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Autore: LaMicheCoria    15/12/2014    0 recensioni
Il suo viso è calmo, sebbene Tony abbia visto i segni della disperazione accartocciargli i tratti del volto come una maschera di cera disciolta e rimessa insieme a rozze ditate: nel mentre che gli accarezza piano i capelli, che disegna cerchi sulla nuca ed al procinto delle spalle, che lo stringe e lo preme su di sé, avverte deboli tremori sotto i polpastrelli, il respiro claudicante, il battito irregolare del cuore.
Steve è lontano mille miglia e mille anni, mille vite indietro, mille rimpianti passati e non ancora azzittiti.

[Steve/Tony] [Post: Captain America - The Winter Soldier ]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cause Nobody Wants To Be The Last One There :.'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono
La storia è scritta senza fine di lucro.

 

 

 

 

 

 

 I'll Hold The Pieces In Place

 

 

«Well I can't fix what's broken but I'll hold the pieces in place
Just let me put my loving arms around you,
And let me comfort you»

Comfort You – Eric Baker

 

 

 

 

«Giornata dura, Rogers?»
«Non sai quanto.»
Steve ha la tempia poggiata sul torace di Tony e gli occhi fissi sullo schermo del televisore. Lo sguardo azzurro rigagnola di filamenti bianchi e neri, le labbra modulano in silenzio 45 Minutes From Broadway senza cantarla davvero e di tanto in tanto si perdono un passaggio, saltano un verso, oppure rimangono semplicemente sospese nel nulla, una sillaba appesa alla bocca e destinata a non essere mai pronunciata.
Non guarda Yankee Doodle Dandy[1] da parecchio tempo, ma non ha dimenticato un singolo passaggio, una sola scena, un cambio di luce od un passo della coreografia: saprebbe davvero recitarlo a memoria –Sa recitarlo a memoria, con buona pace di Stark e delle volte in cui vorrebbe vedersi The Wrath of Khan[2] in santa pace, magari sussurrando casualmente al Capitano le parole che il pari in grado rivolge a Spock, nei suoi ultimi istanti di vita. Battute, quelle, che Steve apprezza particolarmente, così come il fatto che Tony spesso, quando sono soli, lo chiami T’Hy’La[3].
Tuttavia, in questa sera particolare Steve guarda, ma non vede; sente, ma non ascolta; parla, ma non dice.
I suoi occhi sono persi, la sua mente è lontana, la sua voce mormora ben altro richiamo, ben altri suoni sulla lingua e tra i denti digrignati.
Il suo viso è calmo, sebbene Tony abbia visto i segni della disperazione accartocciargli i tratti del volto come una maschera di cera disciolta e rimessa insieme a rozze ditate: nel mentre che gli accarezza piano i capelli, che disegna cerchi sulla nuca ed al procinto delle spalle, che lo stringe e lo preme su di sé, avverte deboli tremori sotto i polpastrelli, il respiro claudicante, il battito irregolare del cuore.
Steve è lontano mille miglia e mille anni, mille vite indietro, mille rimpianti passati e non ancora azzittiti. Dopo i fatti di Washington e la veglia in ospedale insieme a Wilson, Tony è riuscito a convincere il Capitano a lasciare la città e tornare alla Tower. Di comune accordo avevano deciso di non trasferirsi in quel di Manhattan fintantoché la base non fosse stata riparata e ricostruita, limitandosi ad una relazione di sgranate conversazioni al computer e voli precipitosi dell’ultimo momento.
Ma Steve non poteva continuare a vivere a Washington, non col fantasma del Soldato d’Inverno a stracciare e smembrare sonno e sogni.
Mettendo J.A.R.V.I.S. e la rete informatica globale in toto a disposizione, Stark ha prestato aiuto al compagno e nel frattempo è stato in grado di tenerlo sotto controllo e vigilanza costanti. E’ stato in grado monitorarlo e assisterlo durante la riabilitazione, essergli accanto sempre e comunque, durante l’insonnia e gli incubi e la frustrazione e la sofferenza –Aspettare il suo ritorno quando sembrava non sarebbe più tornato, dargli speranza quando ogni speranza sembrava scomparsa assieme a Barnes, nell’ombra liquida d’un buio infinito.
In silenzio, senza troppi discorsi, come adesso, col corpo di Steve che si abbandona respiro dopo respiro su di lui, la testa che gli scivola sul petto, la fronte che sfiora e sfrega la piega del collo, i capelli che solleticano la gola, la punta delle ciglia che gli punzecchia la maglia. Tony raccoglie meglio la coperta a quadrettoni rossi e blu sul Capitano raggomitolato, in una posa indifesa che stacca nettamente con l’aspetto imperioso del compagno, la postura rigida ed il portamento marziale –Stark non fatica ad immaginarlo così acciambellato, minuscolo e magro, scheletrico, col peso del mondo sulle spalle ed un fuoco inarrestabile a bruciare in quegli occhi enormi, in quegli occhi pallidi di debolezza asmatica.
L’unico miracolo di Dio cui Stark abbia mai creduto: piazzare un cuore così grande in un corpo così piccolo.[4]
«Lo troverai, ragazzone.» gli mormora Tony, tra i capelli, chiudendo gli occhi e serrando maggiormente la presa.
Perché anche se addormentato, Stark ha bisogno che il Capitano avverta il calore della sua presenza, il tepore della promessa. Stark non si considera niente di più di un trucchetto sfigato ed una battutaccia[5], ma Steve, maledetto lui, maledetto il suo buon cuore e la sua anima, ha visto oltre, è andato oltre, crede e gli ha fatto credere ad un uomo migliore, ad un uomo che vale anche e soprattutto per quanto c’è dietro la maschera, il trucchetto sfigato e la battutaccia – Un uomo per cui vale la pena proprio per quanto c’è dietro la maschera, il trucchetto sfigato e la battutaccia.
Crede e gli ha fatto credere.
Senza mai andarsene.
Semplicemente restando.
«Lo troverai. Andrà tutto bene. Sono qui con te.»
Non sa dire se il compagno lo ha sentito o meno, ma gli occhi sono rilassati, non c’è tensione agli angoli delle palpebre. Un sorriso gli affiora alla bocca, gli sorvola le labbra, lieve come il bacio che Tony gli bisbiglia all’orecchio.
«Non ti lascerò solo.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Imagine your OTP comforting each other. Person A just got home all stressed from a days work so person B goes to comfort them. Person A ends up falling asleep in person B’s arms.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Ribalta di Gloria, il film che Steve noleggia abitualmente in Super Patriot, da Captain America vol. IV, N.29 (Settembre 2004)

[3]  Parola vulcaniana traducile col triplice significato di “Amico, Fratello, Amante.” E’ la maniera in cui Spock si rivolge a Kirk.

[4] Bullet Points

[5] Iron Man 3

   
 
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