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Autore: Althea Way    16/12/2014    1 recensioni
Vedo me e Gerard sdraiati su un tappeto intenti a baciarci, vedo il momento in cui era stata scattata la foto che ho visto poco fa e poi... Vedo sangue, tantissimo sangue. Non sono io a sanguinare... E nemmeno lui. Ma siamo coperti di sangue, soprattutto sul volto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia prima One Shot è spero che non faccia schifo perché ho intenzione di dedicarla a A. ed E., senza le quali non saprei davvero come andare avanti. Grazie per essere le mie roccie. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va. Come sempre le critiche sono bene accette. Buona lettura :*

-Althea

VAMPIRES FROM MONROEVILLE 


Dio che freddo. Quella fottutissima macchina doveva bloccarsi proprio qui. In una stradina dimenticata da Dio, circondata da un bosco da brividi. Da brividi come quelli dei film horror, non come quelli di Twilight. Guardo il telefono. Inizia ad avvisarmi che la batteria sta finendo. Resisterebbe comunque per il tempo di una chiamata, se solo ci fosse campo. Fanculo. Io e la mia abitudine di non usare il navigatore. Ho girato per ore per andare a New York, ad incontrare un produttore discografico e, da deficente quale sono, ho letto la cartina al contrario. Molto bravo, Frankie. Non ho scelta, devo cercare aiuto. Mi avvolgo nella felpa e tiro su il cappuccio, pronto ad affrontare il vento congelato. Spalanco la portiera e lascio la mia auto in mezzo alla strada. Sono qui da mezz'ora e non è ancora passato nessuno, quindi non la ruberanno. E, se lo facessero, sarebbe tutta fatica sprecata. Sono probabilmente l'unica rockstar con una macchina indecente, che a malapena rimane accesa per un paio d'ore. Che poi, rockstar forse è un po' un'esagerazione, dato che mi limito a suonare a qualche festicciola. Do un'occhiata alla strada e  noto scoraggiato che continua per chilometri ed è completamente deserta. Non mi resta che prendere il sentiero che si addentra nel bosco. Inizia subito dietro al cartello con la scritta "Monroeville". Perfetto, almeno so dove sono. Più o meno. Sono terrorizzato: sembra di essere in una di quelle foreste delle fiabe, che nascondo fantasmi e mostri dietro ad ogni albero. Mi faccio coraggio e proseguo. Magari troverò una casetta tra gli alberi, piena di nani pronti ad offrirmi il loro aiuto. Mi troverei bene con loro, data la mia altezza. Potrei anche fermarmi li. Andare a lavorare in una miniera fischiettando è una prospettiva allettante. Oddio, sto delirando. Proseguo per diversi chilometri, lanciando urletti poco virili ogni volta che vedo un ragnetto. Un aracnofobico in un bosco. Sembra una barzelletta. Se i ragazzi mi vedessero in questo momento mi prenderebbero per il culo a vita. Gli alberi iniziano a diventare sempre più radi e il sentiero sempre meno chiaro. Spero vivamente di trovare qualcuno, perché non riuscirò mai a tornare indietro da solo. Un momento... Ma quello...?! Non ci posso credere! Mi aspettavo una casetta in legno, una capanna o un campeggio, di certo non un castello!! È enorme, imponente, medievale, con un profilo grossolano ma artistico allo stesso tempo. Un castello, in mezzo a un bosco. Mi ricorda qualcosa... Dracula? Frankenstein? Niente di buono, comunque. Una finestra è illuminata, quindi non è abbandonato. Mi guardo attorno, sperando di trovare un'alternativa meno inquietante. Niente. Non sopporto più il freddo, e ho una fame da lupi. Mi avvio svogliatamente verso il portone ed esito prima di bussare due volte con il maniglione di ferro, decorato con l'immagine di un pipistrello. Lo avrei adorato in un altro momento, ma ora ho una paura fottuta. Non sentendo nessuna risposta mi decido ad entrare. -È permesso? C'è nessuno?- la mia voce trema incredibilmente. Maledetti film dell'orrore. L'interno è buio pesto, quindi cerco il cellulare, deciso ad utilizzare la torcia per trovare un interruttore. Cazzo, è scarico. Proprio mentre sto per rinunciare ed andarmene sento due battiti di mani e, improvvisamente, la luce si accende. Copro gli occhi abbagliato dal lampadario appeso sopra la mia testa, a una quindicina di metri d'altezza e, appena riesco ad abituarmi alla luminosità, mi guardo attorno. L'atrio è incredibilmente grande e spoglio. Le pareti sono coperte da bassorilievi e statue di marmo raffiguranti svariati soggetti. Non c'è un quadro, un tavolino o un qualsiasi elemento di arredo, se non quelle sculture. E sono una più inquietante dell'altra. Davanti a me c'è un'enorme scala coperta da un tappeto rosso e, in piedi sul gradino più alto, mi fissa un uomo. È elegantissimo. Indossa uno smoking nero e tiene in mano un calice da cui prende un sorso di vino. Non mi vestirei così al mio matrimonio, figuriamoci per stare in casa! Deve essere una sorta di riccone che si è trasferito in un castello per godersi il proprio denaro. Ha i capelli corvini, lunghi fino alle spalle e fissati da una quantità indefinita di lacca. Sembrano quasi imbalsamati, ma anche incredibilmente morbidi. Vorrei tanto toccarli. Gli chiederei quali prodotti utilizza ma non mi sembra una bella presentazione . No, decisamente fuori luogo. Ha gli occhi di un verde intenso, e la pelle chiarissima. Tutto in lui sembra finto e naturalissimo allo stesso tempo. Lo guardo incantato per qualche secondo. Cazzo, ho la bocca aperta come un idiota. Mi affretto a chiuderla e cerco di riordinare i pensieri, per formulare una frase di senso compiuto. Mi sorride ed inizia a scendere gli scalini con gli occhi fissi nei miei. C'è qualcosa di strano nel suo sorriso, bianco come pochi, con i canini più affilati del normale. Si ferma a pochi passi da me. È davvero bellissimo. Non è una novità per me provare attrazione per un uomo ma non avevo mai sentito niente di così forte. 
- Finalmente sei arrivato, Frankie. Sono anni che ti aspetto.-
Scusa, come?! Devo aver capito male. Come fa questo tizio a sapere come mi chiamo? E perché mi stava aspettando? Si, ho sicuramente capito male. "
- Emm... L-la mia macchina si è... si è rot-rotta e m-mi sono perso-. 
Perfetto, ora balbetto anche.
 -A-avete un telefono che po-po-posso u-usare?- 
Cazzo Frank, datti una calmata. Mi guarda confuso, ma poi sembra ricordare qualcosa improvvisamente. Ha l'espressione.... Delusa. Ma da cosa? È tutto molto strano. Mi fa segno di seguirlo. Perfetto, mi starà portando al telefono. Entriamo nella sala adiacente all'atrio. Al contrario di quella precedente, questa camera è completamente arredata e decorata. C'è un divano moderno, di pelle nera, con tanti cuscini rossi. Aspetta ma quella è... Una TV? In un castello? E un' X-Box?! Non ci credo, questo è il paradiso. Mi guardo intorno, alla ricerca del telefono ma non lo vedo. Il mio accompagnatore è scomparso e ha lasciato il calice sul tavolino che affianca la libreria. È posato sopra ad un album di fotografie. Mi guardo intorno per verificare che lui non sia più li. Non vorrei farmi beccare mentre mi faccio i cavoli suoi ma, per qualche motivo, sono davvero curioso. Guardo la copertina. È una foto di famiglia. Ci sono una decina di persone in posa, tutti sono sorridenti e incredibilmente belli. Ma... Un momento... Quello sono io?! Non è possibile. La somiglianza è troppa per passare inosservata. 
- Sei sconvolto?-
La voce viene da dietro di me e mi fa sussultare. Ogni passo rimbomba sul pavimento di marmo scuro, ma io non l'ho sentito arrivare. 
- Chi sei tu?- 
Cazzo Frank, dove hai lasciato le buone maniere? 
Io sono Gerard Arthur Way, e tu sei Frank Anthony Thomas Iero-
Aspetta, allora sa davvero chi sono, non avevo capito male! Lo guardo con espressione interrogativa. Come poteva conoscermi, se io non l'avevo mai visto in vita mia? E perché aveva un album con la foto di un ragazzo tremendamente simile a me?! Inizio ad agitarmi. 
-Non ricordi proprio nulla?-
Rimango ancora più spiazzato da quella domanda. Ricordare? Cosa dovrei ricordarmi? La sua espressione è sempre più delusa. Cosa cazzo sta succedendo?! Proprio quando sto per chiedere spiegazioni Gerard mi viene incontro velocemente e mi abbraccia come se fossimo grandi amici che non si vedono da anni. Lo sento singhiozzare sulla mia spalla e non posso fare altro che accarezzargli delicatamente i capelli. È un gesto che mi viene naturale con lui, chissà poi perché. Sento che sta sorridendo. Alza la testa, tenendo le bracca attorno al mio collo 
-Vedo che questo non l'hai dimenticato-
Lo guardo sempre più confuso e lui risponde alla mia domanda prima ancora che il mio stesso cervello la formuli.
-Ho sempre adorato il modo in cui mi accarezzi i capelli- dice sorridendo. 
Quei canini. C'è qualcosa che non va. Si sta avvicinando troppo e non realizzo neanche quello che sta succedendo quando poggia delicatamente le sue labbra sulle mie. Mi ricorda qualcosa. Ma cosa? Possibile che lui sappia chi sono e che io riconosca i suoi baci, mentre sono quasi certo di non averlo mai visto prima? Appena si stacca dalla mia bocca e mi guarda con quegli occhi così limpidi, velati dalle lacrime, mi fiondo su di lui e inizio a baciarlo più appassionatamente. È un istinto che non posso ignorare. Piano piano i suoi baci portano alla mia mente dei flashback. Non so se le immagini che affiorano alla mia memoria fanno parte del mio passato, o di una vita precedente, però le vedo. Vedo me e Gerard sdraiati su un tappeto intenti a baciarci, vedo il momento in cui era stata scattata la foto che avevo visto poco prima e poi... Vedo sangue, tantissimo sangue. Non sono io a sanguinare... E nemmeno lui. Ma siamo coperti di sangue, soprattutto sul volto. Mi stacco da lui improvvisamente. Le mie gambe tremano freneticamente ma decido di ignorarle e corro. Non so dove sto andando. So che ho paura e che voglio andarmene e dimenticare tutto quello che è appena successo. Sto correndo più veloce di quando abbia mai fatto in vita mia, eppure, appena raggiungo il portone, lui è li. Come può essere arrivato prima di me? Non l'ho visto seguirmi e, comunque, me ne sono andato talmente all'improvviso che non avrebbe potuto precedermi in nessun modo. È fermo davanti all'uscio e mi sbarra la strada. Non posso uscire. Sono intrappolato qui. Sento che le lacrime inizino a pungermi gli occhi e cerco di controllare l'agitazione che sta invadendo il mio corpo. Gerard mi guarda con uno sguardo tristissimo. 
-Ho aspettato per troppo tempo, non posso lasciarti scappare senza darti prima una spiegazione. Se poi vorrai andartene mi farò da parte-
Vedo tutto piuttosto sfocato e la mia testa inizia a girare. Le mie gambe cedono. Sbatto la testa e poi... Buio.
 
Mi sveglio scombussolato e con un forte dolore alla nuca. Ho fatto un sogno assurdo, devo proprio andare da uno psicologo. Mi peso sui gomiti per alzare la schiena quanto basta ad analizzare il posto in cui mi trovo. C'è una finestra enorme, alcuni quadri appesi alla parete e un letto a baldacchino enorme, sul quale sono sdraiato. Sembra la stanza di un castello. Un momento... Un castello? Sento che il panico torna ad impossessarsi di me quando realizzo che non ho affatto sognato. Tutto è successo realmente ed io sono svenuto per la paura. E succederà di nuovo, presto. Il mio corpo si sta lasciando andare nuovamente ma all'improvviso sento una mano congelata che si posa sulla mia fronte per controllarne la temperatura. 
-Frankie, come ti senti?-
Oddio, Gerard.  Sembra preoccupato. Preoccupato per me. Perché ci tiene tanto? Cosa sa lui di me? 
-Bene- rispondo. 
No, non sto affatto bene. È notte, mi sono perso e sono in un castello da brividi con un uomo da brividi. Bellissimo si, ma pur sempre spaventoso. Mi aiuta a mettermi seduto e si accomoda accanto alle mie gambe. Prende un respiro, come se stesse per fare o dire qualcosa di difficile. 
-Non voglio trattenerti contro il tuo volere, ma devo parlarti. Te la senti di affrontare ora questo discorso?-
-Si- mi affretto a rispondere. 
Voglio andarmene prima possibile da questo posto. Mi preparo ad ascoltare la storia di Gerard nonostante mi senta ancora un po' scombussolato. Respira a fondo nuovamente prima di puntare i suoi occhi sui miei. Solo ora mi rendo conto che tiene in mano l'album di fotografie che avevo visto poco prima di svenire. Me lo porge ed allungo la mano per afferrarlo. Vengo in contatto nuovamente con la sua pelle gelida che mi procura un brivido lungo tutta la spina dorsale. 
-Aprilo- mi ordina. 
Dopo aver dato un'occhiata veloce al ragazzo incredibilmente simile a me in copertina, giro pagina e trovo la prima fotografia. C'è Gerard, bello esattamente come lo è ora. Eppure la foto sembra parecchio antica. È seduto con il mio "gemello" e gli tiene la mano. Possibile che un mio antenato conoscesse gli antenati di quest'uomo? 
-Siamo noi- mi dice. 
Aspetta, cosa?! Quella foto avrà 100 anni, non possiamo essere noi! Gerard nota lo scetticismo nel mio sguardo e mi sorride mostrando... I canini... Ommioddio... Stai a vedere che... 
-Vampiro- dico senza pensarci neanche, nel momento in cui realizzo con chi ho a che fare. Gerard è un fottutissimo vampiro. Sento che avrò un attacco di panico, molto presto. 
-Lo sei anche tu- aggiunge poi. 
Questa è bella. Ok che non mi ricordo niente della mia infanzia, ma è per colpa dell'incidente nel quale i miei genitori hanno perso la vita e io la memoria. Ok che sono pallido e ho i denti lievemente appuntiti ma, andiamo, questo non fa di me un vampiro! 
-Sei nato nel 1432 e sei stato morso nel 1450. Io sono nato nel 1428 e morso insieme a te. Eravamo due ragazzini innamorati che cercavano solo da scappare da una società che discriminava il loro amore, quando ci siamo ritrovati in questo castello e un vampiro ci ha attaccati. Siamo stati sposati per più di 150 anni, ma poi è successo qualcosa. Il tuo corpo iniziava a ribellarsi al sangue, diventavi sempre più scarno e sempre più triste. Non so quale sia il motivo. Un giorno, improvvisamente, te ne sei andato e hai vagato per secoli, senza una meta precisa. Pochi anni fa hai perso la memoria. È da allora che hai iniziato a vivere la tua vita come una persona comune. Non so spiegarmi tutto quello che ti è successo, non so perché il mio corpo si è adattato perfettamente alla nuova condizione mentre il tuo l'ha combattuta con tutte le sue forze, mettendo la tua vita a rischio. Durante tutti questi anni non ti ho mai perso di vista, sapevo benissimo che stavi per arrivare, poco fa. Ma eri felice, e non avevo la minima intenzione di sconvolgere la tua esistenza. Ho deciso di raccontarti tutto perché ti amo come ti ho sempre amato, a partire dal 1447. E, con il tempo, ti saresti accorto che, a differenza degli altri, tu non invecchi.-
Ha gli occhi lucidi. Abbassa la testa e fissa la trapunta. Ho una voglia tremenda di baciarlo. Mi ha appena rivelato la mia storia, lui, che ho visto oggi per la prima volta. O così credevo fino a poco fa. E io voglio baciarlo. Lui mi dice che sono un vampiro e io lo voglio baciare. Cosa c'è di sbagliato in me? Non posso negare che quel discorso ha portato alla mia memoria nuovi flash back della mia "vita passata". Ricordo molte cose. Anzi, pensandoci bene ricordo tutto. Ogni minimo dettaglio. Come se non fosse mai successo niente. Com'è possibile che fino a due minuti fa ero spaesato e il mio passato era un buco nero mentre ora è come se non avessi mai dimenticato nulla? È come se non avessi mai perso la memoria. 
- Ti amo, Gee-
E lo penso davvero. Non ho mai smesso di amarlo, semplicemente non lo ricordavo. Ma ora che il corso della mia vita è limpido nella mia mente, ne sono certo. Lo amo come non ho mai amato nessuno, come ho sempre amato solo lui. Alza il volto improvvisamente quando mi sente pronunciare quelle parole. Lacrime di gioia gli rigano gli zigomi e un sorriso felice e sollevato si fa strada sul suo viso. Non passano che una manciata di secondi e mi fiondo nuovamente su di lui. Mi è mancato. Mi è mancato troppo per mantenere quei pochi centimetri di distanza tra i nostri corpi anche solo per un altro istante. Lo spingo con la schiena sul materasso e inizio a baciarlo appassionatamente, mentre per la prima volta da anni inizio a sentirmi completo. Mi stacco un momento e lo guardo negli occhi 
- Il mio corpo non si era ancora adattato al cambiamento. Forse era per tutti i medicinali che avevio preso prima di essere morto per la mia salute cagionevole, o forse era solo destino che andasse così. Ma tu soffrivi troppo vedendomi così. Pensavi che fosse stata tua la colpa. Pensavi che fosse colpa del nostro amore. Per questo me ne sono andato. Avevo intenzione di tornare non appena mi sarei sentito meglio, ma poi sono peggiorato finche non sono impazzito. Ero completamente fuori di me, e improvvisamente ho perso la memoria. Ho scordato tutto ma il mio passato è sempre rimasto nella mia testa, pronto ad essere riscoperto. Solo ora mi rendo conto di quanto mi sei mancato-m  Lo sussurro direttamente sulle sue labbra, guardando alternatamente le sue iridi verdissime e le sue morbide labbra. Riprendo a baciarlo con la consapevolezza che non lo perderò mai più, e lui non perderà mai più me. Come è strano il destino. Ti guida dove vuole, e tu lo ascolti ciecamente, fidandoti di quella sensazione di sicurezza che ti riempie il cuore. Come è strano l'amore. 
   
 
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