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Autore: LaMusaCalliope    23/12/2014    1 recensioni
DAL TESTO:
"– Nico Di Angelo! – gridò e puntò un dito contro il ragazzo che lo guardava seriamente preoccupato per la sanità mentale dell’altro. – Non ti lascerò fare un albero di Natale triste apatico e depresso! -" Come avrete capito siamo alle prese con le decorazioni.
BUONE FESTE RAGAZZI!! (consideratelo un mio regalo di Natale anticipato :* )
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~~Da quando Percy si era trasferito, quella casa non era più la stessa. Se prima regnavano l’ordine e la precisione, adesso sembrava che fosse scoppiata una bomba. Sul pavimento c’erano cartacce, vestiti, fogli di appunti. Per quanto Nico si impegnasse ogni mattina a mettere a posto, quella casa continuava a essere un disastro.
Alle undici del 24 di dicembre, Percy stava rientrando a casa, mentre Nico era in cucina a infornare i cup-cake di un colore azzurrognolo. In salotto c’era tutto il necessario per fare l’albero. Il più grande andò diretto in cucina, dove già si stava diffondendo l’odore dei dolci. Nico era di spalle, con le cuffie nelle orecchie, la musica alta. Stava lavando le ciotole e non si era accorto del ritorno del ragazzo. Muoveva la testa al ritmo della musica. Percy gli si avvicinò silenziosamente, volendo fargli una sorpresa. Era a pochi centimetri da lui, quando Nico si girò di scatto e gli andò addosso. Per lo stupore, una teglia cadde a terra e Nico imprecò in greco antico e si tolse le cuffie. – Per gli dei, Percy! Così mi farai morire! – si chinò a raccogliere la teglia, poi lanciò uno sguardo truce al suo ragazzo che invece sorrideva come se non fosse successo nulla di grave. Lo vide avvicinarsi, togliergli con calma l’oggetto dalle mani, poggiarlo sul tavolo. Lo prese per i fianchi e lo fece più vicino a lui. Si guardarono negli occhi, Percy col sorriso sulle labbra e Nico con la sua classica occhiata omicida. – sei un idiota, Jackson – affermò con tono duro, cosa che fece allargare ancora di più il sorriso a Percy. – Anche io ti amo -  e detto questo, il più grande lo baciò. Dopo pochi secondi Nico si staccò – non pensare di farti perdonare con le cose smielate, Jackson. Non ci casco! –Percy assottigliò gli occhi, come a lanciare una sfida – Vedremo! – e tornò sulle labbra del più giovane, che come previsto cedette a quel contatto. Nico si abbandonò completamente tra le braccia del più grande, dimentico di quanto successo poco prima. Si baciarono per minuti finchè il telefono non iniziò a squillare insistentemente. Percy mugugnò di disappunto sulle labbra di Nico, che si staccò per andare a rispondere. – chi è? – quasi ringhiò e Percy rise silenziosamente. – Sì Hazel, domani sera va bene. Si, certo. Va be … no aspetta, cosa? Hazel, ti prego, no! Come perché? L’ultima volta mi ha dato fuoco al salone! Lo so, ma … fa come ti pare. A domani – e riagganciò con la faccia più arrabbiata che mai. – Hazel e Frank vengono domani? – chiese Percy, avvicinandosi al ragazzo. Nico sbuffò, ma annuì. – verrà anche Leo. Quel piromane. Se combina qualche guaio sarà tutta colpa tua, Jackson! – Percy strabuzzò gli occhi, sorpreso. – e perché mai, scusa? – si grattò la testa seriamente confuso. Nico sbuffò di nuovo, come se fosse ovvia la risposta. – chi ha detto “invitiamo tutti così sarà più divertente”? Tu! Quindi la responsabilità è tutta tua. – Nico incrociò le braccia al petto per sembrare più risoluto. Percy intanto si era fatto più vicino, con lo stesso sorriso furbo di chi sa come risolvere la situazione sulle labbra. E infatti lo sapeva, qualche parola dolce e Nico si sarebbe sciolto. Ma stavolta il più piccolo non ci cascò. Si allontanò da Percy e si diresse in salone. Lì iniziò a svuotare le scatole sul pavimento, seguendo un ordine preciso. Le palline furono divise per colore e così pure i fili d’angelo. In un enorme scatolone all’angolo, c’era l’albero di Natale. Faticò per tirarlo fuori e quasi non ne fu schiacciato. Percy osservava la scena impassibile. Amava guardare Nico vivere, impegnarsi a fondo per qualcosa, anche se non gli andava a genio. Adorava la ruga che si creava tra le sopracciglia quando si concentrava, proprio come in quel momento, mentre sceglieva dove collocare l’albero. Trovò il posto in un angolo tra la tv e la libreria stracarica di libri. Cominciò a trascinare l’albero, ma era troppo pesante. Nico sbuffò ancora una volta e, ancora una volta, guardò Percy con fare assassino. – Hai intenzione di darmi una mano o vuoi rimanere lì fermo a fissarmi? – sbraitò con un lieve rossore sulle guance che Percy trovò assolutamente adorabile. Si diresse quindi verso il punto dell’albero opposto a quello di Nico e lo sollevò. Insieme a Nico riuscì a collocarlo. Il più piccolo lo guardò con scetticismo e infine annuì. Andò verso le decorazioni e ne prese tre per ogni colore e Percy notò che erano nere, grigie e bianche. Nessun colore che riportasse al Natale. – ehm, Nico. Dimmi che hai qualcosa di rosso o di verde da mettere sull’albero? – il più piccolo lo guardò come se avesse detto che i maiali volassero e scosse la testa. – non ho nulla di colorato, ormai non dovrebbe più sorprenderti. – e iniziò a collocare palline e fili d’angelo. Percy avrebbe potuto accettare qualsiasi cosa, ma un albero di Natale tetro, non rientrava nei suoi limiti.
– Nico Di Angelo! – gridò e puntò un dito contro il ragazzo che lo guardava seriamente preoccupato per la sanità mentale dell’altro. – Non ti lascerò fare un albero di Natale triste apatico e depresso! -
- Veramente io sono triste apatico e depresso! – controbatté Nico e fu allora che Percy tirò fuori il suo faccino offeso,  sporgendo il labbro inferiore; fece finta di tirare su col naso e si asciugò una lacrima invisibile sotto l’occhio. – Davvero? E così la tua vita con me è triste apatica e depressa? Davvero? Non me lo aspettavo, Di Angelo. Mi ritengo ufficialmente offeso. Ma sappi una cosa: farò di tutto per rendere il tuo Natale il meno deprimente possibile! – e detto questo non diede a Nico nemmeno il tempo di rispondere (e di riprendersi dall’espressione da cucciolo ferito di Percy) che quello se ne era già andato. Nico si prese la testa fra le mani e sussurrò – che cosa ho fatto io? –


Percy si diede dello stupido cinque secondi dopo essere uscito dall’appartamento di Nico. Nella fretta aveva dimenticato di prendere la giacca e si stava ghiacciando là fuori. Una lieve neve cadeva placida sull’asfalto. A mezzogiorno, New York sembrava tutt’altro che addormentata: nella Quinta Strada c’era traffico in entrambe le direzioni, con un continuo andare e venire di taxi. Sul marciapiede, la gente passeggiava alla ricerca dei regali dell’ultimo minuto o semplicemente per godersi quell’aria natalizia che Percy adorava. Si diresse verso Central Park e prese una scorciatoia che gli permise di arrivare davanti a un grande magazzino. Appena entrò nel negozio sentì l’aria calda sulla faccia e gli sembrò che mille ghiaccioli si stessero sciogliendo, lasciando il posto a un tepore piacevole che andava diffondendosi per tutto il corpo. Puntò dritto verso il reparto delle decorazioni e iniziò a cercare. Non aveva intenzione di comprare roba troppo colorata o il Natale l’avrebbe passato sotto un ponte, con un occhio nero e senza il ragazzo. Rise all’idea della faccia che avrebbe potuto fare Nico se fosse tornato con un Babbo Natale che intonava Jingle Bells in modo molto allegro. Poi, come illuminati da una luce divina, trovò ciò che stava cercando. Erano semplicissime decorazioni, niente di speciale, ma la cosa importante era il colore: erano di diverse tonalità di blu, il suo colore preferito e pensò immediatamente che fossero perfette per il loro albero, un’ unione delle loro vite rappresentate in un simbolo di felicità. Prese le decorazioni, pagò con dei soldi che si era dimenticato di avere e si rincamminò verso la casa di Nico.


Nico si era completamente scordato di aver infornato i cup-cake. Se ne ricordò quando sentì un forte odore di bruciato provenire dalla cucina. Ora era davanti al tavolo, i dolci anneriti in un vassoio. Li guardò come se la colpa fosse loro, come se lui avesse discusso con Percy a causa dei cup-cakes. Prese il vassoio, ma era ancora caldo e quindi si bruciò i polpastrelli, che iniziarono a pulsare dolorosamente. – Di Immortales! – imprecò. Aprì l’acqua del lavandino e ci mise sotto le mani, per far passare il bruciore. Ripensò a ciò che si era detto con Percy. La sua vita era decisamente migliorata da quando si erano messi insieme, qualche mese prima, e lo era ancora di più quando il ragazzo si era trasferito in casa sua, ma Nico ancora non riusciva a dimenticare il dolore che aveva provato prima di tutto questo. La morte di sua madre, poi della sorella Bianca, la delusione negli occhi di suo padre, la fuga e infine la scoperta dei suoi sentimenti verso un ragazzo; sentimenti che prima aveva trovato sbagliati. Sentimenti che adesso lo stavano travolgendo come un fiume in piena. La sua vita non era più deprimente e spenta come lo era stata qualche mese fa, doveva ammetterlo, ma la notte ancora si svegliava in preda agli incubi, sognando l’odio che tutti riversavano contro di lui. Ma quando si svegliava, c’erano sempre le braccia di Percy a stringerlo, a ricordargli che qualcuno che lo amava c’era. E allora si diede dello stupido. Doveva chiedere scusa a Percy, appena sarebbe tornato. Tolse le mani da sotto il getto d’acqua e cercò qualcosa con cui fasciarle. Trovò una garza in un cassetto della cucina, dove teneva tutti i farmaci. Iniziò ad arrotolarla intorno alle dita e fu in quel momento che Percy rientrò con una busta in braccio, e la faccia tutta rossa per il freddo pungente. Nico gli andò subito incontro e lo abbracciò forte. – mi dispiace,hai ragione, la mia vita non è triste apatica e depressa. La mia vita, grazie a te, è splendida, non avrei dovuto di re quelle cose, mi dispiace. Mi dispiace tanto! – Percy rimase basito dal comportamento del più piccolo. Tutto si sarebbe aspettato meno che quello. Come sempre, il piccolo Di Angelo sapeva come sorprenderlo. – Vieni qui! – e lo prese tra le braccia, accarezzandogli la schiena e sussurrandogli parole dolci sul collo. – guarda che ti ho portato? – e, staccandosi da Nico, gli porse il pacchetto. Il più piccolo aprì la busta e tirò fuori l’enorme confezione di decorazioni blu. Scoppiò a ridere, una risata cristallina, di quelle che Percy gli sentiva fare raramente ma che appunto per questo lui amava. – ho pensato che sarebbe stato carino decorare l’albero con i nostri colori preferiti. E quindi … - Nico fissava la scatola con il sorriso sulle labbra. Poi si avvicinò all’albero, aprì la confezione e prese a sistemare le palline e i fiocchi e, cosa c’entrassero non lo capiva, anche qualche pesciolino. Percy gli si avvicinò e lo aiutò a decorare. Finito con l’albero, passarono alle maniglie, poi ai lampadari e alla fine, la casa di Nico apparve più festosa di quanto fosse mai stata. Percy aveva acceso il fuoco nel camino, e Nico era andato a preparare la cioccolata calda. Si sedettero sul pavimento caldo, stretti in una coperta natalizia, abbracciati. – sai, mi piace la casa, così. – disse Nico, mentre girava il cucchiaio nella tazza della cioccolata, aspettando che si freddasse. Poi ne bevve un sorso e quindi si voltò verso Percy, aspettandosi un commento. Il ragazzo però aveva lo sguardo fisso sulle mani di Nico. – che hai fatto alle dita? – e indicò la fasciatura bianca. Nico se ne era quasi dimenticato. Alzò le spalle – ma nulla, una scottatura, nemmeno tanto grave – Percy gli prese la mano destra e tolse la garza, osservando la punta delle dita arrossata. La portò alle labbra e vi lasciò un lieve bacio. – meglio? – chiese e Nico annuì. Percy giocò con le dita di Nico fino a intrecciarle con le sue. Poi si sporse in avanti e lo baciò. – Buon Natale, Nico – e gli sorrise, di quei sorrisi che illuminano le giornate grigie. – anche a te Percy – e lo baciò ancora, mentre la legna nel camino scoppiettava e le luci dell’albero proiettavano ombre di festa in quella giornata di neve.



  BUON NATALE, SEMIDEI!

 

   
 
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