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Autore: DontCallMeNicole    19/12/2014    2 recensioni
L'illusione di essere importante per Simon.
Un traditore, bastardo, e violento.
Siriah non era nata dal nulla.
Ciò che l'aveva realmente resa una spietata assassina non poteva essere controllato facilmente.
Un giovane presidente, una banda, una vita malsana, lo scarto di una società fin troppo negativa.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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-Non basta!- ruggì Simon.
La vide con l'occhio destro, mentre cercava di ripulirsi del sangue che colava lungo la guancia.
-La mia faccia! Mi ucciderai così- disse lei, con terrore improvviso. Simon non era impressionato, probabilmente era stato anche lui una recluta anni prima, sapeva cosa faceva, sapeva che avrebbe fatto soffrire la ragazza.
Siriah non tornava a casa da settimane, dormiva e viveva nella catapecchia che il presidente le aveva concesso "cordialmente".
Non sapeva nulla di Joy e dei suoi genitori, Simon le aveva gettato il cellulare nel fiume vicino al tugurio. Ogni comunicazione fu tagliata, cancellata, rimossa.
Quando il ragazzo dai capelli color inchiostro propose al presidente di accogliere Siriah, lui non accettò immediatamente, e per un momento, sembrava aver dubitato anche della sincerità di Simon. Ma il leader poche ore dopo cambiò totalmente idea.
Quattro giorni dopo, l'uomo diede il consenso per effettuare l'addestramento della ragazza. Doveva imparare a colpire, non per autodifesa, non per hobby, ma per uccidere. La formazione avveniva nel giardino posteriore di quella casa che cadeva a pezzi.


"Non ho mai visto questo presidente, perché dovrei fidarmi di lui?"


Il cuore di Siriah ebbe un sussulto. Simon si stava avvicinando di nuovo. Durante gli addestramenti, l'aveva percossa, l'aveva colpita tanto forte da farla cadere, e da farla sanguinare. Si aspettava una risposta, voleva vederla reagire, ma lei non ci riusciva, era solo capace di rimanere immobile, tremante, e impaurita.
L'avrebbe messa alla prova ancora, lei ne era certa.
-Sei capace di fare qualcosa? Sei una dannata ragazzina incapace- sbraitò lui, sollevando un sopracciglio, era sempre più vicino alla mora coricata a terra. La metteva alla prova, quelle parole erano solo uno stimolo.
Siriah non sapeva che fare, le sue mani vagavano sul terreno impregnato d'acqua, cercava disperatamente qualcosa che potesse aiutarla.


"Stupido addestramento".


Tastando il terreno trovò un vecchio coltello. Non aveva mai osato minacciare qualcuno con un'arma, ma in quel momento era necessario.
Raggiunse con i polpastrelli il manico, doveva allungarsi di più, era impossibile stringerlo. Simon intanto le prese con forza il polpaccio, tirandola man mano verso sé.
Siriah allora si allungò ancor di più verso il mezzo, ansimava, mugolava, poteva farcela. Dopo dolenti sforzi impugnò la sua salvezza. A denti stretti si rialzò, applicò le regole apprese durante gli altri scontri, posò la lama sul collo pallido del ragazzo e si sedette sopra le sue gambe.
-Prova a muoverti inutile pezzo di carne, e la ragazzina ti manda all'inferno- ringhiò Siriah, erano parole difficile da ripetere, ma essa le sputò come veleno.
Con una mano lui le cinse il fianco, poi sorridendole le pulì la guancia con il pollice.
-Non sorridere idiota, sono armata!- insistette lei.


"Cosa sto facendo? Sono impazzita per caso?"


Lasciò cadere il coltello a terra, poi si alzò.
-Sei bellissima, Siriah- Simon non poteva negarlo, anche se in quel momento era inopportuno, lui lo disse, fregandosene di tutto.
-Idiota. Vado dentro, puoi anche andartene- ordinò lei, trattenendo i singhiozzi.
Simon se ne accorse, aveva avuto le stesse reazioni molto tempo prima, ma se ne andò senza dire nulla. Siriah voleva stare sola, quelle settimane la stavano rendendo una creatura orribile, una creatura senza sentimenti, senza rimorsi.

"Non devo piangere, no. Io sono Siriah, non sono più l'innocente Alexandra Walls."
  
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