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Autore: thyandra    19/12/2014    2 recensioni
La prima volta che m'innamorai di te, fu quando ti vidi sedere in disparte al ballo in maschera dei Sinclair; la tua postura era goffa, in quei costosi abiti di sartoria cuciti su misura per te, ma tu sembravi non prestare alcuna attenzione a quante pieghe avrebbe avuto l'indomani la pregiata stoffa della tua giacca. Indossavi un completo nero, che baciava in maniera inappropriata la tua pelle lattea, e pensai che quel sarto avesse davvero molto poco gusto, se la sua scelta era ricaduta così grossolanamente su un prodotto che non ti rendeva alcuna giustizia.
La seconda volta che m'innamorai di te, fu quando volgesti il viso nella mia direzione e i tuoi occhi sfiorarono i miei attraverso l'enorme sala da ballo con un'acutezza che sembrava leggere i miei pensieri indecenti. Mi sentii arrossire sotto lo strato di pesante trucco che m'imbellettava il viso di bianco, e pensai che adesso ero diventata di certo meno bella, perché non eguagliavo il tuo chiarore niveo.

[Break/Shelly]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shelly Rainsworth, Xerxes Break
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Sono mesi che sono via da questo fandom e ancora mi chiedo cosa mi stia spingendo a postare questa storia -tra l'altro scritta molto di getto e terribilmente mielosa, per i miei canoni. Figures che se non la posto subito, non lo farò mai.
Anyhow, prendetela per quello che è, ovvero un delirio nato dalla rilettura di certe parti del manga in cui certi personaggi erano ancora vivi -sniff- , ergo una storia senza troppe pretese. Il contesto è una AU imprecisata, verosimilmente un qualche tipo di ambientazione ottocentesca molto simile a quella del manga, ma nella quale, ovviamente, i personaggi non si conoscono ancora. 
Enjoy, if possible!






 
I could have danced all night


 

La prima volta che m'innamorai di te, fu quando ti vidi sedere in disparte al ballo in maschera dei Sinclair; la tua postura era goffa, in quei costosi abiti di sartoria cuciti su misura per te, ma tu sembravi non prestare alcuna attenzione a quante pieghe avrebbe avuto l'indomani la pregiata stoffa della tua giacca. Indossavi un completo nero, che baciava in maniera inappropriata la tua pelle lattea, e pensai che quel sarto avesse davvero molto poco gusto, se la sua scelta era ricaduta così grossolanamente su un prodotto che non ti rendeva alcuna giustizia.

La seconda volta che m'innamorai di te, fu quando volgesti il viso nella mia direzione e i tuoi occhi sfiorarono i miei attraverso l'enorme sala da ballo con un'acutezza che sembrava leggere i miei pensieri indecenti. Mi sentii arrossire sotto lo strato di pesante trucco che m'imbellettava il viso di bianco, e pensai che adesso ero diventata di certo meno bella, perché non eguagliavo il tuo chiarore niveo. Ma i tuoi occhi fuggivano di nuovo; erano l'unico tratto del tuo viso che potevo vedere attraverso la ricca maschera che indossavi quella notte, ma tu non vedevi me, ne ero sicura.

La terza volta che m'innamorai di te, fu quando volgesti lo sguardo verso la finestra, allontanandoti di qualche passo dalla folla di aristocratici danzanti; I danzatori sembravano impallidire di fronte all'intensità del tuo sguardo e per un attimo mi sentii frivola e mondana. Pensai che saresti fuggito via da quella favola cortese e che non avresti mai più indossato quell'abito scuro e costoso; pensai che non ti avrei rivisto mai più e fu in quel momento che m'innamorai di te per la quarta volta.

La quinta volta che m'innamorai di te, fu quando le tue labbra esitarono appena sulle nocche guantate della tua dama, e provai una sorta d'infantile invidia per quelle dita così altezzosamente ripiegate nel tuo palmo, perché potevano saggiare la delicatezza delle tue, prive di lucida stoffa. Il tuo capo si era abbassato in un lieve inchino e avevi cominciato a danzare insieme a lei sulle note del valzer appena cominciato. Le tue movenze quando eri sulla pista da ballo erano parecchio diverse da quando ti muovevi, e provai meraviglia. La leggera esitazione che guidava ogni tuo passo scompariva in vece d'una leggerezza e d'una eleganza che irradiavano una grande esperienza, e mi chiesi se sarei stata talmente fortunata da ricevere un invito per una danza, anche una sola, per potermi sentire anch'io quelle ali. Mi chiesi se tu saresti stato in grado di vederle, sotto tutti questi strati di gonne e il pesante corpetto. Mi chiesi se tu riuscissi a vedere così chiaramente la mia anima come io vedevo la tua, in quel momento.

La sesta volta che m'innamorai di te, fu quando gli strumenti tacquero e le tue labbra s'inchinarono appena all'insù. Pensai che un sorriso del genere meritava di essere mostrato più spesso, ma che era prezioso proprio perché così raro, e mi sentii lusingata dall'essere stata testimone di tanta bellezza improvvisa.

La settima volta che m'innamorai di te, fu quando la successiva danza ti condusse ancora più vicino al luogo in cui ero seduta io, e i tuoi occhi lontani tentarono ancora i miei, senza mai trovarli per lungo. Mi chiesi se il battito del mio cuore impazzito avrebbe potuto condurti a me come un sentiero di molliche di pane. Sentii il rossore salire ancora alle mie guance, e mi chiesi se tu fossi in grado di vederlo anche sotto tutto quel ridicolo trucco da aristocratica.

L'ottava volta che m'innamorai di te, fu quando tu in persona e lord Sinclair veniste a rendermi omaggio, e io potei guardare meglio quelle orbite carminee. Tu t'inchinasti cortesemente, e mi chiedesti l'onore della prossima danza.

La nona volta in cui m'innamorai di te, fu quando calde lacrime rigarono il mio costoso, ridicolo trucco, perché non potevo danzare con te, anche se lo desideravo con tutto il mio cuore. Così avevo abbassato il viso e rivolto i miei occhi alle mie mani in grembo, alle mie gambe paralizzate dalla nascita, rifiutando educatamente.

Tu ti eri scusato profusamente per l'offesa arrecatami e avevi pregato per il mio perdono. La decima volta in cui m'innamorai di te fu quando compresi che eri cieco e l'unica parte di te che la maschera non copriva era la tua debolezza; a scusarmi, l'ultima volta, fui io, e tu mi sollevasti sulle punte dei piedi, poggiandoli sulle tue lucide scarpe nere, le tue mani sulla mia vita, un sorriso ancora una volta sulle tue labbra, e una promessa nel cuore.

E avrei potuto danzare tutta la notte.

 

  
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