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Autore: DontCallMeNicole    14/12/2014    2 recensioni
L'illusione di essere importante per Simon.
Un traditore, bastardo, e violento.
Siriah non era nata dal nulla.
Ciò che l'aveva realmente resa una spietata assassina non poteva essere controllato facilmente.
Un giovane presidente, una banda, una vita malsana, lo scarto di una società fin troppo negativa.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Kndsbfr Un raggio di sole si era posato su Alex, provocandole un fastidioso bruciore agli occhi. Si affrettò ad alzare la mano, voleva chiudere quella dannata persiana.
-Walls, che succede?- riecheggiò nella quiete della classe la voce della vecchia profesoressa.
-Posso chiudere la persiana? Non riesco a scrivere- domandò Alexandra corrugando la fronte. L'anziana annuì, poi imperterrita continuò la sua lezione di Storia.
 -Dannate persiane!- sbuffò Alex, non riuscendo a maneggiare le funicelle. La compagna di banco la scrutava con i suoi occhi celesti.
-Vuoi una mano Walls?- chiese. La ragazza si voltò di scatto, quella ragazzina non le rivolgeva mai la parola, era tremendamente "snob".


"Devo essere proprio ridicola".


-Non sarebbe male McCarter- disse Alex, sfoderando un broncio che doveva assomigliare ad un sorriso.
La biondina si sollevò, e in pochi secondi le aveva abbassate, la castana invece si era seduta, sconfitta dalle persiane.
-Grazie- mormorò, mentre distoglieva lo sguardo imbarazzata. Dayana McCarter non rispose, era tornata a scrivere come se nulla fosse successo.
Alex quel giorno decise di indossare una vecchia maglietta di suo fratello; voleva sembrare più bella, era il giorno in cui il gruppo si sarebbe radunato, alle tre in punto, avrebbe conosciuto i suoi nuovi amici.
In fondo mancavano solo due ore alla fine delle lezioni, poi sarebbe andata verso il capannone abbandonato.


"Suona ti prego. Suona campanella".


Le sei ore si erano concluse, ma le sembravano passati degli anni. Alexandra prese velocemente lo zaino, e corse fuori dalla classe, senza salutare nessuno. McCarter, e tutti gli altri compagni la guardarono con una smorfia dipinta sul volto, loro erano tremendamente eccentrici.
In un primo momento Alex aveva creduto che fosse sbagliato andare in un capannone dimenticato, ma poco dopo ci ripensò e camminò più spedita di prima. Le persone di quel quartiere la fissavano con lo sguardo vuoto, era un quartiere malfamato, odiato dalla società, un po' come lei.
La sua meta alle origini, era una fabbrica. Nessuno si ricorda il prodotto che veniva fabbricato, ma era sempre stata sporca, e tetra. Si pensava che fosse infestata dagli spiriti, una leggenda davvero primordiale. Alexandra Walls si sforzava di sorridere, ma in realtà avrebbe voluto fare la retromarcia, e tornare a casa.


"Non mi accetteranno mai.".


Era arrivata dinnanzi alla recinzione; la fabbrica era macabra, scura, e silenziosa. Si stava pentendo della scelta, deglutì e decise di
scavalcare. Il recinto non era molto alto, ma era di un ferro arrugginito, e aguzzo. Mentre si arrampicava, si tagliò il palmo della mano, poi saltò, e atterrò in piedi.
Il sangue iniziò lentamente a fluire sul palmo, non era grave, ma poteva infettarsi.
-Fanculo!- imprecò, mentre soffiava sulla ferita, era un gesto inutile. Però fu interrotta da una voce profonda, mascolina, sconosciuta: -Tu saresti?-. Davanti a lei c'era un ragazzo dallo sguardo sinistro, si faceva avanti lentamente.
-Piuttosto dimmi tu chi sei- gli chiese Alex con la voce soffocata dall'angoscia. Lui ghignò, era inquietante, sputò a terra e non si degnò di rispondere.


" E adesso cosa faccio? Mi farà a pezzi".


-Tommaso! Così tratti la mia cara Siriah? Sei un bastardo, fattelo dire- sentenziò un'altro ragazzo, sbarrandogli il passo.
Alexandra non capiva, lo scrutava perplessa, ma non trovava un qualcosa che lo rendeva riconoscibile, vedeva solo quelle sinuose spalle coperte da una giacca nera. Era smarrita, ma non poteva rimanere in quello stato troppo a lungo, l'avrebbero senz'altro divorata.
-Esatto, vergognati- disse, cercando di assumere un tono noncurante.
Il ragazzo che l'aveva salvata rise e si voltò verso essa; era incantevole, Alexandra non poteva scostare gli occhi dal suo volto.
Aveva occhi color smeraldo, una capigliatura corvina, un radioso sorriso, e un buco all'orecchio. Sul suo volto non compariva nemmeno un'imperfezione, era simile ad un arcano Dio Greco.
-Scusa Simon, immaginavo Siriah diversa... Ma tolgo il disturbo- dal tono si capiva che Tommaso era sorpreso quanto la povera Alex.
Il ragazzo dai capelli corvini seguì Tommaso con lo sguardo, finché non entrò all'interno della fabbrica, poi si avvicinò ad Alexandra.
-Chi sei tu? Perché mi hai chiamato Siriah?...- Alex non finì di porre le sue domande, Simon le aveva impedito di continuare a parlare portandosi l'indice alle labbra.
-Ti conosco, sei Alexandra Walls, la sorella di Joy Walls. Tuo fratello ha ricevuto l'invito vero? Bene, hai salvato la vita a quel cretino. Io e lui andiamo agli allenamenti insieme- disse il ragazzo.


"Ho salvato la vita a Joy? Perché?"


-Perché Joy era in pericolo?- farfugliò Alex, sgranando gli occhi. Alexandra era confusa, troppi perché senza risposta. Si era completamente scordata del taglio alla mano, si era momentaneamente scordata di tutto.
Simon sorrise: -Joy Walls ha picchiato a sangue il fratello del presidente. Oggi il presidente ha deciso di mandare noi per farlo fuori, l'e-mail era un'esca. Tuttavia, io immaginavo che saresti venuta. Lui mi ha detto che sua sorella è un'impicciona, ha detto che curiosa spesso nel suo computer. Così ho deciso che Siriah sarebbe stata la tua copertura, d'ora in poi tu sarai Siriah, la nuova recluta-.
-Da quando in qua uno sconosciuto decide di reclutarti?! Perché dovrei entrare in una banda di criminali?! Non sono stupida, Simon. Fottiti!- urlò lei.
Lui avvicinò il viso a quello di Alex, li dividevano solo pochi centimetri, i loro nasi si sfioravano, i loro profumi si fondevano.
-Ti conviene o vivrai al massimo altri due giorni- sussurrò lui ghignando. Probabilmente il giovane godeva nel vedere il rossore della ragazza.
-Adesso sei Siriah, una ragazza intenta ad allenarsi giorno e notte per divenire una spietata assassina, ma tranquilla mia cara; sarò io il tuo mentore- aggiunse lui allontanandosi.
Il cuore di Alex ricominciò a pulsare, il sangue le tornò a circolare nel corpo, rianimandola, nessun ragazzo le si era mai avvicinato tanto, nemmeno suo fratello: quell'idiota di suo fratello.
-Aspetta!- brontolò lei, correndogli goffamente dietro.
"Che cosa mi sta accadendo?".

  
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