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Autore: maryana    08/11/2008    4 recensioni
Questa fan fiction vede il difficile rapporto tra Trunks e Vegeta, un padre ed un figlio tanto diversi, ma in fondo molto più simili di quanto si possa pensare. Fan fiction ambientata prima dell'arrivo dei cyborg fino alla sconfitta di Cell, in cui Trunks osserva il padre che non ha mai conosciuto.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ERA MIO PADRE

1

Trunks si svegliò di soprassalto: sempre lo stesso incubo, che puntuale veniva a fargli visita nelle notti più buie, quelle in cui perfino la luna si scordava di risplendere, inondando tutto con la sua luce.

Il giovane sayan si alzò a mezzo busto, si asciugò con il dorso della mano il lieve sudore depositatosi sulla sua fronte.

Distrattamente, dopo essere riuscito ad adattare gli occhi al buio pesto che circondava la stanza, guardò l’ora sull’orologio digitale posato sul comodino accanto al letto: le quattro.

Si alzò stiracchiandosi ed in pochi passi si ritrovò davanti la finestra, il paesaggio desolato che si stagliò dinnanzi ai suoi occhi -palazzi distrutti, lampioni piegati a metà senza più riuscire ad illuminare la strada- non lo colpì,non più.

Anche alla desolazione, alla lunga ci si poteva adattare…gli occhi azzurri di Truks non si sgranavo più per lo stupore di tanta miseria, ormai erano solo colmi di tanta tristezza, una tristezza che forse non se ne sarebbe andata mai più…lasciando sulle sue iridi un velo.

Scosse sconsolatamente il capo cercando di allontanare le scene raccapriccianti del sogno, ma era così difficile: come poteva rimuovere la faccia straziata dal dolore di sua madre?Aveva già perso tutti quelli che amava, non poteva sopportare l’eventualità di poter continuare a vivere anche senza la figura materna, l’unico faro della sua vita.

L’unico appiglio che lo teneva legato ad un passato di cui non ricordava nulla, ma che sapeva esistere…un passato che era stato più roseo rispetto al presente, e che accoglieva la vita del genitore che non aveva mai conosciuto…un padre che viveva solo nel suo mondo fatto di immaginazione e attraverso i racconti che sua madre era solita narrargli quando era piccolo, seduta sul suo letto aspettando che il bimbo prendesse sonno.

Qualcosa vibrò all’interno del suo cuore, era sempre la stessa sensazione; oramai la conosceva bene…era un misto di rabbia, malinconia ma soprattutto sconfitta.

Troppe volte era sceso in strada, la sua fidata spada infilata nel fodero ben saldo sulla schiena, con l’intento di studiare le mosse dei cyborg e coglierli alla sprovvista: unico obbiettivo quello di eliminarli e riportare finalmente la pace, in un mondo che aveva visto paura e sofferenza per troppo a lungo.

Ma l’esito dei suoi piani era sempre lo stesso: veniva battuto; sanguinante tornava a casa,  lacerato dal dolore delle profonde ferite riportate perdeva i sensi.

L’espressione desolata e preoccupata di sua madre, che lo assisteva al suo capezzale, aspettando speranzosa che il figlio si rimettesse in sesto, fu la sola cosa che riuscì a tenerlo lontano dal riaffrontarli ancora e ancora una volta.

Non poteva sopportare di essere lui la causa della frustrazione che sua madre provava in certi momenti…ricordava bene cosa le dicevano gli occhi che aveva ereditato da lei:

“per favore, non lasciarmi anche tu”

La perdita di Vegeta era una ferita che non si sarebbe mai più rimarginata, non poteva lasciare che il suo sangue sayan tremasse all’idea di riscatto tanto da spingerlo a scendere in campo con il rischio di finire all’altro mondo, abbandonando sua madre. Sapeva perfettamente che l’unica cosa che tanti anni prima non la indusse a lasciarsi consumare dal tormento era stata la gravidanza, il suo arrivo che Bulma era pronta ad accogliere nonostante questo comportasse dei sacrifici…lui doveva ricambiarle il favore, doveva restarle accanto e occuparsi di lei.

Se lui fosse morto, ella se ne sarebbe andata con lui.

Eppure doveva esserci una soluzione, indurì il braccio chiudendo a pugno la sua mano che vibrò leggermente per via della tensione.

Proprio in quel momento Bulma irruppe nella sua stanza:

<< Trunks >> lo chiamò agitata.

Il giovane si girò per accogliere la sua interlocutrice: i capelli in disordine erano appiccicati al suo volto a causa del sudore.

<< Mamma, stai bene? >> le chiese preoccupato.

<< Benissimo! >> esultò l’altra.

Trunks la scrutò interdetto, non capiva l’esuberanza che sua madre ostentava in quel momento.

Bulma sorrise dinnanzi lo sconcerto del figlio, senza che le sue labbra si oscurassero gli andò vicino prendendogli le mani.

<< Forse c’è una speranza! >>

Gli occhi della donna brillavano, sembravano essere ancora più azzurri, la sua pelle candida risplendeva sotto la tenue luce rossastra del primo sole:  Trunks non l’aveva mai vista tanto bella.

<< Di che parli? >> chiese il sayan con le sopracciglia aggrottate, confuso.

<< E se riuscissimo a costruire una macchina del tempo? >>

Trunks socchiuse le labbra per lo stupore…forse non era poi così folle come idea.

<< Lo so è da pazzi… >>

<< No!>> la interuppe Trunks serio. << Potrebbe funzionare >>

Il sorriso di Bulma si allargò sempre di più: era raggiante, sembrava avere dieci anni di meno.

<< Insieme potremmo farcela! >>

Una madre ed un figlio, abbracciati alle prime ore del giorno, legati da uno scopo comune…questa era la speranza più grande, quella che faticava a spegnersi: la determinazione nel vedere avverato un sogno.

 

 

 

 

 

 

  
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