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Autore: Eris_Kawa    24/12/2014    1 recensioni
12 fratelli (subaru non ha bisogno di fic perchè ha già chitose nella novel, shh) alle prese con altrettanti bambini piccoli.
Cosa mai proveranno?
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Sei sicura che stia bene?
Era la domanda che faceva sempre il pediatra alla donna.
-Non ha la febbre o qualcosa?
Domandava ciò solo perché non sapeva che altro fare. Era abituato ad avere a che fare con i suoi fratelli, non con suo figlio.
Inutile dire che era preoccupato per ogni cosa che poteva succedere al piccolo Joe. Anche se solo aveva sonno, per il medico era un affare di stato. Stava morendo!
Sua moglie però lo confortava.
-Tu non guarderai quando imparerà a camminare. Non voglio vederti col fiato sul collo al piccolo.
Si, il padre era ipocondriaco per il figlio
 
Ukyo non aveva tempo da perdere con la bambina. Il lavoro era più importante, e poi a casa aveva la cucina da sistemare, preparare la cena, stendere i panni, pulire il pavimento, spolverare i mobili e tante altre cose.
Come poteva perder tempo con Ai? Di lei se ne occupava la madre.
La piccina però mostrava uno strano amore per ogni cosa che faceva il padre.
E, in fondo, Ukyo faceva tutto quello per lei.
 
Aveva lasciato il monastero da parecchio, dall’”incidente” causato da lui.
Kaname non pensava che da una sua relazione occasionale sarebbe sbocciato in un vero amore, con anche un figlio a carico. Non avrebbe potuto continuare a fare il monaco. Ora aveva una famiglia.
Spesso lei, quando per lavoro doveva stare lontano dal suo piccolo, si chiedeva se lui se ne sarebbe occupato a dovere.
Le rispondeva sempre di non temere, dopotutto lui aveva avuto talmente tanti fratelli da occuparsi, che per lui cambiare un pannolino era come parlare.
-Daisuke, sta fermo!- gli capitava di dire al biondo, ma la peste non si fermava nemmeno sotto tortura.
-Alla faccia dell’aiuto. Non ti dovevo chiamare così. Non aiuti per nulla la gente!
Dopotutto, Kaname non si era mai cambiato il pannolino da solo.
 
Hikaru non si era mai aspettato che qualcuno apprezzasse la sua personalità e le sue tendenze da travestito, ma quando aveva incontrato lei, aveva trovato l’unica persona  che lo accettasse.
E ora avevano una bambina in comune. La piccola Misaki sprizzava da tutti i pori un ottimo senso della moda. Cosa evidentemente presa dalla sua cara seconda mamma/Papà. Era così che la madre della piccola denominava l’amato. Seconda mamma. In effetti, da fuori sembravano due donne lesbiche, e non erano approvate da nessuno. “Vallo tu a spiegare che sei un uomo” diceva spesso la donna.
Ma a Hikaru non importava di ciò che credevano gli altri. A lui importavano solo i vestitini  con cui decorare la sua dolce bimba
 
Non credeva che suo figlio sarebbe stato come un secondo Tsubaki. Invece eccolo li, il piccolo Kaede, che adorava stare con il suo strambo zio, e che piano piano aveva preso il suo modo di fare.
Non c’era un momento che non sfruttasse l’occasione per fare innocui scherzi al padre, come nascondergli cose o sfruttare la sua gentilezza per ottenere ciò che vuole.
In effetti, anche la dolce Tsubomi era identica allo zio Azusa. Era l’unica che fermava le corse di Kaede in giro per la casa, e evitava che il cugino torturasse altre persona.
Insomma, sembrava che i due gemelli si fossero scambiati i figli.
 
-Ehi, Non toccare quella roba!
Troppo tardi. Aki aveva già preso con le sue manine da bambina dei documenti. Bollette e altro, da consegnare a lavoro. La piccola peste li aveva fatti cadere tutti, spargendoli per la stanza.
-ASAHINA AKI, COSA HAI COMBINATO!
E il ragazzo si mise a raccogliere quello che riusciva, e tentava di salvare più carta possibile dal gioco infinito della piccola.
Dove era la madre quando serviva? Non poteva tenere quella peste ancora a lungo.
La piccina saltava come una ranocchia per lo studio, come se avesse bevuto del vino. Molto vino.
Ora doveva solo sperare che non aveva bevuto dal suo bicchiere sul mobiletto…
 
Luis guardava spesso le figlie degl’altri suoi fratelli, ma non si aspettava che anche Andrè le osservava.
Il piccolo francese si avvicinava spesso a loro, e le tastava le teste con le sue manine con cura.
Borbottava come al solito con i suoi mugolii da neonato, e osservava anche le mani.
Dormivano anche insieme, padre e figlio. Luis non aveva paura di farlo cadere, e Andrè non passava la notte insonne.
Insomma, nessuno dei due aveva il senso di pericolo che un essere umano dovrebbe avere.
Se ne stavano li tranquilli, vedendo il mondo passargli davanti
 
Era ancora troppo piccolo per camminare, il bambino che teneva tra le braccia quel ragazzo.
-Sei proprio un cattivello. Nascere proprio quel giorno
Stava dormendo, Fuyuki, tra le braccia del suo giovane papà.
Iori osservava il volto candido del neonato.
- Proprio nell’anniversario della morte. Dovevi trasformare quel triste giorno in una festa.
Fuyuki era nato all’improvviso, senza annunciare la sua venuta al mondo a nessuno, nemmeno alla madre, la prima ad accettare la confusione di Iori al pensiero di un amore diverso da quello per la ragazza morta.
Colei che disse subito che il bambino lo avrebbe chiamato Fuyuki, sapendo che quel nome era tanto bello quanto distruttivo, per il suo amato.
E ora quella donna osservava il futuro marito che stringeva il loro figliolo, pregando intensamente che nessuno glielo portasse via.

Yuusuke non sapeva come comportarsi.  La piccolina continuava a gattonare in giro, come una pazza.
Rincorreva la figlia come un disperato. Occuparsi di lei quando a malapena sapeva prendersene di se stesso? Come poteva? La ragazza era andata con le altre e ovviamente, non poteva fare come loro e portassi la figlia appresso, no.
Intanto lui si doveva occupare di Kairi, pestifera come era.
Quando riuscì a riafferrarla tirò un sospiro di solievo.
Un giorno lei e sua madre lo uccideranno.
Ma non era quello il giorno.
- E no, Kai. Non mi scapperai più!
Ma di certo, Yuusuke era più infantile di loro.
 
La famiglia dell’idol era praticamente nascosta a occhi umani.
Non voleva mettere in pericolo Daiki, ne tanto meno sua madre. Dopotutto, l’amore è proibito per un idol, no?
Odiava doverlo fare, ma non poteva mostrare in giro la dolcezza che sprizzava ogni volta che vedeva il bambino. Non poteva baciare in pubblico l’amata.
Non poteva dire di no per passare più tempo con loro.
Quanto odiava Fuuto il fatto che i suoi fratelli doppiatori potevano benissimo senza rischiare di perdere il lavoro!
 
 
-Buon natale, Izumi!- Esclamò il giovane, contento. –Questo sarà il tuo regalo!
Wataru consegnò il piccolo coniglietto di peluches alla bambina, dolcemente.
-Sai, me lo regalarono il primo natale che ho passato in famiglia. E lo voglio dare a te!
Ovviamente la piccola non capiva.
Ma a Wataru non importava. Anche lui non aveva capito che quel coniglietto era passato tra le mani di ogni suo fratello prima di lui.


 

CI SONO RIUSCITA. Con la c, la m la v e i punti che non funzionavano, sapete che disperazione?
Maledetto pc.
Beh, BUON NATALE!
Spero che vi piaccia.
L'idea mi è venuta da una fic di Stachan su Utapri. Che dire, ANDATE A LEGGERLA SUBITO SE NON L'AVETE FATTO
-eris
   
 
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