Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |      
Autore: Chloe R Pendragon    16/12/2014    3 recensioni
Salve a tutti! ^^
Se anche voi vi siete chiesti quali siano stati gli ultimi pensieri del povero Gwaine, questa storia farà al caso vostro: spero di avervi incuriosito e di non deludervi! *^*
Ottava classificata al contest "Tempo di... Tag! Second Edition" indetto da Ili91 sul forum di EFP.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galvano, Morgana, Parsifal
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I failed

Nick (forum ed eventualmente sito): Chloe R Pendragon.
Titolo: I failed.
Fandom: Merlin.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico.
Rating: Verde.
Pairing/personaggi: Gwaine, Morgana.
Pacchetto scelto: Major Character Death.
Prompt e citazione utilizzati: Incubo/Le ferite di un uomo che medita vendetta sanguineranno sempre.
Avvertimenti/Note: Missing Moments.
Nda: Nessuna.

 

 

I failed.

Gwaine teneva il capo chino, i mesti occhi nocciola fissi sul terreno umido ai suoi piedi mentre udiva il suono di passi rapidi e decisi: sapeva perfettamente a chi appartenessero, quell’andatura gli era familiare come il sapore dell’idromele. Sentì Percival rallentare e chinarsi verso di lui e il moro avvertì una morsa d’acciaio stringergli il cuore, pensando a quanto stesse soffrendo il suo compagno d’armi nel vederlo ridotto uno straccio. Avrebbe voluto levare lo sguardo sull’imponente figura che aveva di fronte, tuttavia non vi riuscì a causa dell’eccessiva debolezza e della vergogna che provava: non soltanto non era riuscito a compiere la sua vendetta, per giunta aveva rivelato alla sua acerrima nemica dove stava recandosi il re, tradendo così il suo regno e condannando tutti alla rovina.

Un brivido gelido attraversò la sua schiena mentre si domandava come avesse potuto ridursi in quel modo: si era fatto sopraffare dai suoi avversari, aveva esposto la sua anima a coloro che lo volevano solamente usare e soprattutto stava per lasciare questo mondo con la consapevolezza di aver distrutto tutto ciò in cui aveva creduto. Da quando era giunto a Camelot per la prima volta era cambiato tutto: aveva trovato un amico fidato e aveva incontrato un principe che di nobile non aveva solamente il titolo, entrambi più unici che rari. Eppure in quell’occasione non aveva dato peso a qualcosa di più importante, qualcosa che aveva segnato l’inizio di un incubo: difatti, mentre attendeva di conoscere il verdetto di Uther Pendragon, il condottiero aveva vagato per i lunghi corridoi del palazzo reale e lì aveva scorto una donna sfogare la sua muta collera contro un cuscino.

Era sempre stato un uomo curioso e anche in quella circostanza non aveva saputo resistere alla tentazione, spinto dalla bellezza dell’adirata fanciulla dai lunghi capelli corvini e dall’inspiegabile desiderio di voler placare la sua ira. Ricordava ancora come si era sentito inchiodare al suolo da quegli occhi glaciali e nel contempo infuocati quando Morgana si era voltata per guardare colui che la stava osservando: non avrebbe mai potuto dimenticare quel tripudio di sentimenti contrastanti che erano nati dentro di lui in quel preciso istante, un intricato groviglio di emozioni che mai lo avrebbero abbandonato. Era stato come se stesse fissando una pantera ferita, aveva avvertito l’irrefrenabile impulso di avvicinarsi per accarezzarla e confortarla, ma nello stesso tempo aveva avuto una sordida paura, come se quella fragile e iraconda ragazza avesse potuto sbranarlo: avendo compreso il pericolo, si era limitato a dirle una frase che sua madre gli aveva detto una sera anni prima, quando aveva litigato con dei bambini della sua età per un’inezia, per poi allontanarsi senza aspettare la risposta.

Era stato senza dubbi inopportuno da parte sua, ma non era riuscito a trattenersi di fronte a quella fanciulla sconvolta da un odio che ancora forse non l’aveva totalmente corrotta. Quando era stato costretto a lasciare Camelot si era augurato di averla in qualche modo aiutata a salvare se stessa, purtroppo però si era sbagliato: nel momento in cui era tornato in quel luogo per aiutare Merlin ed Arthur, era venuto a conoscenza del tradimento della figlia illegittima del re e ciò lo aveva amareggiato parecchio. Per qualche oscuro motivo si era sentito in parte responsabile dell’accaduto, come se quelle parole avessero avuto un peso nelle scelte di quell’intrigante e tormentata ragazza. Suo malgrado il suo rammarico era dovuto a qualcosa di ben più profondo e sbagliato, un sentimento che si sarebbe rivelato doloroso come un incubo: si era infatuato della persona sbagliata, colei che avrebbe segnato la sua rovina.

Dal giorno in cui era stato insignito del titolo di Cavaliere, aveva giurato a se sesso di mettere da parte quell’assurdo sentimento e di prodigarsi per il bene del suo popolo: era sempre stato ligio al suo dovere, un valido difensore del regno, tuttavia non aveva mai interamente dimenticato quell’incontro e ciò che ne era derivato. Infatti, quando Morgana era riuscita a impadronirsi del trono e lo aveva catturato, tutti i nodi erano tristemente venuti al pettine: mentre lei si era divertita nel vederlo combattere per un’effimera razione di cibo, lui non era stato in grado di distogliere la sua mente dalla regina nera e da come fosse cambiata. Il desiderio di vendetta aveva scavato il suo volto e l’aveva privata della sua antica eleganza, eppure lui non aveva saputo pensare a una donna più bella di lei: avrebbe tanto voluto avventarsi su di lei e assaporare le sue labbra sottili, avrebbe dato qualunque cosa pur di poter giacere con lei e donarle tutto se stesso. Per la prima volta in vita sua, Gwaine aveva avuto paura di sé e del suo istinto: senza neppure accorgersene, si era trasformato nel mostro protagonista dei suoi stessi incubi. Era stato graziato dall’arrivo di Arthur e degli altri, poiché se non avessero fatto irruzione e cacciato la strega, lui avrebbe potuto davvero cedere all’ignobile tentazione di tradire tutto e tutti pur di stare con lei.

I tre anni di latitanza dell’amata nemica erano serviti al cavaliere per temprare il suo spirito e nascondere i suoi più torbidi desideri, permettendogli di ottenere ottimi risultati: era riuscito a dominare quella matassa venefica e ad incanalarla nel suo operato, trasformandola in qualcosa di buono. Sfortunatamente Morgana era ritornata alla carica e lo aveva nuovamente imprigionato, obbligandolo stavolta a lavorare insieme agli altri soldati sequestrati: l’aveva vista per pochi minuti e si erano scambiati un paio di frecciate, tuttavia era stato più che sufficiente per far riemergere l’antico sentimento che aveva sepolto nei recessi della sua anima. Dopo quell’esperienza, il guerriero era stato costretto a fare nuovamente i conti con se stesso e aveva infine accettato quell’indomabile passione che mai si sarebbe estinta.

Era riuscito ad andare avanti grazie al supporto dei suoi amici, Percival in particolar modo, i quali gli erano stati vicini pur non sapendo cosa stesse accadendo dentro di lui. Quando si era ormai persuaso a consacrarsi all’amicizia e a Camelot, era arrivata lei, la donna che aveva dato nuova forza al cuore di Gwaine: Eira, la bellissima fanciulla che aveva detto di essere la sola superstite dell’attacco dei sassoni alla sua patria. Il cavaliere si era irrimediabilmente innamorato di lei e aveva creduto di essere ricambiato: le aveva confidato tutti i piani di Arthur, certo di potersi fidare, invece era ancora una volta caduto nelle mani della sacerdotessa nera.

Se Gaius non fosse tornato in patria per metterli in guardia, lui avrebbe continuato a farsi manovrare come un burattino, ingenuamente felice nella sua gabbia dorata: quando infine avevano scongiurato la minaccia rappresentata da quella serpe che avevano allevato in seno, il guerriero era totalmente sprofondato negli abissi del suo incubo personale, incarnato dalla malefica Pendragon. Ancora una volta, era stato Percival a fargli sentire la sua vicinanza, posandogli una mano sulla spalla mentre la traditrice era stata giustiziata davanti ai suoi occhi: era stato in quell’istante che il suo incoerente amore si era trasformato in un feroce odio, facendo sì che la sua mente venisse divorata dal desiderio di vendetta.

Aveva coinvolto il suo compagno d’armi nel suo folle progetto, convinto di poter riuscire a uccidere la strega, ma suo malgrado non aveva fatto altro che metterlo in pericolo: se Morgana avesse scelto di torturare il suo amico, non se lo sarebbe potuto mai perdonare... Era stato solo in quel momento che la fatidica frase detta tempo addietro aveva dato i suoi frutti: fin dal principio la strega aveva voluto fargliela pagare e ora aveva finalmente trovato il modo per farlo, usando quelle parole contro di lui. Difatti, dopo aver usato il Nathair per scoprire la vera destinazione di Arthur, la sacerdotessa lo aveva sbeffeggiato con la stessa frase che egli aveva pronunciato per consolarla, mentre lei l’aveva utilizzata per infliggergli la stoccata finale.

 

Le ferite di un uomo che medita vendetta sanguineranno sempre.

 

Perso nelle sue elucubrazioni, aveva completamente dimenticato la presenza di Percival, che aveva preso il suo volto tra le mani e aveva sussurrato il suo nome con un misto di dolore e orrore. Il cavaliere morente non riuscì a trattenere le uniche due parole che sintetizzavano alla perfezione quello spaventoso incubo che aveva vissuto: “Ho fallito...”. Udì a stento la flebile negazione mormorata dal suo caro amico, poi l’agonia che provava divenne insostenibile: le palpebre si abbassarono lentamente e inesorabili, così da permettere a Gwaine di porre fine all’angoscioso sogno che era diventato la sua vita.




[IMG]http://i59.tinypic.com/2z82046.jpg[/IMG]
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Chloe R Pendragon