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Autore: MrRaider    21/12/2014    2 recensioni
La storia di questa fanfiction si colloca tra l'allontananza di Taiga da Ryuuji e il suo ritorno alla fine dell'anno scolastico. Durante questo lasso di tempo la storia sarà principalmente incentrata sul fratello della Tigre, tennista professionista che decide di prendersi una pausa dal suo lavoro per circa un paio di mesi, con lo scopo di finire gli studi. Perciò si trasferirà nella città di Taiga, dove farà conoscenza con gli amici della sorella, tra cui Ryuuji.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minori Kushieda, Nuovo personaggio, Ryuji Takasu, Taiga Aisaka, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14
 
Il lunedì era arrivato, e con esso la sua partenza. Non credeva di essersi affezionato così tanto a quella città, ma l’aveva capito ora che se ne stava andando. L’aereo sarebbe partito verso l’ora di pranzo e aveva tutto il tempo per prepararsi.
Si svegliò di prima mattina e dopo essersi vestito iniziò a fare colazione. Mentre mangiava osservava l’appartamento di Taiga, che in quell’ultimo periodo era diventato il suo. Poi pensò a tutto quello che era successo in quei mesi: la nascita di Aki, l’incontro con sua sorella, il suo ritorno a scuola, gli allenamenti con Tom, la partita con Kei e il compleanno con i suoi compagni. Erano successe così tante cose in quei mesi, che non si sarebbe dimenticato facilmente. Ricordi, dei bei ricordi, che porterà per sempre.
Per non dimenticare di quella ragazza, Minori. Lei era carina, simpatica, e lo aveva attratto. Da una semplice amicizia erano arrivati ad un rapporto sempre più stretto e sincero. Lo aveva supportato per la verità nascosta a Ryuuji, e lui la aveva aiutata in quell’ultimo mese  ad allenarsi al meglio per il softball. E pensare che due giorni prima stava per dirgli quello che provava, che si era innamorato di lei, e che avrebbe voluto che diventasse la sua ragazza. Ma ormai era troppo tardi, non aveva più tempo per dirglielo, ora doveva partire, e forse non avrebbe avuto altre occasioni. E con il suo continuo viaggiare, probabilmente una loro storia non avrebbe mai funzionato.
Sospirò, pensandoci

E’ andata così, ora posso solo andare avanti con la mia carriera

Finita la colazione guardò l’orario e decise di andare a scuola, un ultima volta, a salutare i suoi compagni. Così uscì di casa diretto al liceo. Non ci mise molto ad arrivare. Giunto al cancello diede uno sguardo all’edificio della scuola. Anche lì aveva ottenuto la stima di tutti, grazie al suo carattere, il suo solito sorridere e il tempo passato a firmare qualche autografo…
Guardò l’orologio, stava per scoccare l’ora della pausa, e ne avrebbe approfittato per salutare i compagni. Appena arrivò di fronte alla porta della 2°C aspettò il suono della campanella e non appena essa suonò entrò in classe.

“Oh Aisaka, sei in ritardo…” disse la professoressa Yuri ma non appena vide Roku vestito senza la divisa scolastica si fermò.

“No professoressa, in realtà sono venuto per salutarvi”.

I suoi compagni sentendolo rimasero stupiti, dato che non si aspettavano una risposta così da lui.

“Come te ne vai?” chiese Haruta.

“Vedete, c’è stato un problema. Wimbledon inizia fra poco e quindi io devo tornare, e riprendere la mia carriera. Sono venuto qua per salutarvi e… per dirvi grazie. Con voi ho passato uno dei migliori momenti della mia vita. Siete stati fantastici, tutti quanti, mi avete accettato per come sono, e mi sono ben integrato nel vostro gruppo. Mi siete stati molto vicini, alla partita, al compleanno, e questo mi ha fatto felice, felice di poter contare su ognuno di voi. Mi spiace dovervi lasciare ma non è detto che questo sia un addio. Non so ancora cosa fare, se tornare a Tokyo oppure trasferirmi, non lo so proprio.
Che dire, è stato un vero piacere conoscere tutti voi e… spero vivamente di rivedervi presto.”

Dopo aver parlato tutti i compagni ricambiarono: chi lo salutava, chi gli dava buona fortuna per il torneo. Appena finirono Roku dopo aver salutato anche la professoressa Yuri uscì dall’aula. Ma mentre camminava nel corridoio, ormai pieno di ragazzi che si godevano la pausa, sentì una voce familiare che lo chiamava. Si girò e vide Ryuuji davanti a lui.

“Roku, aspetta! Ecco, volevo dirti scusa per averti fatto uscire da casa mia in quel modo ieri, insomma…”

“No Ryuuji, avevi le tue ragioni per essere arrabbiato con me, lo capisco”

“Lo so, ma il fatto è che non ti odio per questo”

“No?”

“No, che diamine! Come potrei? Mi sei stato vicino assieme agli altri, come potrei esserlo!?”

Roku rimase sorpreso dalla confessione di Ryuuji che nonostante ciò  lo considerava ancora un amico

“Oh, beh…  sono.. sorpreso. Pensavo che mi odiassi per averti nascosto…”

“No nessun problema. E Roku, prima di andare” disse Ryuuji porgendogli la mano

“In bocca al lupo per il torneo”

Lui, sentendo le sue parole, gli strinse la mano

“Grazie amico”

Finita la conversazione i due si salutarono, e mentre Roku uscì dalla scuola Ryuuji tornò in aula. Lì vide Kushieda, ancora seduta nel suo posto. Era immobile, come una statua. Di tutti gli altri era l’unica che non aveva detto una parola da quando era arrivato Roku. Non voleva credere che il suo amico, colui che l’aveva tanto aiutata se ne stava andando e forse non avrebbe più rivisto.

“Kushieda, che hai?” chiese Ryuuji, preoccupato.

La ragazza sentendolo scosse la testa, come se in quel momento non fosse lì e la voce dell’amico l’avesse risvegliata.

“Oh… N-nulla, tutto apposto Takasu.”

***

 
La giornata scolastica finì. Tutti stavano tornando nelle rispettive case. Ma Minori, mentre si diresse verso casa sua, si fermò.
Tutto intorno a lei si era fermato. In un secondo gli tornarono in mente tutti i bellissimi ricordi che aveva con Roku: la prima volta che lo incontrò da Johnny’s intento a leggere il giornale, la scoperta di averlo come compagno a scuola, passando ai giorni in cui lui la guardava giocare a softball, e lei che lo guardava giocare a tennis; la cena nell’appartamento di Taiga, fino a quando lui per aiutarla si improvvisò il suo istruttore e l’aiutò a vincere il campionato. Aveva capito che per lei Roku era una persona molto importante. Non si era mai sentita così vicina, eccetto con Taiga, con un'altra persona. E ora che ne era resa conto stava rischiando di non rivederlo mai più.
Gli scese una lacrima. Era passato tanto tempo dall’ultima volta che aveva pianto, e anche quella volta era per amore, ma da allora si era promessa che non avrebbe più pianto. Subito dopo quella goccia ne uscì un’altra, e un’altra ancora, continuando a farne uscire sempre di più.
Sì girò e corse. Corse come non aveva mai fatto prima. Forse era ancora in tempo, magari non era ancora partito.

Ti prego, fa che ci sia ancora!

Minori accelerò, e dopo aver corso per 5 interminabili minuti arrivò all’appartamento. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, sperando con tutta sé stessa che lui fosse ancora lì.
Salì le scale fino ad arrivare al piano giusto. Notò che la porta era ancora aperta, segno che il ragazzo non era partito. Scattò e come un fulmine entrò, dove trovò Roku preso dal riordinare alcune cose nella sua valigia.

“Roku!” disse lei, sperando che il ragazzo si girasse.

Roku, sorpreso, si girò e vide Minori, col viso leggermente sudato, i capelli scompigliati ele guance rigate dalle lacrime.

“Minori… che ci fai qui?” chiese piano.

“Roku….” disse lei, avvicinandosi
“Che stupida che son stata. Non mi ero accorta di quanto… di quanto tenessi a te. Mi sei stato vicino in questo periodo, e ho capito solo ora di quello che provavo…. e…. che provo, per te. Roku, io….”

Non ci voleva credere. Si stava dichiarando…. Dopo tutto questo tempo, passato al suo fianco, a spalleggiarla, ad aiutarla. Ora aveva l’occasione, e finalmente, gli confessò quello che provava anche lui.

“Ti amo” disse.

“Eh?” chiese lei, sorpresa.

Roku delicatamente le strinse le mani, pronto a dichiararsi.

“Sei, una magnifica ragazza, Kushieda Minori. Io ho sempre provato qualcosa, verso di te, ma… allora non sapevo cosa provavo veramente. Ora invece lo so, ossia che… ti amo”

I due erano ormai vicinissimi e si guardavano intensamente. Viso contro viso, occhi contro occhi, labbra contro labbra.
 Lui avvicinò il suo viso a quello della ragazza, baciandola sulle labbra. Lei, presa dal bacio, che via via diventava sempre più lungo, chiuse gli occhi, lasciandosi catturare da quel momento. Staccarono le loro labbra e il ragazzo passò delicatamente le sue mani sulle guancie della ragazza, asciugandole le lacrime uscite durante il bacio. E non erano lacrime di tristezza, ma lacrime di felicità. Subito dopo la ragazza lo abbracciò.

“Ti prego, non andare”

Devo Minori, ma te lo prometto. Appena finirà mi trasferirò e tornerò qui… per sempre”

Lei, non credendo alle sue parole lo guardò con occhi dolci e gli diede un altro bacio sulle labbra. Il loro momento fu interrotto dal suono di un clacson proveniente da fuori.

“Devo andare” disse Roku.

Si mise il borsone nelle spalle, poi strinse la mano di Minori nella sua e con l’altra prese la valigia. Chiuse a chiave la porta dell’appartamento e dopo essersi assicurato di averla chiusa per bene nascose la chiave sotto lo zerbino, in caso Taiga dovesse tornare.
Appena uscirono videro una macchina alla guida di Eddy, con Tom seduto nel sedile vicino.

“Amico, dobbiamo andare!” disse il suo manager.

Roku mise la valigia nel cofano assieme al borsone. Prima di entrare si rigirò verso Minori che l’abbracciò.

“Mi dispiace, io…” disse lui ma fu zittito dalla ragazza che gli diede un altro bacio.

“No, non dire niente. Vai, mettici tutto te stesso e vinci! Io aspetterò… ti amo”

Prima di staccarsi da lei le accarezzò la guancia delicatamente, poi entrò in macchina.
E mentre l’auto si allontanava, Minori continuava ad agitare il braccio salutandolo, mentre Roku si sporse dal finestrino, ricambiandole il saluto.

Tornerò, lo prometto!
 
   
 
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