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Autore: Elly Priest    23/12/2014    1 recensioni
"-Allora, avventuriero spericolato, dove siamo diretti?
Lio guardò davanti a sé e lo guardo serio.
-Non ne ho la minima idea.
A Riley caddero le braccia, ma si arrese all' evidenza: La vita dell' avventuriero era fatta di pericoli e incognite.
-Meglio l' ignoranza che la morte, giusto Lio?.
-Sempre Riley, sempre!"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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-No, non voglio quel delfino!
Riley cercava inutilmente di conversare con il mercante.
-Plenda, delfino di giada! Molto plezioso!! Plenda, plenda!
Era capitato per caso in quella bancarella. Un mercante cinese cercava a tutti i costi di rifilarglielo.
Riley non demordeva, e cosí neppure l' altro.
-Con delfino, anche caltolina e busta glatuita!
Era andato nel quartiere cinese per trovare un bel regalo da dare alla sua fidanzata, Jenny. Ora non sapeva piú come uscirne, allora dovette cedere.
-Glazie, signole! Buona giolnata!
"Parla per te", stava per dire, ma ritornó subito sui suoi passi.
-E ora che me ne faccio di questo affare?
Dalla busta tiró fuori un delfino intagliato finemente, fatto interamente di giada. Non era male, ma nemmeno strabiliante, solo qualche incisione in cinese sotto il dorso del piccolo animale.
Meglio di nulla, pensó. Lo teneva in vista per osservarlo meglio, lo incuriosiva, per quanto anonimo potesse sembrare.
La Chinatown di San Francisco era tra le piú belle attrattive della città: esotica e pittoresca. Lontana qualche fermata di taxi, era il posto dove si puó trovare di tutto.
Quel giorno, peró, gli era andata male: quel delfino non gli piaceva per niente. Si fermó ad un chioschetto di strada, spiedini e carne di dubbia provenienza. Gli sembró di riconoscere una cavalletta. Preferí non rischiare.
Mentre dava un morso ad una sana mela, suonó il cellulare, solo che quella non era la sua suoneria. E decisamente non proveniva dalla sua tasca. Veniva dalla busta che gli aveva dato il mercante, ma dentro sembrava vuota. Strappó il fondo e vide che lí era nascosto il cellulare sospetto. Numero privato, figurarsi.
-Pronto?
-Ciao, hai vinto la lotteria, ti consiglio di iniziare a correre!
Riley pensava ad uno dei classici scherzi telefonici, i negozianti non sapevano più che inventarsi. Però quell’ accento era tutt’altro che cinese.
-Si, va bene. Buona giornata…
-No, davvero, ti consiglio di correre, guardati dietro e capirai.
Riley gettò un’ occhiata alle sue spalle: un gruppo di ninja saltava da un tetto all’altro, andavano tutti verso di lui, come nelle scende dei fumetti. Erano armati? Cosa volevano da lui? Per poco schivò una specie di freccia diretta alla sua testa.
Sì, erano decisamente armati.
Senza farsi troppe domande, iniziò a correre tra le stradine di Chinatown, scaraventò a terra cesti di frutta, biciclette e anziane signore che imprecavano nella loro lingua. I ninja non demordevano, anzi erano più vicini di prima.
-Perché vogliono uccidermi? Chi sei tu?
-Muoviti che ti stanno raggiungendo! Lombard Street, subito!
Uno sconosciuto al cellulare che gli dava indicazioni, inseguito da ninja assassini. L’apice della sua giornata.
Lombard Street, la via principale che attraversava San Francisco. Perché proprio lì? Mancava qualche metro e lo avrebbe scoperto.
La discesa ripida della via lo fece accelerare, guardava a destra e sinistra, si chiedeva dove fosse lo sconosciuto. Gli inseguitori gli erano alle calcagna e per poco uno non gli saltò addosso, Riley saltava a destra e a manca per schivarli, su per le scale, giù per le scale. Ad un certo punto, inciampò in un tavolino da bar, cadde rovinosamente a terra. La sua fine.
Cercò di rimettersi in piedi, ma uno dei ninja gli era balzato addosso, Riley non era un esperto di combattimenti, quindi tirava pugni a casaccio. L’uomo lo prese per i capelli, sbraitava qualcosa in cinese mentre gli puntava una lama alla gola.
-Cosa volete? Non ho nulla da darvi! Ahi, ahi!
-Yu tun, yu tun! Ba ta gei wo!
D’improvviso, la presa si allentò, seguita da due spari che vennero dal nulla. Senza pensarci due volte, riprese la sua fuga, gli altri ninja sbucarono dalle vie laterali, riprendendo l’inseguimento.
Riley non ce la faceva più, non capitava tutti i giorni di essere inseguiti da strani uomini intenti ad ucciderlo, non esisteva allentamento per quello. Correva al centro della strada, le macchine gli passavo vicinissimo, tra clacson ed insulti. Sentì un ronzio che diventava man mano sempre più forte.
-Dove sei, maledetto? SONO IN LOMBARD STREET!
-Calmati, amico! Guarda su..
Un deltaplano arancione gli volava a qualche metro dalla testa. Il pittoresco della situazione raggiunse l’apice, quando Riley si gettò verso la portiera aperta del piccolo aereo che iniziava a sorvolare il mare. Per metà fuori e metà dentro, cercava di salire con forza, ma un peso alle gambe lo fece quasi cadere dal mezzo: un ninja gli si era attaccato in volo.
Cercava di scavalcarlo e quando tirò fuori un pugnale iniziò il panico. Riley ondeggiava come un tonno appena pescato, mentre gridava a più non posso.
-Vattene, VA’ VIA!! Vade retro!!
Quando si liberò una gamba, sferrò una serie di calci in faccia al cinese, che cadde in mare con un tonfo sordo. Per un momento fu sicuro di lasciare la presa, ma una mano forte lo tirò dentro con forza. Riley stringeva convulsa quella mano sconosciuta.
Un ragazzo gli stava davanti, sorridente e calmo come non mai. Aveva i capelli neri, completamente attrezzato di corda e zaino, indossava un cappello a larga visiera.
-Lio Martinis, avventuriero di professione! Piacere di conoscerti! Come ti chiami?
Parlava ad alta voce, mentre si metteva al posto del pilota come se nulla fosse.
-Riley, mi chiamo Riley, ma…
-Tranquillo, ti spiego tutto! Hai il delfino?
Riley rimase di sasso. Il delfino. Lo tirò fuori dalla tasca con mano quasi tremante. Lio lo prese, mentre distoglieva completamente l’attenzione dalla guida, Riley si sentì subito male. Un sorriso a trentadue denti si allargò sul viso abbronzato dell’avventuriero.
-Perfetto! Yan ha fatto un ottimo lavoro!
-Yan!?
-Il mercante cinese che te lo ha dato! Mio stretto collaboratore: a chiunque lo avrebbe venduto avrebbe rifilato anche il mio cellulare.
Riley guardo lo scassone di telefono che aveva in mano, un Nokia 3310. Tirò giù saliva che non c’era.
-E quindi..?
Lio gli tese la mano.
-Siamo appena diventati soci, piacere di incontrarti, socio!
Riley stava per avere una crisi isterica.
-Perché quelli volevano uccidermi?
-Correggiti, vogliono ancora ucciderti. Ti presento la mafia cinese!
Riley si accasciò sul sedile accanto al pilota, la testa fra le mani.
-Sotto questo delfino c’è una trascrizione antica. Dice che ci sia un immenso tesoro millenario mai stato ritrovato! Il delfino è la chiave per arrivarci. La mafia cinese, ovvero La Triade della Mantide, se ne vuole impossessare e sa che anche io sono sulle sue tracce! E per questa impresa ho bisogno di un secondo in plancia! Quindi…tu sarai mio nuovo e fedele partner!
Riley guardava il vuoto, aveva programmato un pomeriggio tranquillo, invece quel delfino era la causa della sua disfatta.
-Perché io?
-Non avevo preferenze, chiunque lo avesse preso sarebbe stato comunque perfetto. Hai la faccia da avventuriero, te la caverai benissimo, vedrai! Non c’era alternativa, se non andarci sino in fondo. Dopotutto, ci era dentro fino al collo ormai: La Triade della Mantide sapeva già chi era e dove abitava, con ogni probabilità. Non gli rimase che accettare di controvoglia ciò che il destino chi riservava.
-Dove siamo diretti?
Lio gli passò una cartina vecchia e strappata, indicando un posto.
-Nella provincia di Yunnan, Sud della Cina, territorio inesplorato e selvaggio! Si parte per l’AVVENTURA!
Il deltaplano accelerò all’improvviso, puntando verso Est: la terra del sol levante.
   
 
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