Titolo: Goodmorning Sunshine!
Paring: Solangelo.
Rating: Arancione.
Genere: Angst, Fluff, Horror, Sentimentale.
Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace.
Avvertimenti: Spoiler! (BoO)
Note:
- L'inverno dopo la sconfitta di Gea, Nico decide di restare al campo, anche perché non ha altri posti dove andare a vivere. Tutto va per il meglio, la "riabilitazione" di Nico sta dando frutti e "l'amicizia" tra Will e il figlio di Ade diventa sempre più profonda. Ma questo idillio comincia a dissolversi il giorno che Chirone, durante il consiglio dei Capocabina, annuncia ai campeggiatori l'inizio di una nuova missione.
- Mi sono impegnata per non andare OOC, ma so che qualche volta mi capita inevitabilmente.
- Alcune scene di questa fanfiction sono ispirate ai telefilm Teen Wolf e Arrow.
- L'idea per questa one shot mi è venuta mentre cercava di fare un fanvideo Solangelo da postare su Tumblr e Youtube, per chi volesse dare un occhiata cliccasse qui.
- Sono nel
pieno del mio periodo creativo Fluff, vi prego aiutatemi ad uscirne.
Probabilmente è perché non sono abituata ad avere
una OTPslash Canon sulla quale posso sbizzarrirmi, è una
sensazione nuovissima e bellissima, ragazze, capitemi.
→Goodmorning Sunshine!
-Buongiorno
campeggiatori, benvenuti alla riunione dei Capo-cabina
invernali.-
Chirone accolse tutti nella sua tenuta mortale,
sedendosi nella sua postazione mentre quella del Signor D era
temporaneamente
vuota. Il caminetto era acceso e si respirava una bellissima atmosfera
Natalizia. Tutti presero posto nella loro rispettiva posizione,
fortunatamente
non c’erano molti
ritardatari
quella mattina.
-Abbiamo
molte cose di cui discutere Chirone, per primo le barriere del campo
possono
essere anche abbassate, possiamo rilassarci la guerra è finita da un
pezzo non abbiamo più problemi.
I
restauri alle cabine sono quasi del tutto completati.
Abbiamo
bisogno dell’inventario dell’infermeria al più
presto, l’ultimo
aggiornamento
risale al mese dopo la fine della guerra. Vorremmo ingrandire la
bibliot- -
Il
figlio di Atena che era l’incaricato
ad aiutare Chirone nella gestione del campo era già partito come un
treno con la sua lista e le sue lamentele,
ma il centauro alzò
la mano indicandogli di fermarsi.
-Malcom,
perdonami, dobbiamo discutere di fatti urgentissimi, l’ordine del
giorno per questa volta potrà essere
modificato. ascolterò il tuo
resoconto appena avrò finito, ti
ringrazio.- Il figlio di Atena abbasso la testa
in segno di scusa e tornò
a sedersi imbarazzato. –Ragazzi,
abbiamo un problema. Le difese del campo rimarranno alzate ancora per
un po’, ma non
preoccupatevi, entro Natale sarà tutto risolto e
potremmo abbassare le difese per far
entrare un po’ di neve.-
-Qual
è il problema,
signore?- Chiese Malcom ansioso.
-Sto
organizzando un’impresa.- Tutti
cominciarono a bisbigliare preoccupati e qualcuno si fece scappare un “Non si può
stare mai tranquilli”. -Sembra che
Ade abbia un piccolo problema a controllare la sua rabbia.- Nico si
rizzò sulla sedia con
un’espressione
perplessa. In effetti non sentiva suo padre da
un po’ e la cosa gli
sembrava strana ora che ci pensava. –E’ vero, tra
moglie e marito non mettere il dito, ma sembra
che questa volta Ade e Persefone ci siano andati giù pesanti con le
litigate. Persefone è scappata dall’Inferno
e Ade ha mandato una piccola orda
di
zombie per cercarla e distruggere tutte le sue piantagioni, ma
purtroppo
sappiamo come sono gli zombie, si sono distratti e hanno cominciato ad
attaccare gli umani. Quindi ora ci ritroviamo zombie scorrazzanti in
giro per l’America e
abbiamo bisogno di qualcuno che li rispedisca negli
Inferi.- Concluse, lasciando tutti a bocca aperta a fissare il figlio
del
diretto interessato.
Nico
fece un colpo di tosse per mascherare il fatto che si stava strozzando
con la
sua stessa saliva, questa cosa era decisamente assurda, suo padre non
riusciva
proprio a stare senza mettersi (o metterlo) nei guai. Con altri due
colpi di
tosse riacquistò la capacità di parlare e si
alzò dalla sedia.
-Provo
a parlare con mio padre e cerco di convincerlo a richiamarli.- Rispose
semplicemente calmando i brusii che diventavano sempre più fastidiosi
intorno a lui.
-Niente
da fare Nico, gli ho già
parlato io e mi ha risposto che fino a quando Persefone non ritornerà da lui non
richiamerà gli zombie.-
“E
ti pareva” penso il figlio
di
Ade sbuffando. -Perfetto, Persefone mi odia. E’ inutile che le
parlo.-
-Ho
già parlato anche
con
lei e ha detto che non priverà
gli umani delle gustosissime ciliegie a Novembre.- Chirone scosse la
testa
esausto.
-Immagino
sia un suo modo per dire di no.- Intervenne Lou Ellen.
-Immagini
bene.-
-Va
bene, ci andrò io. Risolverò tutto in una
giornata.- Rispose Nico roteando gli occhi e
incrociando le braccia.
-Non
esiste! Come pensi di sconfiggere un orda di zombie da solo piccolo
genio?-
Will sbatté i pugni sul
tavolo
alzandosi e fissandolo con aria decisamente contrariata. Nico fece un
profondo
respiro facendo appello al suo pozzo quasi esaurito di pazienza.
-Una
crepa e tutti giù
negli Inferi?- Chiese sarcastico facendo infuriare ancora di più il figlio di
Apollo.
-Non
ci pensare nemmeno, avevamo detto niente più trucchetti
infernali almeno fino all’anno
prossimo!.-Gli puntò il dito contro
corrugando le sopracciglia, non sopportava
che tutto il lavoro che avesse fatto in questi mesi per ripulirlo dall’oscurità
che si era accumulata in lui sarebbe andato in frantumi perché lui si
sacrificasse come al solito per il bene degli altri.
-Dovrò andarci lo
stesso, solo i figli di Ade possono ferire i
non-morti.- Gli ricordò
restando sempre impassibile all’esterno
mentre in realtà avrebbe voluto
con
tutto se stesso prenderlo a pugni per il suo essere iperprotettivo.
Aveva vissuto
gran parte della sua vita da solo e non aveva mai avuto bisogno di
qualcuno che
gli rimboccasse le coperte prima di andare a dormire.
-Allora
verrò con te.- Doveva
aspettarselo da uno come lui.
-Bene.-
Scandì ogni lettera e
gli
lanciò uno sguardo
glaciale.
-Bene.-
Rispose, si guardarono in cagnesco in modo talmente palese che sembrava
che
potessero cominciare a prendersi a pugni da un momento all’altro.
-Wow,
ragazzi cercate di non ammazzarvi prima di partire e Nico, seriamente,
niente
più crepe nei
pavimenti
di marmo, sono difficili da riparare.- Intervenne Malcom a separarli e
Chirone
si schiarì la voce per
richiamare l’attenzione di
tutti.
-C’è qualche altro
volontario?- Nella sala grande calò il silenzio.
-No? Perfetto ragazzi, partirete domani.- Così disse
rivolgendo a Nico e Will il peggior sorriso
incoraggiante pre-impresa di sempre.
Nico immaginava
che combattere solo con le sue forze senza usare i suoi poteri fosse
davvero difficile, ma non fino a quel punto.
In più doveva
impegnarsi anche a proteggere Will che riusciva solo
a rallentarli o ferirli ma non poteva ucciderli. Le cose si stavano
mettendo davvero
male, c’erano zombie
ovunque
e le forze cominciavano a mancare ed insieme ad esse anche l’ambrosia.
-Cosa
sta succedendo? Sembrano triplicati.- Chiese Will spaventato e
costretto a
stare spalla a spalla con Nico, erano stati accerchiati e nonostante
Nico ne
uccidesse uno ogni due colpi quei mostri sembravano non finire più.
-Non
farlo!-
Gli
zombie si pietrificarono e la sua aura divenne sempre più scura. Will cercò
di alzarsi da terra ma quando si voltò
verso il più piccolo riuscì a distinguere
solo una massa scura. Nico faceva decisamente
più paura degli
zombie.
Il
figlio di Ade camminò
verso di lui e gli si accovacciò
accanto toccando l’asfalto.
-Tornatevene da dove siete venuti!- Ruggì di rabbia e la terra attorno a loro si spaccò, sgretolandosi sotto i piedi degli zombie che vennero risucchiati nelle profondità degli Inferi.
Quando
riaprì gli occhi Will
si
ritrovò in infermeria
questa
volta era lui ad essere steso sul letto e Nico gli era seduto accanto.
-Abbiamo
usato il Viaggio-Ombra, non è
vero?- Gli chiese con la voce ancora impastata dal sonno e le
sopracciglia
parecchio corrugate.
-L’ho fatto per
salvarci la vita, ma non preoccuparti, se ci
tieni tanto ad essere divorato dagli zombie posso mandarti da loro ogni
volta
che vuoi.- Gli rispose sarcastico e atono, non facendo trapelare
emozioni.
-Non
farlo mai più.- Gli intimò con tono di chi
non aveva per niente voglia di scherzare.
Nico semplicemente si alzò
e se ne andò lasciando Will
sdraiato sul letto a tormentarsi, autoconvincendosi che tutto quello
che era
successo era stato per colpa sua e che se lui non gli fosse stato d’intralcio forse
lui non avrebbe usato i suoi poteri. Lui, da
medico e da semidio, si sentiva davvero a disagio ad essere colui che
dev’essere salvato e
non colui che salva. E questo l’aveva fatto
reagire un po’ eccessivamente.
Il
mattino successivo era tornato ad essere il solito Will di sempre,
totalmente
guarito grazie all’ambrosia,
come tutte le mattine, andò
a svegliare Nico per coinvolgerlo nelle attività del campo.
Bussò alla porta
della cabina di Ade, la risposta rapidissima gli
fece sperare bene.
-Buongiorno
raggio di sole!- Non gli diede neanche il tempo di mostrarsi e lo
accolse
sorridente, ma quando vide il suo volto pallido, scavato, con gli occhi
arrossati cerchiati da occhiaie scure il sorriso si tramutò in un’espressione
preoccupata.
-Fanculo
Will, non è giornata.-
Nico,
appena vide chi c’era
dietro la porta la richiuse all’istante
sperando con tutto se stesso che lo ascoltasse e se ne andasse.
-Benissimo.-
Esclamò con un’espressione
rassegnata, girò i tacchi e se
ne andò.
Nico
non aveva chiuso occhio tutta la notte, gli incubi erano tornati a
fargli
visita, ancora più
vividi del solito e aveva preferito non dormire affatto. Poi Will gli
era
apparso davanti con il suo sorrisetto carino e tutto il casino che
aveva in
testa era diventato ancora più
incasinato. Non poteva appiccicarsi e preoccuparsi per lui da un
momento all’altro, per poi
arrabbiarsi perché gli aveva
salvato la vita, nessuno gli aveva chiesto di
fargli da mamma. Aveva bisogno di un po’ di tempo per se
stesso, per stare da solo e schiarirsi le
idee, magari andare a trovare suo padre ed aiutarlo a sistemare un po’ le cose lì
giù negli Inferi.
Non
uscì dalla sua
cabina per
tutta la giornata, solo quando calò
il sole sgattaiolò
da Chirone, assicurandosi di non essere visto da nessuno, e gli comunicò che sarebbe
stato lontano dal campo per un po’ per aiutare suo
padre. Il centauro non ebbe il coraggio di
ribattere, sapeva che quando Nico decideva qualcosa non c’era niente che
poteva fargli cambiare idea. Si limitò a consigliargli
di pensare bene prima di partire e gli
augurò buona fortuna.
Nico
pensò che forse
mangiare
qualcosa prima di partire per l’Inferno
sarebbe stata la cosa migliore da fare. Quando arrivò nella sala
della mensa, in ritardo ovviamente, sperò proprio di non
trovarsi gente indesiderata tra i piedi e
cercò di evitare il più possibile il
tavolo di Apollo ed un certo dottore
iperprotettivo. La cosa sembrò
funzionare inizialmente, per tutto il tempo della cena Will si limitò a fissarlo
accigliato dall’altro capo della
stanza ma non osò avvicinarsi
come d’abitudine.
Quando Nico finì di mangiare il
padiglione della mensa era quasi del tutto vuoto e Will era già andato via da
un po’. Ma purtroppo il suo
piano malefico non durò
perché all’uscita si trovò
di fronte colui che aveva evitato per tutta la serata a braccia
incrociate con
un’espressione al
limite
tra l’arrabbiatura e
la
delusione.
Si
avvicinò lentamente
guardandolo con sguardo severo. Nico distolse lo sguardo, non aveva
voglia di
sentire le sue solite prediche sul fatto che deve mangiare, che deve
stare di
più al sole e che
deve
dormire la notte e blablabla.
-E’ vero? Te ne
stai andando dal Campo Mezzo-Sangue?- Gli
chiese con la sua voce profonda e il suo sguardo indagatore. Come
facesse a
saperlo era un mistero, Nico a volte sospettava che avesse ingaggiato
arpie
invisibili per spiare ogni suo momento della giornata e controllare
qualche suo
passo falso.
-Siamo seri Will, a te non importa di me, non importa a nessuno qui.- Will contrasse la mascella offeso da quelle parole. –Sarò più utile a mio padre. Qui sono una palla al piede.-
-Io non ho
nessuno a parte te,
Nico.- Il figlio di Apollo abbassò
la testa massaggiandosi la fronte per la stanchezza. –Ti prego,
resta.- Alzò lo sguardo
piano piantando il suoi occhi azzurrissimi in
quelli di Nico. A quest’ultimo
mancò il fiato e non
riuscì a formulare una
risposta di senso compiuto. –Solo per una
settimana.- Rimase in silenzio per un tempo che
sembrò infinito per
poi
cambiare discorso.
-Hai
la tua famiglia.- Rispose in ritardo, come se avesse dovuto pensarci
per un po’ prima di essere
sicuro di quello che stava per dire. –Non è
vero che non hai nessuno, hai i tuoi fratelli qui al campo.-
-La
mia famiglia? Sono tutti dei pazzi idioti.- Rispose ridacchiando. –Ora che è
inverno e il sole non è
più tanto presente
hanno
un umore così suscettibile...
insopportabili.- Gli sorrise spezzando la tensione che si
era creata. Nico si rilassò
e sorrise all’idea dei figli
di
Apollo che sclerano perché
non possono abbronzarsi abbastanza.
-Sei
molto più carino quando
sorridi.- Disse con un sorrisetto beffardo facendo arrossire Nico. –Voglio vedere
questo sorriso più spesso nei
prossimi giorni che sarai qui.- Affermò ancora con quel
sorrisetto stampato in faccia.
“Nessuno
ti dice che rimarrò.” Avrebbe voluto
rispondergli, ma non lo fece, non aveva
voglia di rispondergli male dopo quello che si era sentito dire.
La
mattina seguente Nico andò
a fare colazione presto, per la seconda notte di fila non aveva chiuso
occhio,
cosa che si poteva capire benissimo dalle sue profonde occhiaie e i
suoi occhi
arrossati. Ovviamente a Will non passò
inosservato e non poteva fare a meno di andare a tormentarlo al tavolo
di Ade.
-Tu.-
Esordì puntandogli il
dito
contro. –Una notte in
infermeria. Ordini del dottore.-
Nico
alzò lentamente lo
sguardo dalla sua tazza di cappuccino prendendo un respiro profondo. –Sto bene.- Gli
rispose scuotendo la testa.
-Oh
certo.- Sorrise sarcastico in modo fastidioso. –Probabilmente
comincerai a scomparire insieme ai fantasmi
che ti ostini a tenerti attorno, ma non preoccuparti, come minimo
morirai.-
Continuò con fare
sarcastico
lasciando Nico senza parole a fissarlo incredulo. Riusciva sempre a
capire qual
era il problema soltanto guardandolo negli occhi. –Devi smetterla,
Nico.- Lo guardo negli occhi in un modo così intenso ed
ipnotico che a Nico tutto sembrò scomparire
attorno a lui ad eccezione di quegli occhi
azzurri. Non c’era neanche
bisogno
di chiedere a cosa si riferisse, entrambi sapevano bene di cosa si
trattava.
-Cazzo
se mi fa male, ok?- Ringhiò,
ammettere di star soffrendo per Nico era una delle cose più difficili che
potesse fare.
-Mi
avrebbe sorpreso se fosse stato il contrario.- Affermò serio annuendo.
Figure
scure circondavano il suo letto, gli mancò la voce si sentì
soffocare. Si portò
le mani davanti al viso per difendersi, ma la sua pelle era diventata
grigia e
piena di grinze, le dita ossute con le punte nere, i suoi vestiti
logori. Era
morto.
Si
svegliò improvvisamente
alzandosi a sedere, completamente sudato, le lacrime che scendevano
senza
controllo e un dolore martellante al petto che gli faceva mancare il
respiro.
-Andate
via.- Urlò scacciando le
figure
scure che ancora sembravano circondarlo.
Due
persone accanto al suo letto si mossero scattando in piedi. Era in
infermeria,
Will ed un altro infermiere di cui non ricordava il nome stavano
facendo la
veglia... riuscita male
perché si erano
addormentati entrambi.
-Will
ti sei addormentato per primo!- Sbottò
il ragazzo ancora assonnato.
-Di
cosa stai parlando, eri tu di guardia per ultimo.-
-No,
tu eri di guardia per ultimo.- Un profondo silenzio calò attorno ai
ragazzi.
-...potrei essere
stato io di guardia per ultimo.- Bisbigliò Will in
imbarazzo guardando Nico dispiaciuto.
-I miei eroi!- Esclamò ridacchiando per prenderli un po' in giro e tutta la sofferenza sembrò svanire nel nulla.
→
Will
preferì far rimanere
Nico in
infermeria per il resto della mattinata e curarlo personalmente. Ebbero
il tempo
di chiacchierare per un bel po’
senza essere disturbati, il centro delle conversazioni era
principalmente
quanto Nico avesse abusato dei suoi poteri dell’oltretomba
durante gli anni precedenti le sue avventure,
partendo dal labirinto fino ad arrivare al tartaro e Will rimaneva
incantato
ogni volta che sentiva le sue avventure, gli veniva difficile soltanto
immaginare come un corpo così
esile e fragile potesse aver sopportato tutto quel dolore e quelle
sofferenze,
che un corpo così
minuto contenesse tutta quella forza, quel coraggio, quella
determinazione. Gli
faceva venir voglia di abbracciarlo stretto a se e difenderlo da
qualsiasi cosa
cercasse di ferirlo ancora per il resto della vita, perché lui era
speciale e non meritava altre sofferenze.
-So
che è super segreto,
ma mi
dirai mai cos’è successo tra te
Jason e Cupido? Ne ho sentito parlare spesso, ma nessuno sa niente a
parte voi
due.- Nico sbiancò
e si girò con uno sguardo
glaciale
e Will si pentì subito di aver
curiosato troppo.
-Preferirei
impiccarmi.- Gli rispose con aria tremendamente seria che per un
momento pensò che volesse
farlo davvero.
-Te
lo chiederò più tardi, va
bene.- Lo sguardo di Nico divenne più duro. –O
mai. Ok, ok, mi va bene mai.- Si scusò
Will alzando le mani in segno di resa e lo sguardo del bruno si addolcì.
–Sei
la prima persona con cui ho parlato di tutto
quello che ho passato.- Spiegò
Nico. –Ma non riesco
ancora
a parlare di quell’episodio.-
Will gli rivolse il sorriso più
caldo e sincero che possedeva, nonostante tutto era davvero felice che
il
ragazzo stesse finalmente cominciando ad aprirsi ed era grato del fatto
che i
suoi sforzi stessero cominciando a dare frutti.
Nico
posò lo sguardò altrove, non
era abituato a ricevere così tante
attenzioni e la cosa lo imbarazzava, ma non perché gli
dispiacesse, al contrario, si sentiva stranamente bene.
→
La
settimana da Will stabilita scadeva quella notte e Nico non aveva
ancora deciso
cosa fare. Will non si era fatto vedere tutta la giornata, cosa davvero
strana,
e restando solo
ebbe il
tempo per pensare. Capì
di essere stato uno stronzo nell’ultimo
periodo nonostante Will abbia fatto molto per lui non aveva mostrato
neanche un
piccolo cenno di gratitudine. Mise da parte l'orgoglio e decise di
andare a
cercarlo preoccupato che gli fosse successo qualcosa durante la sua
misteriosa
assenza.
Sentì da alcuni figli
di Ermes che nella fucina di Efesto era
esploso qualcosa, c’erano
feriti due dei quali gravi.
Will
era sicuramente lì.
Si
avviò verso le cabine
e da
lontano lo vide camminare con passo spedito verso la fucina con la
fronte sudata,
i vestiti sporchi di sangue e alcune bende pulite tra le mani.
-Will...- Gli prese il
polso per trattenerlo, raggiungendolo appena
prima che entrasse nella fucina, cercò
di abbozzare un sorriso accertandosi che non fosse ferito e il sangue
sui
vestiti fosse di altri sfortunati.
-Raggio
di sole!- Lo salutò
sorridendogli con tono sorpreso mentre si asciugava la fronte dal
sudore con la
manica del camice da infermiere.
-Ehm,
ecco, volevo chiederti scusa per come mi sono comportato ultimamente,
avevi
ragione riguardo...
tutte le cose che hai detto e i consigli che mi hai dato.- Disse con
tono basso
sfidando il suo stupido orgoglio. –Grazie.-
Will rimase felicemente basito da quell’affermazione e
stette a fissarlo per un po’ con aria
incredula.
-Mi
sorprendi ogni giorno, Nico.- Gli rispose semplicemente ammirandolo.
-Mi
sorprendo anche io.- Gli rivolse un timido sorriso scacciando l’imbarazzo.
-Chi
sei tu? Cosa hai fatto al mio Nico?- Chiese il biondo scherzando e Nico
scoppiò a ridere per
quella, purtroppo, azzeccatissima
affermazione.
Dopo
aver lasciato il Dottore al suo lavoro si avventurò nel bosco, l’unico
posto in cui poteva stare da solo e soprattutto tranquillo per pensare
un po’. Vicino i
confini del campo la temperatura calava decisamente,
ma lui non ci fece caso più
di tanto. Dopo un bel po’
di camminata e imprecazioni verso scoiattoli che facevano lo stesso
rumore
delle arpie Nico si decise a restare al campo, non aveva per niente
voglia di
sentire le lamentele di Demetra sul fatto che era identico a suo padre
e non
personificava per niente il motto “Mens
sana in corpore sano”
(ora va a capire se si riferiva al suo fisico scheletrico o alla sua
mente
talvolta deviata) perché
non mangiava abbastanza cereali, Ade se la sarebbe cavata da solo
contro sua
moglie.
Durante
il viaggio di ritorno il ragazzo venne spaventato da una civetta e
voltandosi
di scatto per la paura inciampò
rovinosamente su una radice troppo sporgente e ruzzolò dalla collina
per qualche metro. Quando si rialzò capì
di essere in condizioni pessime e che la caviglia gli faceva davvero
male. Camminare
fino alla sua cabina era impossibile, non aveva dracme per un
messaggio-iride
di emergenza e senza neanche pensarci si teletrasportò con il
viaggio-ombra nel primo posto che gli venne in
mente.
Purtroppo
il primo posto che gli venne in mente non fu la sua cabina, ma l’infermeria.
Fortunatamente quando ricomparì non c’era
nessuno nei paraggi per testimoniare che la sua infrazione agli ordini
del
dottore. Nico cercò
di zoppicare verso l’uscita
sperando di riuscire a tornare nella sua cabina prima che qualcuno si
accorgesse della sua presenza.
-Sei
tornato per salutarmi?- Una voce tremendamente familiare proveniente da
dietro
un paravento lo fece spaventare e voltare di colpo.
-In
realtà non- - Cercò
di spiegare che non se n'era mai andato, ma non appena Will lo vide
cominciò a strillare.
-Che
diavolo ti è successo?!-
Will
quasi urlò dallo spavento,
aveva pezzi di rami e foglie secche tra i capelli parti della felpa
strappate e
sporche di terreno, il jeans rotto sul ginocchio sbucciato e zoppicava.
-Sono
stato attaccato da una civetta.- Gli disse con un sorrisetto colpevole
grattandosi la nuca.
-E
io che pensavo che te ne fossi andato senza salutare.- Gli disse con un
sorriso
radioso andandogli incontro e cingendogli le spalle per aiutarlo a
camminare. –Andiamo a
sistemare questo casino.- Gli disse ancora
sorridendo mentre Nico cercava di appoggiarsi timidamente alla sua
spalla. –Poi mi spieghi
come hai fatto a sopravvivere alle due più grandi guerre
della storia moderna di questo campo e farti
ridurre così da una
civetta.-
-A
mia discolpa posso dire che ero disarmato.- Will scoppiò a ridere e si
avviarono zoppicando verso un lettino.
Nico
si svegliò con dei raggi
di
sole che gli illuminavano il viso pallido, si strusciò un paio di
volte contro il cuscino, e avvertì un dolore
fastidioso alla caviglia e al ginocchio.
C’erano alcune
cose che non andavano in quel risveglio.
Punto
uno, il sole non arrivava mai sul suo letto e non aveva mai dormito
senza
chiudere le tende.
Punto
due il cuscino era molto più
morbido del solito.
Punto
tre non riusciva a ricordare perché sentisse dolore
ovunque.
Punto
quattro, cosa più
strana di tutte, non aveva sognato quella notte e si era svegliato
profondamente
sereno.
Aprì lentamente gli
occhi cercando a ricordare le cose successe
la sera prima. La prima cosa che vide furono un paio di occhi azzurri
lucidi
per il sonno.
Will.
-Buongiorno
raggio di Sole!- Will lo salutò
dalla brandina accanto al suo letto con il suo solito sorriso gentile.
-Buongiorno
Dottore.- Ricambiò
il saluto e gli sorrise stropicciandosi gli occhi.
-Oh,
che bello stamattina sei di buon umore.- Scherzò facendogli
ricordare come aveva reagito qualche giorno
prima a quella frase. -Niente incubi stanotte?-
-No.-
“Grazie a te” avrebbe voluto
continuare, ma non ne aveva il coraggio.
-Questo
significa che devi addormentarti accanto a me più spesso.- Disse
Will distrattamente poi si pietrificò ripensando alle
sue parole e si diede un pugno in testa da
solo. –Non in quel
senso.-
Si affrettò a dire agitato.
-Non
che io avessi voluto intendere altri sensi, assolutamente no, la mia
mente non
ci ha mai pensato neanche lontanamente.- Parlò talmente in
fretta che Nico riuscì a stento a
capire quello che diceva mentre cercava di
trattenere le risate. Will fece una risatina nervosa scuotendo la
testa. –A volte non so
perché parlo.- Roteò
gli occhi facendo scoppiare a ridere Nico che intanto stava cercando di
mettersi a sedere.
-Will.-
Lo richiamò. –Dormirò
con te ogni volta che vorrai.-