Le porte del TARDIS si aprirono con il loro solito cigolio – quante volte gli aveva chiesto di oliarle?
River stava per ricordarglielo di nuovo, una mano già posata sul fianco per sembrare minacciosa, ma c’era qualcosa che non andava con la consolle del TARDIS. C’era… robaccia ovunque. Fili argento, oro e rosso pendevano da qualsiasi sporgenza, una sconcertante quantità di lucine colorate illuminava l’intero pannello di controllo, facendo sparire tutti i pulsanti.
“È esplosa la cantina dei Pond qui dentro?” domandò, avvicinandosi per cercare suo marito.
“Buon Natale!” esclamò il Dottore alle sue spalle. In testa aveva due enormi corna da renna, con tanto di fastidiosissime campanelle dorate.
“Sei in ritardo” gli disse. “Di due mesi. Ti avevo regalato una giacca, l’ho usata io.”
Il sorriso sul viso del Dottore si spense, trasformandolo da bambino gioioso ad adulto deluso in un battito di ciglia. Si lisciò i bordi della giacca marrone e sistemò il cravattino, incapace di proferire parola.
River sospirò. “Sei in anticipo di tre giorni, il tuo regalo è in posto sicuro.”
Per un attimo, il viso di suo marito fu più luminoso di tutte le sue lucine messe assieme.
“Dovrai aspettare per aprirlo.”
Di nuovo, sul suo viso comparve un’espressione delusa, ma il sorriso non tardò a ricomparire. River gli sorrise a sua volta; era disposta a perdere San Valentino, per quell’anno, pur di vederlo scartare trepidante i suoi regali in ritardo.