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Autore: _val_    14/12/2014    2 recensioni
Dal testo:
"Dentro. Fuori. Dentro. Fuori.
Sentivo i battiti del mio cuore rimbombare nel cervello.
Dentro. Fuori. Dentro. Fuori.
Contai i respiri, poi le pecore, poi i fili d'erba, poi le stelle, così, tra un numero e l'altro, presi sonno."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Orlando Bloom, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprii gli occhi lentamente. Una pallida luce filtrava dalle persiane chiuse, lasciando tuttavia la stanza in ombra. Mi girai su un fianco e vidi i ricci scuri di Orlando sparsi sulla bianca federa del cuscino. Mi alzai lentamente, facendo attenzione a non svegliarlo, e aprii di poco la finestra, lasciando passare i pochi raggi del sole che sorgeva. Tornai nel letto e potei ammirare l'espressione rilassata dell'uomo che avevo accanto. Era ora che anche lui aprisse gli occhi, avevamo un film da girare. Con un po' di rammarico scossi la sua spalla. Rispose a quel gesto con un "mhh" soffocato dal cuscino. 
"Orlando, dai, è ora di alzarsi."
"Altri cinque minuti?" Mi domandò biascicando, la voce assonnata.
"No." Gli risposi.
Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere sul letto. Gli diedi un leggero bacio sulla tempia, prima di alzarmi e dirigermi verso il piccolo bagno della roulotte dove alloggiavo. Orlando sbadigliò.
"Vig, ti faccio un caffè?" Chiese, poco prima che entrassi nel bagno.
"Si, grazie." Risposi io, prima di chiudermi la porta alle spalle.

Le nostre sedie erano vicine, mentre ci sottoponevano ad un'altra sessione di trucco prima di iniziare a girare il film. Potevo vedere benissimo Orlando sbadigliare mentre gli sistemavano la parrucca, nonostante i molteplici caffè di quella mattinata. Ne bevve l'ultimo sorso dal bicchiere di carta che aveva in mano, poi lo accartocciò e lo buttò nel cestino accanto a se. 
"Sonno eh?!" Lo canzonai, alludendo all'ora tarda che avevamo fatto la sera precedente.
"Si." Rispose, lanciandomi uno sguardo di sbieco. "Non so come tu faccia ad essere così sveglio."
Feci spallucce. Rimasi seduto sulla sedia difronte allo specchio anche dopo che ebbero finito di truccarmi, guardando invece la trasformazione di Orlando. Dopo il suo terzo tentativo di mettere le lenti a contatto dovette arrendersi e farsi aiutare dalla sua truccatrice. I suoi occhi divennero azzurri pochi istanti dopo. Mi sorrise alzandosi. Ricambiai e ci allontanammo verso i camerini per vestirci. I corridoi erano deserti, così afferrai la mano di Orlando e gli lascia un dolce bacio sulle labbra. Si scostò velocemente e lasciò la mia mano.
"Sei forse impazzito? Vuoi che ci vedano?" Mi chiese in un sussurro, la sua voce carica d'ira.
"Non c'è nessuno Orlando! E poi, anche se fosse? Cosa ci sarebbe di male?!" Ribattei io, senza preoccuparmi di abbassare la voce, arrabbiato almeno quanto lo era lui.
"Hai idea di quanto poco ci metterebbe la notizia ad uscire su tutti i giornali?"
"Certo, ma non mi importerebbe!"
"Beh, a me si!" Nemmeno Orlando abbassava più la voce, come se avesse dimenticato il motivo per cui mi aveva respinto. Non dissi nulla, mi girai e mi incamminai veloce e solo verso i camerini. 
"Viggo!" Sentii Orlando chiamarmi. Non mi girai, continuai per la mia strada. Mi arrivò il rumore dei suoi passi, sempre più veloci mentre cercava di raggiungermi. Mi afferrò per un braccio, io mi divincolai, stando attento a non guardarlo nemmeno per un attimo. Continuai a camminare ostentando un'indifferenza che in realtà non avevo.
Non sentii più i passi di Orlando, ma solo i miei che riecheggiavano nel corridoio. Feci appello a tutte le mie forze per non girarmi. Solo una volta dentro il camerino mi concessi di sbirciare dalla porta, aprendola solo di un paio di centimetri. Vidi Orlando, ancora in piedi al centro del corridoio. Si girò verso un muro e vi tirò un pugno, poi vidi la sua schiena muoversi a ritmo irregolare: stava piangendo. 
Chiusi la porta e mi ci appoggiai di schiena, pensando che forse ero stato troppo duro. Presi un respiro profondo e indossai gli abiti di Aragorn. Mentre finivo di indossarli sentii la porta del camerino di Orlando, accanto al mio, chiudersi, così mi decisi ad uscire.

La giornata era stata a dir poco stressante. Dal momento in cui avevamo litigato, io ed Orlando avevamo parlato a monosillabi ed interagire sul set era stata quasi una tortura. Orlando evitava il mio sguardo, mentre io continuavo a cercare il suo. Volevo scusarmi con lui, ma vuoi per il mio orgoglio, vuoi perché Orlando continuava ad essere sfuggente, non ci riuscii. Dovemmo girare più e più volte ogni scena in cui dovevamo interagire e comportarci da amici. Sapevo che avevo ferito Orlando, ed era una cosa che odiavo. Nel camerino tolsi i vestiti di scena ed indossai i jeans e la maglietta che avevo quella mattina. Tolsi il trucco lavandomi la faccia con abbondante acqua ghiacciata e mi diressi fuori. Andai verso la roulotte di Orlando, sperando di trovarlo lì, ma lui non c'era. Pensai che dovesse essere ancora sul set, così mi sedetti sul gradino ad aspettarlo. Sarebbe tornato, prima o poi. 

Era un'ora che aspettavo Orlando, ed iniziavo realmente a preoccuparmi. Tutti gli altri ormai erano tornati. A tutti loro avevo chiesto di Orlando, ma nessuno l'aveva visto o sentito. Liquidai le loro domande sul perché lo stessi aspettando con un gesto della mano e loro, stanchi, si astennero dal fare domande. Sentivo la stanchezza scendere su di me, tuttavia mi costrinsi a rimanere seduto su quel gradino, davanti alla roulotte di Orlando ad aspettare che tornasse. Cercai di preparare un possibile discorso, ma ognuno sembrava più patetico del precedente. Stavo per andare via quando un fruscio di piedi mi spinse a rimanere. Poco dopo spuntò Orlando, palesemente ubriaco, seguito da una biondina tutta curve. Mi alzai di fretta e vidi lo sguardo di Orlando posarsi su di me.  Mi girai velocemente e corsi verso la mia roulotte, con le lacrime che premevano per uscire. Io, che era raro che piangessi, mi ritrovai a stringere i denti per evitare di scoppiare in singhiozzi. Mi chiusi la porta alle spalle e buttai all'aria coperte e cuscini dal letto, prima di piangere tutte le lacrime che avevo in corpo. Mi addormentai sfinito e stupito di quanto in profondità fosse arrivato Orlando, di come fosse riuscito a prendere il mio cuore. 

"Viggo, sembra che ti sia passato un camion addosso!" È il saluto che mi rivolse Dominic la mattina dopo. 
"Davvero?!" Risposi, fingendo di non sapere che avevo un aspetto orribile. "In effetti non ho dormito molto bene." Mentii ancora. Mi sottoposi nuovamente alla sessione di trucco. Poco dopo arrivò Orlando e, come sempre, prese posto accanto a me. Tenne lo sguardo basso, attento a non incrociare il mio. Ero furioso con lui. Non potevo togliermi dalla testa la donna con cui l'avevo visto. Il mio cuore si era frantumato appena l'avevo visto con lei. Avrei dovuto dirgli quelle due parole che tanto sentivo dentro me. 
Tutto era iniziato un mese prima. All'inizio era stato "solo sesso", come se fosse possibile. Poi era diventato qualcosa di più. Tre sere prima, dopo che avevamo fatto l'amore, Orlando si era appoggiato sul mio petto e mi aveva detto, in un sussurro, "Mi sono innamorato di te, Viggo". Io non avevo risposto, avevo fatto una risatina e gli avevo lasciato un bacio sui capelli. Poi avevo lasciato che si addormentasse mentre lo accarezzavo. 
Mi diedi dello stupido non so più quante volte. Guardai Orlando di sottecchi. Aveva gli occhi cerchiati di viola, segno evidente che non aveva dormito molto. Come me. Ma per ben altri motivi. Strinsi gli occhi e i pugni e sperai che quella sessione di trucco finisse il più in fretta possibile. Appena potei mi alzai e mi diressi verso la porta.
"Viggo, aspetta." Sentii dire ad Orlando in un sussurro. La ragazza che lo truccava non fece una piega e continuò a fare il suo lavoro.
Mi fermai, impietrito nel sentire il mio nome pronunciato da lui. "Devo parlarti", continuò. Io annuii e tornai a sedermi sulla poltroncina. Poco dopo finirono di truccare anche lui. Avvicinò la sua poltroncina alla mia, riducendo la già piccola distanza che ci separava. 
"Quello che hai visto ieri sera... Voglio dire... Infondo noi non eravamo nulla, per cui in realtà non ti ho tradito, no?!" Disse impacciato. 
Strinsi i denti. 
"Non lo so." Gli risposi in un sussurro. "Ma si, credo che tu abbia ragione" mentii spudoratamente. Orlando abbassò gli occhi. "Allora io andrei." Dissi. Lui annuì, continuando sempre a guardarsi le mani. Mi alzai e uscii dalla stanza, un peso enorme mi premeva sul cuore. Camminai come in trance per andare a cambiarmi. Mi vestii in automatico, il mio pensiero volava alla conversazione di poco prima con Orlando. Mi vennero in mente centomila altre risposte che avrei potuto dargli. Avrei potuto urlargli che lo amavo, che senza di lui non potevo più stare. E invece l'avevo lasciato andare, nonostante tutto avevo finto che non mi importasse. Stupido, stupido, stupido.

Mi rigirai nel letto per tutta la notte, resistendo all'impulso di correre da Orlando e dirgli tutto. Avevo il terrore di trovarlo con qualcuno. Strinsi il lenzuolo e provai ad addormentarmi, cercando di regolarizzare il respiro.
Dentro. Fuori. Dentro. Fuori. 
Sentivo i battiti del mio cuore rimbombare nel cervello. 
Dentro. Fuori. Dentro. Fuori.
Contai i respiri, poi le pecore, poi i fili d'erba, poi le stelle, così, tra un numero e l'altro, presi sonno. 

I raggi del sole mi svegliarono troppo presto, tuttavia aprii gli occhi con rinnovata speranza, deciso ad andare da Orlando prima di arrivare sul set. Uscii dalla mia roulotte infilando una maglietta e mi diressi verso quella di Orlando. Le piccole finestre erano ancora chiuse, segno che dormiva. Avevo la chiave che mi aveva dato tempo prima e che non gli avevo restituito, così aprii la porta ed entrai. Orlando era addormentato, sembrava un bambino mentre stringeva a se il cuscino, la fronte un tantino corrugata. Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla fronte per svegliarlo. Vidi che stringeva gli occhi e allentava la presa sul cuscino. 
"Vig, cosa ci fai qui?" Chiese, improvvisamente sembrava del tutto sveglio. 
"Lavati e vestiti, prima. È tardi." Annuì e si alzò stiracchiandosi. Mentre andava in giro per la roulotte prendendo vestiti a casaccio e sciacquandosi il viso, non potevo fare a meno di guardarlo. Una volta che fu pronto lo trascinai fuori. All'entusiasmo che avevo si era aggiunta l'ansia. Non sapevo come dirgli quello che provavo. Non avrei mai potuto trovare le parole adatte. Presi un lungo respiro, assaporando l'aria pura della Nuova Zelanda. 
"Devo parlarti." Esordii. Orlando annuì ed avrei giurato di aver visto una luce brillare nei suoi occhi. Speranza, avrei detto, ma non ero affidabile, neanche un po'. 
"Il fatto che noi non siamo nulla... Beh, è vero. Non abbiamo mai detto esplicitamente che stavamo insieme. Però... Orlando, non è vero che non provo niente. Anzi... Io..." Prendo fiato di nuovo. "Orlando, io ti amo, ti amo con tutto me stesso. Sei entrato nel mio cuore, adesso è tuo. Volevo solo che lo sapessi." Lo guardai per un secondo, poi mi girai e andai via, senza vedere il sorriso che spuntò sulle sue labbra e contagiò i suoi occhi. 
"Vig, fermati!" Mi richiamò, ridendo. Feci come mi diceva e mi girai piano verso di lui. Il suo sorriso mi contagiò ed in un attimo le mie labbra furono sulle sue. Gli applausi che sentii furono solo un rumore lontano. Quando ci staccammo, Orlando indicò tutti gli altri che, fuori dalle loro roulotte ci guardavano sorridendo. 
"Ti amo" mi sussurrò. "Ti amo!" E questa volta era un urlo.
"Ti amo anch'io." Gli bisbigliai in un orecchio. Ci baciammo velocemente prima di scoppiare a ridere.
FINE

È la prima FF che scrivo in questa sezione, quindi ciao a tutti! *fa ciao ciao con la manina*
Allora, dovevo scrivere qualcosa su Viggo e Orlando e questo è quello che c'è uscito. L'ho ambientata durante le riprese di TLOTR perché altrimenti non sarei riuscita a immaginarli... Spero vi sia piaciuta e... Dite la vostra. :) vi mando un grosso bacio, 
Val
  
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