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Autore: LilacLilium    21/12/2014    2 recensioni
Dal primo capitolo: "Thorin sogghignò concentrato sulla propria tazza -Hai messo troppo miele...-
-A me piace.- ribatté Bilbo con tono offeso.
-Mangiati l’uovo. Quella roba dolciastra può piacere solo a te...-"
(Old!Thorin e Old!Bilbo, diversi anni dopo la riconquista di Erebor)
La storia è leggermente ispirata al film 'Iron Lady' per alcune situazioni (ad esempio l'episodio della colazione)
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il re esitò dubbioso davanti alle ante aperte del polveroso guardaroba. Tese una mano e accarezzò dolcemente la fila di pesanti indumenti appesi. Ogni stoffa, disegno, ogni fibbia gli ricordava qualcosa. Qualcosa di passato.

Staccò una gruccia dalla barra di metallo: era la giacca di velluto color amaranto che Bilbo indossava durante il loro viaggio. Il collo e i risvolti delle maniche erano ancora morbidi.

Thorin se la portò al viso con la speranza di sentirne ancora una volta il profumo: nulla, solo polvere e odore di vecchio. Una lacrima rotolò lungo il naso affilato del nano, per poi precipitare nel vuoto, sfera perfetta di cristallo, e infrangersi a terra.

Non gli restava che immaginarlo, ormai. Si concentrò: biscotti al cioccolato (quelli che piacevano tanto a Dwalin), mele, hum... cannella, miele, casa. Un vano ricordo e null'altro.

Un'altra lacrima fu intercettata nella sua traiettoria dal dito del re. La osservò, limpida, tremante e luminosa. Thorin la lasciò cadere.

Sospirò a occhi chiusi. Era il momento, inutile rimandare.

Iniziò a spostare i vestiti sul letto senza pensarci troppo, indugiando qualche volta a spazzolare con la mano una manica di felpa o un colletto spiegazzato. Aveva quasi finito ormai.

D'un tratto si fermò perplesso, guardando una scatola di cartone azzurro in un angolo sul fondo. Thorin la tirò fuori e la aprì.

Le lacrime ricominciarono a scorrere e a cadere al ritmo dei singhiozzi trattenuti che gli scuotevano la cassa toracica. La scatola conteneva un diario, fiori essiccati, qualche ritratto, lettere e biglietti. I ricordi di Bilbo.

Thorin estrasse un cartoncino colorato delicatamente: era sicuramente di fattura elfica, un piccolo ritratto. Al centro vi erano Elrond e Bilbo, con quel ridicolo vestito verde pallido (ecco da dove veniva!), e di lato, imbronciato, c'era lui, Thorin.

Il nano si rimise a frugare. Appiattita sul fondo trovò la mappa, quella mappa che li aveva ricondotti alla montagna tanti anni prima. Accarezzò col dito la sagoma rossa del drago svolazzante sopra Erebor.

-Mahal...- mormorò tenendosi le tempie fra le mani -Io volevo solo... fare bene.-

Si alzò dal letto incrociando il proprio riflesso nello specchio. Rimase a fissarlo confuso avvicinandosi e sfiorando la cornice d'argento.

Vedeva un vecchio, completamente grigio, scarmigliato. Gli occhi rossi dal pianto erano blu acceso, ma avevano perso luce. Le guance pallide, segni profondi e severi sul viso.

-Io non mi riconosco- sussurrò sconcertato allontanandosi.

 

Le borse erano quasi tutte pronte: eccezion fatta per qualche mantello e altri accessori che non aveva saputo con certezza dove mettere. Era notte fonda. Era riuscito a fare tutto da solo.

Soddisfatto, si accostò al comodino per spegnere la luce una volta per tutte e gettarsi sul letto a riposare un op' prima dell'alba.

Sul comodino c'erano gli occhiali di Bilbo. Li prese delicatamente per le sottili stanghette dorate e pulì le lenti con un lembo della sua tunica.

-Sono ancora in castigo?- domandò una voce alle sue spalle. Thorin sorrise e sbuffò sollevato.

-No...-

-Menomale.- Bilbo si sedette sulla trapunta accanto a lui, prendendogli la mano. -Alla fine ce l'hai fatta, eh? Ci hai messo un secolo, davvero.-

-Mi sono preso il mio tempo, caro- mormorò Thorin.

-Puoi dirlo. Sai, mi viene quasi voglia di ballare, ma siamo troppo vecchi e stasera è tardi.-

-Troppo tardi.- confermò Thorin annuendo.

-Devo andare, lo sai? Sono contento che tu mi abbia preparato i bagagli... oggi non avrei proprio avuto tempo-

-Cosa stai dicendo?- chiese Thorin smarrito -Non puoi andartene...-

-Devo, caro.- Bilbo prese una sciarpa e se la avvolse al collo. A Thorin sembrò molto stanco e vecchio.

-No- gridò Thorin, -Non puoi andare, te lo proibisco-

Bilbo aveva aperto la porta della camera. La prima luce del mattino ne stagliava netta la sagoma nell'ombra scura della stanza.

-Oh, avanti, non rendere le cose più difficili: starò bene, e anche tu-

-No- gemette il re -Ti prego, non lasciarmi solo... Guarda! Guarda, non puoi andartene: hai dimenticato il fazzoletto- gridò fra le lacrime stringendo un quadratino di tessuto bianco orlato di pizzo. Ormai la sagoma di Bilbo era lontana, ma si girò e salutò con la mano:

-Te la caverai benissimo da solo, amore; in fondo lo hai sempre fatto.-

La sua voce giunse lontanissima alle orecchie del re, ma non vi era traccia di risentimento, né di tristezza.

Thorin si accasciò al suolo singhiozzando disperatamente. Era solo, come sempre lo era stato prima di Bilbo. Solo, egoista, così egoista da non pensare a ciò che avrebbe potuto salvare suo marito. Colpevole, anche se Bilbo lo aveva perdonato.

Un raggio si sole filtrato dalle alte finestre colpì le sue iridi chiare, e alzò lo sguardo nel silenzio dell'alba.

 

 

Sorpresa! Era per farmi perdonare di tutti i ritardi di questa storia.

Questo è il penultimo capitolo, come avrete capito (un po' più lungo del solito, perché mi dispiaceva spezzarlo). I ringraziamenti li lascio al prossimo.

A presto!

  
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