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Autore: Nocturnia    25/12/2014    6 recensioni
"A casa di Clark." ripeto, fissandomi le unghie e notando una leggera scheggiatura su quella dell'indice "In quel minuscolo appartamento di due metri per due."
Bruce sospira, sistemandosi gli occhiali sul naso - ha perso qualche decimo e ancora non lo vuole ammettere.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bat Family, Batman, Selina Kyle aka Catwoman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Natale
Disclaimer: Selina Kyle, Bruce Wayne e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"A Natale tutte le strade conducono a casa."

- Marjorie Holmes -



Sotto l'albero



"A casa di Clark." ripeto, fissandomi le unghie e notando una leggera scheggiatura su quella dell'indice "In quel minuscolo appartamento di due metri per due."
Bruce sospira, sistemandosi gli occhiali sul naso - ha perso qualche decimo e ancora non lo vuole ammettere.
"Così ha detto." ribatte, sfogliando distrattamente un plico di documenti.
"E vuole invitare l'intera Justice League."
"E i Teen Titan."
Alzo un sopracciglio, schioccando la lingua contro il palato.
"Non ci staremo mai."
"L'atmosfera è quella che conta."
"Parole tue o del boyscout?"
Bruce mi regala un'occhiata per nulla amichevole.

"Ci ha invitati a casa sua?" domanda Laurel, il caffè che borbotta piano e le uova che cominciano appena a cuocersi.
"Dice che è l'occasione perfetta. Che quando mai ci ricapiterà un Natale tutti assieme e, soprattutto, tutti vivi." replica Oliver, mettendosi in bocca un pezzo di bacon "Dovremmo dargli una chance."
Laurel si volta, portandosi una mano sul fianco e fissandolo scettica.
"Dovrò cucinare?"
"Tutti dovremo farlo; regole di Lois."
Laurel mastica un insulto a mezza bocca e medita di chiamare Selina entro il pomeriggio.

Diana esamina con molta attenzione la pletora di dolci che si trova davanti - torta sacher, bavarese, crostata ai mirtilli, imperiale, millefoglie, saint honoré e molte altre.
"Ha bisogno di qualcosa, signorina?"
Diana alza lo sguardo, spaesata.
"Cosa si regala a Natale per un pranzo?"
Il pasticciere le sorride rassicurante, sporgendosi oltre il bancone e indicando il frigorifero alle sue spalle.
"Dipende da cosa cercava e, soprattutto, da cosa piace ai suoi invitati."
L'umore di Diana peggiora, assalita ora da così tante torte da non riuscirne a ricordare neppure il nome.
"Non lo so..." mormora "Siamo in troppi perché ci piaccia una sola cosa."
"Allora ne prenda due."
Diana mai avrebbe pensato d'essere sconfitta da un meringato.

"A casa di Clark."
Bruce ha un orribile déjà vu delle parole di Selina solo poche ore prima.
"Sì." bercia, massaggiandosi le tempie "Qualche problema?"
"Ovviamente no." si affretta a confermare Grayson, ma gli sguardi di Damian e Tim lo smentiscono in pieno.
"È troppo piccola." puntualizza Damian, incrociando le braccia al petto "E poi io non voglio avere nulla a che fare con quello straccione."
"Per te chiunque abbia meno di Bruce è un barbone. Talia avrebbe dovuto insegnarti il valore, oh, ma lascia perdere." lo redarguisce Tim, alzando gli occhi al cielo.
"Tappati quella fogna, Drake."
"Ha parlato il principe di 'sto cazzo." ribatte Tim, e dopo poco il tallone di Damian è già sulla sua gola.
"Ragazzi..." inizia Dick "Non mi sembra il caso..."
Il pugno di Damian lo colpisce inavvertitamente sul naso e Grayson gli tira i capelli così forte da strapparne un nutrito ciuffo.
Bruce esce dalla stanza e decide che è tempo di un'aspirina.

"Vestito nero o vestito blu?"
"Nero."
"Monotono."
Bruce mi rivolge uno sguardo in tralice, masticando pensoso un'aspirina.
"Mi hai sposato per quello."
"E per i soldi."
"Giusto." ribatte, stropicciandosi le palpebre "E per la mia loquacità."
"Occhio che con tutte queste battute potrei pensare che stai diventando una persona quasi normale."
Bruce ride e il Natale a casa di Clark è già dimenticato.

Lois non è poi così sicura che invitare tutti i membri della Justice League a casa loro sia stata una buona idea.
Hal si è arrampicato per tutto l'appartamento con una scala verde fosforescente e lo sta decorando con pupazzi gonfiabili e renne a grandezza naturale - una di loro, Rudolf, emette persino un suono.
"È proprio necessaria tutta questa roba?" domanda Lois, rimpiangendo gli addobbi spartani di quando Clark era in giro a salvare il mondo - o a farsi prendere a calci nel culo, a seconda dei punti di vista.
Hal le sorride, mostrando una fila di denti bianchissimi e perfetti - il re del rimorchio, lui.
"Sarà perfetto, fidati."
Lois trema quando il campanello suona e lo spioncino mostra un Barry carico di striscioni colorati e palline dorate.

Arthur fissa l'invito di Clark con malcelata curiosità, lasciandoselo scivolare tra le dita.
Una festa. Di Natale.
Ghirlande, agrifoglio, stelle comete e tutto il set completo.
Mera stende quelle sue bellissime labbra rosse in un silente no e Arthur sa già a cosa si riferisce.
Questo non gli impedisce comunque di mandare un messaggio a Barry e chiedergli di girare un filmato completo della serata.

Quando il Natale era arrivato, eravamo già sopravvissuti a un attacco da parte della Lega degli Assassini, a una nuova tossina quasi letale di Ivy e a diversi stadi influenzali che avevano provocato a Tim una colite cronica - e sì, penso ancora che ci sia Damian dietro tutto questo.
La mattina in questione Bruce si era artigliato al letto peggio di Moka, decidendo d'esibire tutto il suo disappunto per l'impegno preso nel trascinare i piedi e borbottare a mezza voce - ed eccolo a voi il pericoloso vigilante di Gotham; alla fine solo un uomo imbronciato e alle prese con regali in carta dorata e tacchini arrosto.
"Ma se il Joker... "
"Torneremo subito qua."
"E se Victor..."
"Faremo in tempo."
"L'ultimo colloquio con Hush non mi era piaciuto poi così tanto..."
Certe volte mi chiedo cosa diavolo ci ho trovato d'attraente in un pipistrello sgodevole e bisbetico come Bruce.

Se prima la casa era modesta, adesso è davvero piccola.
Hal e Barry l'hanno stipata così tanto di decorazioni che il centro commerciale giù a Metropolis al confronto è niente.
Lois scavalca un pupazzo di neve e un Babbo Natale che ride ogni volta che lo si tocca, stringendosi la vestaglia attorno alla vita.
"Clark." chiama "Dove...?"
Tace all'improvviso, sgranandogli gli occhi.
"Cosa diavolo stai facendo?"
Clark le rivolge un sorriso timido, nascondendo il tacchino bruciato - fuso con la teglia, sarebbe meglio dire - dietro le spalle.
"Ho esagerato un po' con i raggi caloriferi."
Lois china il capo e si decide a chiamare Selina.

"Mi ha telefonato Laurel qualche giorno fa. Ha detto che lei porta i contorni. E la bellissima presenza di Oliver, ovviamente."
Lois sospira dall'altra parte della cornetta, affranta.
"Mi serve un tacchino."
Sorrido, inclinando il collo e invitando Bruce ad allacciarmi il vestito.
"Immaginavo."
"Alfred riesce a prepararne uno?"
Bruce fa un gesto con le dita, scocciato.
"Immagino di sì." mento, come se non sapessi che Alfred ha già preparato un pranzo di Natale completo.
Lois espira con forza, e la sento poi mormorare qualcosa di soffocato che suona come no, non la voglio un'altra coroncina sulla porta!
"Grazie Selina; ti sono debitrice."
La conversazione si chiude con un click stizzito di Lois e lo sguardo saputo di Bruce.
"Un altro debito, uhm? La smetterai mai di tormentare Lois?"
Amplio il sorriso, sfiorandogli il mento con la punta della dita.
"E dove sarebbe poi tutto il divertimento, pipistrello?"

Laurel regge il sacchetto tra le mani come fosse una Scatola Madre, i capelli raccolti e le labbra serrate in una linea sottile.
"Le telecamere sono attivate?"
"Sì." replica Selina, aspettando che l'ascensore raggiunga il piano "Così come ogni cosa in Gotham è collegata ai nostri cellulari."
"Il protocollo di sicurezza..."
"Sì."
"E i computer della caverna..."
"Sì."
"E..."
"Bruce." lo zittisce Selina, chiudendo di scatto la borsa "Gotham non esploderà di certo in queste poche ore."
"Star City l'ha fatto." s'intromette Oliver, e Laurel è tentata di tirargli una sberla solo per il gusto di farlo.
"Roy è sul campo, Ollie, così come i pettirossi."
"Hanno trovato la scusa perfetta per non venire, loro." sottolinea Bruce, sistemandosi la cravatta.
Selina sospira, fissandola.
"Sarà un lungo pranzo."
Laurel viene salvata dal 'ding' dell'ascensore.

Diana non sa come fare.
Osserva il frigorifero ricolmo di torte e, per un attimo, è tentata di staccarlo direttamente dalla presa e portarlo così com'è da Clark.
Comincia a tirarle fuori una per una, mettendole poi sotto le braccia e sperando che non si rovinino nel trasporto; il Natale su Themyscira era un cosa molto più semplice.

A Bruce sta venendo voglia di vomitare.
Clark, da sano contadino del Kansas, ha pensato bene che melius abundare quam deficere, e la sua casa si è trasformata in qualche strano parco giochi natalizio.
Barry indossa un orribile maglione rosso e verde, Hal una camicia con una renna dal naso peloso e morbido - e la coda che gli spunta dalla schiena.
Selina alza un sopracciglio, seguendo Lois in cucina e appoggiando il tacchino sul ripiano.
"Belle decorazioni." prova Laurel, ma Lois ringhia tra i denti serrati.
"Un'idea di quei tre là." replica, indicando Hal, Barry e Clark.
"Non avevo alcun dubbio." sottolinea Selina, finta casual in un tubino nero che  deve costare almeno quanto tutto il suo appartamento.
Lois comincia a scartare le portate, colta poi da un'improvvisa illuminazione.
"E i dolci chi li doveva portare?"
Il grido estasiato di Barry racconta già tutto.

Diana ha portato ben otto torte, tutte diverse.
Le osservo divertita, privatamente felice che abbia comprato anche la sacher, una delle mie preferite.
"Non sapevo cosa scegliere." si scusa, torcendosi le mani alla vista di Lois che si artiglia le guance con aria affranta "Le ho prese tutte."
Laurel esibisce un sorriso incerto, appoggiandole una mano sulla spalla.
"Hai fatto bene, Diana. Più ce n'è, meglio è."
Lois ha lo stesso colore pallido del meringato poco lontano.

C'è anche troppa roba da mangiare, ma Hal non si fa certo spaventare e si gode il pranzo per quello che è - un momento di pace nel mezzo del caos delle loro vite.
Barry e Iris ridono a una battuta di Clark e Lois li accompagna, seguita dagli occhi malinconici di Selina.
"Tutto bene?" le domanda Bruce, sfiorandole la mano che tiene serrata a pugno sotto al tavolo "Quando vuoi ce ne andiamo."

Quando vuoi ce ne andiamo.

Eccola lì la sua via di fuga, quella parentesi che Bruce non chiude mai e che le permette di pensare d'essere ancora un gatto randagio e solitario.
Selina gli regala un sorriso morbido, appoggiandosi alla sua spalla in un raro momento di pubblica intimità.
"No, non ce n'è bisogno."
Le dita di Bruce le accarezzano la nuca, in un gesto caldo e rassicurante.
"Non saremo mai come loro, vero?"
"No." mormora Wayne "Ma possiamo provarci."
Selina si volta, le labbra a un respiro dalle sue.
"Non è per quello che ti ho sposato, Bruce."
Clark li guarda di sottecchi e pensa che la sua idea non sia poi stata così malvagia.

Diana sorride con gli occhi, ancora prima che con la bocca.
Le torte sono piaciute e persino Oliver si è mostrato entusiasta di una bavarese che ha quasi divorato da solo.
Si guarda intorno e le si apre il cuore alla vista di questi eroi - queste divinità di sangue e carne - che ridono tra loro, che cercano il calore di un bacio sotto al vischio, che per una volta respirano come se non temessero alcun male.
Il caffè è tiepido tra le due dita e Hal sta raccontando qualche barzelletta sconcia, facendo arrossire Iris.
"Sei stata gentile." la interrompe dai suoi pensieri Selina "Non male per un'amazzone che ha la stessa grazia di un bonobo infuriato. E bel vestito."
Diana ridacchia leggermente, perché negli anni ha imparato che dietro quella maschera di gatta irriverente e sfacciata si nasconde una donna con le sue fragilità - una femmina che ha combattuto per ogni cosa guadagnata nella sua vita.
"Me l'ha consigliato Mera."
"Ha sempre avuto buon gusto la sirenetta."
Diana annuisce, sorseggiando il suo caffè.
"Ce la faremo." dice poi, fissandola negli occhi "Come abbiamo sempre fatto."
Selina storna lo sguardo per non mostrare una paura che da troppo tempo le stritola il cuore.

Il Natale, in sé, è una festa un po' troppo commerciale per essere nelle mie corde.
Tutti devono essere felici, tutti devono essere contenti.
Per una ragazzina cresciuta in strada e con la violenza a farle da maestra, il Natale era solo l'ennesimo schiaffo in faccia, un buco nero che la irrideva con la sua crudele perfezione bianca e oro.
"Come ci siamo finiti esattamente sui tetti?" mi chiede Laurel, avvolgendosi meglio la sciarpa attorno al collo.
"Come ci finiamo sempre, credo." ribatto, e gli orli del mio cappotto vengono sospesi nel cielo dal vento invernale.
Laurel emette un suono a metà tra lo sbuffo e la risata, porgendomi un bicchiere di eggnog.
"Ma guardali." inizia, indicando con il mento le figure di Oliver e Bruce "Sempre lì a sorvegliare il mondo."
Sorrido, bevendone un sorso e sedendomi sul bordo del cornicione.
"Sarò ingrassata quattro chili." esordisce Lois, portandosi una mano sulla pancia.
"Io nemmeno uno." la prende in giro Diana, sistemandosi il cappuccio attorno al volto "Metabolismo divino."
"Una sonora fregatura." replica Iris, tenendosi a distanza di sicurezza dal limite del tetto.
Cala il silenzio, interrotto solo dal chiacchiericcio confuso di Hal e Barry - qualcosa che ha a che fare con un video che Allen doveva girare e che si è prontamente scordato di fare.
Clark è alle loro spalle e li fissa tutti, uno per uno.
Posa lo sguardo sulle stelle e ne cerca una ormai morta, alzando il bicchiere nell'aria gelida in un brindisi solitario.
La felicità ha il sapore amaro di un istante che sta già morendo tra le sue dita.

Il Natale non è mai stata la mia festa preferita.
È piena d'ipocrisia, di falsità, di illusioni che sono solo l'anticamera del dolore - della delusione più feroce.
Ho smesso di sperare quando la mia lingua ha toccato la verità, un mondo che non fa sconti e che ti ruba ogni innocenza.
Ho creduto di avere un futuro solo quando ho indossato un costume da gatta, all'inizio scomodo e anche un po' ridicolo.
"Torniamo a casa?"
Ho capito che il presente è l'unica grazia che ci è concessa, soprattutto quando indossi una maschera ogni notte e fai danzare la Morte al tuo passo.
"Sì."
Bruce mi stringe la mano e le sue cicatrici raccontano tutto quello che c'è da sapere.
Domani saremo di nuovo eroi, alieni provenienti da pianeti estinti e femmine dalla forza sovrumana, ma per adesso, sotto la prima neve di questo inverno, siamo solo un gruppo di persone che si scaldano davanti alle fiamme morenti di un momento chiamato speranza.



Note dell'autrice: un brindisi. Un brindisi a voi, lettori. Un brindisi al vostro tempo, ai vostri desideri, al vostro Natale. Un brindisi che non sarà mai abbastanza; per la vostra gentilezza, per le vostre attenzioni, per tutto ciò che rappresentate. A Gotham è un giorno di festa e questo è il mio augurio per voi. Buon Natale.






   
 
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