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Autore: Ethasia    16/12/2014    10 recensioni
Da piccola ho sempre detestato il personaggio di Peter Pan. Adesso che sono più grande, il suo mondo, il suo modo di vivere mi hanno affascinata, al punto di desiderare di volare sull'Isola che non c'è. E mi sono domandata... cosa succederebbe se, dopo essersi lasciati a Londra, Wendy e Peter si ritrovassero, cresciuti e cambiati entrambi? Se l'Isola non fosse più il posto che i Darling avevano conosciuto da bambini? Così è nata la mia fanfiction.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimbi Sperduti, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La osservo. Sento il cuore battere a tamburo nel petto, mosso dall'euforia. Percepisco ogni dettaglio con precisione infinitesimale: l'aria di mare, leggera e salata, il profumo del bosco, dei fiori, delle foglie degli alberi, il chiarore della luna che sbiadisce e rende perfetto il viso di Wendy, che illumina anche la lentiggine più piccola e scolorita, sul naso, la bocca appena schiusa, ogni singolo guizzo degli occhi, in cui si inseguono mille emozioni: sconcerto, incredulità, divertimento, indulgenza, sospetto, un accenno di rabbia. D'improvviso, quella sicurezza che mi pervadeva fino a qualche minuto fa inizia a vacillare.
E io comincio a rendermi conto.
Come se tornassero concretamente in aria, ad aleggiare davanti ai miei occhi, rivedo le ultime parole che ho pronunciato, eteree, inaferrabili. "Ti amo." Io ho detto ti amo. E non ad una che avrebbe potuto crederci anche se, nel mentre, avessi avuto in testa un cappello da giullare e stessi eseguendo un numero da giocoliere sul monociclo. Ho detto ti amo a Wendy Darling. 
Oh. Oh, merda. Tanta, grandissima merda, cosa diavolo ho combinato? Ho rovinato tutto! Adesso, proprio ora che le cose stavano cominciando ad andare bene, che stavamo diventando amici, sono riuscito ad incendiare il fragile castello di carte che stavo costruendo prima ancora di arrivare a metà dell'opera - un castello che una volta terminato avrebbe avuto la forza di sostenermi - con l'ingenuità che solo un bambino o un deficiente possono avere. E non ho neanche più il deterrente del bambino, ormai.
Rialzo gli occhi su Wendy; la magica atmosfera che prima mi era sembrata tanto carica di speranze si frantuma in mille pezzi che mi piovono addosso, schegge di realtà che feriscono, fanno male. Lei, ancora, non dice una parola; guarda soltanto nel vuoto, in un punto poco distante dalla mia testa, in attesa, forse solo sconvolta. 
Mi schiarisco la gola, dolorosamente grattata dall'amarezza e la vergogna che precedono le mie parole. - Darling - comincio, stupendomi io stesso del mancato tremore nella mia voce. - Mi dispiace. Io non... non so cosa mi sia preso.
- Già - commenta lei con un fil di voce, - nemmeno io.
Dinanzi al suo tono assente, le rivolgo un'occhiata sospettosa, di sottecchi; lei neanche sembra accorgersene. Dov'è la rabbia che, fino a pochi secondi fa, sembrava averla resa pronta a picchiarmi con anche l'ultima briciola di forza che le fosse rimasta in corpo, ricoprendomi nel frattempo dei più pesanti improperi conosciuti dall'uomo? Mi rifiuto di accettare lo shock; poteva andar bene all'inizio, quando ancora la notizia poteva non essere stata assimilata, ma adesso, se devo essere umiliato, esigo almeno che sia fatto in grande stile, con scene da film d'azione anche un po' splatter.
Eppure continua a non dir nulla, quasi la voce le fosse sparita tutta d'un colpo. Ma so che non è mai successo che Wendy Darling rimanesse a corto di parole, e non ho intenzione di lasciar cadere così il discorso.
- Il fatto - riprendo, calibrando le parole sul monito costante del cuore che batte veloce in petto - è che non riuscivo più a tenerlo per me. Era come... come portarsi sulle spalle il peso di un intero grattacielo di trenta piani, invisibile e insostenibile. Avrei voluto dirtelo stamattina, sai, prima che venissimo interrotti. Dopo sono stato quasi felice di non esserci riuscito. - Rido, amaro. - Tutto inutile, in fin dei conti.
Wendy annuisce, sempre persa, immobile, quasi non mi avesse ascoltato neanche per sbaglio. Probabilmente perché è proprio così.
Allora comincio a irritarmi seriamente. - Sai, ho sempre avuto vagamente sospettato, da quando ho capito cosa provavo, che nel momento in cui te l'avrei fatto sapere non saresti stata particolarmente entusiasta, ma decidere deliberatamente di ignorarmi mi sembra eccessivo anche per i tuoi standard.
Finalmente, pur sempre senza guardarmi, Wendy si decide ad aprir bocca. - Io non ti sto ignorando.
Inarco le sopracciglia. - Oh, perdonami. A casa mia, quando parli con qualcuno e costui si rifiuta di rispondere o dar segni di vita, o ti sta ignorando o è deceduto. Dal momento che, nonostante tu non sia messa particolarmente bene, comunque respiri ancora, ho dedotto a logica che mi stessi ignorando.
- Ho sentito ogni singola parola del tuo discorso, Pan - ribatte, cominciando a dar cenno di una rinnovata umanità negli occhi spenti, e di colore sulle guance pallide. - Ciò non significa necessariamente che io debba appagare il tuo bisogno quasi compulsivo di sicurezze e egocentrismo illimitato.
- Il mio... cosa? - sbotto, sbalordito e indignato. Forse era meglio quando rimaneva zitta. - Qui non c'entra niente il mio ego... Ti ho appena detto che ti amo!
- E cos'è che ti fa pensare che io sia tenuta a crederti? - esclama lei, tornando finalmente a guardarmi, gli occhi ardenti come i tizzoni di un falò. - Perché non dovrei credere che tu stia semplicemente agendo come hai fatto con chissà quante altre? Perché non dovrei pensare che tu mi stia solo prendendo in giro?
Di nuovo rimango sconvolto, senza fiato, come se mi avesse dato un pugno. - Perché dannazione, Wendy, tu non sei proprio come le altre! Non sono mai andato da una qualunque a dirle che l'amavo solo per portarmela a letto una volta... non sono mai andato in generale a dire a qualcuna che l'amavo! Parlandoci onestamente, ho decine di altri metodi molto più efficaci a disposizione... Ma hai anche solo una vaga idea di come sia non provare altri sentimenti diversi dall'attrazione fisica, non riuscire a sentirsi totalmente presi al punto di desiderare soltanto la presenza di un'altra persona... sai cosa significa credere che non riuscirai mai a innamorarti? È così che mi sono sentito, troppo a lungo, fin quando non sei tornata tu nella mia vita! Hai un'intelligenza, una forza mostruosa che non riesco minimamente a spiegarmi, ma che mi ha completamente mandato in tilt. Non capisco più nulla quando si tratta di te. Perchè ci avrei messo tanto a capirlo? E credi che non sapessi quanto dannatamente stupido fosse prentendere di poter sconfiggere Hook con solo un pugnale? È solo per te che l'ho fatto, perché sapevo che perdendoti sarei tornato ad essere ciò che ero prima, privo di senso e sentimenti.
Ansimo, sentendomi la testa ronzare come uno sciame d'api impazzito, vedendo il suo sguardo furioso e sperso. È fatta. Ora mi ammazza.
E invece, spiazzandomi definitivamente, scuote la testa, gli occhi chiusi e il respiro corto, le mani tremanti. - Io non ho niente di quel che hai detto - mormora, la voce incredibilmente bassa e carica, come se avesse un nodo in gola. - Non sono neanche lontanamente la persona formidabile che tu credi io sia. Sono soltanto... un casino. Di sentimenti, ideologie, pregiudizi, e non hai idea di quanto io mi odi per questo, per essere così maledettamente antipatica con tutti... Ha ragione Matthew a non sopportarmi. Neanche io mi sopporto.
Rimango basito dal suo discorso. - Non sta a te giudicarti - ribatto, cercando di mantenere ferma la voce. - Nemmeno io ti sopporto, a volte. Sei una delle persone più irritanti che conosca. E comunque, questo non cambia quel che provo.
- Dovrebbe - replica, prendendo un profondo respiro. - Insomma, Peter, cosa diavolo ci faccio io con te? Tu sei buono... ogni tanto sei un grandissimo stronzo, ma fondamentalmente buono. Chiunque, che ti conosca o no, ti ama, anche solo sapendo quello che tu fai per gli altri. Sei la persona migliore che quest'Isola potesse avere, e che chiunque qua potrebbe conoscere. E se c'è del buono, in me, ho almeno la certezza che a trasmettermelo sia stato tu.
La guardo, ammutolito per un secondo. - Credo che tu mi abbia appena fatto un complimento. Ti è salita la febbre?
Non ti sto facendo dei complimenti. Ti sto dicendo che, per come sei, io non ho alcun valido motivo per cui non amarti. Sei una delle poche persone oltre ai miei fratelli che abbia mai dimostrato di tenere minimamente a me. E non puoi immaginare quanto ciò sia capace di irritarmi.
Sento, nel petto, un guizzo di speranza, simile a un predatore che alza la testa dopo aver fiutato la preda. E viene seguito subito dopo da un fiotto di euforia, la stessa che avevo prima, subito dopo le fatidiche parole. Forse, tanto male non hanno fatto. 
- Darling - dico, ma poi non riesco a continuare.
Wendy alza la testa, un'unica espressione turbata e confusa. - Cosa - domanda, senza la minima inflessione.
Apro la bocca, ma non ne esce suono. Cerco di raccogliere l'aria necessaria ad esprimere concretamente le parole che rimangono a pungermi la lingua, oltre ad un tono abbastanza serio da non lasciar filtrare un filo di compiacimento. Ma l'unica cosa che riesco a fare è incurvare un angolo della bocca, un sorriso storto che cerca invano di trattenersi. Lei inarca le sopracciglia, in attesa. Alla fine, dopo un lungo respiro che non riesce a portar via il ghigno dalle labbra, riesco a parlare.
- Darling - ripeto, lo sforzo evidente nella voce per trattenere una risata. - Tu hai detto che mi ami.
La vedo sgranare gli occhi, in cui, di nuovo, si rincorrono rabbia e incredulità in pari misura; perfino alla luce sbiadita della luna vedo le sue guance tingersi di un rosso intenso. Riesco quasi a sentire la lotta interna in corso nella sua testa, ma l'unica cosa che riesce a balbettare scompostamente alla fine è: - C-cosa?
Il sorriso si allarga, nonostante gli immani tentativi di trattenerlo. - Oh, te lo giuro. Se non erro, le parole sono state, "non ho alcun motivo per non amarti".
Il colorito porpora si estende alle orecchie. - Be', non voleva certo dire che debba farlo per forza.
- A me, invece, sembrava una confessione piuttosto evidente.
Non riesce a rispondere, né ad emettere alcun suono, ma solo ad aprire la bocca un paio di volte, a vuoto, fino ad arrendersi con l'espressione di chi è stato beccato a fare una cosa molto stupida dopo averla creduta estremamente intelligente.
E allora avverto un senso di certezza, e di vittoria, e ancora più grande, immensa, la felicità, che diventa parte integrante di ogni atomo che mi compone.
- HA! - urlo, facendola trasalire e lasciandomi sfuggire un inconsulto slancio del braccio verso il cielo. Devo concentrare tutta la mia forza di volontà per non alzarmi in piedi e lanciarmi in una danza celebrativa. - Lo sapevo! - continuo, incapace di trattenermi. - L'avevo detto fin dall'inizio che sarebbe successo! Nessuno resiste al fascino di Peter Pan!
L'espressione disgustata di Wendy è quanto di più soddisfacente potesse capire in una serata come questa. Più di vedere Hook sconfitto. Più di liberarsi del fardello di un sentimento represso per troppo tempo. E scoppio a ridere senza il minimo ritegno.
- Fossi in te - commenta Wendy dopo un po', a voce abbastanza alta da sovrastare la mia risata - non sarei poi tanto esaltato.
- E perché mai? - ribatto, assumendo un tono di cortese divertimento.
- Perché altrimenti - replica, e ora è a lei che spunta un sorrisetto sul viso - sarei costretta a ricordarti della piccola scommessa che abbiamo fatto qualche tempo fa... e che, non per smontarti, hai clamorosamente perso.
Di colpo, sento il mio sorriso scemare, il volto distendersi, mentre lei chiaramente gongola come se non esistesse un domani.
- La scommessa - dico veloce - era su chi si sarebbe innamorato per primo; per quanto ne so, potresti essere stata tu e non averne fatto parola.
- O magari è il contrario, ma nessuno dei due può saperlo - continua lei, sempre più divertita. - Forse l'unico modo sicuro di averne la certezza sarebbe di chiedere a Noah o Matthew, ma mi rifiuto di coinvolgere quei due in un simile affare. Perciò, alla luce delle recenti dichiarazioni, che sono gli unici fatti su cui possiamo basarci... direi proprio che hai perso. Spiacente.
- Be' - commento, guardandola con un sorrisetto e avvicinandomi. La sento rabbrividire quando le sussurro all'orecchio: - Magari abbiamo vinto entrambi.
- Molto comodo - ridacchia. - Ma, come ipotesi, è piuttosto persuasiva.
Mi rivolge il primo, vero sorriso dal suo risveglio, che si riflette nel mio mentre le poso una mano sulla guancia. 
E fra l'elettricità nell'aria, e le onde che si rifrangono piano sulla sabbia, si fondono i nostri respiri, e s'incontrano le nostre labbra, per dare inizio, finalmente, alla storia che avrebbe sempre dovuto esistere.





dadadadaaaaaaan.
musichetta di catastrofe imminente dovuta a due eventi: 1. sono riuscita a pubblicare un capitolo entro un tempo decente (yeeee) 2. purtroppo (credo più per me che per voi, perché io poi non so più cosa scrivere ç_ç), probabilmente questo capitolo sarà anche l'ultimo.
okay, sono molto indecisa se aggiungere anche un epiloghino finale (che però uscirebbe molto scialbo e segalitico, e soprattutto entro chissà quale anno); in ogni caso, vi assicuro che deciderò nei prossimi giorni. oddio, non so quanto le mie rassicurazioni siano affidabili, ma... mi ci impegnerò :3
be', che dire. nel caso in cui questo fosse davvero l'ultimo capitolo, ci sono un paio di considerazioni che devo fare.
1. se devo essere onesta, non ricordo neanche come mi sia venuto in mente di scrivere una fanfiction del genere. come sta già scritto nella presentazione, da piccola detestavo davvero il personaggio di Peter Pan. solo scrivendone, e un po' anche immedesimandomi in Wendy, sono riuscita a farmi conquistare da lui. perciò, devo ringraziare il giorno malsano che mi ha fatto partorire questa idea.
2. questa è la prima fanfiction che porto a termine. ne ho cominciate tante e su svariati telefilm/gruppi/qualsiasicosa, ma facevano talmente schifo a livello di trama che le ho abbandonate da un pezzo. nonostante "Back in a new past" sia stato una sorta di esperimento, dove ci saranno almeno millemila incoerenze ed errori e cazzivari, sono davvero felice di essere riuscita, finalmente, a finire qualcosa di più lungo di un tema scolastico (nonostante ci abbia messo più di un anno, lol). il che, mi porta al punto 3.
3. devo ASSOLUTAMENTE e CATEGORICAMENTE ringraziare tutte quelle persone che hanno deciso di aprire questa storia e addirittura leggerla; siete coraggiose, lo ammetto c: ma senza di voi che l'avete seguita, messa tra i preferiti, e soprattutto recensita, non sarei mai andata avanti e questi 33 benedetti capitoli sarebbero finiti nel dimenticatoio. perciò, davvero, grazie, perché ogni vostra piccola azione ha contribuito a darmi un po' di forza in più per continuare, per non abbandonare, per non lasciarmi sopraffare dall'idea del "questa roba fa tutta schifo". grazie, grazie, grazie. 
e niente, se continuo un altro po' quasi piango. non credo di aver ancora realizzato che è (quasi?) tutto finito. me ne accorgerò quando mi ritroverò tra qualche pomeriggio a pensare che dovrò fare un salto qui, e mi ricorderò che sarà per vedere se è stata aggiunta qualche recensione, e non per aggiungere un nuovo capitolo. la mia moleskine finirà in un angolo dell'armadio, me lo sento. ç_ç
d'accordo, qui finisco per fare un tema più lungo del capitolo. che dire, spero vivamente che tutto questo ambaradàn vi sia in qualche modo piaciuto, che vi abbia lasciato qualcosa dentro, magari fatto sognare un po'. ancora, un grazie immenso a tutti. xxxxx
  
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