attirato dalla vista di tre corpi, o meglio, da ciò che ne restava: erano accasciati a terra, due completamente carbonizzati che giacevano agli angoli del tavolo, e l’ultimo semplicemente  un ammasso informe di vecchi abiti, sormontati da un acuminato paletto di legno, che marcivano sul fondo delle scale che portavano al piano superiore:
-Ci sei andata giù pensante, eh signorina?- affermò beffardo il vampiro cercando il suo sguardo, che in un istante lo fulminò.
-Tu che dici?- rispose lei fredda e irritata, sorpassandolo non curante mentre si dirigeva ad ampie falcate verso la scalinata. Certo, magari Mitchell se l’era cercata, ma il fatto che fosse stata a lei a ridurre in quello stato quei tre vampiri quasi lo rassicurò. L’idea che Serena fosse in grado di difendersi quasi lo sollevò dall’inquietante possibilità che avrebbe potuto perdere il controllo e attaccarla. Magari sarebbe riuscita a fermarlo in tempo, o forse l’avrebbe ucciso. Serena, intanto, aveva raggiunto il piano superiore, avanzando in quel triste silenzio per il corridoio che la separava dalla sua camera: era ancora in disordine, proprio come l’aveva lasciata. Il letto appena disfatto, quello che doveva accoglierla e lasciarla risposare, ma sul quale non si era mai posata quella notte. Alcuni dei suoi vestiti erano a terra, l’armadio socchiuso. Lo specchio della sua toletta era crepato in più punti, e tutte le sue cose erano state riversate sul pavimento: i trucchi, i fermagli, il porta gioie. Pensò che evidentemente qualcuno avesse cominciato a curiosare nella sua stanza mentre era riuscita a fuggire. Osservò tutte le sue cose a terra, e un luccicore familiare colse improvvisamente la sua attenzione: inginocchiandosi, Serena cominciò a spulciare tra le mille cianfrusaglie contenute nel suo portagioie, estraendone una piccola croce d’argento dalla manifattura antica legata a una catenella sottile. Quello era tutto ciò che le restava di sua madre. Non ricordava molto di lei, se non un sorriso gentile e quel suo ciondolo sempre legato al collo; anche lei era una strega, la guida della congrega del suo piccolo villaggio nel lontano distretto dei laghi. Morì quando lei era soltanto una bambina, e a quanto riportato dalle sue consorelle, fu per mano di un vampiro. Era angosciante ripensare al tempo perso per scappare da quelle creature, e soprattutto a quante persone care queste le avessero portato via. Una lacrima amara le rigò il viso, e un cigolio sottile squarciò il silenzio della sua solitudine. Pensò fosse Mitchell, che senza perderla di vista neanche un attimo l’aveva seguita. Così sollevò appena lo sguardo, ma da uno degli spicchi ancora interi dello specchio non intravide la giovane figura di quel vampiro. Non che si aspettasse di vedere la sua immagine riflessa, ma pensava che almeno la porta si fosse aperta al suo arrivo. Tuttavia, al contrario delle sue aspettative, Serena vide le ante del piccolo armadio alle sue spalle spalancarsi lentamente. Trattenendo allora il fiato, la giovane ancora a terra si voltò di scatto, osservando con gli occhi sgranati e un pallore mortale un uomo dalle sembianze familiari: la corporatura robusta, gli occhi completamente neri e le fauci spalancate. Era uno di loro, di quei vampiri maledetti che erano riusciti a scappare. Ma non erano affatto fuggiti, si erano solo nascosti, e adesso ne aveva uno proprio innanzi che l’aveva colta nell’unico istante in cui si era azzardata ad abbassare la guardia.
-Ma guarda guarda chi è tornata a casa…- ghignò avanzando contro di lei, accogliendola con una voce roca e viscida. Serena prontamente sollevò la croce di sua madre nella sua direzione, bloccando i suoi movimenti e inibendo i suoi sensi per poi scaraventarlo, con un solo gesto della mano libera, contro lo stesso armadio dal quale era sbucato. Questo, si frantumò non appena dovette attutire il grave colpo provocato dal corpo del vampiro che poco dopo si accasciò a terra, sormontato da una miriade di frammenti di legno laccato. Frettolosamente, la giovane fece per sollevarsi da terra quando sentì una mano scendere dall’alto, inoltrarsi tra i suoi capelli e stringerli, tirandoli con forza.
-Whoa! Come siamo impetuose!-Colta nuovamente di sorpresa, questa volta Serena non riuscì a trattenere un urlo sgraziato mentre sentiva che con violenza veniva sollevata di peso per i suoi stessi capelli, e successivamente stretta contro il corpo asciutto e forte del secondo vampiro che si era appostato in agguato nella sua stanza. Scalciando furiosamente, la giovane cominciò a dimenarsi a più non posso mentre con una forte pressione della mano gelida del vampiro fu forzata a lasciar cadere la croce a terra.
-Stai ferma!- le ringhiò strattonandola ancora una volta per la folta chioma bruna, costringendola a inarcare il collo contro di lui, mettendolo in bella mostra, mentre canini aguzzi si facevano largo nella bocca vampiro.
-Non è stato molto saggio tornare qui…- le sussurrò piano, sfiorandole con labbra screpolate il lobo dell’orecchio, facendola rabbrividire. La strega cominciò freneticamente a pensare a un’alternativa, ad una qualche via di fuga. Ma più tempo perdeva a riflettere più sentiva il fiato pesante della belva alle sue spalle accrescere sempre più, bramoso di assaggiarla.
-Serena!-Irrompendo nella sua camera, quasi buttando giù la porticina laccata color crema, Mitchell caricò il suo assalitore senza neanche pensarci. Questo, interrotto proprio sul più bello, spinse noncurante la ragazza a terra, cercando di bloccare l’attacco avventato del giovane vampiro. Il suo tentativo, tuttavia, fu totalmente inutile, perché come una furia Mitchell lo aveva afferrato per la gola, sbattendogli la testa contro la parete. Lo sollevò poi a qualche centimetro da terra, quasi nell’intento di soffocarlo; il colore della pece ribolliva nei suoi grandi occhi, mentre un ruggito animalesco si fece largo nelle sue fauci affilate. Era furioso, stava perdendo il controllo, e a quella visione Serena trattenne il fiato. La stava proteggendo, e per farlo stava andando contro quelli della sua stessa specie. Tuttavia, la giovane non poté perdere altro tempo che il primo vampiro che l’aveva attaccata si era risollevato da terra, e con passi ampi e pesanti si dirigeva proprio alle spalle di Mitchell, che era ancora alle prese con il secondo. Se non avesse fatto qualcosa alla svelta, sicuramente il vampiro avrebbe colpito Mitchell con un pezzo di legno acuminato che aveva preso tra le macerie del suo armadio. Con uno scatto repentino allora, Serena raccolse il ciondolo a forma di croce, e come uno scudo si piantò, schiena contro schiena, alle spalle del vampiro dai boccoli corvini; la giovane strega sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene, e quei tizzoni ardenti divampare nuovamente nel suo petto, lacerandole le membra con un formicolio dispettoso e provocante. Con quello stratagemma, la strega riuscì a fermare l’avanzata del primo vampiro, che portandosi le mani alla testa lasciò andare quel rudimentale paletto. Colse al volo quell’avvincente occasione, così allungò una mano su quell’oggetto appuntito, che librandosi in aria finì dritto tra le sue mani. Si avvicinò allora al corpo ancora barcollante del suo assalitore, e mentre sentiva la testa svuotarsi di tutti quei mille pensieri, Serena si avventò su di lui, conficcandogli in profondità quel paletto nel cuore. E mentre affondava il paletto sempre più nella sua carne, per qualche decimo di secondo la strega poté ammirare gli occhi del mostro tornare del loro colorito naturale: un verdognolo smorto e cupo, come l’acqua putrida e stagnante di una palude.
-Muori, pezzo di merda- ebbe come l’impressione di riuscire a guardargli dentro, di penetrarlo da parte a parte e vedere nel profondo di quelle iridi il barlume della paura che sopraggiunse assieme alla sua morte. E quando il vampiro si accasciò privo di vita ai suoi piedi, lasciando nient’altro che i vestiti sudici e il paletto insanguinato, la ragazza ebbe un brivido di piacere che le fece venir la pelle d’oca. Stentava a crederci, ma lei aveva appena protetto Mitchell, oltre che se stessa.
-Cillian! Puttana!- ringhiò l’ultimo sopravvissuto mentre ancora si ribellava dalla stretta possente del vampiro dai capelli corvini, che sbattendogli rabbiosamente la testa contro la parete più e più volte, cominciò a fargli uscire il sangue a fiotti dal naso, riducendolo in pochi secondi in una maschera di sangue.
-Aspetta! A-Aspetta- bofonchiò il vampiro sputando un ennesimo conato di liquido cremisi che gli macchiò in un istante la camicia quadrettata. Quasi per compassione, il moro lo lasciò parlare:
-S-Smettila di proteggerla- disse-Noi siamo comunque in due e lei è sola… Dividiamocela- gli propose, tentando di ammiccargli sebbene non riuscisse neanche a muovere un muscolo del suo volto livido. Mitchell non rispose.
-Oh andiamo. So che anche tu lo vuoi…- aggiunse infine, passandosi viscidamente la punta della lingua sulle labbra spaccate e traboccanti del suo stesso sangue, mostrando nuovamente i denti. Quella fu decisamente l’ultima goccia. Mitchell strinse ulteriormente la presa al collo del vampiro, e con uno scatto portò il suo viso più vicino, inchiodandolo con lo sguardo. Sentiva come un veleno che lo mandava a fuoco, non riusciva più a pensare, a vedere con lucidità. Solo un istinto talmente basso e primordiale da corrodergli le membra già morte:
-Lascia che ti spieghi soltanto una cosa…- ringhiò il corvino, estraendo dalla tasca posteriore dei jeans scuri un piccolo paletto di legno che aveva portato con sé per ogni evenienza; e onestamente non vedeva l’ora di usarlo contro quella feccia che aveva tra le mani.
-LEI È MIA!- scandì ad alta voce quella frase, trivellando senza pietà il petto del malcapitato, schizzando la candida parete di striature porpora. Privato della sua razionalità, il vampiro era ormai in balia di quel flusso violento e inarrestabile che non faceva altro che aumentare di brutalità. Perse perfino il conto di quante volte colpì quel corpo ormai esanime, ma fu soltanto quando sentì le braccia esili della giovane strega stringersi attorno alla sua vita, e il suo petto combaciare con la sua schiena, che trovò la forza di fermarsi.
-Mitchel… Basta. Ti prego- aveva sibilato piano. Era spaventata, non poteva negarlo. E temeva per lui, aveva paura che non riuscisse più a riemergere dall’oblio. Il vampiro sollevava pesantemente la cassa toracica, facendo dei respiri profondi. Aveva ancora i denti in vista, ma gentilmente sciolse quel tenero abbraccio, e si voltò appena per osservare gli occhi lucidi della giovane puntati proprio su di  lui. Si fissarono dritti negli occhi, quasi penetrandosi a vicenda: quelli chiari e gonfi di lei si confusero con quelli ancora nerissimi e inquietanti di lui. Mitchell si aspettò allora che lei lo scacciasse, che fuggisse dopo quella macabra scena alla quale l’aveva fatta assistere. Tutto, ma mai si sarebbe mai aspettato che, invece, Serena accorciasse ulteriormente le distanze tra i loro corpi, nascondendo il viso nel suo petto, avvolgendo le braccia attorno al suo torso ampio. Piangeva, e sentiva il suo cuore galoppare nel suo piccolo petto. Il suo odore, in quel momento, fu l’eccitante prova che era riuscito a proteggerla a costo della vita di due suoi simili.
-S-Serena va via…- sussurrò poi, respirando a pieni polmoni quell’aroma inebriante che stuzzicò ulteriormente il suo autocontrollo già provato.
-No- rispose secca, sollevando appena lo sguardo. –Mitchell…- sussurrò il suo nome, sfiorandogli il viso con la punta delle dita. Sapeva cosa stava rischiando, ma il suo corpo oramai sembrava muoversi da solo, senza badare a cosa la sua ragione avesse da dire. Quello che provava andava ben oltre la razionalità… ed era più forte della magia stessa. Quella era un’attrazione fatale che disprezzava perfino la paura della morte.
-S-Serena per favore…- ringhiò a denti stretti irrigidendosi tra le sue braccia, cercando quasi di scostarla ma senza successo.
-Non combatterlo, Mitchell- la strega sì allungò sulle punte dei piedi, immergendo le mani tra i folti riccioli corvini del vampiro, soffiandogli sulle labbra appena macchiate del sangue purpureo della sua vittima.
-Dominalo-Il suo fiato era caldo, dolce. Fu una provocazione che non riuscì a ignorare.
Un tonfo, vigoroso e potente, si udì per l’intera abitazione. Serena aveva sussultato appena, ritrovandosi con le spalle pressate contro il muro macchiato dal sangue ancora fresco. Le sue mani erano ancora avvolte attorno al collo di Mitchell, il quale la fissava respirando affannosamente, facendo combaciare la sua fronte con quella della ragazza. Teneva gli occhi chiusi, sperando che se non fosse riuscito a vederla si sarebbe calmato, e avrebbe ritrovato la pace da quel dolore straziante che gli intorpidiva la gola e gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Ma non ci riuscì, era il suo calore a provocarlo, l’odore della sua pelle. Serrò fortissimo i denti, digrignandoli con un sibilo disperato che fece fremere la giovane donna stretta a lui.
-M-Mitchell…- pronunciò il suo nome piano, quasi sussurrandolo-Guardami- il vampiro esitò un momento. Non era del tutto sicuro che sarebbe riuscito a eseguire il suo ordine, non voleva incombere nel rischio di perdere veramente il controllo. Poi però, le dita sottili della giovane scivolarono sulle sue guance ruvide. Lo carezzava con dolcezza, delicata e premurosa come una donna che non stava provando affatto timore, anzi. Spalancò immediatamente le palpebre, e con i suoi occhi ancora indemoniati vide la distanza fra loro accorciarsi pericolosamente. Istintivamente il corvino fece quasi per allontanarsi, ma poi sentì le labbra sottili e morbide della giovane sfiorargli la bocca, delicate come il tocco leggero del petalo di un fiore. Quel breve contatto, apparentemente innocuo, in realtà aveva provocato una scossa elettrica che pervase l’intera spina dorsale del vampiro. Non riuscì a spiegarselo, ma fu come se quel brevissimo contatto avesse “magicamente” anestetizzato la sua sete e il suo tormento. Forse era davvero frutto della magia che scorreva nelle vene della piccola strega. O magari, non era necessariamente il desiderio del suo sangue a tormentargli le membra. Quando i suoi occhi tornarono a fissare quelli di Serena, notò con stupore che lei gli stava sorridendo, sollevata. Mitchell ritirò i canini, sbattendo più e più volte le palpebre mentre i suoi occhi tornavano del loro colore originario. Non riuscirono a parlarsi, ma dall’occhiata rovente che trapelò dallo sguardo del vampiro, Serena immediatamente tremò. Le mani grandi e forti dell’uomo scivolarono repentine sui suoi fianchi stretti, avvicinandola con uno scatto deciso, finalmente annullando quel fastidioso spazio che li divideva. S’impossessò delle sue labbra vigorosamente. Le aveva bramate dal momento in cui tutto quell’assurdo gioco provocante aveva avuto inizio, e adesso era sua. Sapeva di buono, e la sua bocca carnosa emanava un forte calore. Serena sussultò quando la lingua di Mitchell la penetrò per ingaggiare una sinuosa e confusa danza con la sua. Le girava la testa, non capiva più se quello che stava provando fosse giusto o sbagliato. Tutto quello che riusciva a percepire era un maledetto brivido di piacere che le fece venire la pelle d’oca. Si sentì la terra mancarle sotto i piedi, ritrovandosi poi tra le braccia del vampiro con le gambe intrecciate ai suoi fianchi, le mani aggrappate ai suoi capelli corvini e le labbra fuse con quelle di Mitchell. Le loro casse toraciche si sollevavano ritmicamente, e i loro fiati affannati erano l’unico sottofondo che li accompagnava nella loro discesa su quel lettino a una piazza, freddo e disfatto.
-B-Basta…- mugugnò la strega tra un bacio e l’altro, sentendo la bocca rovente del vampiro lasciarle una scia di baci invisibili sulle guance e sulla curvatura del collo.
-No- ringhiò succhiandole avidamente la morbida pelle, stuzzicandola con la punta della lingua, compiacendosi al dolce suono dei suoi sospiri. La bruna allora si dimenò appena, cercando di liberarsi da quella seducente tortura, sebbene qualcosa dentro di lei, un istinto più oscuro e sconosciuto la implorava di lasciarsi andare, di abbandonarsi a lui. Ma non lo avrebbe mai fatto, era il suo orgoglio a impedirglielo. Afferrò allora i suoi boccoli corvini, tirandoli con forza. Lo obbligò a sollevare il viso, lasciando che la fulminasse con gli occhi che traboccavano di desiderio, e un ghignetto malevolo e beffardo che quasi la infastidì.
-Non sono tua. Succhia sangue- sussurrò respirando faticosamente, trattenendo a stento un gemito quando sentì le labbra ruvide del vampiro tornare a tormentarla, risalendo su quel percorso di umidi baci che terminarono proprio all’angolo delle labbra della strega.
-Non ancora…- ridacchiò lui infine, rubandole un ultimo bacio sulle labbra, mordendogliele piano per farla vibrare sotto il suo corpo accaldato.
-Non ancora…- sussurrò un’ultima volta, prima di accasciarsi al suo fianco su quella piccola branda, adagiando il capo sul morbido seno della giovane strega. 

*Angolino di Virgy*
Chiedo umilmente perdono per l'increscioso ritardo. Purtroppo tra impegni universitari e problemi tecnici non sono riuscita ad aggiornare questa Fic. Spero vivamente che questo nuovo capitolo vi piaccia! Non posso assicurarvi di aggiornare presto perché purtroppo sto entrando nel periodo "esami" (traduzione= "uccidetemiprimachelorouccidanome") T.T Spero comunque che continuerete a seguire la mia storia. Fatemi sapere se vi piace, altrimenti sono sempre disponibile a qualsiasi consiglio! 
Al prossimo aggiornamento! Un bacio
-V-

 
  
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